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Emozioni alcoliche

Sono tanti, e in aumento, i teen-ager e i giovani che assumono alcolici. Maschio, fra i 20 e i 25 anni, del Nord-est, con tendenza ad abusare di alcol soprattutto lontano dai pasti: è l'identikit di chi eccede il bere. E il 7% dei ragazzi fra i 15 e i 24 anni ammette di ubriacarsi almeno 3 volte a settimana, mentre il 77% dei giovani della stessa fascia d'età consuma alcol. Fra le bevande più richieste, aperitivi, alcopops e amari; le ragazze preferiscono vino e aperitivi, i ragazzi la birra.


Emozioni alcoliche

da Quaderni Cannibali

del 01 gennaio 2002

Tardo pomeriggio, stazione Termini: in un supermercato molto frequentato da turisti (ma non solo) entrano un gruppo di adolescenti: i ragazzi acquistano birra e superalcolici, le ragazze alcopops, bevande alcoliche dal colore invitante e dal sapore dolce e gradevole. A vederli, sembrano tutti minorenni. Vanno alla cassa, pagano e parlano tra loro, per decidere dove andare a consumare le bottiglie. A volte le devono anche in metropolitana o sull’autobus. Potrebbe sembrare uno scenario che caratterizza soltanto metropoli come Roma o Milano. Ma i dati dicono che il fenomeno si è diffuso a macchia d’olio in tutta Italia.

Sono tanti, e in aumento, i teen-ager e i giovani che assumono alcolici. Maschio, fra i 20 e i 25 anni, del Nord-est, con tendenza ad abusare di alcol soprattutto lontano dai pasti: è l’identikit di chi eccede il bere. E il 7% dei ragazzi fra i 15 e i 24 anni ammette di ubriacarsi almeno 3 volte a settimana, mentre il 77% dei giovani della stessa fascia d’età consuma alcol. Fra le bevande più richieste, aperitivi, alcopops e amari; le ragazze preferiscono vino e aperitivi, i ragazzi la birra. I dati, raccolti dall’Osservatorio permanente sui giovani e l’alcol, rileva che generalmente l’età del primo contatto con l’alcol corrisponde a 12 anni e l’uso avviene in famiglia; tuttavia tra il 1998 e il 2001 è aumentato del 32,7% il consumo di alcopops e aperitivi.

Gli esperti cercano di tracciare i contorni del problema: per Robert Cloninger, direttore del Centro di psicologia della “Washington University”, esistono due tipologie di alcolismo: la prima è caratterizzata dalla perdita di controllo nel bere a da un inizio tardivo, verso i 25 anni, a cui si accompagna uno sviluppo molto lento; il consumatore” ha una personalità ansiosa e cerca di placare nell’alcol paure e difficoltà nel gestire lo stress e il confronto con gli altri”. Invece il secondo tipo di alcolista inizia molto precocemente la sua ricerca compulsava, a cui si associano comportamenti antisociali.

Prevalentemente maschio, è spinto “dal desiderio di esplorare continuamente nuove emozioni ed esperienze, ha molto spesso una familiarità di depressione e/o alcolismo e la sua compulsività all’alcol o ad altre sostanze d’abuso comincia già in età adolescenziale”.

“I figli di alcolisti sono più soggetti all’abuso, ma in generale esiste una vulnerabilità anche in fase infantile”, sostiene Enrico Tempesta, presidente del comitato scientifico dell’Osservatorio permanente sui giovani e l’alcol. Infatti, fra gli elementi comuni che influenzano gli atteggiamenti di abuso dei giovani europei compare “una componente di vulnerabilità psico-biologica individuale che li spinge ad un consumo eccessivo. Si tratta”, precisa Tempesta, di una” vulnerabilità di stato, non solo di tratto, che investe anche l’infanzia prima ancora dell’adolescenza, causata da condizioni familiari e psicologiche.

Individuare questi tratti della personalità consentirebbe di aiutare fin da subito i ragazzi in difficoltà.

Certi comportamenti sono predittivi: se riusciamo a individuarli, soprattutto nella prima e seconda infanzia, possiamo intervenire e prevenire l’abuso di alcol”. In definitiva, l’abuso di alcol sarebbe originato da un mix di fattori genetici e sociali. Tuttavia secondo Tempesta l’alcolismo si può prevenire sia puntando sul”fattore protettivo” costituito dalla famiglia, dal contesto culturale e parentale, sia potenziando l’intervento dello Stato sul controllo dei consumi: “in Italia gli alcolici hanno tasse più basse rispetto al Nord Europa”. Inoltre nel nostro paese ci sono “fattori culturali protettivi. Da noi giovani e gli adolescenti disapprovano e tendono ad escludere dal loro gruppo il coetaneo che eccede o si ubriaca”.

Un altro studio, condotto dall’Osservatorio su fumo, alcol e droga dell’Istituto Superiore di Sanità, evidenzia l’aumento del consumo di alcol tra i quattordicenni e le ragazze tra i 14 e i 17 anni (che devono oltre mezzo litro di vino o di birra in percentuali molto più alte rispetto ai coetanei), stimano in 300mila maschi e circa 160mila femmine in questa fascia d’età il numero dei ragazzi più a rischio, quali bevitori di amari e liquori ad alta gradazione. I consumatori di birra risultano ben 795.993 teen-ager; ma nell’abuso svettano le ragazze: 10.192 bevono oltre mezzo litro di vino (i ragazzi sono 4.932) e 5.095 più di mezzo litro di birra (3.699 i maschi). I maschi, però, consumano in maniera più rilevante delle ragazze amari (150.689; 59.141 le femmine) e liquori (163.488; 78.583 le adolescenti). Cambiano anche le modalità di assunzione: l’alcol percepito non come un fattore a rischio, ma associato a momenti di gioia e di benessere – viene consumato sempre di più fuori pasto e con l’intenzione di ubriacarsi, imitando anche volontariamente i protagonisti della fiction televisiva. Infatti il fenomeno risulta sempre più sganciato dal modello culturale “mediterraneo” caratterizzato da consumi moderati e strettamente legati ai pasti, orientandosi invece verso un modello di consumo “separato”, di binge drinking ( bere per ubriacarsi), di “ponte” o “droga d’accesso” verso l’uso di altre sostanze illegali.

Secondo le stime dell’ Organizzazione mondiale della sanità, l’alcol è la prima causa di morte tra i giovani uomini europei: un decesso su 4, tra i giovani di 15-29 anni, è dovuto al bere, per un totale di 55mila morti l’anno a causa di incidenti automobilistici, avvelenamento, suicidio indotto dal bisogno di liberarsi dall’alcolismo, omicidi legali allo stesso fenomeno. In Italia, su 170mila incidenti stradali l’anno – che causano 6mila morti, circa la metà dei quali giovani, 50mila sono attribuiti all’elevato tasso di alcol presente nell’organismo.

Laura Badaracchi

http://www.redattoresociale.it

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