News 2

Cosa c'è dietro l'assassinio di don Santoro... di Antonio Socci

Quando Ratzinger mi disse: “No alla Turchia nella UE”... L'Europa laica ha aperto le porte dell'Europa alla Turchia perché si culla nell'illusione che l'Islam turco sia “laico”. Ha capito poco. Al Sinodo dei vescovi del 1999 monsignor Giuseppe Bernardini, arcivescovo di Smirne in Turchia fece impressione riferendo questo episodio...


Cosa c’è dietro l’assassinio di don Santoro... di Antonio Socci

da Quaderni Cannibali

del 07 febbraio 2006

L’avevamo previsto: i cristiani che si trovano nei paesi musulmani subiranno le ritorsioni della rabbia islamista. Che il massacro di don Andrea Santoro sia accaduto in Turchia mi fa ricordare ciò che mi disse, sull’ingresso di quel Paese nella Ue, l’allora cardinale Ratzinger, un anno fa. Ma lo vedremo. Prima va detto che i cristiani sono davvero (e da tempo) i capri espiatori, indifesi e disprezzati, dell’una e dell’altra parte, quella laicista europea (così potente nelle burocrazie di Bruxelles) e quella islamista, unite nell’odio anticristiano o nella cristianofobia.

 

Pur di dare addosso alla Chiesa, anche i giornali italiani, sono disposti a contraddirsi. Il Corriere della sera domenica in un editoriale ha accusato la Chiesa di ambiguità nei confronti dei musulmani, cioè di avvicinarsi a “un’ingiunzione alla censura” riguardo alla libertà di satira. L’ha fatto attribuendo al Vaticano una frase (“la libertà non è un valore assoluto”) che semplicemente non esiste nella dichiarazione della Sala Stampa vaticana. Proprio non c’è. Semmai quel concetto si trova nelle parole usate da Ciampi che invitava al “senso di responsabilità nell’esercizio delle libertà” perché “c’è la libertà di espressione e c’è la libertà religiosa” e “il limite” nell’esercizio di ognuna “sta nel non toccare le altre”. Queste parole significano appunto che la libertà non è un assoluto. Se il Corriere non le condivide deve “bacchettare” Ciampi, non il Vaticano. Perché ha fatto il contrario? Non si sa.

 

Ieri poi, dopo l’uccisione di don Santoro, con un altro editoriale non firmato il Corriere ha capovolto (in apparenza) le posizioni e si è messo a elogiare la Chiesa per il motivo opposto, cioè perché – a suo dire – per l’omicidio di don Santoro il Vaticano avrebbe scagionato gli islamisti. Anche in questo caso è pura fantasia. La Chiesa non ha scagionato affatto gli islamisti. Qualcuno osservò, durante l’ultimo referendum, che il “Corriere della sera” si era evoluto ed era diventato il “Corriere della notte (eterna)”. Ora si segnala un’ulteriore evoluzione: è diventato il “Corriere delle Mille e una notte”. Infatti al regime turco, che si sta facendo in quattro per dimostrare che la mattanza del prete italiano non c’entra nulla con l’islamismo, offre su un piatto d’argento la soluzione: il solito “squilibrato”. Senza aver fatto indagini, senza essere sul posto e senza conoscere chi ha sparato, il Corriere sa già tutto e lo ha scritto in quell’editoriale di ieri intitolato “Niente conclusioni affrettate”. Dice: “è facile, in questo clima, cadere nella trappola della guerra di civiltà”, ma bisogna invece “dare prova di saldezza di nervi” anche se “uno squilibrato” è stato suggestionato dal linguaggio delle manifestazioni islamiste.

