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Diario di prof - niente fuoco amico nella scuola

Puntiamo a ricercare il bene più grande cioè la cura degli studenti, così davvero serviremo il nostro Paese.


Diario di prof - niente fuoco amico nella scuola

 

di Marco Pappalardo

 

 

 

Alla scuola oggi non servono contrapposizioni tra docenti e dirigenti, docenti e docenti, sindacati e ministro, dirigenti e sindacati, genitori e docenti, e così via. Puntiamo a ricercare il bene più grande cioè la cura degli studenti, così davvero serviremo il nostro Paese. Le note del ministero fanno discutere ed il dibattito per costruire ci sta, ma tutto il resto sono scuse banali:

- Non sono un mago del computer: neanche io, ma mi sono messo a smanettare per capirne di più, e devo ammettere che ho perso più tempo a lamentarmi di non farcela che a trovare le soluzioni.

- No lo so fare, è difficile: quando non so o non capisco qualcosa in questo ambito, chiedo aiuto ad un collega più capace, cosa che non distrugge la mia autostima ed è pure un’occasione per una bella chiaccherata.

- Non siamo formati: dire che ci volevano prima i corsi di formazione e che non siamo stati preparati, non è onesto, poiché intanto formarsi e aggiornarsi sono doveri personali (dunque è mancanza nostra), poi perché – quando ci vengono proposti i corsi a scuola – di solito sbuffiamo!

- Non ho la connessione: non è giusto neanche arrampicarsi su questo specchio o su quello dei giga mancanti, quando ne abbiamo sempre abbastanza per chattare, giocare, guardare video, postare qualcosa.

- Non ho il device: onestamente quale professionista oggi (ed i docenti lo siamo o no!?) non lo ha o può lavorare senza un pc? E se anche se fosse vero o rotto, non possiede almeno un tablet o uno smartphone che offrono simili opportunità?

- La “Carta del Docente” (ma ai precari non tocca): le statistiche dicono che le quote sono state impiegate per la maggior parte in pc portatili e tablet (tranne alcuni che hanno avuto bisogno della lavatrice per insegnare!), ma si poteva investire pure in formazione; dunque com’è che adesso improvvisamente non possediamo né gli strumenti né la formazione? E comunque, nei miei lunghi anni di precariato, pur senza la suddetta carta, un pc o un tablet ho sempre avuto la possibilità e il piacere di permettermeli senza andare in bancarotta.

- Soldi alle scuole ora: non serve a niente e soprattutto cosa ne dovrebbero fare? Formare gli insegnanti? Inutile, visto che il web è pieno di aiuti gratuiti. Aiutare gli studenti meno abbienti? Giusto, ma troppo tardi, poiché non c’è il tempo di acquistare gli strumenti e di vagliare le situazioni di bisogno. Meglio darli alla sanità o obbligare le scuole ad usarli al momento opportuno per una vera sanificazione e per il mantenimento della pulizia negli ambienti.

- Senza le regole certe: manca una legge per gestire questo momento nella scuola, è vero. Tuttavia questo non è un motivo per non fare nulla o scontrarsi, visto che vi sono delle indicazioni (per quanto non sempre chiare), vi è un evidente stato di emergenza, vi sono una legge morale ed uno spirito di servizio che superano di gran lunga, in casi simili, la burocrazia e il diritto fine a sé stesso.

- Non c’è scritto nel contratto: sicuramente sarà lo spunto per scriverlo in futuro, ma l’alternativa qual è? Continuare a tenere in aula le lezioni? Impossibile! Non attivare la didattica a distanza in attesa che la scuola normale riprenda e fare niente? In quest’ultimo caso, però, siamo pronti a rinunciare allo stipendio visto che non lavoriamo (pur potendo comodamente da casa) o a rinunciare alle ferie estive? Soprattutto che esempio diamo quando c’è chi rischia la vita e muore in prima linea?

- Non tutti gli studenti hanno gli strumenti: che non sia una scusa per svolgere il nostro dovere, guai ad usare gli studenti come scudo! Basta confrontarsi un po’ e passare tempo di valore sul web per trovare più di un esempio di come, con fatica e creatività, tanti colleghi riescono a superare questa barriera, anche e soprattutto nelle scuole che si trovano in contesti difficili. 

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