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Capitolo 64

D. Bosco predice il futuro ai giovani e che egli vicino a morire andrà a Roma con dieci alunni - Vescovi imprigionati, sacerdoti uccisi, conventi aboliti - Vittorio Emanuele Proclamato Re d'Italia con Roma capitale - Lettera di D. Bosco al Papa: previsioni su Roma - Annunzia tre spine per L'Oratorio - Da Fossano avvisa D. Alasonatti che nell'Oratorio le cose non vanno bene - Non può recarsi a predicare in Susa - Svela a ciascun giovane quali siano i suoi nemici - Propone ad alcuni di entrare in Congregazione - Morte di un primo allievo secondo la predizione - Letture Cattoliche - Articolo dell'Armonia - Un appello ai Cattolici - Commissione per raccogliere i fatti ed i detti di D. Bosco.


Capitolo 64

da Memorie Biografiche

del 30 novembre 2006

 Don Bosco aveva promesso ai giovani, che avrebbe annunciato l'avvenire a quelli che ne lo richiedessero. Molte cose sarebbero da dirsi su questo argomento, ma ci limitiamo semplicemente a tre, avvenute in questi giorni, per non accumulare troppa materia.

Al Ch. Turchi Giovanni diceva: - Vedi, se stai con me non mancherai di nulla e non avrai che a fare l'obbedienza: se invece lasci l'Oratorio avrai a provare gravi dispiaceri. - E dandogli qualche avviso che gli servisse per regola di condotta aggiunse: - Tu che avrai poi a girare il mondo...

E dopo la morte di D. Bosco lo stesso D. Turchi, nostro buon amico, raccontandoci quella predizione ci assicurava: - In quanto a girare il mondo dimorai a Bologna e a Roma, passai del tempo in Francia, in Austria, in Baviera, in Inghilterra e in Iscozia. In quanto a dispiaceri, lasciato l'Oratorio, ne ho avuto di assai gravi. - Così ei ci raccontava, non prevedendo ciò che ancora gli rimaneva da soffrire. Essendo laureato in belle lettere, era stato istitutore per più anni presso nobili famiglie, professore di Rettorica in varii Seminarii, Rettore in un Collegio, ma infine, per varie circostanze, fu costretto a chiedere l'ufficio di cappellano alla Consolata, e, caduto infermo, ritirarsi nella piccola Casa della Divina Provvidenza.

Aggiunge la cronaca di D. Ruffino. -“ 10 febbraio.

D. Bosco disse oggi al giovane Dalmazzo Francesco: Tu vivrai 49 anni, vestirai l'abito da chierico e starai nell'Oratorio. Dopo la morte di D. Bosco sarai fatto canonico ”. (Nacque il 18 luglio 1845 e morì il 10 marzo 1895 Rettore del Seminario di Catanzaro).

Qualche settimana dopo D. Bosco vaticinava di se stesso in modo sorprendente. Leggiamo nelle carte di D. Ruffino: “ D. Bosco disse: Allorchè i tempi saranno tranquilli e la Chiesa sarà libera, io andrò a Roma con dieci giovani, poi canterò il Nunc dimittis!

- Starà poi a Roma?

- Oh no! Ritornerò! - Questo lo disse a pochi ”.

Questa profezia avveravasi con gran precisione, allorchè andò a Roma per la consacrazione del suo tempio dedicato al Sacro Cuore di Gesù, come a suo tempo dimostreremo. Nel 1887 ben poteano dirsi tranquilli i tempi, libera la Chiesa, a petto delle oppressioni del 1861. Infatti Monsignor Gallo Vescovo d'Avellino, arrestato a Napoli il 24 di febbraio 1861, era tradotto violentemente in Torino, dopo un lungo e disastroso viaggio parte per mare e parte per terra. Qui venne condotto alla Missione a tener compagnia al Cardinale De Angelis ove ambedue stettero reclusi fino al 1866. La loro presenza nelle proprie diocesi dava ombra al Governo.

