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Capitolo 78

D. Ruffino Direttore apre il Collegio di Lanzo - Suoi valorosi compagni - Locali sprovvisti di tutto e lavori preparatorii per assettarli - Ostilità della gioventù del paese principio delle scuole - Gli alunni interni - Difficoltà del mantenere la disciplina degli scolari esterni - D. Bosco a Lanzo - Spirito di sacrifizio ne' chierici - Studio continuo di D. Bosco per sovvenire alle necessità de' suoi giovani - Suppliche al Ministero delle Finanze per ottenere la consegna gratuita di coperte a lui donate e ritenute nella dogana - Domanda al Ministro della guerra per avere vestiarii militari, che gli sono concessi - Visita di D. Bosco al suddetto Ministro per ringraziarlo: gentile accoglienza ed altro dono di vestiarii - Cortesie di Conforti a D. Bosco. L'Oratorio fatto sorvegliare dal Ministero dell'Interno.


Capitolo 78

da Memorie Biografiche

del 04 dicembre 2006

 Don Bosco non doveva tardare a far visita al Collegio di Lanzo. Poco dopo la metà di ottobre D. Ruffino Domenico, Direttore, e D. Provera Francesco, Prefetto, si erano recati a questa nuova loro destinazione. Compagni nelle loro fatiche dovevano essere con altri, alcuni che resero poi glorioso il loro nome nella Pia Società ed erano i chierici Guidazio Pietro, Bodrato Francesco, Fagnano Giuseppe, Cibrario Nicolao, Costamagna Giacomo, Sala Antonio. Ma il Municipio non si era data grande premura di eseguire i lavori necessarii per le riparazioni dei locali. Il Chierico Antonio Sala cosi ci descriveva quella presa di possesso.

Siamo andati ad aprire quel Collegio, mia volta liceo imperiale, con un solo prete, il Direttore D. Ruffino. Arrivati a Lanzo redevamo di trovare molte cose aggiustate e che a noi altra cura non incombesse che quella di ricevere i giovani. Ma invece non trovammo altro, fuorchè un locale nudo, e, ciò che è peggio, alcune muraglie più che per metà rovinate. Non sapevamo dove pranzare, poichè non vi erano ne sedie, nè tavola. Si presero perciò due cavalletti sopra questi si collocò una porta scassinata, e la tavola fu pronta. Non avevamo ancora un cuoco e il cameriere Givone fu destinato a preparare il rancio. Riso e carne cotta nella stessa caldaia fu il nostro pasto in que' giorni. Le finestre non avevano vetri, anzi alcune mancavano del telaio e nella prima notte ne furono chiusi i vani con qualche asciugamano e coperta fissata con dei chiodi agli stipiti. Così potemmo metterci al riparo dalle intemperie del mese di ottobre. Ma non vi erano letti: e come fare? Il Vicario Albert ospitò quanti potè; e gli altri, cercata della paglia, con quella si aggiustarono per qualche notte un giaciglio, finchè arrivarono da Torino le lettiere dimenticate da quegli che doveva farne la spedizione. Intanto D. Ruffino e noi chierici eravamo sossopra a preparare i locali, tutti col grembiale cinto ai fianchi. Chi scopava, chi toglieva la polvere, chi poneva in ordine i banchi delle scuole, chi aiutava in cucina. Il Ch. Guidazio, essendo stato prima di entrare in Congregazione un buon falegname, fece le intelaiature ad alcune finestre e aggiustò le porte. Varii di noi lavoravamo nell'orto, divenuto una boscaglia, tanto erano cresciuti gli sterpi, gli spinai, e le acacie; e lo dissodammo in parte. Accresceva lavoro il collocamento delle masserizie spedite dall'Oratorio. Stando già in collegio varii giovani, vi era difficoltà a destinare qualcuno per l'assistenza e per l'insegnamento. Si aggiunga che la gioventù del paese, incitata forse da qualcuno, ci era, contraria; ci prendeva a sassate; e disturbava alla domenica le nostre funzioni religiose, con urla e percuotendo la porta esterna della Chiesa. Eziandio alcuni convittori ci tenevano soprappensiero essendo il rifiuto di altri collegi ”.

