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Capitolo 42

Cortesia di D. Bosco nel prestarsi a raccomandare ai suoi conoscenti coloro che si recano in altri paesi - Sua longanimità, anche delusa, ma paziente, nell'attendere che i proprii debitori mantengano le loro promesse - Letture Cattoliche - D. Bosco continua a preparar fascicoli sulle vite dei Papi - Dona copie della sua Storia d'Italia a personaggi del Governo - Risposte alte lettere di D. Bosco chiedente sussidii: del segretario generale del Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti, del Conte Cibrario primo segretario di S. M. nel gran Magistero dell'Ordine Mauriziano, del deputato Spaventa pel Ministro dell'Interno - D. .Bosco chiede e non ottiene dal Ministero il titolo di Barone per un signore pronto a beneficare l'Oratorio - Il Re assegna una cospicua somma per il tempio erigendo in Valdocco Afflizioni della Chiesa in Italia.


Capitolo 42

da Memorie Biografiche

del 01 dicembre 2006

 Sul principio del mese di Maggio, da D. Bosco consecrato con tanto amore a, Maria SS., si erano calmate alquanto le questioni scolastiche. Nelle cronache dell'Oratorio non vi ha emoria di fioretti, di par­late, di fatti coi quali ricordare la divozione di D. Bosco e de' suoi giovanetti alla celeste Madre.

Ci limitiamo pertanto a riferire qualche lettera che abbiamo raccolta, o ricevuta o scritta da lui in questo mese, dalla quale comparisce qualche sua amabile virt√π non men bella per quanto ordinaria, ma importantissima pel buon vivere sociale.

A lui ricorrevano molte e molte persone per ottenere raccomandazioni e indirizzi, perchè sapevasi quanto già fossero estese le sue attinenze. Ed egli con quella gentilezza e cordialità, che rendevalo così amabile, mai si rifiutava; anzi non rare volte si offeriva non chiesto a rendere loro questo servizio e ad ogni classe di persona. Così diportossi in tutta la sua vita e le prove che ne abbiamo sarebbe, come ognuno capisce, cosa troppo noiosa il riferirle. Questo però ci rammenta una lettera scritta a D. Bosco nei primi giorni di maggio da un Canonico di Nizza Marittima, quello stesso forse che nel 1858 doveva ospitarlo, quando egli aveva pensato di ritornare in Roma. Don Bosco gli aveva raccomandato il Conte di Ciriè.

Un'altra virtù non mai abbastanza notata era la calma di D. Bosco nel trattare gli affari materiali. Già più lettere noi abbiamo pubblicate da lui scritte, che confermano quanto asseriamo. E questa calma non si alterava, neppur quando veniva leso, o defraudato ne' suoi interessi anche solo deluso nell'aspettazione del tempo fissato per un pagamento, quantunque egli si trovasse in gravi angustie finanziarie. Il suo cuore non aveva il minimo attacco al denaro, benchè non trascurasse di far valere il suo buon diritto, quando la giustizia glielo imponeva. Questa giustizia aveva sempre di mira l'impedire un danno pe' suoi ricoverati. Tuttavia ogni anno erano somme rilevanti inesigibili, di pensioni ridotte al minimo non pagate dai parenti o dai tutori, sovente per disgrazie sopravvenute alle famiglie e anche per mala fede. Però i giovani convittori di buona condotta non erano rimandati alle loro case. Anche da istituti e associazioni civili o di beneficenza acconsentiva talvolta di accettare giovani, che altrimenti sarebbero rimasti derelitti, benchè prevedesse trattative noiose, contestazioni di spese, domande di rendiconti, equivoci nelle intenzioni, diffidenze, garanzie prestate e non mantenute. Ma la sua grande bontà tutto sopportava. Anche qualche Seminario, che aveagli mandati chierici o giovanetti da educare al Santuario, per i tempi calamitosi, per le imposte gravose, per il sequestro di beni ecclesiastici, per bisogni urgenti della diocesi, ai quali occorreva provvedere, era in certi momenti nell'impossibilità di mantenere gli impegni con D. Bosco. Ma egli quantunque dovesse coprire del suo molte spese era di una longanimità sorprendente.

