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Capitolo 7

Definitiva accettazione delle Missioni d'America.


Capitolo 7

da Memorie Biografiche

del 06 dicembre 2006

 

Pio IX, che agl'inizi del suo sacro ministero aveva visitato l'Argentina e conosceva quanto fosse abbondante la messe ivi preparata, ascoltò con piacerei propositi di Don Bosco circa le Missioni a pro di quei paesi, intrattenendosi a lungo sull'argomento. Don Bosco, andato a Roma anche per averne, come sempre, lume, consiglio e approvazione dal Vicario di Gesù Cristo, non appena con la lode e la benedizione ricevette dal Sommo Pontefice ogni migliore incoraggiamento, si accinse con tutta la sua risolutezza ed energia all'impresa, per la cui attuazione aveva già fatto i primi passi.

Dopo i preliminari esposti nel volume decimo, si erano intavolate trattative più concrete. Così l'antivigilia di San Francesco di Sales arrivarono dall'America le risposte, con cui si accettavano tutte le condizioni messe innanzi da Don Bosco e insieme si sollecitava la partenza dei Salesiani. Le lettere, dirette al console argentino Gazzolo, dovevano essere da lui ufficialmente comunicate.

Don Bosco volle, che la massima solennità accompagnasse questa comunicazione. Perciò la sera della festa diede ordine che fossero radunati nella sala di studio tutti i giovani dell’Oratorio e tutti i confratelli, e che di fronte a loro stesse eretto un gran palco. Sul palco ascesero e fecero corona a Don Bosco i membri del Capitolo Superiore e i direttori delle Case, convenuti in quei giorni per generali conferenze. Ben pochi sapevano il motivo preciso di quella novità; quindi l'aspettazione era straordinaria. A un cenno di Don Bosco il console Gazzolo, vestito di certa sua uniforme, si avanzò e fra religioso silenzio lesse ad alta voce le lettere argentine. Poi Don Bosco, levatosi in piedi, prese la parola e disse che, per quanto stava da lui, le proposte erano accettate; ma che egli aveva sul momento un'unica riserva da fare, che cioè il Santo Padre vi accordasse il suo pieno consenso; che egli sarebbe andato a Roma per udire dalle sue labbra, se la cosa fosse di suo gradimento; solo nel caso di un diniego da parte del Sommo Pontefice egli avrebbe risposto negativamente alle domande argentine.

Non si può descrivere l'effetto prodotto da quella scena imponente. Giovani e confratelli andavano in visibilio. Alcuni dei superiori, alla vista di tanta solennità, eransi mostrati ritrosi a prender posto sul palco, per tema che, all'atto pratico, difetto di personale o insufficienza di mezzi mandasse a monte la spedizione; ma alla fine l'entusiasmo infiammò talmente gli animi, che anche gli esitanti si sentirono travolti. Fu una corrente elettrica che si propagò in un baleno dentro e fuori dell'Oratorio. Tosto vi tennero dietro le istruzioni di Don Bosco alle Case, sicchè tutti si persuasero che non erasi voluta inscenare una sterile dimostrazione. Egli diramò questa circolare.

 

Ai Soci Salesiani.

 

Fra le molte proposte che vennero fatte per l'apertura di una missione nei paesi esteri, pare di preferenza di potersi accettare quella della Repubblica Argentina. Quivi, oltre la parte già civilizzata, si hanno estensioni di superficie interminabili abitate dai popoli selvaggi, tra cui lo zelo dei Salesiani colla grazia del Signore può essere esercitato.

Per ora cominciamo ad aprire un Ospizio a Buenos Ayres, capitale di questa vasta Repubblica, ed un Collegio con chiesa pubblica a S. Nicolas de los Arroyos non molto distante dalla stessa capitale.

Or trattandosi di preparare il personale da spedire a fare questo primo esperimento, desidero che la scelta cada sopra soci che vi vadano non per ubbidienza, ma di tutta libera elezione. Quelli pertanto che si sentono propensi di recarsi nelle missioni straniere dovranno:

1° Fare una domanda per iscritto, in cui palesino il loro buon volere di recarsi in quei paesi come soci della nostra Congregazione.

