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Capitolo 68

La Madonna protegge la tipografia: gravissimo disastro scongiurato - Letture Cattoliche: NOVE GIORNI CONSACRATI A MARIA AUSILIATRICE - Breve del Santo Padre che eleva ad Arciconfraternita la Pia Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice - Lettera di Don Bosco al Direttore del collegio di Lanzo: domanda preghiere pel buon esito dell'affare di S. Giovanni della Pigna: è sulle mosse per andare a Mornese: dà alcuni consigli - Altra lettera alla Contessa Callori: loda Mornese: ringrazia; raccomanda un suo parente: se andrà a Mirabello, la farà avvisata: dà notizia del buon esito dell'affare di S. Giovanni della Pigna: l'invita alla festa di Maria Ausiliatrice e promette preghiere - Preparativi nell'Oratorio per la gran festa - Tre nuove campane - Don Cagliero invita i musici della città per le prove dell'inno Saepe dum Christi - Piccola lotteria di un quadro che rappresentava l'Episcopato italiano vivente: Don Bosco invita le damigelle che lo hanno aiutato nello spaccio dei biglietti ad una messa che egli dirà secondo la loro intenzione - L'Unità Cattolica descrive il 24 maggio in Valdocco - Don Bosco benedice un allievo e lo libera dalle febbri - Radunanza dei varii direttori della festa per poter rimediare un altr'anno agli inconvenienti che fossero occorsi.


Capitolo 68

da Memorie Biografiche

del 07 dicembre 2006

 Maria Santissima, invocata sempre, e con tanto affetto da Don Bosco, era la sentinella che scongiurava dall'Oratorio le disgrazie. Essa liberò da molte catastrofi i suoi figli, e tutti, in molte circostanze, dissero un prodigio l'opera sua.

Eccone un solo. Pi√π volte la caldaia del motore a vapore della tipografia avrebbe dovuto scoppiare e mandare all'aria tutto il fabbricato coi giovani che dormivano nei cameroni sovrastanti.

La macchina era garantita per la pressione di sole quattro atmosfere, e il manometro certe mattine ne segnava otto. Il macchinista andava tremando ad aprir le valvole, perchè temeva imminente lo scoppio; e si meravigliava che questo non fosse ancora accaduto.

E i tipografi, lodando Maria, continuavano senza disturbo i loro lavori per la diffusione dei buoni libri. In febbraio era uscito l'opuscolo delle Letture Cattoliche: La parola della Croce, ossia nozioni storiche, dogmatiche e morali, intorno alla croce di N. S. Gesù Cristo, pel P. Carlo Filippo da Poirino, Sacerdote cappuccino. Sul frontispizio si leggeva Verbum Crucis) I. Corint. I). Il buon frate argomenta anche contro i protestanti che bestemmiano contro la Croce, le sue reliquie, il suo culto, la sua erezione nelle piazze, nelle strade, e sul culmine delle chiese; e che la facevano a pezzi ovunque si estendevano le loro sétte; descrive i miracoli operati dalla Santa Croce e le sue meravigliose apparizioni in cielo al cospetto delle moltitudini.

Pel mese di marzo e di aprile gli associati alle dette Letture avevano ricevuto: Emilio Defaix, ossia il modello degli artigiani; storia vera, seguita dai consigli di un amico sincero, diretti ai giovani artigiani, dell'Abate Richaudeau; versione del Sac. Pietro Bazzetti. Il giovane Emilio crebbe innocente, perseverò nel bene, schivò i pericoli dell'anima per le cure di una madre veramente cristiana e di un fratello impareggiabile. Morì, come un santo, nell'età di 23 anni dopo diciotto mesi di malattia. Rassegnato negli atroci dolori, lieto di fare la volontà di Dio, aspirando continuamente al paradiso, confortato da qualche visione che ben può dirsi celeste, edificò grandemente quanti lo conoscevano.

I consigli poi, che l'autore dava ai giovani artigiani, sono di un'ammirabile prudenza ed efficacia a fine di premunirli dalle insidie del mondo, di togliere dal loro animo lo sgomento che produce il rispetto umano, di rassodarli nell'attaccamento e nella fede alla Chiesa Cattolica, e di animarli alla necessaria frequenza di Sacramenti.

La penna di Don Bosco aveva preparato il fascicolo pel mese di maggio: NOVE GIORNI CONSACRATI A MARIA AUSILIATRICE pel Sac. Giovanni Bosco.