Questo fu il principio di un convitto, il quale in pochi anni, colle nuove costruzioni fatte da D. Bosco, doveva contare pi√π di 200 alunni.

Intanto il collegio messo sotto la protezione di S. Filippo Neri, stava apparecchiato per ricevere cinquanta giovani e i maestri avevano dato principio alle scuole. Pochi erano gli interni, moltissimi quelli delle scuole comunali e D. Ruffino scriveva a D. Bosco:

 

Amatissimo Padre,

 

Non desideriamo altro che di presto vederla. Tutti i giovani l’aspettano a braccia aperte. Gli alunni già entrati sono 28, gli accettati 37, quasi tutti delle scuole elementari e della Ia ginnasiale. Due della terza, due della seconda, uno della prima rettorica. Ne abbiamo due che vengono da altri collegi....

Per le confessioni viene ogni sabbato il Vice - parroco. Chi faceva la prima elementare non poteva tenere la disciplina essendo molto numerosi i giovani del paese in questa classe e insubordinati all'eccesso; dimodochè tentati tutti i mezzi non si riusciva a far nulla. Abbiamo perciò pensato di lasciarla, almeno per un pò di tempo, a Bodrato, come colui che, avendo già esercizio, sa meglio tener l'ordine .....

Mi faccia grazia di raccomandarmi al Signore affinchè non sia inutile il mio ministero. Se aspetta ancora qualche giorno a venirci a vedere, saranno, spero, venuti tutti i giovani. Mi abbia sempre per

 

Suo obbl.mo figliuolo

Sac. Ruffino Domenico.

 

 

D. Bosco andava a Lanzo ove era accolto e donde partiva tra le commoventi dimostrazioni di affetto de' Salesiani e de' giovani. Come a Mirabello la sua carità aveva recato pace e consolazione alle anime. Mons. Costamagna e Mons. Fagnano ricordano i frutti preziosi di questa sua visita. Anche D. Bosco aveva sentita una grande consolazione nel constatare lo spirito di sacrifizio che animava i suoi chierici.

D. Ruffino fa cenno di questa sua andata a Lanzo, scrivendo al Prof. Pol D. Vincenzo, insegnante nel ginnasio del Piccolo Seminario di Giaveno, anche quando D. Bosco ne teneva la direzione.

Ai suoi giovanetti D. Bosco - pensava continuamente in qual modo procurare le cose necessarie alla vita e non lasciavasi sfuggire la minima occasione che gli presentasse anche una tenue probabilità di avere soccorsi. Nulla trascurava; non visite, non viaggi, non replicate lettere, non cercate protezioni, non disagi, non sacrifizii d'amor proprio, non le critiche, non le ripulse. Un'eroica virtù anche in questo lo sosteneva. Non era per sè che voleva provvedere, ma sibbene per i poveretti che il Vangelo appella membra di Gesù Cristo.

Fra i molti fatti da noi conosciuti esponiamo il seguente. Il signor Guenzati di Milano, negoziante di panni, colla sua consorte, per mezzo di Antonio Sala, in questo anno aveva la fortuna di far conoscenza col Venerabile Servo di Dio, sicchè ne diventava grande amico e benefattore. A lui adunque era stata respinta e rimandata da un commissionario estero una quantità di coperte che rimanevano depositate e ritenute nella Dogana. Detto signore non essendo di suo interesse pagare i diritti di entrata di una merce che sapeva essersi avariata, l'aveva offerta in dono a D. Bosco per i suoi poveri giovani. D. Bosco l'accettò e fece un ricorso al Ministro delle Finanze, Sella, invocando l'esenzione daziaria a benefizio dell'Oratorio. Ma il 2 agosto 1864 dalla direzione delle Gabelle, il segretario Beccari, con lettera che porta il N ­7954, Protocollo particolare, gli restituiva la sua istanza manifestandogli: “ la dispiacenza del superiore dicastero per non tro­varsi in facoltà, in presenza delle leggi in vigore di favorevolmente accoglierla e di secondare così l'atto generoso e filantropico di cui si tratta ”.