 

Come se si trattasse in quelle manifestazioni solo di “violenza verbale”, come se lo “squilibrato” fosse un isolato, come se non fossero stati pronunciati verdetti di morte per chi ha fatto quelle vignette, come se in queste ore non fossero state assalite da folle inferocite delle ambasciate (in Siria), chiese e quartieri cristiani in Libano. Come se tutto l’Islam non fosse un immenso lager per i cristiani e come se l’incendio non dilagasse da un paese islamico all’altro in queste ore. Anche Emma Bonino, a Istanbul per un convegno, ha subito sposato l’idea del “fanatico” isolato per scagionare i turchi: “mi auguro che il mondo politico, le istituzioni europee, sappiano leggere e distinguere quello che sta succedendo in questa parte del mondo e che lo sciagurato gesto di un fanatico qui in Turchia non serva a criminalizzare tutto un popolo”. Veramente a essere criminalizzati – da una parte e dall’altra – sono solo i cristiani. Ma ai radicali, pur di andar contro la Chiesa, vanno bene anche i turchi. I cristiani sono il vaso di coccio su cui picchiano simultaneamente gli islamici (considerandoli emissari del volterriano Occidente liberale) e i volterriani d’Occidente per attribuire anche ai cristiani il fondamentalismo degli islamici. Basta aprire l’ultimo numero di Micromega. Il primo saggio, scritto da un “giudice della Corte costituzionale”, Gustavo Zagrebelski comincia così: “Cattolicesimo e democrazia sono compatibili? Non è affatto una provocazione; è un problema reale” (ogni italiano medio sa che in questo Paese, dal 1945, per mezzo secolo, a instaurare e garantire per la prima volta la democrazia e la libertà sono stati i cattolici, ma il “giudice costituzionale” non è stato informato). Del resto in Turchia volterriani d’Occidente e islamici fanno a tarallucci e vino. Come c’informa lo stesso Corriere della sera: “Proprio da stamani, come ha annunciato Erdogan, sui più importanti giornali europei verrà illustrata l’iniziativa che porta, in calce, due autorevoli firme: appunto quella del capo del governo turco, un musulmano, e quella del primo ministro spagnolo, il cattolico Zapatero”.

 

Avete letto bene, il Corriere scrive proprio così: “il cattolico Zapatero”. Questi sono i “cattolici” che piacciono agli islamici turchi. Del resto c’è un fatto emblenatico del dicembre scorso: l’antica chiesa di San Nicola a Demre, sulla costa turca (è un celebre santuario dal IV secolo, ben prima che nascesse Maometto), chiesa di proprietà del patriarcato ortodosso, è stata trasformata da lorsignori turchi (presto cittadini della Ue) in un museo dove, da due anni, non si può celebrare la Messa neanche per la festa del santo. Anche due mesi fa la richiesta del patriarca Bartolomeo I ha ricevuto un “no” dalle autorità turche, ma – come ha scritto l’agenzia Asianews – la chiesa è stata invece data “al muftì della città che organizzava una ‘preghiera della pace’, durante la quale - il colmo dei colmi – un’associazione locale turca ha rilasciato l’annuale premio per la pace a Jeannine Gramick, una suora cattolica americana – così definita dal quotidiano nazionale religioso turco Radikal – perché accanita difensore dei diritti dei gay e delle lesbiche. Tanto che nel suo discorso di ringraziamento questa 63enne suora ha voluto chiedere perdono a nome del papa e dei credenti che non dimostrano rispetto per gli omosessuali”.

 

L’ennesimo gesto di oltraggio e disprezzo contro i cristiani da parte delle autorità turche le quali ovviamente prediligono Zapatero. L’Europa laica ha aperto le porte dell’Europa alla Turchia perché si culla nell’illusione che l’Islam turco sia “laico”. Ha capito poco. Al Sinodo dei vescovi del 1999 monsignor Giuseppe Bernardini, arcivescovo di Smirne in Turchia (antica chiesa che ha duemila anni) fece impressione riferendo questo episodio: “Durante un incontro ufficiale sul dialogo islamo-cristiano, un autorevole personaggio musulmano” raccontò il vescovo “rivolgendosi ai partecipanti cristiani, disse a un certo punto con calma e sicurezza: ‘Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo; grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo’. C’è da crederci”, aggiunse il vescovo “perché il ‘dominio’ è già cominciato con i petrodollari usati non per creare lavoro nei paesi poveri del Nord Africa e del Medio Oriente, ma per costruire moschee e centri culturali nei paesi cristiani di immigrazione islamica, compresa Roma, centro della cristianità. Come non vedere in tutto questo” concludeva il prelato “un chiaro programma di espansione e di riconquista?”.