Perciò scriveva all'Ill.mo e Rev.mo Monsignore Canonico Sossi Vicario Generale Capitolare della città e diocesi di Asti.

 

 

 

Carissimo Signore,

 

Mi trovo in vero bisogno; se può saldarmi l'anno 1862, più il semestre dell'anno corrente mi farebbe un favore e nel tempo stesso una carità. Qualora assolutamente non si potesse procuri almeno di saldare quanto è scaduto.

Mi rincresce molto di dare a Lei questi disturbi; e se sapessi di poter pari are al Sig. Canonico Magnone andrei, subito in Asti: ma l'incertezza di poterlo vedere, o che al medesimo pervengano le lettere, hannomi deciso di scrivere direttamente a Lei.

Coraggio, caro Sig. Vicario, siamo in battaglia. Preghiamo! Speriamo e andiamo avanti.

Gradisca i saluti di D. Alasonatti, del Cav. Oreglia e di tutta la nostra casa al cui nome mi professo

Di V. S. Carissima

 

Torino, 4 Maggio 1863­

 

Aff.mo ed Obbl.mo amico

                     Sac. Bosco Giovanni

 

 

In questo tempo andava scegliendo e ordinando i fascicoli delle Letture Cattoliche che dovevano essere pubblicati.

Pel luglio: Vita ed Istituto di S. Angela Merici per Giuseppe Frassinetti priore a S. Sabina in Genova. In appendice dà notizia della Pia unione delle figlie di Maria SS. Immacolata fondata in Mornese nel 1855 e in poco tempo diffusa in tutta l'Italia. Conclude esponendo in che cosa consista l'Associazione del Rosario vivente, solennemente approvata da S. S. Gregorio XVI, e arricchita di preziosissime indulgenze.

Per agosto: Antonio ossia il buon padre di famiglia. Versione Italiana del Sacerdote Pietro Bazetti. IE la vita commovente di un povero operaio, che fedele ai doveri del suo stato, pieno di fiducia nella Divina Provvidenza, sopporta la miseria, le malattie, l'abbandono di un figlio ingrato, e finalmente, senza uscire dalla sua umile condizione, riceve la ricompensa delle sue virt√π.

Pel settembre: L'esistenza reale di Ges√π Cristo nel SS. Sacramento del padre Huguet e di altri accreditati autori.

Questo dogma viene dimostrato colla S. Scrittura e coi miracoli che avvennero in tutti i secoli. D. Bosco corresse le bozze del fascicolo e nella prefazione stampò una sentenza consolante: “ Dopo la definizione del dogma dell'Immacolata Concezione, sembra essersi in modo meraviglioso risvegliata da per tutto la venerazione e la confidenza verso il SS. Sacramento ”.

Per ottobre: Cenni storici intorno al giovane Ezio Gherardi di Lucca. Fu un santo chierico e morì suddiacono a 21 anno nel 1861. Egli erasi dedicato specialmente ad insegnare la Dottrina cristiana ai giovanetti; recavasi nelle domeniche ad ammaestrarli nella Chiesa parrocchiale, ed ogni giorno prestava la ua opera nella scuola notturna di Maria SS. del Gonfalone, ora, per mutazione del luogo, chiamata della Croce.

L'Armonia il 6 ottobre annunziava questo fascicolo in un articoletto, che D. Bosco le aveva mandato, con una bella conclusione: “ Giovani leviti italiani, ecco qua un vostro compagno, un vostro fratello, che, sebbene cinto della: stessa carne ed esposto agli stessi pericoli che voi, pure, come un raggio di sole in mezzo al sudiciume, visse innocente e piissima vita. O generosi e cari giovanetti, specchiatevi in sì bell'esemplare, e confidando in quel Dio, che a sè vi chiama, adornatevi anche voi delle stupende ed amabili virtù, che resero degno il Gherardi di affrettare il volo alla seconda vita ”.

Senonchè mentre D. Bosco faceva stampare dalla tipografia dell'Oratorio questi fascicoli di varii autori, pensava a prepararne egli stesso altri, sempre bene accetti agli associati. Perciò scriveva al Sig. D. Frattini, Prefetto dei Tommasini nella Piccola Casa della Divina Provvidenza in Torino.