A D. Bosco non giungeva impreveduta tale risposta, pur tuttavia volle fare un altro tentativo rivolgendosi al Direttore Generale delle Gabelle. Non ci pervenne l'esito di questa seconda domanda, ma D. Bosco ancor prima di spedirla aveva indirizzato altra supplica al generale Petitti, Ministro della guerra, colla sicurezza di essere esaudito.

 

 

 Eccellenza,

 

Prego rispettosamente V. E. di accogliere con bontà la supplica che le fo in favore di poveri giovanetti accolti nella casa, detta oratorio di S. Francesco di Sales.

Novello bisogno sopravvenne quest'anno pei molti giovani inviatici dalle autorità civili, mentre per altra parte esse cessarono dai Sussidii che in altri tempi a quando a quando eranci da quelle somministrati.

Per le speciali strettezze in cui versa questa casa e pel considerevole aumento del numero dei giovani che si dovettero ricoverare, mi trovo nella massima penuria di vestiario e di coperte per ripararli dal freddo nella prossima invernale stagione. Perciò le fo umile ma calda preghiera a volermi accordare oggetti di qualunque genere, come Sarebbero lenzuola, camicie, mutande, corpetti, calzoni, calzetti, Scarpe, giubbetti, cappotti e simili, che sono fuori d'uso e che codesto ministero suole largire alle opere di pubblica beneficenza, siccome ho esperimentato negli anni scorsi.

Comunque tali oggetti siano logori e rotti io li ricevo egualmente con gratitudine, giacchè procuro di farli rappezzare e serviranno a coprire questi poveri giovinetti.

Pieno di fiducia nella nota di lei bontà, l'assicuro della più sentita e durevole gratitudine da parte mia e da parte dei beneficati, mentre le prego ogni bene dal Cielo e mi professo con pienezza di stima,

Di V. R.

 

Torino, 20 ottobre 1864.         

Obbl.mo Servitore

Sac. Giovanni  Bosco.

 

 

Il Ministro non tardava a fargli risposta.

 

Ministero della Guerra.

N. 9898.                                                                                     Torino, addì 31 Ottobre 1864.

 

Essendosi questo Ministero anche in quest'anno interessato a favore dei ricoverati negli Istituti di Beneficenza in questa città, ha disposto che cotesto Oratorio di S. Francesco di Sales venga sovvenuto de' seguenti oggetti di vestiario, che gli verranno somministrati dal Magazzino principale dell'Amministrazione Militare di questo dipartimento,

 

Coperte da campo 100

Cappotti di panno 100

Pantaloni di panno 80

Di tanto, ne rendo informata la S. V. per norma ed affinchè si compiaccia del loro conseguente ritiro.

 

Per il Ministro

G. Parodi.

 

 

 

D. Bosco, fatti ritirare questi oggetti di vestiario, si presentò il 3 dicembre al Ministro per ringraziarlo non solo di quella beneficenza, ma anche per avergli salvato qualche chierico dalla leva militare. Si deve dire ad onore della verità, che D. Bosco trovò sempre o quasi sempre favorevole appoggio presso il Ministero della guerra.

D. Bosco incominciò a ringraziare il Ministro per ciò che aveva fatto in favore de' suoi giovani, e soggiunse: - Eccellenza, vengo per ringraziarlo e a domandare! - E, porgendogli un altro memoriale, gli espose la necessità in cui si trovava di maggior copia di vestiario. Il Ministro sorrise e poi domandò quanti giovani si trovassero nell'Oratorio.

 - Circa ottocento, rispose D. Bosco.

 - Ma dunque vi saranno più di cinquanta assistenti.