 

Per capirlo bisognerebbe considerare la sorte toccata da sempre alle minoranze cristiane,”ma che sappiamo” si chiede Didier Rance in un suo libro-inchiesta “dell’angoscia di quei contadini cristiani che, in Bangladesh, in Pakistan, in Turchia, vedono le loro figlie di dodici-tredici anni prelevate all’uscita della scuola, sposate a forza a vecchi notabili musulmani e assassinate alla morte di questi?”.

 

Certo, è vero che proprio per queste cupe condizioni i cristiani di Turchia hanno chiesto che la Ue approvasse l’ingresso del loro Paese in Europa, sperando così di venire meglio tutelati. Ma l’Europa non ha dato seriamente l’altolà al regime turco sul rispetto dei diritti dei cristiani. E’ per questo che l’allora cardinal Ratzinger, nell’ottobre 2004, in una conversazione, mi diceva la sua preoccupazione per l’ingresso in Europa di un Paese di 70 milioni di musulmani: “l’amicizia e il rispetto sono necessari verso tutti i Paesi, ma inserire la Turchia in Europa mi sembra contraddittorio. Sono proprio la storia, la cultura e la religione ad aver disegnato il confine dell’Europa con la Turchia. Non si possono ignorare tutte queste cose”.

 

In effetti l’Europa moderna nasce esattamente resistendo ai tentativi di invasione dell’Impero Turco, fermato a Vienna e a Lepanto. I Turchi arrivarono fino in Friuli nel 1469 con atrocità inenarrabili e nell’estate del 1480 in Puglia espugnando Otranto e passando a fil di spada, uno dopo l’altro, 800 uomini che si rifiutarono non solo di convertirsi, ma pure di versare la tassa di sottomissione. Del resto sono sempre i turchi che il 28 maggio 1453 conquistarono la capitale cristiana dell’Oriente, Costantinopoli, devastandola con violenze inumane e trasformando in moschea S. Sofia che sarebbe come trasformare in moschea S. Pietro: “grande pericolo minaccia l’Italia” scrisse il cardinal Bessarione.

 

Si dirà che sono cose antiche. Ma il genocidio degli Armeni (cristiani) è stato perpetrato con ferocia inaudita dal regime turco novant’anni fa: un milione e 500 mila vittime, due milioni di deportati, migliaia di convertiti a forza all’Islam. Fu il primo genocidio del Novecento, ma ancora oggi lo Stato turco non ammette neanche di parlarne. Nel settembre scorso il tribunale turco ha sospeso una conferenza sul massacro degli armeni e in dicembre il famoso scrittore Orhan Pamuk ha passato seri guai giudiziari per averne scritto. L’ambasciatore americano Morghenthau – ebreo che denunciò per primo quell’orrore – scrisse nelle sue memorie del 1918: “Le grandi persecuzioni dei tempi passati sembrano insignificanti di fronte alle sofferenze sopportate dagli armeni nel 1915… Senza alcun dubbio il popolino turco e curdo immolò gli armeni per far piacere al Dio di Maometto, ma gli uomini che concepirono il crimine avevano tutt’altro scopo, essendo tutti atei”.

 

Fa pensare: atei miscredenti e manovalanza islamica uniti in quel crimine anticristiano. Fa seriamente riflettere sulla Turchia e non solo.

Antonio Socci

http://www.antoniosocci.it

Versione app: 3.13.5.5 (94dd45b)