2° Dopo si radunerà il Capitolo superiore, che dopo aver invocato i lumi dello Spirito Santo, esaminerà la sanità, la scienza, le forze fisiche e morali di ciascheduno. E saranno scelti unicamente quelli di cui si possa con fondamento giudicare che tale spedizione sia per riuscire vantaggiosa all'anima propria e nel tempo stesso tornare della maggior gloria di Dio.

3° Fatta la cerna, si raccoglieranno insieme per quello spazio di tempo che sarà necessario ad istruirsi nella lingua e nei costumi dei popoli, cui si ha in animo di portar la parola di vita eterna.

4° Se qualche grave ragione non farà cangiar divisamento, la partenza è stabilita pel prossimo mese di Ottobre.

Ringraziamo di tutto cuore la bontà di Dio che in larga copia elargisce ogni giorno novelli favori all'umile nostra congregazione, e procuriamo di rendercene degni coll'esatta osservanza delle nostre costituzioni, specialmente quello che concerne i voti con cui ci siamo consacrati al Signore.

Ma non cessiamo di innalzare continue preghiere al Divin trono, affinchè possiamo praticare le virtù della pazienza e della mansuetudine. Così sia.

Credetemi sempre in G. C.

Torino, 5 Febbraio 1875.

 

Aff.mo amico.

Sac. GIO. BOSCO.

 

PS. Il Sig. Direttore legga e spieghi il tenore di questa lettera ai Salesiani che sono in questa casa.

 

Don Ceccarelli, il parroco di S. Nicolas de los Arroyos, gli aveva riferito un mondo di bene sul conto d'un venerando vegliardo della sua parrocchia, per nome Giuseppe Francesco Benitez, impaziente di vedere i Salesiani nella sua patria. Tre giorni prima di spedire la circolare alle Case Don Bosco gli aveva indirizzata questa bella lettera:

 

 

Eccellenza,

 

La grazia di N. S. G. C. sia sempre con noi.

Molte persone della Rep. Argentina e specialmente il Sig. Comm. Giov. Batt. Gazzolo mi hanno parlato assai della grande carità, della sincera affezione di V. E. alla S. Sede e del suo zelo per tutte le cose di religione.

Dio sia in ogni cosa benedetto e conservi la V. E. a lunghi anni di vita felice pel bene di Nostra Santa Madre Chiesa.

Il Sig. Dottor Ceccarelli, mio antico amico, mi ha pure in modo particolare proclamata la protezione speciale che si degna di prendere pei Salesiani che fossero destinati per la novella casa di S. Nicolas. Dolce tratto di provvidenza! La E. V. porta il nome di Francesco e prende sotto alla sua paterna protezione la Congregazione di S. Francesco Salesio. Io la ringrazio di tutto cuore e fin da questo momento metto una speciale intenzione per cui ella possa partecipare di tutte le messe, di tutte le preghiere che i religiosi Salesiani saranno per fare in comune oppure in privato. Ogni mattino poi nella S. Messa io farò un memento particolare per la conservazione dei giorni della E. V.

Siccome la nostra Congregazione si trova in principio ed ha tra mano la fondazione di molte case e Collegi, così noi ci raccomandiamo tutti umilmente alla sua carità per amore di N. S. G. C.

Dio ci benedica tutti e ci conceda la grazia di poter tutti camminare per la via del bene e trovarci un giorno raccolti insieme col Padre celeste nella patria dei beati. Così sia.

Raccomando anche me alla carità delle sue sante preghiere e mi professo

Della E. V.

Torino, 2 Febbraio 1875.

 

Obbl.mo Servitore

Sac. GIO. BOSCO.

 

Don Bosco non ignorava i sentimenti del Papa, tutt'altro che contrari a un apostolato quale era quello da lui propostosi; la sua saggezza però gli consigliava di non comparire a Roma con delle mere buone intenzioni, ma con qualche cosa di più solido, che ispirasse fiducia nell'esito finale. Ecco perchè non invocò la benedizione del Papa se non dopo aver preparato un po' il terreno lontano, nell'America, e predisposto bene l'ambiente vicino, nella Congregazione. Cosicchè il beneplacito pontificio currentem incitavit.

