Capitolo 3

Conversioni in punto di morte.

Capitolo 3

da Memorie Biografiche

del 29 novembre 2006

Il bene che D. Bosco otteneva colle Letture Cattoliche gli aveva procurata una fama di virtù e di sapere, che a lui faceva rivolgere la speranza di quelle anime buone, le quali desideravano la conversione di peccatori ostinati all'estremo della loro vita. Ai fatti già altrove descritti aggiungiamo questi:

Un impiegato del Governo in Torino, il quale aveva preso parte all'esecuzione di certe leggi offensive ai diritti della Chiesa, si era gravemente ammalato. Da lungo tempo viveva lontano dai Sacramenti, anche perchè la lettura continua di pessimi giornali avevagli soffocato nel cuore ogni sentimento di fede. Il farmacista aveva fatto sapere al parroco, come il medico curante avesse detto nella sua spezieria, che quel signore non avrebbe visto il tramonto del giorno seguente. Conoscendo il parroco con certezza che l'infermo non voleva saperne di preti, e persuaso che sarebbe stato respinto, mandò a pregare D. Bosco di voler egli fare la prova di salvare quella povera anima.

D. Bosco accondiscese, ed entrato in quella casa, ecco un giovanetto tutto vispo venirgli, con sua sorpresa, incontro e fargli gran festa.

Era uno dei ragazzetti più assidui a frequentare l'Oratorio festivo di Valdocco e figlio dell'infermo, al quale il padre portava un affetto sviscerato; per lui era tutto il suo bene e tutta la sua felicità a questo mondo e benchè così irreligioso si lasciava dominare dal suo piccolino. Questi sovente prendeva il crocifisso e glielo dava da baciare ed egli non lo respingeva per non fargli dispiacere. Il figlio talora gli diceva: - Vuoi che vada a chiamare D. Bosco che ti venga a benedire? La benedizione fa tanto bene e ti farà guarire. - Il padre rispondeva di no, ma sempre in maniera che il figlio non se ne avesse a male; e borbottava poi fra di sè: - Quante superstizioni mettono in testa ai giovani questi preti! -

Il piccolino adunque visto D. Bosco gli fu addosso.

 - Oh D. Bosco, venga, venga, c'è papà che è tanto ammalato.

 - Davvero? Ebbene, va a dirgli, se permette, che venga a fargli una visita.

 - Sì, sì papà è contento! E senza altro entrò in camera. - Papà, papà c'è D. Bosco! Sei contento che venga neh? E senza aspettare risposta salta fuori a prendere D. Bosco per mano: - Venga, venga; papà lo aspetta, venga a dargli la benedizione.

D. Bosco insisteva perchè tornasse ad annunziarlo in altra maniera più soddisfacente, voleva chiedergli che cosa gli avesse risposto il padre, ma il fanciullo non lasciavalo parlare e lo spinse nella camera. Quel signore al vedere Don Bosco gli diede un'occhiata di fuoco. Questi non si perdette d'animo e premuroso gli domandò:

 - Come sta?

 - Come vede -  rispose l'infermo secco, secco.

- Si faccia coraggio; Alberto pregherà molto per lei. Io mi unirò .....

 - D. Bosco, io non credo a queste storie e non me ne parli.

Il figlio confuso del modo inurbano col quale D. Bosco era stato ricevuto, uscì dalla stanza. Il Servo di Dio, approfittando d'esser soli, non perdè tempo e proseguì: - V. S. non crede all'efficacia della preghiera d'un innocente?…Del resto io non venni qui a disturbarla; trovandomi da queste parti, mi son procurato l'onore di farle una visita per l'alta stima che professo alla sua persona. - E col suo fare amorevole e spiritoso narrò alcuni fatterelli ameni, contemporanei; e s'intrecciò un dialogo che dilettò il  povero infermo e rasserenò alquanto la sua fronte accigliata.

Come D. Bosco lo vide interessato in quel discorso, a un tratto gli disse: - L'ora si fa tarda, non voglio recarle pi√π oltre disturbo; ma prima d'andarmene permette che le dia una benedizione?

Quel signore senza sdegnarsi gli rispose freddamente: - Faccia quel che le piace. - D. Bosco allora chiamò il fanciullo:

 - Alberto!

E il padre: - Perchè chiama mio figlio?

 - Voglio che dica con me un'Ave Maria pel suo buon papà.

 - Non fa bisogno.... Non s'incomodi.

 - Ma D. Bosco tornò a chiamare: - Alberto!

Il fanciullo venne e D. Bosco a lui: - Senti Alberto: diciamo un'Ave Maria pel tuo Papà. Vedi! egli sta male, molto male e bisogna che il Signore te lo conservi. Che cosa faresti tu se egli ti venisse a mancare? Rimarresti solo, abbandonato, senza il tuo primo e più caro amico, senza il tuo appoggio, senza il tuo consigliere fedele. In mezzo al mondo quante occasioni di male, quanti compagni perfidi, quanti libri cattivi incontreresti con pericolo della tua innocenza. E nessuno ti avviserebbe, nessuno ti porgerebbe una mano soccorrevole. La tua inesperienza ti condurrebbe a cattivi passi. Povero Alberto! E poi in punto di morte quanti rimorsi per non avere avuto al fianco, chi ti facesse da angelo custode. E nell'eternità, forse, se avessi la disgrazia di essere diviso per sempre dal tuo genitore!

