Ogni minore è titolare di diritti inalienabili che dobbiamo riconoscere, custodire e promuovere. Come educatori siamo chiamati a costruire giustizia a partire dai più piccoli. Oggi parliamo del diritto a imparare
eleni koureas
«Senza educazione, non c’è futuro. E senza amore, non c’è educazione.»
Ogni minore ha il diritto di essere educato. Non solo “istruito”, ma educato nel senso più pieno e umano: accompagnato nella crescita, guidato verso la verità, sostenuto nella scoperta di sé e del mondo. Lo afferma con chiarezza l’articolo 28 della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia: ogni bambino ha diritto all’istruzione, e gli Stati devono garantire l’accesso gratuito e universale all’educazione di base.
Ma noi salesiani sappiamo che l’educazione va ben oltre le mura della scuola. È una questione di giustizia sociale, di solidarietà concreta, di amore intelligente. È un’arte del cuore e della comunità. È una missione.
In Italia esiste l’obbligo scolastico fino ai 16 anni. Ma nonostante questo, la dispersione scolastica e la povertà educativa continuano a colpire migliaia di ragazzi e ragazze, soprattutto nelle periferie urbane e nei contesti più fragili. Ci sono minori che vivono in ambienti senza libri, senza stimoli, senza adulti che li accompagnino. E spesso, anche se frequentano la scuola, non si sentono accolti, capiti, valorizzati.
Cosa ci dice questo? Che il diritto all’educazione non si esaurisce con un banco e una cattedra. Serve una comunità educante. Servono insegnanti appassionati, educatori preparati, ambienti accoglienti. Servono oratori, centri giovanili, esperienze di protagonismo. Servono adulti che credano nei giovani.
Don Bosco ha fatto dell’educazione una via di santità. Ha dato una risposta evangelica e concreta all’abbandono giovanile della Torino ottocentesca: ha costruito scuole, laboratori, oratori e famiglie per ragazzi poveri, orfani, soli. Ha creato un sistema educativo fondato su tre pilastri: ragione, religione e amorevolezza.
Per lui, educare era una forma altissima di giustizia: significava restituire dignità e futuro a chi era scartato dalla società. E oggi più che mai, il carisma salesiano continua a indicare questa via come risposta alle sfide del nostro tempo: formare onesti cittadini e buoni cristiani, con il cuore aperto al mondo e lo sguardo rivolto al cielo.
La Dottrina Sociale della Chiesa ci ricorda che l’educazione integrale della persona è un diritto umano fondamentale. Educare, infatti, non significa solo trasmettere nozioni, ma promuovere lo sviluppo armonico di tutte le dimensioni della persona: intellettuale, affettiva, spirituale, sociale.
Questo significa che ogni ambiente educativo deve:
Un’educazione così non si improvvisa, ma nasce da una rete di adulti credibili, formati, appassionati. E da una comunità che sceglie di non lasciare nessun giovane indietro.
La scuola salesiana – ma potremmo dire anche l’oratorio, il CFP, la comunità educativa – è chiamata oggi a diventare sempre più casa, officina e piazza. Un luogo dove si impara, certo, ma soprattutto dove si cresce insieme, si scopre la vita, si spera nel futuro.
È questo che rende una scuola realmente cristiana e salesiana: non la quantità dei voti, ma la qualità delle relazioni. Non la perfezione dei programmi, ma la passione degli educatori. Non la competizione, ma la cooperazione e la solidarietà.
L’educazione è un diritto. Ma per chi vive il Vangelo, è anche una missione d’amore. Una vocazione da vivere con coraggio e fedeltà, là dove ci sono ragazzi e ragazze in cerca di senso, di verità, di qualcuno che creda in loro.
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