A Roma e da Roma fece subitamente due cose. Anzitutto conferì con il card. Franchi, prefetto, e con mons. Simeoni, segretario di Propaganda, che in un batter d'occhio guadagnò entrambi alla propria causa. Infatti, quand'egli se ne venne via dalla Città Eterna, ivi si compilavano già i due decreti d'uso: uno per l'Ordinario del luogo di missione, allo scopo di comunicargli ufficialmente che i Salesiani si recavano nella sua diocesi con licenza della Santa Sede e muniti di tutti i privilegi e facoltà soliti a concedersi in simili casi; l'altro per il Superiore Generale, a cui si largivano le concessioni necessarie in quelle date circostanze. “ I privilegi sono molti, disse Don Bosco nelle conferenze di aprile; per le Missioni non si guarda tanto pel sottile ”.

Da Roma inoltre scrisse in America, chiedendo ulteriori informazioni, sia perchè i Salesiani vi godessero poi piena libertà di azione, sia perchè non si sollevassero in seguito difficoltà, quando vi fossero chierici da ammettere agli ordini sacri. Le risposte giunsero favorevoli. Allora diede l'ultimo suo consenso, notificando insieme d'aver ottenuto il beneplacito del Papa, e l'affare potevasi dir conchiuso. Se non che gravi moti anticlericali, scoppiati in quei giorni, turbarono la capitale dell'Argentina. Nel marzo del '75, una mano di forsennati, dopo un comizio nel teatro Variedades, al grido Abajo los Jesuitas, incendiò il loro collegio del Salvador, uno stabilimento di prim'ordine. Si temeva che la furia settaria non si arrestasse lì; perciò Don Bosco tornò a scrivere per sapere, se quegli avvenimenti potessero impedire o ritardare la partenza dei Missionari. Ma quel contrattempo non si avverò.

Le cose stavano in questi termini, allorchè la sera del 12 maggio Don Bosco, salito il pulpitino della 'buona notte' sotto i portici, esordiva così: “ Questa sera, miei cari giovani, lasciamo da banda ogni altro argomento. Io ho da parlarvi di una cosa, della quale da tanto tempo aspettate che vi tenga parola. Vi dirò adunque di Buenos Aires e di S. Nicolas ”. - Ah, ah, finalmente! - si gridò da tutte le parti. Indi profondo silenzio e viva aspettazione. Don Bosco proseguì:

Molti mi chiedono se non si trattava più di andare in America ed io faccio sapere a costoro che oggi arrivò l'ultima risposta definitiva. Chi Vuol partire si metta all'ordine. La lettera giunta poc'anzi mi dice che l'Alcade di S. Nicolas, carica che presso di noi corrisponderebbe a quella di Sindaco, ricevuto il mio foglio di accettazione, s'inginocchiò per terra, ed alzando gli occhi al cielo ringraziò il Signore come di uno dei più grandi favori da Lui concessi a quella città; poi andò egli stesso a dame avviso a tutte le altre autorità del paese; subito mi rispose essere egli contento di tutte le condizioni apposte e che poneva da quel momento a nostra disposizione il collegio con un terreno atto a pascolare ottomila pecore, con orto, cortili, ecc. Vedete adunque come in quei paesi ci sarà da lavorare per ogni fatta di persone. Ci vogliono predicatori, perchè si hanno chiese pubbliche da funzionare; ci vogliono professori per le scuole; ci vogliono cantanti e suonatori, perchè là si ama tanto la musica; ci vuole chi conduca le pecore al pascolo, le tosi, le munga, faccia il cacio: ci vogliono poi persone per fare tutti gli uffizi di casa. E quel che è più, mei cari figliuoli, si è questo. Poco lungi da S. Nicolas cominciano le stazioni delle tribù selvaggie, le quali però sono d'indole molto buona e molti di essi dimostrano già buona intenzione di abbracciare il Cristianesimo, purchè vada qualcuno a loro insegnarlo. Ma questo missionario ora non si trova e perciò vivono nell'idolatria. Facciamoci adunque coraggio noi, e cerchiamo ogni modo per prepararci ad andare a far del bene in quella terra.