 

Carissimo D. Frattini,

 

Nel mio lavoro sulla vita dei Papi ho come per testo il Baronio. Ora trovandomi in principio del 4° secolo, ho cercato al Convitto di avere il 3° T. di questo autore, che segue quello che ho tuttora sul ta­volino, e mi fu detto che era alla Piccola Casa. La cosa stando così, io mi dichiaro ritentore del 2° Tomo, ma avrei bisogno che tu pregassi il Sig. Padre da parte mia a fare a me ed ai Papi, alla cui gloria mi sforzo di scrivere, il favore di imprestarmi il 3° Tomo. Nota per altro che io lo uso con riguardo, ma che ho bisogno di tenerlo qui per servirmene all'uopo durante il tempo compreso in quel volume.

Ogni bene sia sopra di te, sopra il venerato Sig. P. Anglesio e sopra tutta la Piccola Casa. Amen.

 

Torino, 12 Maggio 1863.

 

                     Tuo aff.mo. Amico

Sac. Bosco Giovanni

 

In questi giorni finalmente le Autorità civili rispondevano alle suppliche, che D. Bosco aveva loro presentate in iscritto nel mese di febbraio.

 

MINISTERO DI GRAZIA GIUSTIZIA E DEI CULTI.

 

Torino, 23 Maggio 1863.

 

Ill.mo e Molto Rev. Signore,

 

Ho l'onore di restituire alla S. V. Rev.da il ricorso diretto al Sindaco di questa città e di assicurarla che sarò lietissimo se potrà ottenerle, come spero, sui fondi dell'Economato il sussidio necessario per attuare l'utilissima e pia opera da Lei designata.

Si compiaccia poi di gradire i miei ben distinti ringraziamenti pel pregievolissimo dono ch'Ella ebbe la cortesia di, farmi; leggerò quel dotto volume con vero piacere ed imparerò così ad amare e stimare sempre più un uomo, che per la sua virtù, pel suo ingegno e per le angeliche sue doti è uno dei più belli ornamenti di questa nostra Torino.

Aggradisca, Signore, gli atti della mia rispettosa stima e mi creda qual mi dichiaro,

Di V. S. M. Rev.da

     Dev.mo servo

Eula Seg. Generale.

 

 

L'opera pia a cui allude nel primo periodo si è la Chiesa erigenda; il dono a cui accenna è la Storia d'Italia, edizione quarta.

Anche il Ministro Pisanelli riceveva in omaggio un simile regalo.

 

 

MINISTERO DI GRAZIA GIUSTIZIA E DEI CULTI.

 

Torino, il 26 Maggio 1863.

 

Il Ministro Guardasigilli mi ordina di ringraziare la S. V. del gentil pensiero avuto nell'inviargli una copia della sua Storia d'Italia.

Adempio volentieri a tale obbligo e La prego credermi di Lei,

 

Devotissimo

L. Brancaccia.

 

Silvio Spaventa, deputato di Vasto, sempre alto impiegato al Ministero dell'Interno, qualche tempo dopo ringraziava pure D. Bosco per una duplice cortesia che aveagli usata.

 

MINISTERO DELL'INTERNO.

 

Torino, 30 Agosto 1863.

 

Rev.mo Signore,

 

Le sono assai tenuto della gentilezza usatami coll'invio della Storia d'Italia da Lei compendiata a prò della gioventù; e La ringrazio pure dell'avviso contemporaneamente datomi dell'ammessione del Copperi in codesta pia Casa.

Gradisca un novello attestato di quella piena stima e considerazione con cui godo segnarmi

 

Suo dev.mo Servo

                     S. Spaventa.

 

 

E' ammirabile la franchezza colla quale D. Bosco continuava a donar copie della sua Storia d'Italia ai primarii personaggi

politici anche suoi avversarii. Quella Storia era stata malignamente incriminata dalla Gazzetta del popolo, criticata per i principii cattolici dalle Autorità dello Stato, eppure veniva accettata con piacere dalle sue mani.

La seconda lettera che riceveva D. Bosco in risposta alla sua di febbraio era la seguente.

