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Come si addormentano i nostri bambini

Se state a guardarli ora, gli occhi chiusi e il petto mosso appena dal respiro, sono ben misteriosi, i bambini addormentati. Talmente totale e inerme è il loro abbandono. Talmente assoluto il loro lasciarsi andare, l'affidarsi al sonno, che ti inducono a una sorta di meraviglia...


Come si addormentano i nostri bambini

da Quaderni Cannibali

del 18 febbraio 2006

E poi, la sera, si addormentano. Come si addormentano, i bambini. Un istante prima, da sotto le coperte, ancora chiacchierano e ridono. Ti volti, e han chiuso gli occhi, sprofondati in un attimo in un sonno di piombo. Non ci si addormenta più così, da grandi, quando si comincia a pensare al domani, al peso e alla fatica del giorno che verrà. Solo i bambini piccoli precipitano nell'oblio senza opporre alcuna resistenza, fiduciosi nel sonno come nel risveglio, il mattino dopo.

E, se state a guardarli ora, gli occhi chiusi e il petto mosso appena dal respiro, sono ben misteriosi, i bambini addormentati. Talmente totale e inerme è il loro abbandono. Talmente assoluto il loro lasciarsi andare, l'affidarsi al sonno, che ti inducono a una sorta di meraviglia. Paiono non avere ancora conosciuto, non sapere alcun male. Come se fossero tornati indietro, alla quiete buia delle viscere materne, in quell'abbraccio covati e stretti, ancora lontano il travaglio e la luce del giorno, e il primo lacerante vagito. Dormono, i bambini piccoli, con una beatitudine, come fossero ancora fra le braccia di Dio. Una pace tale, sulla loro faccia, nelle braccia immobili abbandonate, da far pensare a una pienezza non misurabile. Ti viene in mente un verso della Lettera di Paolo agli Efesini, dove augura loro d'essere «ricolmi di tutta la pienezza di Dio».

Dormono, e te ne vai senza far rumore, dopo essere rimasto lì a guardarli. Solo una rapida carezza, quasi ad accertarti che quella loro pace assoluta sia davvero solo il sonno di una notte, e non altro. Che torneranno indietro, domattina, e saranno quelli di sempre: chiassosi, petulanti, furbi, litigiosi, imbronciati, insopportabili. Hai provato, qualche volta, a interrogarli appena svegli, lo sguardo ancora assonnato. A cercar di sondare cosa c'era dietro quella loro misteriosa beatitudine. «Cos'hai sognato?» hai chiesto, con aria falsamente distratta. Ti hanno fissato con aria stupita: «Nulla. O forse non mi ricordo. Perché?». Niente, niente di importante, hai risposto. Dove sono andati, o ritornati, stanotte, e cos'han visto a renderli così ineffabilmente lieti e in pace, non è cosa che i bambini possano raccontarci.

Marina Corradi

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