 - Ve ne sono invece pochissimi, ma bastano.

 - Almeno la disciplina sarà molto rigorosa.

 - Castighi stabiliti per le mancanze non ve ne sono, e se si trattasse, ma raramente, di castigare qualcheduno, gli si dà quella punizione, che pel momento può stimarsi conveniente.

 - Ma dunque saranno cacciati subito dalla casa i colpevoli?

 - Niente affatto. Se uno mancasse al buon costume, in generale se ne va da se stesso, perchè vede e si accorge come sia incompatibile la sua presenza nel Collegio. Del resto il sentimento del dovere e dell'onore ha una gran forza sull'animo dei nostri ricoverati ”

Intanto il Ministro presa la penna accingevasi a firmare una carta ma deponendola domandò: - De' suoi giovani ve ne è alcuno nell'armata?

 - Ve ne sono: moltissimi nelle musiche militari e fra i soldati: e molti tenenti e due capitani, che seppero meritarsi la stima de' superiori.

Il Ministro chiese ancora quali arti e scienze fossero coltivate nell'Oratorio e fu contento di tutto ed anche molto soddisfatto che vi fiorissero le belle lettere. Promise che avrebbe continuato ad aiutare l'Oratorio e che sarebbe egli stesso venuto a visitarlo appena avesse potuto.

D. Bosco ritornato all'Oratorio in tempo di cena, raccontava a quei preti e chierici, che gli stavano attorno, come venisse accolto in udienza dal Ministro e la promessa che aveagli fatta sperare una nuova largizione.

Di fatti alcuni giorni dopo D. Bosco riceveva il seguente foglio:

 

 

MINISTERO DELLA GUERRA.

N. 10679.                                                                                                       

Torino, addì 10 Dicembre 1864.

 

Questo Ministero, avendo prese in considerazione le circostanze espo­ste dalla S. V. col memoriale presentato in data 3 corrente e volendo per quanto è ad esso maggiormente possibile sollevare le gravi strettezze in cui versa cotesto Istituto di beneficenza ha disposto nuova­mente presso il Magazzino principale dell'Amministrazione militare in questa città affinchè siano tenuti a disposizione della persona, che la S. V. incaricherà del ricevimento, i seguenti oggetti:

 

Cappotti di panno 50

Coperte da campo 50

Pantaloni di panno 40

 

Di tanto informo la S. V. per opportuna norma.

 

Per il Ministro

Incisa.

 

 

Così lo scopo dell'Istituzione di D. Bosco, le sue maniere di trattare gli affari con calma e serenità, il suo discorrere dei bisogni, della bontà, della vivacità de' suoi giovani nelle rumorose ricreazioni, gli guadagnavano la benevolenza da parte di ogni classe di persone. La virtù è amata da tutti. Recatosi egli poco tempo prima per affari privati a visitare Conforti detto il rosso, era stato accolto non solo amorevolmente, ma invitato e pressato di fermarsi a tutti i costi per f are il dejeuner con lui.

Tuttavia non bisogna credere che D. Bosco potesse vivere tranquillo per tali atti di cortesia. Il Ministero dell'Interno lo teneva d'occhio. Negli anni 1864, 1865, 1866 un confidente segreto della polizia, uomo serio, di poche parole e maturo di anni, era stato incaricato di sorvegliarlo. Questi, fatta relazione con D. Bosco, frequentava d'oratorio come un amico, si aggirava nel cortile in mezzo ai giovani, talora saliva le scale interne, tutto osservava, tutto notava; nulla però potè vedere o udire, o sospettare che fosse di pericolo o di odio per le patrie istituzioni. Non dimostrava curiosità troppo viva, nè interrogava gli alunni. D. Bosco era stato messo sull'avviso da un alto impiegato del Governo e lasciava che quel signore spiasse a sua posta: incontrandolo s'intratteneva con lui come amico; e talora invitavalo a pranzo. Ma questo uomo era leale e non fece mai rapporti calunniosi.

 

 

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