Intanto fra poco si sceglierà il personale e costoro si metteranno a studiare la lingua spagnuola che è quella parlata nella Repubblica Argentina. Nè è da temersi la distanza di quelle terre; anche le più grandi distanze sono oggigiorno avvicinate dalle macchine a vapore e dai telegrafi.

Com'è evidente anche da queste parole, l'ideale di Don Bosco mirava all'evangelizzazione degli infedeli; soltanto egli aveva in animo di battere una via diversa da quella tentata in passato. Altri missionari, volendo penetrare difilatamente in mezzo alle tribù selvagge, vi avevano quasi tutti incontrata la morte per mano degl'indigeni. Egli dunque giudicava miglior consiglio stabilire collegi e ospizi in paesi limitrofi, ricevervi anche figli della foresta per conoscere lingua, usi e costumi degli Indi e così avviare a poco a poco relazioni sociali e religiose con essi. Buenos Aires sarebbe il centro di comunicazione e per intanto S. Nicolas costituirebbe già un punto avanzato.

Ma gli stava anche molto a cuore la condizione degl'Italiani, che in numero strabocchevole e ognor crescente vivevano dispersi in quella vastissima repubblica. Piovuti laggi√π dall'Europa in cerca di fortuna, privi di scuole per i fanciulli, lontani da ogni pratica religiosa un po' per colpa loro, un po' per mancanza di sacerdoti che se ne potessero prendere cura, rischiavano di formarvi tutta una gran massa di popolazione senza fede e senza legge.

Frattanto gli atti e le parole di Don Bosco sulle Missioni avevano gettato un fermento salutare fra gli allievi e i Soci. Si videro allora moltiplicarsi le vocazioni allo stato ecclesiastico; crebbero anche sensibilmente le domande di ascriversi alla Congregazione, e un ardor nuovo di apostolato s'impadronì di molti che vi erano ascritti.

Due lettere a Don Ceccarelli sono più eloquenti di qualsiasi nostro discorso a esprimere tutta la sollecitudine paterna di Don Bosco per predisporre le cose in modo, che i suoi figli, mettendo piede su quelle terre lontane, non vi capitassero come stranieri fra stranieri, ma vi giungessero come amici fra amici. Nella prima egli fa, per dir così, la loro presentazione e con delicatezza squisita tocca del passaggio. Quest'ultima mossa non rimase senza effetto; poichè il municipio di S. Nicolas pagò il viaggio per cinque missionari.

 

Rev.mo e Car.mo nel Signore,

 

La grazia di N. S. G. C. sia sempre con noi. Fatto il dovuto conto delle lettere scritte di V. S. Rev.ma e dei preziosi documenti che la Eccellentissima Commissione fondatrice si compiacque indirizzarmi, ho deliberato che i miei figli dessero opera sollecita per partire alla volta della Repubblica Argentina, appena le cose a quest'uopo siano preparate. Ora prego la sua bontà di comunicare ai signori di detta rispettabile commissione elle:

1° Io li ringrazio di tutto cuore delle benevoli espressioni con cui mi hanno scritto, e che i Salesiani nella loro buona volontà sperano di corrispondere alla giusta loro aspettazione, sia per la direzione del Collegio di S. Nicolas, sia per le scuole serali, che tra noi ottengono tanti buoni risultati.

2° Per uniformarmi alle Costituzioni della nostra Congregazione modifico alquanto il personale che mi era stato accennato. Saranno cinque sacerdoti tutti maestri approvati e muniti dei loro diplomi nei nostri paesi. Con essi vi andrà un maestro di musica per suonare ed insegnare il canto, il pianoforte, l'organo, ed altri strumenti, tanto nelle chiese se fosse d'uopo, quanto nel collegio e nelle scuole serali.

Due coadiutori Salesiani di cui uno avrà cura del materiale della chiesa, l'altro dell'alloggio dei collegio. Io desidererei che le persone di servizio fossero tutte della Congregazione Salesiana, a fine di essere viepiù sicuri delle loro azioni: ma quando le cose siano cominciate, Ella me lo scriverà ed allora si potrà provvedere quanto sarà necessario.