 

 

IL GRAN MAGISTERO DELL'ORDINE DEI SS. MAURIZIO E LAZZARO.

N° 2152.

 

Torino, il 29 Maggio 1863.

 

Le molte largizioni già state accordate in quest'anno per ristauri e costruzioni di Chiese e quelle già promesse alla Basilica di Pavia e alla Chiesa Cattolica di Londra, avendo esaurito il fondo stanziato nel Bilancio Mauriziano per essere erogato in pie sovvenzioni, io lui trovo per ora nell'impossibilità di promuovere da Sua Maestà il Re, Generale Gran Mastro, una largizione sul tesoro di quest'Ordine per la Costruzione di una Chiesa in Valdocco.

Nel venturo anno però vedrò modo di appagare il di Lei desiderio, coll'ottenere da S. Maestà la concessione di un sussidio sul Bilancio 1864, quale concorso dell'Ordine Mauriziano nell'attuazione del pio divisamento di V. S. Ill.ma e M. R.

Pregiomi intanto rinnovare gli atti della mia distinta considerazione.

 

Il Ministro di Stato

Primo segretario di S. M. - Senatore del Regno.

Cibrario.

 

D. Bosco finora non aveva ottenuto altro che promesse, ma non cessava in giugno di battere alle porte del Ministero e a quelle del palazzo reale.

Il Ministro Peruzzi gli faceva rispondere:

 

REGNO D'ITALIA

MINISTERO DELL'INTERNO

Divis. VI, Sez. II. N.° 3773.

 

Torino, addì 13 luglio 1863.

 

Il favore che la S, V. ha domandato colla lettera 26 scorso Giugno per un sussidio di una somma, valevole a toglierla dagli imbarazzi in cui versa, esce assolutamente dalle facoltà del Ministero, il quale ha una somma relativamente assai tenne a disporre per gli Istituti di tutta l'Italia: e fra essi quello di S. Francesco di Sales conseguisce già annualmente una parte rilevante.

Avrei ben voluto poter accorrere in suo sussidio, conscio come sono della carità con cui Ella si adopera in ogni modo per dar ricovero vitto ed educazione a quanti giovanetti Le si presentano ad invocare la sua protezione, in un numero forse di gran lunga maggiore a quello che permetterebbero le sue forze e quelle dei generosi usati a sussidiarla, mercé cospicue largizioni

Ho dovuto però considerare che avrei peccato di grave ingiustizia verso gli altri stabilimenti, che non versano in condizioni migliori del suo ed ai quali tuttodì son costretto negare i sussidii che mi vengono cercando, onde serbare pei casi estremi il poco che rimane al Ministero.

Quanto a me credo di non aver mancato, nel farle corrispondere qualche sovvenzione ogni qualvolta Ella ha aderito all'accettazione di qualche povero giovane da me raccomandato: ed ove mai qualche dimenticanza fosse occorsa, Ella non avrebbe che a rammentarmelo Per l'avvenire non ommetterò di fare altrettanto occorrendo, anche in più larga misura, nelle occasioni che si presentassero, in cui non potessi dispensarmi di proporle l'accettazione di qualche altro derelitto.

 

Pel Ministro

S. Spaventa.

 

 

D. Bosco tentava un'altra via presso lo stesso Ministro, probabilmente per consiglio del Conte Cibrario, cioè che venisse compensata la generosa offerta di un benefattore per l'Oratorio, con un titolo di nobiltà. Il Ministro Peruzzi mandava la risposta per mezzo della Prefettura.

 

PREFETTURA DELLA PROVINCIA Di TORINO.

 

Torino, addì 17 luglio 63.

 

Il Ministero dell'Interno con dispaccio 13 corrente ha dichiarato di non aver trovato essere del caso il prendere in considerazione la domanda al medesimo fatta dal Sac. Sig. Giovanni Bosco, perchè fosse concesso il titolo Baronale al Signor G……G……da Saluzzo, che per tale onorificenza avrebbe sborsata la somma di lire 10 mila al­l'Oratorio di S. Francesco di Sales in Torino dal suddetto Sacerdote attualmente diretto.