Tristissimi que' giorni per la Chiesa. Più di settanta Vescovi rimossi dalle loro sedi o incarcerati. Preti senza numero gettati in prigione, sessantaquattro di questi e ventidue frati fucilati. Il Commissario Pepoli nel dicembre dell'anno 1860 aveva aboliti gli ordini religiosi e confiscati i beni ecclesiastici nell'Umbria, imitato nelle Marche dal Commissario Valerio. Nel regno di Napoli Mancini, nel febbraio del 1861, incominciava la stessa distruzione. Fu estesa ad esso la legge del 1855 colle sue eccezioni; e furono aboliti 721 conventi, dispersi circa 12.900 tra religiosi e monache e confiscati i beni di 104 chiese collegiate. Per allora andava immune la Sicilia, perchè colà si temeva una terribile resistenza popolare. Non basta: in data 31 marzo 1861 il ministero toglieva tutti i cimiteri alla giurisdizione dell'Autorità Ecclesiastica.

Torino frattanto il 17 marzo era imbandierata e tutta in festa, musiche, baldorie. I patrioti smaniavano in un delirio di gioia. Vittorio Emanuele II era stato proclamato Re d'Italia; e Cavour il 25 dichiarava nella Camera dei Deputati e nel Senato: “ Roma dev'essere la capitale del l'Italia, perchè l'Italia senza Roma non si può comprendere ”.

La Cronaca di D. Ruffino prosegue: “ D. Bosco scrisse a Pio IX, ma non gli diede notizie guari consolanti; anzi gli fece sapere che sarà una grazia speciale della Madonna se non dovrà abbandonare Roma.

” Il 7 marzo D. Bosco fece sapere al Ch. Vaschetti in Giaveno: - Una terribile burrasca si prepara per l'Oratorio - E disse poi che le spine per cui dovremo passare sono due “ M ” ed un “ R ” cioè Malattie, Moralità e Rivalità.

” Il 14 marzo D. Bosco da Fossano, ove andò per motivi di salute, scrisse a D. Alasonatti, dicendogli: - Gli affari di casa nostra non vanno bene, specialmente per alcuni giovani il cui nome incomincia per “ F ”. Dica al Sig. Cav. Oreglia, a D. Rua e a Turchi ecc. ecc. che ci toccherà camminare un poco sulle spine, ma dopo raccoglieremo fragrantissime rose ”.

D. Bosco scriveva eziandio al Canonico Rosaz, che lo aveva invitato a Susa per fare una predica.

 

Car.mo Signor Canonico,

 

Un po' di pazienza fa bene a tutti. Sono incomodato nello stomaco e non posso predicare: mi sono allontanato qualche giorno da Torino, ma non basta. Se giudica bene io troverà un altro pel discorso della Salita Infanzia. Se può provvedere costì faccia in nomine Domini.

Fiat per ora e mi comandi altre volte, forse andrò; ma non per predicare.

Il Signore ci conservi tutti nella sua santa grazia e mi creda tutto suo

Fossano, 15 marzo 1861.

Del Regno d'Italia anno I giorno 2.

Aff.mo Amico

Sac. Bosco Giovanni.

 

 

Di ritorno da Fossano, “ D. Bosco, notò D. Ruffino, è occupato in tutte le ricreazioni nel dire in un orecchio a ciaschedun giovane quali siano i suoi proprii nemici. A me disse: I tuoi nemici saranno i cattivi consiglieri.

” D. Bosco tagliò la testa, come egli dice, a Costamagna e a quattro altri, cioè fece loro la proposta di entrare in Congregazione.

”7 aprile. - Nell'Oratorio passò all'altra vita il giovane di 11 anni Quaranta Lorenzo di Vernante ”. D. Bosco la vigilia di Natale aveva annunziato che fra pochi mesi alcuni fra i suoi alunni non sarebbero più; e si avverava il primo “ M ” cioè malattie come aveva predetto al Ch. Vaschetti. Dopo pochi giorni un altro giovane doveva discendere nella tomba.

