Capitolo 69

Il popolo cristiano domanda ai Padri del Concilio che San Giuseppe venga proclamato Principale Patrono della Chiesa - Letture Cattoliche: Storia del culto di S. Giuseppe - Don Bosco va ad Alassio: Convenzione col Municipio - Atto di umiltà in una lettera all'Arcivescovo di Urbino - Scrive al Direttore di Mirabello: non potendo ottener l'optime contentiamoci del mediocre: umiliamoci e preghiamo; aspetta quaderni della Storia Ecclesiastica; ha quaranta domande per fondazione di case - Altra sua lettera alla Contessa Callori: la Storia Ecclesiastica presto sarà messa in corso di stampa: si tratta di traslocare il Collegio di Mirabello a Borgo S. Martino: motivi di questo trasloco - Altra a D. Bonetti: gli annunzia essere conchiuso il contratto col Marchese Scarampi per la compra del suo palazzo a Borgo S. Martino: la cronologia nella Storia Ecclesiastica: essendo Don Rua alquanto incomodato, lo manderà a Mirabello: chiede a que' giovani che facciano una comunione per lui, aborriscano i discorsi cattivi - Accademia musicale nell'Oratorio per le spese dell'organo - Invito di Don Bosco ai distributori dei biglietti per l'accademia a fare il versamento delle somme raccolte - Don Bosco e il progetto della Chiesa di San Giovanni Evangelista a Porta Nuova: suo biglietto di ringraziamento ad un generoso oblatore - Offerte dei figli di Don Bosco per denaro di S. Pietro - La festa di S. Giovanni Battista: prime dimostrazioni degli antichi allievi costituiti in Commissione - Don Bosco predice che un chierico ridotto agli estremi non morrà.

Capitolo 69

da Memorie Biografiche

del 05 dicembre 2006

Don Bosco amava molto S. Giuseppe, ed aveva una grande fiducia nel suo patrocinio. Un numero grande di prelati, tutti i superiori generali degli ordini religiosi, i fedeli con 140.000 firme, avevano chiesto ai Padri del Concilio Vaticano che S. Giuseppe, Sposo di Maria SS.ma, venisse dichiarato patrono principale della Chiesa Universale. Il Servo di Dio, secondando questo religioso movimento, aveva incaricato il Padre Gobio a scrivere un opuscolo in lode del S. Patriarca, e il fascicolo usciva nelle Letture Cattoliche nel mese di giugno col titolo: Storia del Culto di S. Giuseppe, Sposo di Maria Vergine, del P. Innocenzo Gobio, C. R. Barnabita.

L'autore ricava dai Vangeli notizie biografiche; poi tratta del culto di questo augusto Patriarca nei primi sette secoli della Chiesa e dal secolo VIII fino al secolo XIX, e del suo incremento meraviglioso fino al 1870. Conclude con un suo ragionamento sulle glorie dello Sposo di Maria SS.

Il Venerabile negli ultimi giorni di maggio andò ad Alassio, accompagnato da D. Rua, ove era aspettato per concludere la convenzione pel collegio - convitto e per le scuole della città. L'idea dell'ospizio era stata mezza da parte, quantunque Don Bosco pensasse di stabilirvi un piccol numero di artigiani, qualche falegname, sarto e calzolaio, in servizio dell'istituto. Il viaggio era penoso, poichè la ferrovia si fermava a Savona e il viaggiatore doveva proseguire in carrozza fino ad Alassio. Don Bosco non badò a tale incomodo, premendogli di contentare il vescovo Mons. Raffaele Biale, che da mesi insisteva per avere i Salesiani in diocesi. Il buon parroco di Alassio lo aspettava a braccia aperte, con lui altri preti, e tra questi il Can. Francesco Ampugnani, che si offerse ad aiutarlo in tutto ciò che avrebbe potuto per quella fondazione. Don Bosco e Don Rua furono ospiti dal Prev. Della Valle.