Il Venerabile diceva al Lettore:

 

Oltre le operette pubblicate intorno al culto e alle maraviglie di Maria invocata col titolo di Aiuto dei Cristiani, era da molti richiesta una novena, la quale mentre spiegasse lo scopo di questa divozione potesse servire di guida a celebrare divotamente la solennità instituita ad onore di questa augusta Regina del Cielo. Per appagare questi pii desiderii ho procurato qui di esporre nove considerazioni per una novena, la quale, mentre può servire di preparazione alla festa di Maria Aiuto dei cristiani, può egualmente giovare a chi nel corso dell'anno bramasse consacrar nove giorni a questa comune Benefattrice del genere umano.

Siccome l'associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice ha per iscopo di procurare a' suoi soci la speciale protezione di Maria in punto di morte, mercè la divozione verso a Gesù sacramentato e verso alla sua Madre immacolata, così ebbesi cura di trattar gli argomenti e raccogliere quei pii pensieri che a ciò sembrarono più opportuni.

In quanto poi agli esempi aggiunti a ciascuna considerazione ho giudicato di tacere i nomi delle persone cui si riferiscono, per loro evitare interrogazioni da parte di qualche indiscreto lettore. Ma si citano le fonti da cui sono ricavati, e se ne conserva autentica relazione mascritta per chiunque desiderasse vie meglio appagare la sua divozione.

In fine poi vi è un'appendice intorno agli statuti della pia associazione dei divoti di Maria, che il sommo Pontefice degnavasi di erigere in Arciconfraternita con Breve del 5 aprile 1870.

Maria Ausiliatrice, che in questi tempi si manifesta in tanti modi larga benefattrice della povera umanità, aiuti me e aiuti anche te, o cristiano lettore, affinchè possiamo vivere e morire nella grazia del Signore, ed essere tutti un giorno degni di cantar le sue lodi eternamente in cielo. Così sia.

 

E questo era il Breve del Sommo Pontefice:

 

PIO PP. IX .

A PERPETUA MEMORIA DEL FATTO.

 

Seguitando la consuetudine dei Romani Pontefici Nostri Predecessori, Noi siamo soliti, secondo il bisogno e l'opportunità, arricchire di particolari favori e privilegi le Società dei fedeli, dirette all'esercizio di opere di cristiana pietà e carità. Pertanto, avendoci il diletto figlio Giovanni Bosco, prete Torinese, esposte umili e calde preghiere di voler benignamente, massime per commodo dei Soci, che dimorano in luoghi lontani dalla Città di Torino, arricchire del titolo di Arciconfraternita e di altri privilegi la Pia Società “ dei Divoti di Maria Ausiliatrice ”, la quale, già prima canonicamente eretta in Torino nella Chiesa dedicata alla medesima B. M. V. Ausiliatrice, tanto crebbe in poco tempo per la divozione e moltitudine dei Soci che penetrò eziandio in lontane regioni, Noi volemmo di buon grado assecondare i voti del suddetto diletto figlio.

Per la qual cosa, assolvendo e considerando assolti tutti e singoli quelli cui riguardano queste Lettere, unicamente per tale effetto, da qualunque sentenza di scomunica, di interdetto e da ogni altra censura e pena ecclesiastica, in qualunque modo e per qualsiasi causa inflitta, se mai in alcuna di esse fossero incorsi, con queste nostre lettere erigiamo ed instituiamo in perpetuo per la Nostra Apostolica Autorità la predetta Società dei Divoti di Maria Ausiliatrice, eretta canonicamente, come si afferma, sotto questo medesimo titolo in Torino, nella Chiesa consacrata in onore di Maria Vergine Immacolata, coi favori, preminenze, prerogative, diritti, e privilegi soliti. Inoltre per la

medesima Nostra Autorità e colle presenti Lettere concediamo ai Rettori e Confratelli dell'Arciconfraternita così eretta, presenti e futuri che, osservata la Costituzione di Clemente VIII, Nostro Predecessore, di veneranda memoria, già pubblicata per l'addietro, possano liberamente e lecitamente aggregarsi altre Società del medesimo titolo ed istituto, che sono canonicamente istituite nella sola diocesi di Torino, ed a quelle comunicare tutte le Indulgenze, remissioni di peccati, e condoni di penitenze concesse da questa Santa Apostolica Sede alla Società da Noi ora eretta ad Arciconfraternita, e tutte le altre comunicabili. E decretiamo che queste Nostre Lettere siano stabili, valide ed efficaci ora e sempre, ed abbiano pieno e totale effetto; e che giovino ampiamente a quelli cui riguardano o riguarderanno quando che sia; che nelle cose sopraddette debbano giudicare e definire così tutti i giudici Ordinari e delegati, ed eziandio gli Uditori di Cause del Palazzo Apostolico; e che sia vano ed inutile il giudizio se mai avvenga che alcuno di qualunque autorità, scientemente o per ignoranza, giudichi diversamente in queste cose.