Intanto pel mese di aprile, Paravia aveva stampato il fascicolo per le Letture Cattoliche: Esempi edificanti proposti alla giovent√π. - Fiori di lingua.

Sono 100 racconti, specialmente per gli studenti, che espongono ogni circostanza della vita nella quale può trovarsi un giovanetto ed ogni racconto è seguito da una breve e opportuna riflessione per regola di condotta. Gli esempi erano tratti dal Bartoli, dal Segneri, dal Belcari, dal Cavalca, vita de' Santi Padri, dal Passavanti, dal Cesari.

D. Bosco spiega il motivo pel quale presenta ai giovani questo libro. “È difficile ridurre un pomo fracido alla primiera maturità: sarà dunque più facile seminare quei grani ch'egli ha nel seno, i quali a suo tempo daran poi frutto stagionato e salubre. Con ciò s'intende che non vi è altra maniera di sperare la riforma della società, che applicandosi ad allevar bene la gioventù, la quale poi arrecava un miglioramento universale nei popoli ”.

La prefazione dell'opuscolo era in questi termini.

 

 

AI NOSTRI LETTORI.

 

Sebbene sia scopo delle Letture Cattoliche di pubblicare operette di stile semplice e dirette specialmente alla classe meno erudita del popolo; tuttavia ci parve cosa utile stampare una serie

di fatti curiosi, edificanti, i quali mentre possono tornare utili ad ogni condizione di persone, siano in modo particolare diretti alla gioventù. Tali esempi furono ricavati da autori classici che fanno testo di lingua nella nostra italiana favella; affinchè i giovani studiosi oltre l'utilità morale trovino eziandio un modello di lingua, di frasi, di periodi, da potersi con sicurezza seguire anche nell'uso scientifico e letterario.

Così noi proveremo duplice consolazione; quella di promuovere il bene di nostra santa cattolica religione, che è l'oggetto costante di nostra sollecitudine, e cooperare a far conoscere almeno in parte quegli scrittori il cui ingegno e le cui opere saranno mai sempre l'ammirazione ed il pascolo di chi ama la bella nostra lingua italiana.

Il Signore vi benedica tutti e vivete sempre felici.

 

L'Armonia del 5 aprile, venerdì, raccomandava le

 

LETTURE CATTOLICHE - ANNO IX.

 

Con vera soddisfazione annunziamo ai nostri lettori che continua la pubblicazione delle Letture Cattoliche. Le persone che ne sono alla Direzione, le vive raccomandazioni fatte dal regnante Pio IX e in generale da tutti i Vescovi, valgono più d'ogni discorso ad incoraggiare i veri cattolici a favorire tale pubblicazione. Ciò che rende in modo particolare pregevoli questi libretti è la loro popolarità congiunta colla purezza di lingua e chiarezza di sentimenti, che con facilità si comprendono da ogni classe di persone. Non si parla di politica. Si espone la verità cattolica in forma di dialoghi e di ameni racconti, lasciando da parte quei fatti e quei nomi che potessero indicare spirito di partito. Il tenue prezzo dimostra che si cerca il bene e non il lucro…

Pel mese di maggio la Tipografia di Luigi Ferrando stampava il fascicolo: La Chiesa per.Mons. Segur con appendice di cose diverse.

In appendice si spiega chi è il Papa e perchè abbia il poter temporale e che l'essere obbediente al Romano Pontefice è cosa necessaria per salvarsi.

Davasi inoltre questo prudente avviso ai lettori: “Pensa che coloro che possono tenere discorsi avversi al Papa ed al suo potere temporale forse non sono altro che ingannati o ignoranti, e non già pervertiti. Quindi se altro non puoi fare, prega per loro che Dio li illumini e riconoscano la verità e la giustizia.