3° Il Sac. Dott. Giovanni Cagliero, Ispettore e Vice - Superiore della Congregazione, guiderà i Salesiani con pieni poteri di trattare e conchiudere qualunque affare possa occorrere colle autorità civili, oppure ecclesiastiche. Installati i Salesiani al rispettivo ufficio, Egli lascierà direttore il prof. Bonetti Giovanni che da molti anni è capo di un collegio di oltre a cento allievi, e già conosciuto per alcune opere da lui pubblicate; quindi D. Cagliero farà ritorno in Europa per essere in grado di corrispondere e provvedere quanto farà mestieri al buon andamento del collegio e di altre case che la divina Provvidenza si degnasse affidarci.

Siccome poi è il primo viaggio che i Salesiani fanno sopra lungo tratto di mare, così io desidero vivamente che siano accompagnati dal Comm. Gio. Gazzolo Console Argentino a Savona. Esso è persona che ha tutta la nostra fiducia, pratico di vicende di mare, e conoscitore dei paesi e di molte persone, tra cui i nostri dovranno stabilire la loro dimora. I viaggiatori pertanto sono dieci, ed io mi raccomando a questo rispettabile municipio per altrettanti passaggi, di cui tre bastano di seconda classe. Ma se ciò cagionasse difficoltà, io mi assumerei il passaggio di tutti coloro, a cui non si giudicasse di pagarlo. Sono pronto di fare questo ed altri sacrifizi, perchè desidero vivamente che le cose vadano bene specialmente per la moralità e niente manchi di quanto può contribuire a mettere un solido principio all'opera di S. Nicolas.

5° I Salesiani partirebbero di qui circa la metà del prossimo Novembre e farò notificato il giorno, appena questo si possa con precisione stabilire.

6° In quanto ai nomi dei religiosi da mettersi sulle bollette dei passaggi, potrebbesi firmare una bolletta sola in capo al Dott. Gio. Cagliero, oppure in capo al Comm. Gio. Gazzolo del valore per quel numero di persone che si giudicherà. Con questo mezzo sarebbe evitata la difficoltà che potrebbe avvenire, se qualcuno non potesse porsi in viaggio all'epoca stabilita.

7° Comunicare a S. E. Mons. Arc.vo le cose non notate nel modo che Ella giudicherà necessario. A lei poi, o caro e rispettabile Sacerdote del Signore, fo umili e cordialissimi ringraziamenti per la carità che ci usa in questa pia impresa. Se ne verrà, come spero, qualche poco di gloria a Dio, e vantaggio ai giovanetti di S. Nicolas, Ella ne avrà certamente il merito principale. Io sono persuaso che V. S. avrà nei Salesiani dei buoni fratelli, i quali, seguendo i savi di Lei consigli, appagheranno l'aspettazione delle autorità civili e religiose, siccome abbiamo finora fatto nella difficile posizione, in cui versano le cose pubbliche nei nostri paesi.

Qualunque cosa me la scriva con libertà ed anche prontamente; io poi le scriverò altra lettera quanto prima, per darle minuto ragguaglio delle cose che andiamo preparando per la divisata partenza.

In fine raccomando me, li miei salesiani e tutti i nostri allievi alla carità delle sante sue preghiere, mentre ho l'onore di potermi professare con gratitudine e stima di V. S. Rev.ma

Torino, 28 Luglio 1875.

Umile servitore ed amico

Sac. GIO. BOSCO.

 

Nella seconda lettera scende a minimi particolari su quanto potrà occorrere a' suoi figli, allorchè si troveranno isolati in quei remoti paesi, volendo sapere tutto per filo e per segno, financo se vi sarà carta di musica. Ci tiene insomma a metterli in grado di far onore alta Congregazione nascente. Mentre poi si occupa di cose della vita ordinaria, ecco sfuggirgli dalla penna una gemma pedagogica, là dove, annunziato l'invio dei regolamenti di alcuni collegi salesiani, dice: “ Ma il vero Regolamento sta nell'attitudine di chi insegna ”,

 

Car.mo Sig. Dott. Ceccarelli,

 

Ricevuta la sua lettera, d'accordo col Sig. Comm. Gazzolo abbiamo subito fatto risposta per Lei e pel Municipio di S. Nicolas. La nostra partenza sarà non più tardi del 15 Novembre prossimo; ma speriamo che sarà prima. Intanto che noi prepariamo i nostri equipaggi, io debbo chiederle molte cose particolari e:

1° In quanto agli arredi sacri, vasi sacri, suppellettili della Chiesa saranno costà provveduti o che dobbiamo provvederli noi e portarceli insieme?