Il Municipio si radunò, e tra la Giunta e Don Bosco si stipulò felicemente la convenzione, di cui abbiamo copia autenticata.

 

CONVENZIONE TRA LA GIUNTA MUNICIPALE E IL REV.DO DON GIOVANNI BOSCO PER L'APERTURA DI UN COLLEGIO - CONVITTO.

 

L'anno del Signore mille ottocento settanta, addì primo del mese di giugno, in Alassio, e nella sala consolare.

Sono presenti li signori: 1° Brea P. Lazzaro, Sindaco e Presidente; 2° Morteo Conte G. Batta; 3° Biancardi Francesco, coll'intervento del rev.do Don Giovanni Bosco.

Congregata come sopra la Giunta Municipale, il Presidente espone che l'oggetto della presente adunanza tende ad attuare il progetto di convenzione relativo all'apertura d'un Collegio - Convitto in questa città di Alassio, progetto fatto dal Rev.do Sacerdote Giovanni Bosco, già deliberato da questo Consiglio per suo ordinato del due dicembre mille ottocento sessantanove, ed approvato dal Consiglio scolastico della Provincia di Genova per suo Decreto del 30 marzo 1870. Invita quindi la summentovata Giunta ad addivenire ad un tale atto.

E la Giunta Municipale:

Seguendo il fattole invito, e visto l'ordinato di citi sopra col relativo Decreto;

Dopo aver concertato col prelodato Don Bosco in ordine al detto progetto alcune aggiunte e soppressioni favorevoli al Municipio, non chè alcune dilucidazioni, che rendevansi opportune;

Ritenuto il disposto dell'art. 93, n. 4, della legge comunale;

Unanime addiviene collo stesso Don Bosco alla convenzione che segue:

Art. 1°. - Il Sacerdote Giovanni Bosco si obbliga per sè e suoi eredi di aprire un Collegio Convitto in questa città di Alassio, e di somministrare l'istruzione classica ginnasiale, ed elementare tanto ai giovanetti cittadini, quanto ai forestieri che ci volessero prendere parte.

Art. 2°. - Il medesimo sacerdote Bosco provvederà cinque distinti maestri per le classi elementari muniti delle relative patenti, e provvederà pure insegnanti idonei, ed in numero sufficiente, per le cinque classi ginnasiali.

Oltre di che provvederà il corso tecnico coll'insegnamento della lingua francese e italiana, della geografia, e dell'aritmetica, ripartito in modo nelle classi ginnasiali che corrisponda a quello che in tali rami scientifici vien dato nel corso tecnico e classico, senza che il Sacerdote Bosco sia obbligato ad aggiungere altri maestri, oltre a quelli stabiliti per le classi del ginnasio.

Art. 3°. - L'istruzione delle classi elementari e ginnasiali sarà fatta secondo le leggi, e la disciplina stabilita dai programmi del Ministero per la pubblica istruzione.

Art. 4°. - Tutte le spese del suppellettile pel convitto saranno a carico del Sacerdote Bosco. Il Municipio per altro, come proprietario ed in conformità al prescritto dall'art. 1604 del Codice Civile Italiano, si obbliga:

1° A tutte le riparazioni che sono necessarie all'uso ed alla conservazione dell'edificio, e dei locali annessi.

2° A provvedere e mantenere nelle scuole, tanto elementari che ginnasiali, la suppellettile e le altre cose necessarie delle quali ne conserva la proprietà.

Art. 5°. - Il Municipio si obbliga di pagare al Sacerdote Bosco Giovanni pel personale insegnante delle scuole elementari e ginnasiali fino alle due Rettoriche inclusive, che resterà a suo carico, annue lire novemila, oltre la cessione a di lui favore del provento minervale di cui è cenno più sotto.

Art. 6°. - Il Municipio si obbliga inoltre di corrispondere allo stesso Sacerdote Bosco un premio di lire duemila per anni cinque per le spese, si di primo impianto, che successivo mantenimento del Convitto.