Tanto si partecipa al suindicato Sac. Signor Bosco Giovanni ad evasione della suddetta sua domanda.

 

Pel Prefetto

Radicati.

 

D. Bosco colle sue lettere se non riuscì ad avere sussidii, otteneva almeno di farsi sempre vivo nelle sfere ufficiali, come rappresentante della pubblica beneficenza e le risposte che gli venivano fatte potevano a tempo e luogo valergli per una raccomandazione. E poi l'umile insistenza per amore della carità non permetteva che fosse sempre rimandato a mani vuote. Infatti il suo ricorso al Re per la nuova chiesa ebbe finalmente un consolante riscontro.

Il 30 Luglio l'Economo generale Abate Vachetta annunziò a D. Bosco:

 

Sua Maestà si è degnata concederle su la Tesoreria dell'Economato generale la somma di lire seimila per aiutarla nella costruzione di Una Chiesa in Valdocco, a pagarsi per la metà quando le fondamenta saranno elevate al suolo, e l'altra metà allorchè la chiesa giungerà al coperto, con che vi sia nominata un'apposita Commissione dell'Autorità competente e fatta conoscere all'Economato generale.

Ma di questa somma però si sarebbe sborsata la prima quota nel 1865, e la seconda nel 1868, sicchè D. Bosco non poteva trarre da tale assegno nessun vantaggio immediato, e di più assegno sottoposto al Sindacato del Ministro di Grazia di Giustizia e dei Culti. Il Ministro Pisanelli, nel trasmettere la lettera del Re all'Economo generale, così gli scriveva il 27 luglio:

Gli assegni (di cui in detta lettera) non saranno pagati se non dopo che si sarà fatto risultare a questo Ministero, che siano state nominate dall'Autorità competente apposite Commissioni, inoltre saranno gli assegni stessi corrisposti in due rate la prima quando le fondamenta saranno elevate dal suolo e la seconda quando le due chiese saranno al coperto ecc.

Da simile biglietto si viene a sapere che eziandio il Teol. e parroco Arpino, il quale stava costruendo la Chiesa di San Pietro e Paolo a Portanuova in Torino, aveva ricevuta dal Sovrano e colle stesse condizioni imposte a D. Bosco, un simile assegno.

Ma nello stesso tempo che si promettevano favori a Don Bosco, in Torino presso il teatro intitolato a Vittorio Emanuele, sopra un terreno ceduto dalla Lista civile, si era messo mano alla fabbrica d'una sinagoga per gli Ebrei: e il Ministero favoreggiava a tutto potere l'istituzione di templi e congreghe protestanti. Il Tanucciano Avvocato Pisanelli Ministro di Grazia, Giustizia e per i Culti, perseguitava accanitamente in tutta l'Italia il clero, che si conservava fedele alle leggi e alla disciplina della gerarchia cattolica. Per certi Te Deum, per l'oremus pro rege omesso nella settimana santa, pel rifiuto di assolvere sacramentalmente gli indegni, per negata sepoltura ecclesiastica ad uno scomunicato, per maligna interpretazione data da un mariuolo qualsiasi a massime evangeliche esposte dal pergamo; minacce, perquisizioni, prigionie, multe. Per que' preti sciagurati che avevano sottoscritto l'indirizzo di Passaglia al Papa ed erano sospesi a divinis perchè ostinati nella ribellione, si davano benefizii ecclesiastici, rettorie di chiese vacanti, canonicati, pensioni, cattedre, onorificenze, croci di cavaliere e di commendatore. Sì giunse perfino a minacciare un processo criminale a qualche Vescovo se avesse inflitte loro le pene canoniche, e furono poi gettati in carcere l'Arcivescovo di Spoleto e quello di Urbino. Si voleva uno scisma. Noteremo ancora che il fisco aveva scacciato, dal principio del 1861 fino al giugno 1863, circa 14.000 tra religiosi e monache, da 803 conventi, prendendo possesso de' loro beni, come pur di quelli di 104 chiese collegiate. La sola Sicilia era ancora immune da questo saccheggio, perchè il Governo temeva pel momento qualche terribile resistenza popolare.

 

 

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