Non ostanti le Costituzioni ed Ordinazioni Apostoliche, e le regole e consuetudini di detta Società, anche per giuramento, approvazione apostolica od altro qualunque modo confermate, e qualunque determinazione in contrario.

 

Dato in Roma, presso S. Pietro, sotto l'Anello del Pescatore, addì 5 aprile 1870, del Nostro Pontificato l'Anno ventesimo quarto.

Pel Card. PARACCIANI CLARELLI

F. Profili., sostituto.

 

Le trattative per aprire la desiderata casa in Roma dovevano discutersi definitivamente in questi giorni e il Venerabile, cui stava tanto a cuore questa cosa, scriveva a Lanzo, quanto scrisse forse anche alle altre case:

 

 

Carissimo D. Lemoyne,

 

Venerdì prossimo si tratta a Roma l'affare della nostra Chiesa di S. Giovanni della Pigna. In quel giorno raccomanda il digiuno della Società per quelli che possono farlo senza incomodo. I preti mettano un'intenzione particolare nella Santa Messa, gli altri facciano la Comunione. Dimandiamo che Dio disponga, siccome egli prevede che sarà della sua maggior gloria.

Credo che D. Pestarino aspetti D. Bodratto per Domenica. Passando per Torino, si ricordi che ho qualche cosa da dargli. Io ci andrò lunedì.

Vo studiando il modo di una gita di tutto il Collegio di Lanzo alla Festa di Maria Ausiliatrice. Ci parleremo e vedremo quanto è fattibile.

Porta tutte le tue sollecitudini sopra gli aspiranti alla società, e sopra quelli che sembrano in grado di subire gli esami elementari o ginnasiali.

Se Scaravelli è in libertà, mandalo un paio di giorni a Torino per fare gli indirizzi agli aggregati dei divoti di Maria Ausiliatrice.

Dio benedica te e tutti i tuoi. Un caro saluto ed un evviva a tutti. Amen.

Aff.mo in G. G.

Sac. Giovanni Bosco.

 

S. P. - La vita di Mazzarello è alla Tipografia.

 

Don Bosco era dunque aspettato a Mornese.

Don Giuseppe Pestarino, nipote di Don Domenico Pestarino, era stato ordinato sacerdote il sabato santo, che cadeva nel giorno 16 aprile. Ma desiderando lo zio che egli celebrasse la sua prima messa in Mornese l'8 maggio, terza domenica dopo Pasqua, festa del patrocinio di S. Giuseppe, il nipote si fermò in Acqui presso il Can. Olivieri, allora arciprete della Cattedrale, e non ritornò a Mornese che il sabato precedente la terza Domenica dopo Pasqua, e celebrò la prima messa solennemente nella cappella del collegio. In questa occasione il notaio Antonio Traverso fece stampare e lesse una

sua bella poesia. Le feste durarono tre giorni. Don Bosco arrivò nel mattino del secondo giorno, 9 maggio, accompagnato da D. Giacomo Costamagna. Questi ci narrò che al pranzo sedevano una ventina di parroci e di sacerdoti. Al comparire sulla tavola più specie di frutta matura e magnifica all'aspetto, alcuno dei commensali domandò scherzando se in paradiso vi fossero cibi così gustosi. E Don Bosco entrò a parlare del paradiso, disse che i sensi di un corpo glorificato avrebbero avuto un premio ineffabile, addattato alla loro nuova condizione; al solennissimo convito apprestato dal Signore ai suoi eletti, li avrebbe egli stesso serviti di celesti vivande. E citando le Sacre Scritture espose verità così profonde e ad un tempo così attraenti, che que' sacerdoti, dimenticando i cibi posti loro innanzi, stavano ad ascoltarlo, estatici, commossi, a mani giunte, come se udissero a parlare l'angelo del Signore.

