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Capitolo 35

Il mese di maggio nell'Oratorio - Lettera di D. Bosco al Vescovo di Biella - I Vescovi e la Lotteria Saggio di studio dato dai giovani delle scuole serali Elogio dell'Armonia - Approvazione dell'Abate Aporti - Giudizio sull'opera di D. Bosco di un emigrato politico.


Capitolo 35

da Memorie Biografiche

del 27 novembre 2006

La prodigiosa preservazione dallo scoppio della polveriera accendeva sempre più la divozione degli alunni di D. Bosco verso la Madonna. Già prima d'ora nel mese di maggio si faceva nella cappella dell'Oratorio tutti i giorni qualche pratica di pietà in suo onore; e specialmente nei sabati alcuna lettura delle sue glorie, o un sermoncino. Ma è da quest'anno che regolarmente ogni sera incominciò l'usanza nei dormitori di offrirle, nel mese dei fiori materiali, fiori spirituali. D. Bosco ogni sera annunziava il fioretto e la giaculatoria per il domani.

L'amore a Maria rendeva in lui pi√π viva la riconoscenza verso i benefattori che ne promuovevano la gloria, e scriveva una cara lettera a Mons. Losana Vescovo di Biella.

 

Ill.mo e Rev.mo Monsignore,

 

Compreso dai sentimenti della più viva gratitudine verso la Divina Provvidenza, la quale si degnò di suscitare nella persona di V. S. Ill.ma e Rev.ma un insigne benefattore dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, ringrazio umilmente Lei, Monsignore, di avere con tanto zelo raccomandato con speciale sua circolare del 13 settembre dello scorso anno, la mia chiesa alla carità dei suoi fedeli diocesani. Le offerte formanti la graziosa somma di lire mille, che dichiaro d'aver ricevuto da Lei, sono una evidente prova che tutti conobbero, la necessità di mantenere intatta la moralità della gioventù e di promuoverne la cristiana istruzione, e volonterosi perciò corrisposero alla pia aspettazione del loro Pastore. Vada pertanto lieto, Monsignore, di aver fatto questo benefizio alla gioventù torinese, e si rallegri, perchè esso ridonda purea vantaggio di moltissimi giovani di sua diocesi, i quali, dovendo passare una notevole parte dell'anno nella capitale per ragione di loro mestiere, in numero considerevole esemplarmente intervengono a quest'Oratorio per ricrearsi, istruirsi, e santificare i giorni dedicati al Signore.

Ella sa, Monsignore, che, non ostante le generose oblazioni di pie e caritatevoli persone, mi vennero a mancare i mezzi per continuare il sacro edifizio, ma la Divina Provvidenza mi porse benigna la mano e nuovi mezzi seppe procurarmi col mezzo di una Lotteria di oggetti. Questa appena annunciata venne favorevolmente accolta dalla pubblica carità, e moltissimi distinti personaggi e benemerite signore, con zelo veramente cattolico, vi presero parte, e sì la promossero, che mercè  loro i doni abbondarono oltre ogni mia aspettazione, sia nel pregio, sia nel numero, talchè al giorno d'oggi sommano oltre a tremila e cento; spero ora che mi sarà continuato il favore delle pie e facoltose persone nell'acquisto dei biglietti da cui solo dipende il compimento della santa opera.

Così confortato ed aiutato mi gode l'animo di annunziarle che i lavori di costruzione si continuano con tutta l'attività possibile, ed ho fede nel Signore, che il 20 di giugno prossimo, giorno sacro per noi a Maria Consolatrice, si potrà, per soddisfare all'urgente nostro bisogno, andando nella nuova chiesa benedirla e celebrarvi le sante funzioni. Ella, o Monsignore, si immagini la gioia e la consolazione da cui fin d'ora sono compreso al solo pensiero della solennità, che avrà luogo in quel dì tanto sospirato!

