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Elezioni in Egitto: un disastro. Trionfo islamista e ignavia europea

Chi come me ha da sempre sostenuto che in Egitto le elezioni democratiche avrebbero portato a una vittoria schiacciante dei Fratelli Musulmani ha indovinato. Ma credo che nessuno di noi avrebbe pensato che ai Fratelli Musulmani, che hanno ottenuto il 40% circa, si sarebbero aggiunti i salafiti, ovvero lo zoccolo duro dell'estremismo islamico, con un impensabile 20%.


Elezioni in Egitto: un disastro. Trionfo islamista e ignavia europea

da Attualità

del 06 dicembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

 

          Peggio di così non poteva andare: non solo e non tanto per la prevista vittoria dei Fratelli Musulmani di Libertà e Giustizia che totalizzano il 36, 62% dei voti, ma soprattutto per un inaspettato 24, 36% agli integralisti salafiti di Al Nur del partito della Costruzione e dello Sviluppo (che vuole spiagge separate, tagliare le mani ai ladri e pure la distruzione dei monumenti dei faraoni), più una serie di partiti minori che portano il totale degli islamisti addirittura al 65%. Questo, solo nelle grandi città del nord, Cairo, Alessandria e Delta del Nilo, in cui maggiore è l’influenza dei partiti laici. Quando si voterà nelle regioni del sud, è dunque certo che il quadro sarà ancora più grave.

          Il secondo dato, indica che la coalizione dei partiti laici, assemblata dal Partito degli Egiziani Liberi del tycoon copto Neguib Sawaris (proprietario in Italia del portale Libero. it) totalizza solo il 13, 5% dei suffragi. Disastroso il risultato di al Adl, il partito che segna la continuità col disciolto Pnd di Mubarak, a dimostrazione che i generali egiziani, che continuano a detenere tutto il potere, in continuità sostanziale col regime di cui erano l’asse portante, non hanno nessuna capacità di attirare consensi.

          Il farraginoso processo elettorale egiziano con tre turni elettorali distanziati, permetterà di comprendere solo tra mesi quale coalizione governerà il paese, ma alcuni elementi balzano già agli occhi. Il primo è che è bastato un finanziamento di poche decine di milioni di dollari da parte dei settori più retrivi dell’Arabia Saudita e del onnipresente emiro del Qatar per permettere agli islamisti oltranzisti di al Nur di conquistarsi un quarto dei suffragi. Voti che non permetteranno ad al Nur di giocare il suo peso nella coalizione di governo, perché la Fratellanza Musulmana ha tutto l’interesse di emarginarlo all’opposizione, ma che comunque avranno un peso specifico enorme. Il secondo elemento è che il pur scarso risultato dei partiti laici dimostra che comunque un leader illuminato quale è Sawiris, è in grado di costruire nel paese arabo più importante un presidio tutt’altro che disprezzabile di democrazia e di liberalismo, ma che pesa su questo progetto il totale, assoluto disinteresse dell’Europa e degli Usa.

          A fronte dei milioni di dollari provenienti dai paesi arabi andati agli islamisti (che spesso hanno letteralmente comprato il voto con pane e carne distribuita nei quartieri più miseri), assolutamente nulla, né in termini di finanziamento, né di legittimazione politica è venuto ai liberali egiziani dall’Occidente. Peggio ancora: da quando è presidente, Barack Obama ha decimato gli aiuti che George W. Bush versava alle organizzazioni politiche liberali egiziane. Il risultato è sconfortante ed è molto più grave in Egitto di quanto non lo sia stato in Tunisia, dove Ennhada, il partito dei Fratelli Musulmani, ha sì conquistato un quarto dei seggi, ma è stata contenuta dall’insieme dei partiti laici che, pur divisi, hanno comunque conquistato nell’insieme la maggioranza assoluta dei seggi. Un quadro commentato con sconforto dal presidente di Israele Simon Peres: “Religiosi esaltati, fanatici e violenti cercano di bloccare la primavera araba, e di sventare la realizzazione delle speranze dei giovani; come al solito essi ricorrono all’odio verso Israele come scusa per le loro manchevolezze, come se quanto e' accaduto in Tunisia, in Siria, in Libia o nelle Yemen avesse un legame qualsiasi con Israele. ” L’unica speranza residua è che i trionfatori di questo voto, i Fratelli musulmani, subiscano –come è possibile –l’egemonia del premier turcoTayyp Erdogan che li ha fortemente esortati nel suo viaggio al Cairo “a costruire uno stato laico e non confessionale”.

In caso contrario, la sponda sud del Mediterraneo sarà fonte di tensioni –e guerre- di portata difficilmente immaginabile.

Carlo Panella

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