Art. 7°. - Il presente contratto avrà la durata d'anni cinque e si intenderà rinnovato, ove da una parte non sia data disdetta cinque anni prima.

Accadendo che per forza maggiore dovesse sciogliersi il contratto, entro il primo quinquennio, il Municipio non sarà più tenuto a pagare alcuna annualità, nè corrisponsione di premio negli anni successivi.

Art. 8°. - Verificandosi il caso che venisse aperto un collegio provinciale in Alassio, il sacerdote Bosco si obbliga di portare il Ginnasio Municipale al numero delle classi ginnasiali, ed anche liceali, prescritte dalle leggi, previa la debita intelligenza col Consiglio Provinciale competente.

Art. 9°. - Il Municipio concede in modo provvisorio al Sacerdote Don Bosco l'uso del locale dell'attuale collegio per le scuole sopra stabilite, e pel convitto il Palazzo Durante col cortile e piccolo giardino annesso.

Qualora poi questo edifizio venisse definitivamente fissato pel Convitto e Scuole, il Municipio concederebbe altresì il giardino attualmente condotto da Giovanni Schivo, attiguo al detto edifizio.

Art. 10°. - Per le classi ginnasiali resta stabilito, d'accordo delle parti, una minervale secondo le leggi sull'insegnamento da imporsi agli alunni, designata dal Sacerdote Bosco; cioè per le due Rettoriche il maximum non potrà eccedere le lire trenta, e per le grammatiche le lire ventiquattro.

Gli alunni Alassini poi godranno di una riduzione, cioè il maximum per le due Rettoriche si fissa in lire venti, e per le grammatiche in lire sedici. Gli alunni poveri, tali riconosciuti dalla Giunta Municipale, ne sono esenti.

Il Municipio ne curerà l'esazione, mediante apposito ruolo per mezzo dell'Esattore.

I Convittori del Collegio, e indistintamente tutti gli Allievi delle classi elementari, andranno esenti dal Minervale.

Art. 11°. - Si dichiara lecito a tutti gli alunni esterni di frequentare i singoli rami d'insegnamento che si darà ai Convittori, con che si uniformino alla disciplina ed agli orari in ciascuna classe.

Art. 12°. - Pei provvedimenti che riguardano alla moralità ed alla istruzione religiosa, il Municipio si rimette alla prudenza del Sacerdote Bosco, e del sig. Parroco del distretto in cui trovasi il Collegio.

Art. 13°. - La Direzione e l'Amministrazione del Collegio Convitto e delle scuole è totalmente affidata al Sacerdote Bosco, ma colla dipendenza del Delegato Mandamentale, secondo il prescritto dalle vigenti leggi per la pubblica istruzione.

Egli però accetterà colla massima gratitudine qualunque avviso o consiglio che il Sindaco, e i signori del Municipio giudicassero necessarii pel vantaggio scientifico, morale, e sanitario della località delle scuole, e degli Allievi che ivi intervengono, di quali cose però si tratterrà col Sacerdote Bosco, o con chi lo rappresenta nel Collegio Convitto di Alassio.

Art. 14°. - Le scuole saranno aperte al principio dell'anno scolastico 1870 in 1871.

Del che si è redatto il presente verbale, al quale, precedente lettura e conferma, si sottoscrivono.

Sac. GIOVANNI BOSCO.

B. L. BREA Presidente.

G. B. MORTEO Ass. Anz.

G. B. ARMATO, Segretario.

V. - Si approva.

 

Genova 20 giugno 1870,

Il Prefetto Presidente del Consiglio P. S.

E. MAYR.

 

Registrato in Alassio, il primo luglio 1870, al Reg. 7 foglio 67 N. 458, col diritto pagato di lire centocinquant'una, e centesimi ottanta, come da ricevuta sottoscritta.

 

 

MORANDO Ricevitore.

Per copia conforme, ad uso d'ufficio

 

Alassio, li 6 luglio 1870,

Il Segretario Comunale

B. G. ARMATO.

 

Conchiuso il contratto, Don Bosco partiva, fermandosi ad Albenga, per visitare il Vescovo che lo accolse con grande festa e ringraziamenti.

