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"Dio ha creato i deserti affinchè gli uomini possano conoscere la loro anima"

Il Tempo della Quaresima è tempo di conversione e di penitenza. Tempo offerto a tutti per tornare suoi nostri passi, per riconsiderare la nostra vita, per orientarla su ciò che conta veramente. Tempo offerto per rivedere la scala dei valori che ci siamo costruiti, sulla quale, gradino dopo gradino, ci arrampichiamo. Ma dove porta?


'Dio ha creato i deserti affinchè gli uomini possano conoscere la loro anima'

da Teologo Borèl

del 15 marzo 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

          Questa riflessione vuole essere una sosta nell’oasi dei deserti che spesso incontriamo lungo il percorso della nostra vita. Ogni tanto occorre fermasi e approfittare di questo tempo che c’è offerto tutti gli anni, e che viviamo e sentiamo ogni volta in modo sempre diverso.

          Il Tempo della S. Quaresima è tempo di conversione e di penitenza. Tempo offerto a tutti per tornare suoi nostri passi, per riconsiderare la nostra vita, per orientarla su ciò che conta veramente. Tempo offerto per rivedere la scala dei valori che ci siamo costruiti, sulla quale, gradino dopo gradino, ci arrampichiamo. Ma dove porta? Dove conduce? Stiamo camminando verso il nostro Dio, o piuttosto, stiamo seguendo noi stessi?          Questo è il tempo di comprendere la Verità di Cristo, nostro Salvatore. E’ ormai giunto il tempo di togliere la maschera, di liberarci di tutto quello che c’ingombra l’anima, che ci opprime: IL PECCATO.

          Liberarsi dai fardelli inutili che continuiamo a portare; liberarsi da noi stessi, del nostro “io” egoista. Farlo però definitivamente e non perché presi dal sentimento di un momento, o da una liturgia coinvolgente a cui abbiamo partecipato. Non presi dal moto del sentimento, che passato ci fa ritornare sulla vecchia via.

          Morire oggi per rinascere in Cristo. Morire oggi, a tutte le nostre idee, pensieri, desideri, affetti, progetti, per abbandonarsi alla volontà di Dio, alla volontà del nostro Padre misericordioso. A Lui che dispone ogni cosa per il bene nostro, per la nostra salvezza, per la nostra redenzione. Affidarsi ciecamente, anche nei momenti più neri, più sperduti e segreti della nostra vita, perché Lui sa, conosce, vive con noi quei momenti e sa come ricavarne un bene per noi stessi e per chi ci sta vicino. L’opera di Dio è troppo alta perchè noi possiamo comprenderla con la nostra limitata intelligenza. Chi può conoscere il pensiero del Signore? Nessuno può entrare nei Suoi pensieri perché non sono i nostri pensieri. Cosa possiamo offrirti, Signore, che già non sia tuo? Come possiamo vivere questo tempo che ci offri? Un digiuno, una preghiera, una elemosina? Poca cosa…

          Vorremmo offrirti molto di più, ma cosa… Offrirti noi stessi? E’ ancora poca cosa! Noi così pieni di peccato, di noi stessi, come presentarci a te! Sappiamo che nella Tua infinita misericordia e bontà, per Te siamo preziosi più dell’oro: tu ci hai creati, ti apparteniamo.

          Venivo dal deserto, un deserto fatto di morte, di peccato, di solitudine. Dopo che Lui mi ha salvata dal deserto, dalla morte sicura, non solo del corpo ma anche dello spirito, mi riporta nel deserto per farmene vivere un altro aspetto. Nel deserto per provarmi, per conoscere ciò che è nel mio cuore. Mi fa provare la fame, mi fa mangiare la mamma che non conoscevo. Mi porta nel deserto per un periodo di preparazione, d’istruzione, di separazione. Per un periodo di preghiera prolungata, di meditazione profonda.

Andare nel deserto!            Più che andare, fare deserto nella propria vita! Isolarsi, distaccarsi dalle cose e dagli uomini. Abituarsi così all’autonomia, a restare con i propri pensieri, la propria preghiera, il proprio destino (e non è cosa facile da farsi!). Fare deserto per riprendere il respiro, per ritrovare la pace, per ritrovare Dio!

Cercare la solitudine in questo mondo fatto di moltitudini.

Dio chiama al deserto.

          Dio vuole l’uomo nel deserto. Lo vuole lì, dove non c’è nulla, solo sabbia, cielo e silenzio. Solo nel deserto, solo con l’Invisibile. Invisibile perché ancora non siamo pronti a vederlo, forse più in là potremo: ma saremo mai pronti per vedere il suo volto Santo? “O Dio, tu sei il mio Dio, io ti cerco dall’aurora: ha sete di te l’anima mia”.