Non potendo, come vorrei, dimostrare la mia gratitudine alla S. V. Ill.ma e Rev.ma ed a' suoi diocesani, e per le offerte e per avere efficacemente protetto la lotteria, sarà mia premura di accogliere colla massima amorevolezza tutti quei giovani del Biellese che interverranno all'Oratorio, e nulla risparmierò per quelli che vorranno approfittare delle scuole e della religiosa istruzione.

Quello che posso e non mancherò di fare si è di unirmi ai giovani, che sonomi in certo modo dalla Divina Provvidenza affidati, e pregare con essi costantemente il Signore Iddio a largamente compensare colle sue benedizioni V. S. Ill.ma e Rev.ma, e tutti quelli che nella loro carità concorsero e concorrono in qualunque siasi modo a quest'opera di beneficenza. Mi permetta, Monsignore, che La preghi ancora a voler continuare la sua efficace protezione all'Oratorio e benedire la novella chiesa, la lotteria, e tutti i figliuoli dell'Oratorio, e con essi anche la mia persona, che di tutti ne sento maggior bisogno.

Degnisi frattanto di gradire i sentimenti della sincera mia gratitudine della pi√π profonda ed ossequiosa venerazione con cui ho l'onore di dichiararmi

Di V. S. Ill.ma e Rev.ma

Torino, 4 maggio 1852.

UmiI.mo Dev.mo Ubb.mo Servitore

Sac. BOSCO GIOVANNI.

 

Intanto non cessava per un sol momento l'avvicendarsi dei lavori per la lotteria. I Vescovi del Piemonte con una carità ammirabile se ne erano fatti i promotori e così scrivevano a D. Bosco.

“Vedrò se si potranno distribuire i 200 biglietti da V. S. M. R. trasmessimi, ed ove non mi riesca a smaltirli tutti, come temo, glieli respingerò coll'importare dei distribuiti prima dei 20 del corrente. Intanto, raccomandandomi alle sue orazioni e pregando il Signore a benedire le sue fatiche....

Alba, 2 maggio 1852.

C. M. V.”.

 

“Ha fatto ottimamente V. S. M. R. a mandarmi 300 biglietti della di Lei lotteria. Da molto tempo bramava di averne e non sapeva come procurarmeli. Comincio per prenderne io stesso N. 100 e procurerò di esitare gli altri 200, e mi farò quindi premura di trasmetterle l'importare, e, qualora ne sia il caso, chiederlene dei nuovi.

Venendo poi per qualche circostanza a Torino, La prego fin d'ora di permettermi di visitare questo Oratorio che si sta fabbricando, non che gli altri Oratorii di cui mi parla e che finora non conosco.

Intanto, pregandole dal Signore tutte quelle più copiose benedizioni che non può a meno di trarre sul di Lei capo la sant'Opera con cui si è consecrata, mi protesto....

Saluzzo, 4 maggio 1852.

GIOVANNI, Arciv. Vescovo”.

 

“Ho ricevuto il compito foglio di V. S. Ill.ma e Rev.ma del 13 del mese corrente ed i biglietti di lotteria in numero di trecento che portava in seno. Si compiaccia di notare a mio debito il valore di detti biglietti nella somma di fr. 150 che Le farò pagare colla prima occasione favorevole che mi si presenterà.

Benedica il Signore tutte le sollecitudini di V. S. nell'innalzare una nuova chiesa al suo culto e gradisca....

Vigevano, 21 Maggio 1852.

PIO VINC., Vescovo”.

 

“Ho ricevuto assieme al pregiato foglio di V. S. M. R. del 21 corrente il pacco contenente N. 200 biglietti della consaputa lotteria, e sebbene non sia possibile di poterli qui esitare sia per le circostanze dei tempi, che per la straordinaria miseria che vi regna e fassi sempre maggiore, tuttavia, siccome trattasi dell'erezione di una chiesa, li terrò tutti, e nella settimana ventura Le procurerò l'incasso dell'importo totale in lire cento.