” Imita la celeste carità del Santo Pontefice Pio IX, il quale, mentre è costretto a colpire di scomunica maggiore gl'invasori del patrimonio di S. Pietro, prega ardentemente per loro, ed invita tutta la Chiesa a pregare, per raccoglierli di nuovo ravveduti e pentiti nell'ovile di Cristo, e stringerli al paterno suo cuore. Così sia di loro e degli uomini tutti”.

Il fascicolo terminava colla seguente pagina.

 

 

UN APPELLO AI CATTOLICI.

 

Non è più un mistero, che si fa la guerra al Capo della Chiesa Cattolica per distruggere, se fosse possibile, la stessa Chiesa e protestantizzare l'Italia. È questo predicato senza velo in mille libercoli, opuscoli, fogli volanti, e perfino negli almanacchi, nei quali spacciansi i più grossolani errori degli acattolici, come se fossero verità del Vangelo; e si versa a piene mani lo scherno, lo sprezzo, il ludibrio sul Romano Pontefice, alle vecchie calunnie aggiungendo la sfrontatezza di spacciarle come nuovo trovato, e ciò per renderlo spregevole, e quindi abbandonato da tutti. In tal guerra, che è guerra di Dio e nostra, ogni uomo è soldato; tutti dunque i veri cattolici si uniscano alla difesa del Romano Pontificato, ossia della Cattolica Religione, e si stringano a santa unione di spirito ai patti seguenti:

1. Di aver sempre del Romano Pontefice una stima somma ed un profondo rispetto, abborrendo sempre gli errori che si spargono sulla sua qualità di Capo della Chiesa,chè sono eresie;

2. Di parlar sempre di lui con sommo rispetto, rampognando anche severamente chi ne sparli in presenza nostra, e confutando, per quanto ognuno può, gli errori e le calunnie che venissero spacciate contro di lui;

3. Di rigettar lungi da sè gli infami scritti che si pubblicano contro il Papa, la sua autorità e giurisdizione, distruggendoli, confutandoli, contrapponendo loro e diffondendo buone scritture, anche con sacrifizio di denaro;

4. Di non intervenir mai a quelle teatrali rappresentazioni dove si inette in ridicolo e si scredita. Religione, Papa, Cardinali, Vescovi, preti e religiosi;

5. Di esortar altri ad unirsi a quest'associazione, e, quando si potesse intraprendere la pubblicazione di qualche stampa veramente cattolica, contribuirne alle spese ed alla diffusione;

6. Di alleviare con la pia opera del Denaro di S. Pietro la necessità in cui ora si trova il S. Padre per lo spogliamento fattogli del patrimonio temporale, che la Divina Provvidenza gli assegnò per la sua indipendenza;

7. Di pregar ogni giorno per la Chiesa, pel Romano Pontefice dicendo un Pater, Ave e Gloria e le parole: Credo Sanctam Catholicam Catholicam Ecclesiam per farne un atto di fede nella Divinità della Chiesa, di cui il Papa è Capo visibile e tiene le veci di Gesù Cristo.

Italiani! Voi siete eminentemente cattolici; dichiaratevi tali anche in questo supremo momento, e sia la vostra pi√π gloriosa divisa: Cattolici col Papa.

Mentre D. Bosco indefessamente lavorava, gli amanti suoi figli si erano raccolti in certo numero nel 1861, per registrare i fatti e le parole più rimarchevoli del loro carissimo Superiore per trasmetterle ai posteri. Negli anni antecedenti, più giovani e chierici, specialmente Ruffino e Bonetti, avevano conservate memorie abbastanza prolisse di quanto videro ed udirono ma ora si volevano esaminare e vagliare i loro scritti. Nello stesso tempo si desiderava continuare quell'opera così preziosa ed utile. In una preliminare radunanza D. Ruffino raccolse e mise in carta le loro intenzioni.