Ritornato a Torino, dava novella prova della sua umiltà rispondendo ad alcuni apprezzamenti ed osservazioni che l'insegnante di Storia Ecclesiastica nel Seminario di Urbino avevagli, a mezzo del suo Arcivescovo, fatto pervenire riguardo alla sua Storia Ecclesiastica.

 

 

3 giugno 1870,

 

Eccellenza Reverendissima,

 

Non so se abbia risposto ad una lettera con grande cortesia scrittami alcuni mesi addietro. Siccome essa fu trovata senza segno di risposta, così io compio, o rinnovo, un mio dovere.

Ho pertanto ricevuta una lettera di V. E. Rev.ma che racchiudeva alcune osservazioni sulla piccola Storia Ecclesiastica testè pubblicata.

Tali osservazioni mi fecero grande piacere, e ne terrò conto nella prossima edizione.

Anzi se mai, o quel medesimo professore, o qualche altra persona incontrasse qualche cosa in questo od in altro mio scritto che gli sembrasse dovesse correggersi, o potersi semplicemente migliorare, l'avrò come un favore e sarà un servizio grande che presta alla verità della storia, facendomelo pervenire.

Non so se V. E. non abbia occasione di passare qualche volta in questa città, ma ove ciò accadesse, mi farebbe un grande onore facendoci una visita e considerando come sua questa povera casa.

Pregandola di ringraziare da parte mia il mentovato sig. Professore, chiedo, umilmente la sua santa benedizione e con gratitudine mi professo

Della E. V. Rev.ma

Obb l.mo Servitore

Sac. Giov. Bosco.

 

Altra lettera, preziosissima, scriveva al Direttore di Mirabello approvando il suo zelo illuminato e discreto nell'educare gli allievi, e chiedendo il diploma di Don Cerruti, che in cuor suo aveva già destinato alla direzione di Alassio.

 

 

Carissimo Don Bonetti,

 

Sono pienamente d'accordo con te. L'optime è quanto cerchiamo, ma pur troppo dobbiamo contentarci del mediocre in mezzo a molto male. I tempi sono tali. Ciò nulladimeno i risultati finora ottenuti devono soddisfarci. Umiliamoci davanti a Dio, riconosciamo tutto da lui, preghiamo, e specialmente nella Santa Messa, all'elevazione dell'ostia, raccomanda te, le tue fatiche, i tuoi figli. Non mancheremo poi a suo tempo di prendere quelle norme che potranno contribuire ad aumentare il numero delle vocazioni: ma intanto lavoro, fede, preghiera.

Madama Rua di qualche cosa ti parlerà riguardo alla direttrice della biancheria. Presto ci rivedremo.

Mandami dei quaderni sulla Storia Ecclesiastica.

Don Cerruti mi mandi, quando possa, il suo diploma, e digli da parte mia che stia allegro molto, ma che si faccia buono. Saluta Giulio con tutti gli altri amici.

Dio vi benedica tutti, prega per me che ti sono

 

Torino, 6 giugno 1870.

Aff.mo in C. G.

Sac. Giov. Bosco.

 

S. P. Al giorno d'oggi abbiamo quaranta richieste per aprire case di Collegi, Seminari ecc. con buone proposte. Che messe copiosa!

 

Il piccolo Seminario di Mirabello stava per essere trasferito a Borgo S. Martino. Don Bosco, delicatamente, ne informava la Contessa Callori.

 

 

Benemerita signora Contessa,

 

Io mi trovo debitore di più lettere. Ho ricevuto il danaro di fr. mille, che nella sua carità inviava per la Storia Ecclesiastica, che non altro manca che il canone dell'infallibilità per mettersi in corso di stampa.

Ho pure ricevuto il danaro inviatomi pei biglietti della piccola lotteria, coi biglietti che le furono spediti oltre i richiesti.

Dio pagherà tutto e di tutto. Amen.