Acqui, il 24 maggio 1852.

F. MODESTO, Vescovo”.

 

“Prima che io ricevessi i 200 biglietti che la S. V. M. R. e Preg.ma mi spediva, altri 200 erano già pervenuti in questo Vescovado, ed io avevo già disposto per acquistarne un discreto numero di decine: onde non ho molta speranza che possano ancora esitarsi quelli che Ella si compiacque di spedirmi. Io farò ogni possibile, ma, ripeto, non ispero che l'esito corrisponda al mio buon volere. In questo caso non mi resterà altro che ritornare in tempo utile alla S. V. i biglietti non distribuiti.

Mi raccomando frattanto alle sue fervide orazioni....

Mondovì, 7 giugno 852.

F. Gio. TOMMASO, Vescovo”.

 

“Oltre i 100 biglietti che ho già preso per mio conto, ho ricevuto pure, quelli che mi inviò per la diligenza; già li consegnai a varie persone per essere distribuiti; farò quanto, potrò per favorir la cosa.

Anche a me spiacque assai il non aver potuto intervenire al suo saggio; verrò altra volta.

Preghi per me che il Signore mi ridoni la salute mi continui il suo affetto....

Fossano, 28 maggio 1852.

L. V.”

 

Il saggio di studii al quale accenna Mons. Vescovo di Fossano, si era svolto nell'Oratorio di S. Francesco di Sales. D. Bosco con una lettera circolare aveva mandato ai benefattori e ad altri esimii personaggi il seguente invito.

 

Ill.mo Signore,

 

La premura con cui V. S. Ill.ma si degnò di prendere parte a quelle cose che riguardano al bene dell'Oratorio di S. Francesco di Sales, spero non Le farà tornare discaro il presente invito con cui La prego d'intervenire domenica prossima, 16 del corrente Maggio, dalle ore 2 alle 5 pomeridiane, per onorare di sua presenza il saggio che i giovani delle nostre scuole serali danno dei loro tenui studi di quest'anno scolastico.

Non vedrà grandi cose, ma scorgerà senza dubbio il buon cuore e la buona volontà di questi nostri giovanotti.

La materia del saggio è :

1° Lettura e scrittura. - Elementi di aritmetica, di sistema metrico e di grammatica italiana. - Canto con musica..

2° Un po' di geografia sacra, storia sacra del nuovo testamento. - Canto con musica.

3° Due dialoghi: viaggi in Palestina. - Un giovane non premiato. - Varii tratti ed alcune poesie saranno recitate ed interposte ai diversi rami d'istruzione.

Nella persuasione che vorrà gradire questo mio umile invito, La ringrazio di quanto ha fatto e che spero voglia continuar a fare a favore di questi miei giovanetti, e Le offro i miei più sinceri ringraziamenti dicendomi con tutto rispetto

Di V. S. Ill.ma

Torino, 14 maggio 1852.

Obbl.mo servitore

Sac. BOSCO GIO.

 

Chiari professori, fra i quali l'Aporti, parecchi membri del Municipio, altri nobili, distinti personaggi, e Monsignor Calabiana Vescovo di Casale onorarono di loro presenza l'adunanza. Non è a dire quanta fosse la sorpresa degli intervenuti nell'ascoltare le spigliate e franche declamazioni, i canti e i suoni di quei buoni giovani popolani, i quali incalliti nelle fatiche e nel duro esercizio dei più umili mestieri, dimostravano che sotto la ruvida veste più di una volta si trova un ingegno svegliato. Gli applausi che frequenti e prolungati accoglievano le loro risposte, alle varie e talora non facili interrogazioni, erano certa prova della soddisfazione universale.