 “ Le doti grandi e luminose che risplendono in Don Bosco, i fatti straordinarii che avvennero a lui e tuttodì ammiriamo, il suo modo singolare di condurre i giovanetti per le vie ardue della virtù, i grandi disegni che egli mostra di rivolgere in capo intorno all'avvenire, ci rivelano in lui qualche cosa di sovrannaturale e ci fanno presagire giorni più gloriosi e per lui e per l'Oratorio. Tutto ciò impone a noi uno stretto dovere di gratitudine, un obbligo di impedire, che nulla di quello che si appartiene a Don Bosco cada in oblio, e di fare quanto è in nostro potere per conservarne memoria, affinchè risplenda un dì qual luminosa face ad illuminare tutto il mondo a pro della gioventù. Questo è lo scopo della Commissione da noi stabilitasi. Essa è composta dei seguenti membri: D. Alasonatti, Don Rua, D. Savio, D. Turchi, il Cav. Oreglia di S. Stefano Federico, Ch. Cagliero, Ch. Francesia prof., Ch. Durando professore, Ch. Cerruti, prof., Ch. Anfossi prof., Chierico Provera prof., Ch. Bonetti, Ch. Ghivarello, Ch. Ruffino.

” Nella prima seduta si stabilirono tre, perchè fossero principali raccoglitori dei fatti: cioè i chierici Ghivarello, Bonetti e Ruffino.

Nella seconda seduta tenutasi il 3 di marzo, assenti Cagliero, Anfossi, Durando, si votò pel presidente, vice presidente, e segretario della Commissione. Furono eletti 1° Don Rua, 2° D. Turchi, 3° Ruffino. In questa seduta si lessero alcune cose già scritte, cioè il sogno di D. Bosco del 28 dicembre; tutti convennero sui punti essenziali e si prese consiglio di cercare schiarimenti, intorno ad alcune cose accidentali. Si sciolse la seduta e si convocò la terza pel 10 aprile - Firmato: Sac. Rua Michele.

” 10 aprile. - La seduta incomincia alle 2 pomerid. presenti 8 membri. Fu letto il verbale della seduta precedente ed approvato. Si lessero alcuni paragrafi di parecchie cose accadute allì 3 gennaio e 10 febbraio, cioè la profezia in occasione della recita del Testamentino, la guarigione di Rebuffo, le furberie insegnate da D. Bosco. Il tutto fu approvato. La seduta è chiusa e viene fissata la quarta pel sabato prossimo dopo la cena.

” 8 aprile. Aperta la seduta alle 2 e mezzo pom. presenti 13 membri si lesse la prima parte del sogno 3, 4, 5 aprile e fu approvata con alcune correzioni ed aggiunte fattevi. Si determinò di raccomandarsi al Teol. Borel per avere notizie di D. Bosco riguardo ai primordi dell'Oratorio.

” 1° maggio. Incomincia la seduta ad un ora e mezzo con otto membri. D. Turchi, raccoglitore delle antichità, lesse il fatto delle lune e del cane il che fu approvato. Alle due si scioglie la seduta.

” 7 maggio. Si apre la seduta ad un ora e mezzo presenti sette membri: si lesse metà del sogno delli 2 maggio e fu approvato ”.

In altre sedute la Commissione continuò ad ascoltar la lettura della seconda metà del sogno delli 2 maggio, correggendo ed approvando; e proseguì ad esaminare la cronaca di D. Turchi Giovanni, molto limitata e che abbiamo fatta nostra nei volumi anteriori a questo, con quella di Don Bonetti e quella di D. Ruffino. Noi possiamo adunque essere certi della verità di quanto ci tramandarono questi testimoni degni per se stessi d'ogni fede. Altri sottentrarono nel corso degli anni, a continuare il loro lavoro con eguale affetto a D. Bosco ed alla verità, sicchè senza timore di essere smentiti noi parlando di D. Bosco potremo usare la frase degli storici sacri: Nonne haec scripta sunt in libro sermonum dierum... ?

 

 

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