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È cosa di cuore

L'Educazione dei giovani, a partire da alcuni stralci di Lettere Circolari di Madre Yvonne Reungoat alle Figlie di Maria Ausiliatrice. "I giovani di oggi si sentono spesso soli, molti di loro mancano di punti di riferimento significativi e soffrono spesso uno sradicamento culturale, religioso e morale".


È cosa di cuore

da Madre Generale

del 15 febbraio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

Chi sono i giovani di oggi, cosa cercano? 

          Spesso sono ragazzi e ragazze alla ricerca della propria identità, desiderano fare molte esperienze, vivere una pluralità di appartenenze, sperimentare se stessi in modo unico e originale. Si sentono spesso soli, molti di loro mancano di punti di riferimento significativi e soffrono spesso uno sradicamento culturale, religioso e morale.  

          Ma i giovani di oggi sanno anche essere generosi, solidali, capaci di dedizione. Hanno risorse e dinamismo interiore, come dimostra la loro adesione a proposte ricche di umanità e di valori evangelici. Essi cercano un loro posto nella società, amano sentirsi coinvolti nelle decisioni, nel lavoro, nelle responsabilità. Vogliono vedere se Dio c’è e che cosa dice alla loro vita. I nostri giovani hanno sete di Dio, anche se non sempre sanno articolare la domanda su di Lui.

Penso ai numerosi giovani che alla GMG 2011 si affollavano attorno a Benedetto XVI in una rara sintonia di generazioni. Giovani che cercavano una risposta alle domande del cuore: per cosa o per chi io posso vivere per essere felice? C’è in questo mondo così complesso un amore, una verità stabile e sempre nuova in grado di rendere giovane e piena la vita qualunque età essa abbia?

          Ricordo l’esperienza vissuta a Madrid con i giovani del Movimento Giovanile Salesiano. Essi hanno dimostrato di essere una forza mondiale di condivisione di valori, di amicizia, di futuro. Sogno che con loro, ma anche con tanti altri giovani di appartenenze diverse, con le comunità educanti, con quanti sta a cuore il bene della società e della Chiesa, possiamo condividere la ricchezza della missione educativa, creando occasioni opportune per coinvolgere le famiglie in un efficace dialogo educativo.

          Occorre una rinnovata alleanza tra la generazione adulta e i giovani che porti ad ascoltarsi reciprocamente, a condividere cammini facendo strada insieme, a donarsi fiducia. Da parte degli adulti si richiede un accompagnamento discreto e autorevole, la capacità di scommettere sui giovani, fino a fare loro anche proposte alte, perché «chi non dà Dio, dà troppo poco» (Messaggio per la Quaresima 2006). C’è bisogno oggi di una rinnovata passione carismatica per un annuncio esplicito di Gesù, superando un falso senso di pudore e di rispetto e comunicando con gioia e convinzione che il suo amore rinnova e trasforma, dona felicità e gusto di vivere. 

          Ai giovani che educhiamo, offriamo non solo accompagnamento e amicizia in un clima di amorevolezza, ma facciamo balenare qualcosa di grande per cui vale la pena vivere e impegnare la propria vita. A loro vogliamo far vedere Gesù.

          Occorrono educatrici ed educatori convinti che puntino sulla qualità della presenza tra i giovani. La scelta di rimanere in mezzo a loro ha radici nell’amore. La fatica di instaurare con i giovani relazioni di fiducia e, a volte, la sensazione di sentirsi rifiutati da loro, non dipende solo dalla difficoltà dei giovani ad accettare la presenza di persone adulte, ma del malessere profondo di cui essi soffrono da tempo, non avendo più una bussola che orienti il cammino. 

          C’è bisogno di educatrici/educatori ricchi di speranza che osino credere al più piccolo barlume presente nel loro cuore: il punto accessibile al bene di cui parla don Bosco; che siano capaci di amare con verità e trasparenza, di donare fiducia, di cogliere i segni positivi e far leva su di essi, come insegna la pedagogia salesiana… 

          Il dono di predilezione per i giovani non è una scelta opzionale, ma è la nostra stessa vocazione. Esso sollecita a dedicarsi con rinnovato entusiasmo ai giovani nelle loro risorse e povertà a partire dalla povertà di amore, a promuovere una pastorale giovanile missionaria e vocazionale puntando su ambienti permeati di autentica cultura vocazionale.

          Ambienti dove i membri della comunità educante lavorano in sinergia nel formare l’intelligenza e il cuore dei giovani, nell’educare la loro libertà perché si orienti verso il bene, la verità e la bellezza, verso l’incontro con Gesù, Colui che dona pienezza di vita e di speranza al loro bisogno di amore.

          La nostra testimonianza potrebbe essere a volte offuscata dalla stanchezza, anche per l’assenza di risultati immediati. Come operai nella vigna del Signore, sappiamo che spetta a Lui donare fecondità, come e quando a Lui piace. Siamo chiamati instancabilmente a seminare amore nelle antiche e nuove frontiere della missione. Siamo chiamate oggi a risvegliare nelle nostre comunità una rinnovata passione educativa che trova il suo punto di convergenza nell’amore. Non solo amare, ci ricorda don Bosco, ma far sentire ai giovani che sono amati.  

Amare e farsi amare dai giovani, la grande scommessa dei nostri Fondatori, sia anche la nostra sfida. I giovani sono i destinatari privilegiati della nostra missione come lo sono stati per i nostri Fondatori, al punto tale che erano disposti a dare la vita per la loro salvezza. 

Siamo determinate a dare tutto di noi stesse, se fosse necessario anche fino alla morte, perché le giovani e i giovani abbiano vita in abbondanza?

          Con tutti loro possiamo ravvivare il da mihi animas cetera tolle di don Bosco e assumere con gioia la consegna: A te le affido! di Maria Domenica Mazzarello.

          Porto nel cuore il desiderio che ogni Figlia di Maria Ausiliatrice sia abitata dalla passione del da mihi animas cetera tolle qualunque sia la sua età, salute, situazione, perché è una dimensione essenziale della nostra vocazione 

Madre Yvonne Reungoat

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