2° Dica lo stesso delle suppellettili di casa, di cucina, di camera di camicie, lenzuola, fazzoletti, tovaglie, asciugamani, etc.

3° In quanto ai libri e. g. messali, antifonarii, cartelle per la benedizione, per le messe da morto, Breviarii, Catechismi, libri di scuola come sono grammatiche, dizionarii e simili.

4° Se giunti a S. Nicolas i nostri andranno in Collegio oppure in casa parocchiale; se dobbiamo pensare alle persone di servizio, oppure vi sia già qualche cosa stabilita a questo riguardo.

5° Se colle scuole del Collegio si intendano anche quelle della città, oppure queste si fanno separate da quelle, se o no ad altri affidate.

6° Se è necessario che ci provediamo un pianoforte oppure già esiste in collegio.. Della carta di musica, metodi per insegnare l'organo, il pianoforte, il canto Gregoriano.

7° Le mando i Regolamenti o piuttosto l'Orario di alcune nostre scuole serali di Varazze e di Torino. Ma il vero Regolamento sta nell'attitudine di chi insegna.

8° Se i nostri preti avranno da prendere parte alla predicazione, al catechismo, alle confessioni dei fedeli, siccome facciamo nelle nostre Chiese.

9° Se sarà necessario che io scriva preventivamente all'Arc. di Buenos Ayres e in quale senso.

10° Siccome io sto stampando un libro di pietà per la gioventù in lingua spagnola, come le ho già scritto, e desiderando di uniformarmi quanto è possibile alle usanze di questa Archidiocesi, avrei bisogno che Ella mi mandasse nel più breve tempo possibile un piccolo catechismo pei fanciulli da cui ricaverò le preghiere quotidiane cioè: Vi adoro, Pater, Ave, Credo, Salve, Angele Dei, Decalogo, atti di fede e simili. Così i nostri religiosi si uniformeranno tosto a quanto si suole già praticare in Diocesi.

In questo tempo bisogna, che Ella si armi di pazienza, mi istruisca e mi aiuti. Io desidero che Ella abbia a fare bella figura, e che niuno possa dire: È una meschinità, Perciocchè essendo impegnato l'onore di una Congregazione nascente, io intendo di niente risparmiare di personale ed anche di spesa, che possa contribuire al buon esito della nostra impresa.

La prego infine di darmi tutti quei consigli, che Ella giudicherà del caso, e di fare da parte mia i miei umili e rispettosi ossequi ai Signori della Commissione fondatrice, i quali si degnarono di scrivermi con tanta bontà.

Dio la colmi di sue benedizioni, preghi per me, che con vera gratitudine ho l'onore di professarmi

Di V. S. Car.ma.

Torino, 12 ag. 1875.

 

Umile servitore

Sac. GIO. BOSCO.

 

Don Bosco, posta che avesse la mano a un'impresa che stimava voluta da Dio, agiva come dice il proverbio: Aiutati, che Dio t'aiuta. O meglio, si regolava conforme alla massima di Sant'Ignazio: Nel corso dell'opera, fa 'come se tutto avesse a dipendere da te; a opera compiuta, danne lode a Dio, come se tu non ci fossi entrato per nulla. Quindi applicavasi alla ricerca de' mezzi, picchiando a tutte le porte. Nell'allestire dunque la spedizione non dimenticò il Cardinale Prefetto di Propaganda, ma gli si raccomandò caldamente tanto per aver copia di favori spirituali quanto per ottenerne sussidi d'ordine materiale.