Della sua andata a Mornese e dell'esito delle trattative per la Casa di Roma abbiam cenno in altra lettera, dalla quale traspira tutta la riconoscenza e la stima che egli nutriva per la nobile Contessa Callori, alla quale è diretta, e la confidenza quasi filiale che Don Bosco aveva con lei:

 

 

Benemerita sig. Contessa,

 

La sua lettera mi venne a raggiungere in Mornese, che è il paradiso terrestre della provincia Acquese. Ella abbonda in bontà e carità ed io la ringrazio. Il mio viaggio fu ottimo. Cessazione dalle ordinarie occupazioni, un po' più di riposo, buoni pranzi, mi hanno fatto benissimo, al corpo s'intende.

La ringrazio di tutta la carità che mi ha fatto e che mi fa: mi adoprerò che l'opera sua frutti il centuplo coram Deo et coram hominibus. Ai primi di giugno comincierò la Storia Ecclesiastica, o meglio se ne comincierà la stampa, essendo compiuto il lavoro.

Le mando unito un biglietto pel benevolo Cav. Giacosa. È la prima volta che raccomando un parente; glielo aveva promesso come premio e lo fo perchè lo ha guadagnato. Semplice raccomandazione e non altro.

Abbia la bontà di salutare e ringraziare questo pio e caritatevole Signore da parte mia.

Di questa settimana passerò dalla nota persona, e chi sa che in onore di Maria Ausiliatrice non si risolva a qualche generosa azione. In queste cose la Contessa Callori è unica. Se potrò andare a Mirabello, la preverrò e farò certamente una stazione a sua casa.

L'altro ieri si tenne seduta a Roma riguardo alla Chiesa di San Giovanni della Pigna. Il risultato fu per noi; forse dovrò fare una corsa a Roma; oggi ho scritto per vedere se posso farne a meno o almeno differire.

Martedì non sono a Torino: vi sono per gli altri giorni al 24, giorno sacro a Maria Ausiliatrice Non verrà a farci una visita? Faremo festa di 1ª classe. Oggi è cominciata la novella. Ogni giorno si dirà secondo sua intenzione una messa all'altare di Maria Ausiliatrice. Ma per oggetto principale intendo la perfetta e stabile guarigione della virtuosa damigella Vittoria.

Dio benedica Lei, il sig. Conte e tutta la sua famiglia; preghi per me che con gratitudine mi professo,

Di V. S. B.

 

Torino, 1, 5 maggio 1870,

Obbl.mo Servitore

Sac. Giovanni Bosco.

 

La novena di Maria Ausiliatrice metteva in moto tutto l'Oratorio. S'era stampato l'invito sacro coll'Orario della novena e della festa, distribuendone 800 copie. L'invito recava pure il seguente avviso: “Chi desiderasse farsi iscrivere nell'Associazione di Maria Ausiliatrice si rechi in sagrestia, dove troverà persona appositamente incaricata. La limosina che gli aggregati giudicheranno di fare, in quest'anno è destinata a pagare l'organo già costrutto e in via di collocamento nella Chiesa dell'Associazione ”.

Si dovevano mettere tre nuove piccole campane sul campanile, le quali colle altre cinque avrebbero formato un concerto in mi bemolle, per suonare arie di musica ed anche canzoni sacre e marce festose.

Mentre si preparava il buffet e si allestivano i banchi per la fiera e le illuminazioni, i musici si esercitavano nei canti e nei suoni. D. Cagliero il giorno 22, domenica, faceva eseguire dai giovani e dai maestri della città da lui invitati, la prova generale della messa, dei vespri, e del suo nuovo inno Saepedum Christi. A questo fine egli aveva diramato, agli intelligenti ed ai benefattori, un invito a stampa.

Il Venerabile, coadiuvato dalle figliuole di distinte famiglie, aveva fatto una piccola lotteria di un quadro elegante, della grandezza di metri 1, 20 per centim. 95, che rappresentava l'Episcopato Italiano vivente. Cadun biglietto valeva cent. 50. Chi ne acquistava 10, riceveva in dono una copia in fotografia del suddetto quadro, della grandezza di cent. 2, 5 per 21. I biglietti oltrepassarono i mille. Il quadro venne esposto nell'Oratorio. Smerciati i biglietti, si pubblicò nell'Unità Cattolica il numero vincitore.

Pieno di riconoscenza per le sue giovani benefattrici, D. Bosco faceva stampare 400 copie della seguente circolare, alla quale volle dare larga diffusione.

 

 

Maggio 1870.

 

Benemerita Damigella,

 

Per dare un segno di gratitudine verso alle benemerite Signorine che promossero la piccola lotteria a favore della Chiesa di Maria Ausiliatrice, ho divisato di celebrare la Santa Messa secondo la pia loro intenzione il giorno 23 del corrente mese, alle ore 9 del mattino. Se ella può intervenire, ne la invito rispettosamente.

