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Contro le ragnatele (Lc 19, 45-48) SERIE: D'amore si muore, di speranza si vive

E' la situazione di chi si trova impigliato nella mafia, o in qualche racket; di chi è dentro la droga o la malavita. Per uscire occorre avere coraggio. Vedere chiaramente la situazione e buttarsi a corpo morto in un futuro diverso. A Gesù non sarà capitato mai di essere privato della sua libertà, ma ha visto tanti uomini prigionieri del male e ha fatto di tutti per liberarli.


Contro le ragnatele (Lc 19, 45-48) SERIE: D'amore si muore, di speranza si vive

da L'autore

del 22 dicembre 2006

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Capita a tutti qualche volta di sentirsi avviluppati da una ragnatela che non ti permette di muoverti, di sentirti imprigionato in una situazione da cui vorresti liberarti e che invece ti soggioga sempre di più. Talvolta è una esperienza affettiva in cui sei coinvolto e perdi l’uso della ragione. Ogni tanto hai dei momenti di lucidità, ma subito ritorni nella confusione. Percepisci il disordine, ma non riesci a liberarti; intuisci l’errore, ma le maglie della avventura si sono fatte di acciaio. E’ la situazione di chi si trova impigliato nella mafia, o in qualche racket; di chi è dentro la droga o la malavita. Per uscire occorre avere coraggio. Vedere chiaramente la situazione e buttarsi a corpo morto in un futuro diverso. A Gesù non sarà capitato mai di essere privato della sua libertà, ma ha visto tanti uomini prigionieri del male e ha fatto di tutti per liberarli.

Un giorno passa nel tempio, la casa di suo Padre, la casa in cui deve regnare la pace, la serenità, l’amore, l’abbandono fiducioso, il linguaggio della confidenza, il luogo in cui puoi stare cuore a cuore con lui. Ma lo vede trasformato in un mercato, in una spelonca di ladri, in un luogo dove prevale la sopraffazione, l’imbroglio, dove l’idolo è l’affare e Dio ne è il piedestallo.

Il pio ebreo veniva dalle sue terre di fatica per incontrare Dio e si trovava a barattare la sua stessa vita e la sua religiosità.

Gesù reagisce: la ragnatela dei benpensanti non può osare oltre, pena il cancellare dai cuori dei semplici la speranza che era venuto a portare. E manda all’aria cambiavalute e mercanzie, offerte da vendere e offerenti tignosi. Dio vuole essere servito da preghiera e da lode, non da affari e da commerci.

Si stava firmando la sua condanna, perché se tocchi i soldi ai potenti finisci sempre male. La gente semplice è abituata a farsi derubare, ma il potente no. Infatti tutti questi cercavano di mettergli le mani addosso, ma i poveri, la gente pendeva dalle sue labbra e faceva scudo morale.

A troppe cose noi ci abituiamo, non solo ingoiamo moscerini, ma serpenti interi; ne va della sincerità della nostra vita e della passione che la deve far brillare.

Gesù con quel gesto ci dà la speranza che si può osare se non si ha paura di pagare.

mons. Domenico Sigalini

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