Cresceva poi la meraviglia perchè i più degli astanti, recatisi col pensiero di assistere ad un saggio dato da fanciulli, vi trovarono giovani nel pien vigore dell'età, i quali non lasciandosi strascinare da' mali esempi dei loro coetanei, consacravano allo studio il tempo che loro rimaneva dal lavoro, e che altri consuma in istravizi. Al certo, non è lieve fatica il domare nella gioventù lo stimolo potente che la porta a' sollazzi e volgerla invece allo studio paziente e serio! Ma ciò che è arduo ai nostri fautori, del metodo d'istruzione, è facile al sacerdote cattolico, il quale non ha altro metodo che quello che gli suggerisce la carità cristiana. Quando voi vedete qualche centinaia di artigianelli, che rinunzia ai divertimenti per ascoltare la voce di un dabben sacerdote, domandate che cosa rattiene quella fervida età, e così ghiotta di libertà? L'amore che hanno per il loro padre in Cristo. E che cosa nutre e fomenta quest'amore verso il loro padre? L'amore che questi nutre pei figli! Ed entrambi questi amori si identificano nell'amore di Gesù Cristo.

Ci ricordiamo di aver saputo che l'Abate Aporti, Senatore del Regno, rapito dalle pronte ed esatte risposte che davano quei giovani artigianelli, ebbe a dire che non si sarebbe potuto aspettare di pi√π non solo da giovanotti che tutto il giorno avevano maneggiato o la cazzuola, o la lesina, o l'ago, ma da quei medesimi che passavano la maggior parte dell'anno sui banchi di una scuola, pendenti per pi√π ore dal labbro di un maestro. In fine si distribuirono i premii che non consistettero solo in applausi, ma in vari utili oggetti provvisti dai benefattori.

Questa accademia restò anche famosa perchè volendosi dissipare l'accusa mossa all'Oratorio sulla politica, un giovanetto recitò una lunga poesia in dialetto piemontese composta da D. Bosco, che così incominciava:

 

Nui parluma nen d'politica

A le niente nost'affè :

E nui fumma mac la critica

Al pan brun del panatè .

 

Una nobile signora la quale non aveva potuto assistere a questo trattenimento, ne manifestava a D. Bosco il suo dispiacere.

 

 

Dalla mia villa di Chieri, 23 maggio 1852.

 

Molto Reverendo Signore,

 

L'onorevole invito di V. S. M. Rev.da non mi è pervenuto che ieri sera soltanto per incuria solita del portinaio, e ne sono tanto più dolente, chè ho dovuto comparirle non solamente incivile, ma ingrata, non comparendo all'interessantissima adunanza e non tributandole almeno, come era mio dovere i più sentiti ringraziamenti. Prego la S. V. a perdonarmi l'involontaria mancanza, ed a concedermi la speranza di ammirare in qualche altra occasione, la santa sua Opera: La prego intanto a gradire un foglio, nel quale un giovane Av.to dell'Emigrazione ha voluto far conoscere all'Italia, come siasi la Dio grazia, rinnovato fra noi il grande esempio dei Calasanzi e dei Vincenzi di Paola: chè il sacerdote, quando segue le massime del Vangelo, è stimato e venerato come merita, e da tutti indistintamente; ed anche da quelli che, poco curanti della religione, lo sarebbero, se più generalmente dal clero venissero seguite le caritatevoli orme d'un Dio Salvatore. - E rinnovando alla S. V. M. Rev.da i miei più vivi ringraziamenti per l'alto onore di avermi ricordata ad onta della mia pochezza, mi pregio dirmi col più profondo rispetto e venerazione....

Di V. S. Molto Rev.da

Obb.ma e Dev.ma Serva

OTTAVIA MASINO-BORGHESE.

 

Benchè non sia giusta la critica in questo foglio indirizzata al clero, noi l'abbiamo qui presentato, perchè vero è l'elogio fatto a D. Bosco, perchè s'intenda lo spirito e le opinioni di quei tempi e perchè l'emigrazione politica aveva doveri di riconoscenza verso l'Oratorio.

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