          Avere il coraggio di presentare a Dio la propria povertà, io piccola e sconosciuta dinanzi al buio totale del mistero di Dio. La Sua luce mi abbaglia e mi rende cieca fino a quando i miei occhi non si abitueranno! Fino a quando tutto va per il verso giusto, la fede è facile: Dio ci lascia ridere, correre sereni; non si dubita di nulla!

Ma viene un giorno … la PROVA!

         “E Dio disse ad Abramo…” (Gn 22,1-2). E’ l’ora della prova! La fede nuda come una lama nuda che taglia la mia carne! Mille domande si affollano nella testa, tutto sembra sprofondarti sotto i piedi, ti senti inghiottita in un baratro senza fondo. L’angoscia ti assale e il cielo rimane chiuso, ostile, e le mille domande restano senza risposta.

Perché, Signore?

Perché, Padre?

Perché, Dio?

          E fino a quando porrò domande non riceverò alcuna risposta, perché l’unica risposta, perché l’unica cosa che il Signore vuole sentire è “sia fatta la tua volontà”. Fino a quando non riuscirò a levare questo grido al cielo, questo resterà chiuso; fino a quando mi agiterò per ogni sofferenza, per ogni croce che incontro sul mio cammino, il cielo resterà chiuso e il deserto non fiorirà!

          Domandiamoci allora: “con chi vogliamo passare questa quaresima?” “Chi sono i miei compagni di viaggio?”

          Il primo che si avvicina è il tentatore. E’ lui che ci impone il travaglio alla fedeltà della Parola di Dio. E’ questa l’arma da usare per vincere: interpretare le sfide a partire dalla nostra fedeltà a Dio! Nelle prove della vita quotidiana, nei rapporti con gli altri dobbiamo aggrapparci alla Sua Parola. Non possiamo dare la colpa a nessuno, neppure al mondo: il peccato ce lo portiamo dietro … dentro … sopra … sotto. La roccia su cui costruire è la Parola di Dio. Saremo tentati, ma anche custoditi dalla Parola di Dio. “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio”.

          In questo viaggio quaresimale c’è anche il mistero di Luce: stare con Lui sul Tabor è un’esperienza meravigliosa, radiosa piena di luce e di pace. Nelle tenebre di questo mondo, appesantito dal sonno, semplicemente distratti da mille cose è difficile restare svegli: ma ci è data l’opportunità di restare svegli! E Dio appare, già ora, nella Sua gloria. Forse non è subito comprensibile.

          Rischieremo anche di dimenticare questa Luce; e tornare a “pensare secondo gli uomini e non secondo Dio”. Ma fin da adesso, e non è un illusione, Lui ci accompagna. Ora Lui è con noi!

          Però non possiamo tenerlo tutto per noi: dobbiamo scendere dl monte, giù ci aspettano. C’è tanta gente che brancola nel buio. Non possiamo tardare, abbiamo Lui da consegnare.           Altra tappa del viaggio è il pozzo di Sicar, anche qui ci fermeremo perché siamo assetati, come la donna samaritana: donna equivoca, ma capace di ascoltare la Parola che svela la sua futile esistenza. Lui chiede l’acqua per dissetare noi di Lui. Il nostro cuore ha bisogno di Gesù, abbiamo bisogno di una sorgente di acqua fresca. E chi beve la Sua acqua, non avrà più sete! La nostra tappa al pozzo deve portarci alla consapevolezza del nostro fallimento nel tentare di provvedere da noi stessi alla nostra sete. Abbiamo già sperimentato l’inganno di ciò che è meno di dio, di ciò che non è sgorgato dalla Sua sorgente: di Dio solo abbiamo bisogno!

Questo è l’essenziale del nostro cammino: il bisogno di Dio!

          La terza tappa del nostro viaggio ci rende ciechi, ciechi dalla nascita: Può un cieco essere guida di altri ciechi? Prima dobbiamo essere sanati e tornare a vedere la luce. Solo dopo potremo condurre altri ciechi al Signore per essere a loro volta guariti.

Non vogliamo un’altra banale quaresima! Che ce ne faremmo?

          Anche noi siamo incamminati sul Golgota. Non il nostro, ma quello di Gesù. E lì la Verità tanto cercata: il Dio umile, per noi crocifisso. Tanto siamo preziosi ai Suoi occhi! Tutti parlano di libertà: che la nostra quaresima ci renda liberi di amare con lo stesso amore di Dio crocifisso. Pensiamo solo all’autentico perdono. La nostra quaresima ci conceda la potenza di Dio, che si è fatto servo, in Cristo, per amore, per l’amore che prova per tutti noi, Suoi figli.

          Spero veramente che per tutti noi questa non sia un’altra banale quaresima, ma possa essere realmente una quaresima che porta alla Resurrezione.

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