Una notizia strana è quella che sono per darle; si tratta di trasferire il Seminario di Mirabello al Borgo S. Martino nel palazzo del Marchese Scarampi.

Le ragioni sarebbero: locale adatto per ricreazione, giardino di cucina, vicinanza alla ferrovia, locale grande e spazioso da comprarsi.

In Mirabello freddezza ghiacciale nel paese; edificio quasi senza sito di ricreazione, perciò non molto salubre; lontananza dalla ferrovia.

Per completare il locale attuale da poter continuare, compresa una cappella, dovevamo eccedere la spesa di centoventimila franchi. Nel nuovo acquisto vi sarebbe la spesa di 114.000 fr. ma con quindici giornate di terreno, dove si può fare taglio di piante per franchi non meno di 20.000. Siccome Mirabello cominciò sotto ai suoi auspicii, così non voglio conchiudere nulla senza il suo parere.

Noti bene che con questa lettera non intendo invitarla a darmi danaro. La ringrazio di quello che ha fatto e per ora vedrò di non disturbarla, attesi i molti modi e le molte volte che ho in passato e testè goduto della sua carità.

Che il Signore la benedica, Signora Contessa, e con Lei benedica tutta la sua famiglia e a tutti conceda sanità veramente stabile, a tutti lunghi anni di vita felice e il prezioso dono della perseveranza nel bene.

Raccomando anche l'anima mia alla carità delle sue preghiere e mi professo,

Di V. S. B.,

 

Torino, 16 giugno 1870,

Obbl.mo Servitore

Sac. Giov. Bosco.

 

Ne dava pure il desiderato annunzio a D. Bonetti.

 

 

Carissimo D. Bonetti,

 

Il contratto è definitivamente conchiuso a 114, 000 lire... Giardino, bosco, l'orto a fianco dell'edifizio e la mobiglia non di lusso sono per noi. L'istrumento deve farsi al più tardi ai primi del prossimo agosto. In rogito non meno di 25 mila franchi. Ora bisogna che ci adoperiamo per aver danaro. Parla un po' con Vincenzo Provera per sentire da lui se mai avessero qualche somma disponibile. Se tu potessi mettere insieme diecimila franchi, pel resto ci penso io stesso.

Mi sono dimenticato di parlarti della Storia Ecclesiastica. Vanno bene le cose notate nel quaderno inviatomi, ma riguardo alla cronologia bisogna sapere se è tenuta da qualche autore di gran credito: altrimenti è meglio tenerci a quella del Baronio, che è comunemente seguita dagli italiani. Parlane a Don Cerruti e mi dirai poi qualche cosa. Abbiamo Don Rua un po' incomodato. Forse lunedì te lo mando, perchè me lo faccia star bene.

Di' così ai tuoi figli: Don Bosco vi ama di tutto cuore nel Signore. Nel giorno di S. Giovanni vi raccomanderà in modo particolare nella santa Messa. Non potendo quel giorno venire tra voi vi promette un festino la prima volta che andrà a farvi una visita. Da loro dimando un'opera di carità: che facciano la loro comunione secondo la mia intenzione, affinchè mi possa salvare l'anima. L'altra grazia che domando per amor del Signore, si è un impegno speciale nel fuggire, evitare impedire i cattivi discorsi.

Dio vi benedica tutti e vi conservi per la via del cielo. Amen.

 

Torino, 16 giugno 1870.

Aff.mo in G. G.

Sac. Giov. Bosco.

 

Mentre Don Bosco impegnavasi in spese tanto straordinarie avvicinavasi il tempo di pagare i fabbricanti del magnifico organo nella Chiesa di Maria Ausiliatrice, i fratelli Lingiardi di Pavia. A questo fine il Servo di Dio aveva ideata una grandiosa accademia musicale con orchestra completa. Una Commissione di nobili giovani, aiutata da alcuni dei principali commercianti della città, fu incaricata della vendita dei biglietti d'ingresso al cortile dell'Oratorio. Il prezzo di ogni biglietto era fissato a lire 2. E si era stampato il seguente invito:

 

 

Torino, giugno 1870.

