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GxG MagazineDonne felici: questione di scelte Affetti speciali

Negli ultimi decenni ha preso piede l'idea che la donna debba trionfare sull'uomo per liberarsi dal “giogo di una società maschilista e prevaricatrice”. Ed ecco fioccare le pretese di rivalsa sul “rivale”, fino al suo annullamento completo. Le donne hanno subito letteralmente un lavaggio del cervello.


GxG MagazineDonne felici: questione di scelte Affetti speciali

da GxG Magazine

del 17 aprile 2012

 

          Negli ultimi decenni ha preso piede l'idea che la donna debba trionfare sull'uomo per liberarsi dal “giogo di una società maschilista e prevaricatrice”. Ed ecco fioccare le pretese di rivalsa sul “rivale”, fino al suo annullamento completo.

          Le donne hanno subito letteralmente un lavaggio del cervello: devono liberarsi dal giogo maschile, devono avere gli stessi diritti, le stesse possibilità di un uomo. Solo così potranno essere davvero donne e felici. Il ragionamento, portato alle estreme conseguenze, si conclude così: appiattendo le differenze e ammettendo che tutti siano in grado di fare le stesse cose, si vuole equiparare l'essere donna all'essere uomo. Ma se già biologicamente l'uomo e la donna sono differenti, allora le capacità e le attitudini devono esserlo a loro volta. Non è possibile ritenere equiparabili e perfettamente sostituibili uomo e donna, in quanto si tratta di creature che si completano a vicenda. Pertanto è inammissibile qualunque prevaricazione: dell'uomo sulla donna e della donna sull'uomo.

          “Il problema è che ormai tutto quello che rimanda in qualche modo allo specifico maschile e femminile scatena reazioni scomposte e a volte persino isteriche. Sembra un nervo scoperto, ipersensibile, che in nome della correttezza non si può neanche sfiorare. Non si può dire che uomini e donne sono diversi. Anzi, bisogna dire che sono uguali. È obbligatorio. In nome della libertà si diventa tirannici” [1].

          La donna ha privilegio di portare in grembo nuove creature: una vocazione naturale all'essere mamma e moglie – a qualcuno piace ancora pensarla così. Essa da sola non è in grado di far tutto, men che meno generare. Eppure c'è chi pensa che la donna possa essere ormai invincibile e possa vivere a prescindere dalla presenza di un uomo al suo fianco.

          Femminismo, pari opportunità, “Se non ora, quando?”: un proliferare di movimenti, rivendicazioni e indignazioni. Essi dipingono la donna come indipendente e sicura di sé, determinata a soppiantare l'uomo in tutti i settori della vita, politically correct, tollerante e progressista. Obiettivi: indipendenza, autorealizzazione, buon lavoro. E il matrimonio, la famiglia, i figli? Sia mai! La felicità è altrove! Ma queste donne saranno veramente felici? Perché, alla fine, si ritrovano a desiderare e lottare per un figlio, in nome di un egoistico desiderio di maternità?

          La donna è fatta per amare, accogliere, accudire, proteggere. E ciò non riguarda solo i figli: è un'attitudine che si riflette anche nelle amicizie e nell'amore di coppia. Così è stata creata: fragile per certi aspetti, ma capace di tanto, perfino di mettere al mondo una nuova vita. Ed è così che la pensa il cristianesimo, accusato di maschilismo: basti solo pensare al fatto che il nostro Dio viene al mondo grazie a una donna che l'ha accolto. È discriminazione questa?

          Come anticipato nello scorso numero, esiste qualcuno che va controcorrente. Nel libro Sposati e sii sottomessa, Costanza Miriano testimonia come una donna possa veramente trovare compimento: sposandosi e costruendo una famiglia.

          “Dopo l’uscita del libro ho ricevuto qualche bella dose di critiche. [...] Al solito, comunque, il cuore del problema è la sottomissione. […] Sgombriamo il campo dalle banalizzazioni: sottomissione non c’entra niente con chi lava i piatti e fa le faccende di casa. Con chi fa cosa. Una donna può anche fare tutto in casa ma schiacciare suo marito in altri modi, oppure può manovrarlo subdolamente, comandarlo fingendo di obbedirgli.

          La sottomissione alla quale mi hanno invitato tante persone sagge che ho conosciuto, e che io a mia volta ho proposto nelle lettere alle amiche, è il desiderio leale e onesto di servire lo sposo. […] Perché la donna? Perché abbiamo nel nostro equipaggiamento base un radar più sofisticato sui bisogni degli altri. Non siamo più buone, ma abbiamo il germe della nascita. Siamo noi che diamo la vita, quella del corpo e quell’altra. Noi cominciamo, ma il lavoro grosso si fa in due. […] Effettivamente noi siamo abituati a pensare all’amore come qualcosa di naturale e spontaneo. Ma se ci pensiamo le cose più importanti sull’amore ce le dice il Vangelo, che quando ci invita a farci prossimo non parla di un sentimento che sgorga spontaneo, che zampilla allegro e facile. Amare in quel caso è “fare come se si amasse”. Poi i sentimenti seguiranno. Fare 'come se' è un’ottima ricetta anche per il matrimonio, ed è in grado di ammorbidire i nodi più intricati, di sciogliere vecchie incrostazioni. D’altra parte anche il matrimonio, come il Vangelo, è una cosa che si capisce con le mani, con le braccia, con le ginocchia, a volte, che quella è sempre una buona base da cui cominciare” [2].

 

1 http://costanzamiriano.wordpress.com/2012/01/23/maschio-femmina-e-lego/2 http://costanzamiriano.wordpress.com/2011/04/29/sottomissione-alla-riscossa/

Chiara Stroppolo

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