 

Eminenza Rev.ma,

 

Ricorro umilmente all'E. V. perchè si degni farmi da padre e da protettore nell'affare che qui rispettosamente ho l'onore di esporre. Colla benedizione del Santo Padre, previe le pratiche necessarie coll'Arcivescovo di Buenos Ayres e col municipio di S. Nicolas de los Arroyos, la Congregazione Salesiana conchiuse le trattative, secondo le quali deve aprire un Ospizio in quella Capitale, un Collegio a San Nicolas, specialmente in vantaggio delle Missioni, ed assumersi l'amministrazione delle pubbliche scuole con Chiesa a favore di quei cittadini.

La prima partenza dei Salesiani è fissata per gli ultimi dieci giorni del prossimo Ottobre, in numero di dieci, ed egual numero dovrà partire non molto dopo.

Essendo questa la prima volta che apriamo case nelle missioni estere, io mi rivolgo all'E. V. Rev.ma supplicandola:

1° A voler concedere alla Congregazione Salesiana (definitivamente approvata 3 Aprile 1874) tutti quei favori, grazie spirituali e privilegi, che la Santa Sede suole accordare ai religiosi che vanno nelle missioni estere, sia considerati come individui, sia come case religiose quali appunto sono le Salesiane.

2° Questa Congregazione, benchè si trovi abbastanza provvista del personale necessario, trovandosi tuttavia nel suo principio, è priva affatto di mezzi di fortuna; quindi in grave bisogno, supplica la E. V. a voler fornirci quel sussidio in danaro, in libri specialmente spagnuoli, o ad uso di Chiesa, o scuola, in vasi sacri, paramentali e simili, secondo che la nota sua carità giudica opportuno.

Il municipio di S. Nicolas somministra il locale pel Collegio e Chiesa, e paga il viaggio per cinque missionarii. Le altre spese preparatorie per lo studio delle lingue, pel corredo personale, per tutto ciò che concerne al viaggio, suppellettile e primo impianto sono tutti a carico dei Salesiani.

La benevolenza e la singolare carità che mi usò in altre occasioni mi danno fiducia che eziandio al presente si degnerà d'esserci padre e protettore.

I Salesiani dal canto loro procureranno con vivo zelo di corrispondere ai benefizi ricevuti e ricorderanno con incancellabile gratitudine colui che loro porse mezzi efficaci, con cui poterono recarsi ad esercitare il Vangelico Ministero nella Repubblica Argentina, donde coll'aiuto divino sperano potersi anche estendere in altre parti dell'America.

Tutti poi di buon cuore pregano Dio che la colmi dei suoi celesti favori e le conceda lunghi anni di vita felice pel bene della Chiesa e della civile Società, mentre a nome di tutti le bacio la Sacra porpora e mi professo colla massima venerazione della E. V. Rev.ma

 

Obbl.mo Umil.mo Servitore

Sac. GIO. BOSCO.

 

La lettera è del 31 agosto, secondochè si rileva dalla risposta del 14 settembre. La qual risposta fu che egli si rivolgesse al Cardinale Segretario di Stato, dipendendo la Repubblica Argentina dalla Congregazione degli Affari Ecclesiastici straordinari.

Allo stato dei documenti non ci consta se Don Bosco si sia indirizzato da quella parte. Probabilmente non ne fece nulla. Questa nostra congettura si fonda sulla circostanza che proprio in quei giorni l'affare dei privilegi e delle dimissorie attraversava una fase delicatissima, come vedremo, ed egli non avrà creduto buono il momento per avanzare la domanda.

Le angustie causategli dalle cose di Roma avevano il loro nesso con le difficoltà di Torino: contemporaneamente le une e le altre gli davano travaglio. Eppure con sovrumana serenità d'animo egli procedeva tranquillo verso lo scopo che si era prefisso di cominciare le Missioni d'America. Anzi, non perdeva nemmeno il suo consueto buon umore, come ci rivela questa lettera al suo grande amico e benefattore Don Michelangelo Chiatellino.

 

Caris.mo Sig. D. Chiatellino,

 

Siccome in tempo delle vacanze non avrà tanto da fare e forse le farà bene passeggiare, così a nome di Maria A. le affido l'impresa dei nostri missionari, che sul finire di Ottobre guidati da D. Cagliero andranno nell'altro mondo o meglio nel nuovo mondo.