 

Ill.mo Signore,

 

I Filarmonici dell'Oratorio di San Francesco di Sales con una scelta di maestri e di dilettanti di questa città, nel desiderio di concorrere alle spese dell'organo in via di collocamento nella chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice, hanno divisato di dare un trattenimento di beneficenza il 17 corrente mese dalle 7 alle 9 di sera, in cui saranno eseguiti:

1° Omaggio agli spettatori con alcuni Concerti, a cori e parti obbligate.

2° La Notte e il giorno del M. ° Giovanni De - Vecchi, scena fantastica, in cui con nuovo genere di strumenti è rappresentato il sonno, cui fan contrappunto il gufo, l'usignuolo. Seguono parecchi intrecci, tra i quali la partenza e l'arrivo del vapore, che nelle prove fatte riportò ben meritati applausi.

3° La Battaglia di Lepanto - ipotiposi musicale - sopra l'inno di Maria Ausiliatrice, posto in musica a grande orchestra dal Sac. Cagliero. Fu già eseguita nel 24 maggio, testè decorso, con generale soddisfazione e con vive richieste perchè venga ripetuta.

Sono persuaso che V. S. vorrà gradire la rispettosa proposta e porgermi benefica mano a spacciare quel numero di biglietti che le tornerà possibile senza troppo di Lei incomodo.

Un Comitato di nobili e benemeriti signorini si assume lo spaccio de' biglietti e la direzione della serata.

Dio le conceda ogni bene; e mi creda con gratitudine,

Di V. S. Ill.ma,

Obbl.mo Servitore

Sac. GIOVANNI Bosco.

 

Nel giorno fissato splendida riuscì l'accademia e numeroso fu il concorso dei cittadini. Era stato invitato ad assistervi il Sindaco di Torino, il Conte Masino di Valperga.

Alcuni giorni dopo, essendo stati molti i venditori dei biglietti, per dar sesto ai conti col prodotto dell'accademia, Doti Bosco indirizzava loro una cortese letterina:

 

Benemerito Signore,

 

Nella serata musicale del 17 passato giugno si affidò lo spaccio dei biglietti a parecchie persone senza tenere nota esatta del danaro incassato e dei biglietti ritornati. Ora, premendo di raccogliere il frutto di quel trattenimento, prego V. S. Benemerita che nel modo più agevole voglia farlo pervenire allo scrivente, purchè non l'abbia ancora per altra via trasmesso.

In ogni caso la prego di gradire gli atti della profonda mia gratitudine, con cui le auguro ogni celeste benedizione e mi professo

Di V. S. B.

Obbl.mo Servitore

Sac. GIOVANNI Bosco.

 

P. S. - Biglietti spediti N……a fr. 2 caduno.

 

Per quanto poteva Don Bosco non lasciava mai un affare incompleto. Non trascurava le piccole somme, perchè unite insieme poteano metterlo in grado di soddisfare giornalmente a qualche impegno. Abbiamo visto quante imprese aveva per mano, di quanto denaro abbisognava, eppure il suo zelo gli suggeriva quei giorni di cominciare le pratiche per la costruzione della gran Chiesa che occupasse l'area della primitiva cappella di S. Luigi a Porta Nuova, della sagrestia e della piccola casa del portinaio di quell'Oratorio.

Quella regione, a mezzodì di Torino, si erasi coperta di molti fabbricati e per la lunghezza di circa tre chilomettri più migliaia di fedeli mancavano di una chiesa pel compimento dei doveri religiosi. Don Bosco aveva pensato a provvedere con tal mezzo ai loro bisogni spirituali, ma non era questo l'unico suo scopo. Intendeva soprattutto di porre un argine alla propaganda protestante che in quelle parti, come già sappiamo, adoperava ogni artifizio per sedurre i cattolici, attirando gli adulti al tempio Valdese ed i fanciulli alle scuole ereticali. E la nuova Chiesa Don Bosco aveva deciso di erigerla in onore di S. Giovanni Evangelista, per cui aveva una speciale divozione, esaltandolo nelle conferenze e nelle prediche, specialmente per la purezza dell'animo che l'aveva reso discepolo prediletto di Gesù: Quem diligebat Jesus. Quante volte egli non descrisse la sua visione, di coloro che seguitano l'Agnello, cioè i Vergini!