Dopo la messa, se non la disturba a passare in Sagrestia, le sarà offerta una piccola immagine di Maria Ausiliatrice.

Dio la benedica e le conceda lunghi anni di vita felice, mentre con verace riconoscenza ho l'onore di professarmi,

Di V. S. B.,

Obbl.mo Servitore

Sac. Giovanni Bosco.

 

Come è bella la riconoscenza dei santi!

E venne il gran giorno del 24, così descritto dall'Unità Cattolica del martedì 31 maggio.

 

Con vero piacere abbiamo assistito alla festa celebrata in Torino nel tempio sacro a Maria Ausiliatrice. Fu un vero trionfo religioso. Folla immensa di cittadini e di forestieri. Dalle quattro del mattino all'una pomeridiana la Santa Eucaristia venne quasi senza interruzione dispensata ai divoti da due sacri ministri. Bellissima la musica: ma l'inno di D. Cagliero, che ricorda la famosa battaglia di Lepanto, superò la pubblica aspettazione. Se ne era sparsa voce e molti cittadini avevano chiusi i loro negozi per intervenirvi. Erano le sei di sera; non meno di diecimila uditori stipavano la spaziosa chiesa, mentre un numero stragrande stava di fuori. Il suono, i bassi, i tenori, le parti obbligate, i cori, i soprani, i contralti e le voci reali erano in modo intrecciate, che, se da un lato pareva dramma guerresco, dall'altro rappresentava al vivo le glorie di Maria nella famosa vittoria di Lepanto, come sta letteralmente descritta nell'inno della solennità. Ci piacque in tutte le sue parti, massime il delizioso quartetto a contralti: Virgines castae puerique puri, ecc. Durò quaranta minuti, ma parve un momento. Da più parti si fanno istanze perchè quest'atto musicale sia ripetuto. Splendido e divoto il Tantum ergo, cantato a basso, tenori, con 300 soprani dalla cupola. Chiudeva la bella giornata un'amenissima evoluzione di fuochi di bengala, anche in forma di battaglia, eseguita nel cortile dello stabilimento. Priori di questa festa erano il conte e la contessa Giriodi di Monasterolo.

 

Fu pure grande solennità il giorno 26, sacro all'Ascensione del Signore; e in quel mattino si ebbe nuova prova dell'efficacia delle benedizioni di Don Bosco.

Il giovane Pietro Marchino faceva nell'Oratorio il corso di 2ª ginnasiale e nel mese di maggio era assalito da una febbre violenta, sicchè, nella domenica che precedeva la festa dell'Ascensione, a stento potè stare in chiesa sino alla fine. Si mise in letto; la sera il medico gli ordinò la china, ma il male, indebolendosi per un istante, ripigliava ben presto la sua forza. Il giorno dell'Ascensione, il giovanetto vedendo che non migliorava, senza dir nulla a nessuno scese dal letto, si vestì e uscito dall'infermeria andò nella sagrestia della Chiesa, ove Don Bosco stava per vestirsi dei paramenti sacri e andare a celebrare la S. Messa. Marchino gli si avvicinò e gli disse: Ah! Don Bosco ho la febbre, mi benedica. - Don Bosco lo guardò affettuosamente e gli disse: - Vado a celebrare la S. Messa e, questa finita, ti darò la benedizione che dimandi. - Marchino prese il messale per servire la S. Messa. D. Bosco si mise l'amitto, ma poi togliendoselo: - No, disse, la benedizione, mio caro Marchino, te la darò prima della messa; prendila adesso. Inginocchiati. - Marchino s'inginocchiò, Don Bosco lo benedisse e tosto il giovane, sentendosi sgravato come di un grosso peso sul petto, servì la messa e non ebbe più febbre. Così testificava il graziato, divenuto sacerdote.

Finite le feste di Maria Ausiliatrice, Don Rua, secondo l'usanza degli anni scorsi, radunò tutti coloro a quali era stata assegnata in queste qualche parte direttiva. Ciascuno espose ciò che aveva visto d'inconveniente o suggerì migliori provvedimenti per l'anno venturo. Di tutto si estese apposito verbale da leggersi pochi giorni prima del 24 maggio 1871. Simili conferenze si facevano in tutte le occasioni straordinarie, che sembravano alterare l'abituale vita dell'Oratorio, e di tutto si teneva memoria nel Quaderno dell'esperienza, che era il segreto per far le cose con ordine.

 

 

 

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