Ella avrà qui la nota del corredo che loro strettamente occorre ed hanno bisogno che i buoni cattolici offrano la borsa, mentre essi vanno ad offrire la vita fra le tribù selvaggie della Patagonia.

Faccia adunque così: faccia un giro e tanti sono gli oggetti, altrettanti siano i caritatevoli provveditori che li paghino. Se fa questo mi raccomando al Papa che la faccia Monsignore e forse di più.

Vedremo, Caritas omnia vincit.

Noti bene: urge di provvedere ed io non ho ancora nè un filo nè un soldo ad hoc.

Fra gli altri credo che Ella possa utilmente invitare: D. Chiatellino di Villa Stellone, Mons. Appendino, T. Fascio prevosto, suo Fratello vice parroco, Sig. Assom ex - agente dei Sig. Villa, Sig. Garabello farmacista, Sig. Alloatti, Sig. Marcellino ed altri.

In Carignano: Mad. Calosso, T. Langero, Mad. Aghemo vedova, il prevosto, D. Febbraro e suo coadiutore di Borgo, D. Chiatellino Michelangelo, D. Robatto parroco di Santena ed altri che Dio le metterà in testa come persone di carità e di buona volontà.

Se giungesse la Sig. Duchessa, spero che qualche cosa sarà Ella pure per fare. Dio ci benedica. Soffra e faccia tutto per amor del Signore, mentre le sono in G. C.

Torino, 25 - 9 - 75.

 

Aff.mo amico

Sac. GIO. BOSCO.

 

Il corredo personale per dieci individui e tutto l'occorrente per il sacro ministero, per lo studio, per la scuola, importava spese ingenti, a cui certo l'Oratorio non era in grado di far fronte. Bisognava provvedere calze, calzetti, scarpe, camicie, mantelli, mantelline, pastrani, sottane, suppellettili di camera, arredi di chiesa, paramenta, calici, messali, antifonari, pissidi, libri di lingua spagnuola e francese, testi di teologia, opere predicabili, manuali di ascetica. Don Bosco, sempre molto positivo, compilò un elenco particolareggiato di tutti questi oggetti, specificandone il numero relativo e il costo (I); indi ne fece moltiplicare le copie e le mise largamente in giro.

Allora si vide in Torino un'ammirevole gara di carità. L'Istituto delle Figlie dei Militari, l'Istituto del Refugio delle Maddalene, delle Orfane, di S. Anna, di S. Giuseppe, di S. Pietro, quello delle Fedeli Compagne di Gesù, del Buon Pastore, della Cascina, molte famiglie private, lavoravano giorno e notte per apprestare il corredo necessario. Nel medesimo tempo giungevano all'Oratorio pacchi di calze, camice, stole, dalmatiche, piviali, tovaglie, tovagliuoli. In casa i laboratori erano tutti in moto per allestire calzature, indumenti, casse, ferramenta.

Non avremmo detto tutto, se tacessimo di una particolarità. In mezzo a tanto fervore di preparativi, parecchi ancora vi erano, i quali duravano fatica a persuadersi che la spedizione si sarebbe fatta davvero. Essi guardavano le cose dai tetti in giù, e vedevano Don Cagliero, destinato a guidarla, professore di teologia morale e maestro di musica nell'Oratorio e direttore spirituale delle Figlie di Maria Ausiliatrice; degli altri chi vedevano prefetto in un collegio, chi professore, chi addetto a faccende importanti, e tutti ben difficilmente sostituibili. Il coadiutore Belmonte, per esempio, incaricato di badare agli ospiti, che nell'Oratorio si succedevano quotidianamente, mezz'ora prima della partenza esercitava ancora le sue funzioni, talchè se non gli si fosse ricordato di consegnare le chiavi, se le sarebbe messe in tasca e le avrebbe portate in America. Guai se Don Bosco fosse stato di così corte vedute! Formato il suo disegno davanti a Dio, egli era ben lungi dall'immaginarsi che l'avrebbe condotto a termine senza difficoltà; ma, all'affacciarsi di un ostacolo, non che smarrirsi, subito studiava il modo di superarlo, tenendo per sua norma il suggerimento di santa Teresa: Niente ti turbi.

 

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