Era anche suo scopo, come abbiam detto, di innalzare un monumento perenne all'angelico Pio IX, il cui nome di battesimo era appunto Giovanni.

Egli adunque in quest'anno aveva, sempre pi√π, fissa in mente questa nuova impresa. Abbiamo la seguente letterina, di cui ignoriamo il destinatario.

 

 

Carissimo Sig. Barone,

 

Ho ricevuto fr, 300 che nella sua carità invia per l'erezione della Chiesa vicino al tempio dei protestanti.

La ringrazio di tutto cuore e spero che Dio le concederà il centuplo promesso nel Santo Vangelo, centuplo con benedizioni spirituali e temporali, con sanità stabile per Lei e per tutta la sua famiglia.

Dio benedica Lei e le sue opere e mi creda con profonda gratitudine.

Di V. S. Carissima,

 

Torino, 23 giugno 187o,

Obbl.mo Servitore

Sac. Giov. Bosco.

 

Contemporaneamente pensava sempre al Papa ed al Concilio Vaticano, ne parlava con affetto agli alunni e prendeva e faceva prendere parte ai suoi preti ad una sottoscrizione che pubblicava l'Unità Cattolica col titolo: Al Papa spogliato gli spogliati sacerdoti d'Italia. Nel numero 21 di giugno si legge:

In omaggio al supremo Pastore della Chiesa, il Sacerdote Giovanni Bosco co' suoi preti dell'Oratorio di San Francesco di Sales in Torino, limosina di due messe ciascuno, lire 24. - Sacerdote Giovanni Bonetti co' suoi preti del piccolo Seminario Vescovile di San Carlo in

Mirabello, limosina di due messe ciascuno, lire 8. - Sacerdote Giovanni Lemoyne co' suoi preti del collegio di San Filippo Neri in Lanzo Torinese, limosina di due messe ciascuno, lire 8. - Sacerdote Giovanni Francesia co' suoi preti del collegio della Madonna del Popolo in Cherasco, limosina di due messe ciascuno, lire 8.

E nel numero del 2 giugno era già stato registrato nelle liste del danaro di S. Pietro:

Torino. Alcuni poveri giovani dell'Oratorio di S. Francesco di Sales offrono lire 6.

Col succedersi di tante opere buone tornò anche la festa di S. Giovanni Battista. Per più anni la sera del 23 giugno fu nell'Oratorio il trionfo della riconoscenza, che sentissi il bisogno di rinnovare al 24, pure di sera, per soddisfare al desiderio di molti benefattori. Così si continuò, finchè visse Don Bosco.

Ben a ragione scriveva Don Griva nel 1898.

“ Chi più di Don Bosco fu da' suoi figli non solo amato, ma lodato? Chi di noi non ricorda questa festa di S. Giovanni, del suo onomastico? Per tutto il tempo che visse, i suoi figli in questa occasione a gara cantavano in mille lingue e in mille modi le glorie del padre loro. E ogni anno non che scemare la stima e l'affetto, ogni anno era apportatore di nuove gioie, di nuove glorie, di nuove manifestazioni da parte dei suoi figli nei primi anni, - poi da parte dei suoi amici di Torino, - poi da parte delle persone più stimate della città, che in qualche modo con lui collaboravano; - poi dal popolo e dal ceto nobile che in questo giorno si riversava ogni anno nei locali dell'Oratorio ad applaudire coi figli di Don Bosco al grande uomo e alle sue grandi opere. ”

