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Cronistoria di una fedele sulle orme del Papa a Milano

Metropolitana ancora non aperta, caldo e aria appiccicosa, ma non si lamentava nessuno.


Cronistoria di una fedele sulle orme del Papa a Milano

da Quaderni Cannibali

del 05 giugno 2012(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));

 

          Forse i primi a non crederci erano proprio alcuni fra i parroci della zona alle soglie di Milano, preti in chiese da duemila anime che solo settimana scorsa all’Omelia sussurravano che di gente, al VII Incontro Mondiale delle Famiglie al Parco Nord, ce ne sarebbe stata davvero pochina. Anche perché in fondo, per evitare la fatica, si poteva sempre guardarlo in tv. E invece pare che si sia raggiunto davvero il milione di fedeli, arrivati al Campo Volo di Bresso per partecipare alla Messa celebrata dal Papa Benedetto XVI al termine di una settimana di incontri nella diocesi.

          Certo non sono stati agevolati. La nuova metropolitana lilla, che doveva portarli dal centro città fino al limitare del Parco Nord, non ha ottenuto in tempo le autorizzazioni necessarie all’apertura. Ai fedeli veniva consigliato di arrivare con pullman organizzati, parcheggiati fin dalle uscite delle tangenziali, oppure con treno o metropolitana, con l’approdo a cinque chilometri dall’area allestita per la Messa, e di prepararsi a una lunghissima camminata. L’azienda milanese dei trasporti ha aumentato le corse, ma ha lasciato i biglietti (ché non sia mai che a Milano, come nella maggior parte del mondo, i pellegrini viaggino gratis). Le famiglie cui era dedicato l’evento allora si sono arrangiate, sparpagliandosi fra le case pronte ad accoglierle (anche a Milano Ovest, visto che, sempre secondo alcuni parroci locali, non c’era l’esigenza di ospitarli nelle case più vicine), le strutture di accoglienza, i parcheggi e pure il parco, dove hanno iniziato ad arrivare in sorridenti file indiane dalle 4 di mattina di oggi.

          I milanesi (molti, ma non tutti) invece hanno iniziato le lamentazioni con molte settimane di anticipo. Si volevano improvvisamente tutti sposare il 3 di giugno, appena saputo che si invitavano le parrocchie a non celebrare Messe in concomitanza con quella papale. Avevano la necessità impellente di spostarsi esattamente sullo stesso percorso attraverso il quale ieri il Papa ha raggiunto lo stadio di san Siro (si sopportano i disagi del traffico per l’Inter, ma per il Papa mai), di correre nel parco (la religione del fitness ha i suoi faticosi rituali, e invece lì vicino c’era un palco con altare e cupola lungo un centinaio di metri, e che fastidio le file di bagni chimici), di tutelare la salute dell’erba (nemmeno fosse un rave party), di uscire a fare la spesa senza vedere tutta quell’orda di pellegrini per strada (“Che tornino a Roma”, recita la dialettica contro i nuovi vandali armati di bandierine). Ma il fastidio più grande di questa domenica a piedi è stata la mancanza di una finalità ambientalista, soprattutto visto che il Papa non è da annoverarsi fra i fenomeni ecologicamente corretti.

          A Bresso invece c’erano le famiglie, arrivate da vicino e da lontano, i ragazzi con i materassini da campeggio, i passeggini, le sedie a rotelle, i volontari che alle 6 davano il buongiorno, c’era il cardinale Scola al culmine di una fatica lunga un anno, il Papa che in dieci minuti è riuscito a spiegare che cosa è il matrimonio, c’erano i preti e le suore, gli amministratori locali con fasce in gran spolvero, i costumi tradizionali africani e quelli bavaresi, la terra sollevata da molte scarpe e l’aria appiccicosa, ma non si lamentava nessuno.

Valentina Fizzotti

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