Nel 1870 una cara novità rendeva più importante la festa, cioè aveva principio l'annua dimostrazione degli antichi allievi. Alcuni operai, fra i primi educati da Don Bosco, si proposero di festeggiare con alcuni doni e colla loro presenza l'onomastico del Sacerdote che con paterna amorosissima cura li aveva raccolti nella loro giovinezza e guidati pel sentiero della virtù. Come era da presagire il nobile progetto trionfò. Non si tosto se ne sparse la voce, esso venne accolto da ogni parte coi segni della più viva compiacenza e moltissimi, anche sacerdoti, già allievi del Servo di Dio, chiesero negli anni seguenti d'unirsi al piccolo drappello e divennero società numerosa, con a capo una Commissione direttiva.

Lo spirito, dal quale fu sempre animata, così venne descritto dal Prof. Maranzana, nell'omaggio del 1893.

“ È legge naturale, comune a tutte le famiglie numerose, che i figli più provetti cedano man mano il posto ai loro minori fratelli e vadano a procacciarsi altrove il loro sostentamento. Ma chi è costretto a condurre così la vita lontano dal tetto paterno, per quanto gli arrida la fortuna, per quanto egli sia stimato e ben voluto, pur sente ognora che qualche cosa gli manca e che la sua esistenza è già stata più felice. Il suo pensiero ritorna spesso tra le pareti di quella casa benedetta ove primieramente ebbe coscienza del suo essere, ove provò la prima volta la gioia di essere amato, ove ricevette le prime nozioni di consolanti verità. Il dovere lo tiene lungi da' suoi ma col cuore tende sempre alla mèta desiata, e non appena i suoi lavori glielo permettono, tostochè gli si presenta l'occasione propizia, ecco che rompe gl'indugi e vola tra le braccia de' suoi cari. Tale a un dipresso, è la condizione degli antichi allievi dell'Oratorio, dispersi nel mondo, ma sempre uniti in un solo affetto; fissano l'avido sguardo su questo asilo di amore e di pace, ricordano i loro antichi compagni, gli amati superiori, portano indelebilmente impressa nel cuore la cara immagine di quell'angelo in umane sembianze, che fu il nostro buon padre Don Bosco ... ”.

Don Bosco, dice il Can. Berrone, agli antichi suoi allievi che recavansi ad offrirgli annualmente l'omaggio della loro riconoscenza ed i loro auguri, dimostrava una paterna cordialità invitandoli a intervenire sempre in maggior numero, non ostante la spesa non indifferente che doveva incontrarenel pranzo che dava a tutti. Ma in quell'occasione non mancava mai di esortarli ad essere perseveranti nel mantenere in mezzo alla società lo spirito dell'Oratorio; e molti di loro in questa circostanza ricorrevano a lui per consiglio.

La festa di S. Giovanni recava adunque grandi vantaggi agli antichi e ai nuovi allievi, ed è per questo che Don Bosco permetteva che sfoggiassero quella maggior pompa che loro piacesse. Narra Don Giacomelli: “ Avendogli io osservato che nel suo giorno onomastico gli si facevano dai giovani feste troppo grandiose, egli mi rispondeva: - Anzi queste feste dei giovani mi piacciono perchè fanno loro molto bene, eccitando in essi il rispetto e l'amore verso i superiori ”.

Un fatto degno di nota avveniva dopo questa festa.

Il ch. Luigi Pesce era caduto gravemente ammalato a Cherasco. Travagliato da febbre che lo traeva a quasi continui vaneggiamenti, erangli già stati fatti 24 salassi e l'applicazione di 32 sanguisughe. I medici avevano annunziata vicina la sua morte. Fu viaticato a mezzanotte, perchè la cosa urgeva; e mancando D. Francesia si chiamò in fretta il cappellano dell'Ospedale. Si telegrafò a Don Bosco: - Consulto medici, D. Pesce spedito. Il Venerabile rispose subito: Non temete. Non è ancora la sua ora. Infatti guariva perfettamente. Egli morì nel 1910.

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