Queste ed altre simili idee, erano espresse con parole concise, prudenti e vibrate: ma parlava al figlio perchè  intendesse il padre. Narrava ciò che era accaduto allo stesso povero infermo, rimasto orfano da giovanetto, tracciandone in compendio la biografia: Alberto lagrimava; il padre voleva resistere, ma si vedeva che era profondamente commosso. D. Bosco concluse: - Dunque mettiamoci in ginocchio e recitiamo non una sola, ma tre Ave Maria. Quindi mandò il giovinetto in sala e disse all'infermo: - Si faccia il segno della croce. - Quegli segnossi con indifferenza e D. Bosco gli diede la benedizione; e poi entrò destramente ad interrogarlo de' suoi studi, delle cariche che aveva occupate, parlandogli degli anni della sua fanciullezza, della sua gioventù e della sua età matura. L'infermo incominciò a lasciarsi andare a qualche confidenza e D. Bosco, senza dargli a vedere che investigava, scherzando e compatendo le miserie umane, gli trasse dal labbro quanto bastava per conoscere all'ingrosso lo stato della sua anima. Quindi vedendolo molto stanco: - Ora, se vuole gli disse, le darò l'assoluzione.

 - L'assoluzione? Ma prima dell'assoluzione bisogna confessarsi; ed io non voglio confessarmi.

- Ma lei si è già confessato ed io ho inteso tutto.

 - E basta?

 - Basta. Faccia l'atto di contrizione.

 - Possibile!.....

 - Sì, Dio le perdona tutto è così buono, così misericordioso con quelli che di vero cuore si pentono.

L'infermo allora ruppe in un pianto doloroso esclamando: - Ah! Dio è buono davvero! - e rimase prostrato di forze in modo inquietante. D. Bosco vedendo che fra poche ore sarebbe morto, anche sulla parola del medico, si affrettò. Gli fece ancora qualche interrogazione e trovatolo anche pronto a fare quanto la Chiesa richiedeva da lui, lo assolvette. Infine dopo avergli promesso che si sarebbe preso cura di Alberto, mandò in fretta a dire al parroco di S. Agostino, che portasse il Santo Viatico.

Il parroco non mise tempo in mezzo, portò anche l'olio santo, ma potè darlo appena sub unica unctione, perchè il poveretto spirava.

Altra volta D. Bosco fu invitato a recarsi presso un notaio infermo, parrocchiano del Carmine. Inutile era ogni sforzo di preti per ricondurlo a Dio. D. Bosco che nel passato era in qualche attinenza con lui, accondiscese a visitarlo. Fu ricevuto con molta cortesia ma freddamente. Al solito egli si dimostrò premuroso di chiedere notizie della malattia, affettuoso nel confortare il paziente, e gioviale nel rallegrarlo co' suoi discorsi. Il notaio rimase incantato. D. Bosco entrò quindi ad accennare alle cose dell'anima, ma quel signore messosi sull'avviso: - Cambiamo discorso gli disse; saprà già che i miei principii .....Io non mi indurrò mai a confessarmi.

-         E perchè ?

 - Perchè non credo alle cose di religione. Veda là quai libri tengo sul tavolino.

D. Bosco si appressò al tavolino e prese uno di quei volumi. Erano le opere di Voltaire e quindi:

 - E con questo?

 - Capisce! uno il quale abbia le convinzioni di questo illustre autore, non avrà mai la debolezza di confessarsi.

 - E lei chiama debolezza il confessarsi? E non sa che questo uomo, col quale lei dice di dividere i principii, quest'uomo che dice illustre, in punto di morte voleva confessarsi?

 - Oh questo poi...

 - Certo; e si sarebbe confessato se i suoi amici barbaramente non glielo avessero impedito. - E qui D. Bosco gli narrò qual fosse stata la morte di Voltaire.

Quel signore ascoltava con interesse e commozione sempre crescente e D. Bosco concludeva.

 - Ora le dirò come io abbia speranza che Voltaire si sia salvato!

 - Possibile! - esclamò l'ammalato con un tremito in tutta la persona.

 - Possibilissimo! Nella Santa Scrittura di un solo si dice apertamente che si sia dannato: Giuda. Degli altri il Signore non volle che sapessimo la sorte nell'eternità, perchè conservassimo speranza della loro salvezza.

 - Che si sia salvato Voltaire dopo tutto quello che ha detto, fatto, scritto?

 - Dio è tanto buono, tanto misericordioso, o mio caro signore. Un atto di amore basta a scancellare qualunque colpa.

 - Voltaire salvo!

 - Io posso tenere la mia opinione. Quindi posso tener per certo che si sia salvato. Infatti che cosa gli mancò? Il desiderio di confessarsi l'aveva, il suo dolore era straziante; fu solo disgraziato, perchè non ebbe il prete. Ma in quel momento che precedette la morte, quando si vide vicino a perdersi, se cessato l'orrore della disperazione, avesse concepito un atto d'amore di Dio, quindi di vero pentimento, è certo, è di fede che si sarà salvato.

L'infermo taceva e, dopo aver alquanto pensato, esclamò risolutamente: - Voglio confessarmi. Prenda quei libri non li voglio più in casa mia: ne faccia lei quello che vuole! - Si confessò, alle otto della sera ricevette il Santo Viatico, alle dieci gli fu dato l'olio santo e la benedizione papale e prima della mezzanotte moriva con veri sentimenti di fede, di dolore, di confidenza e di carità, lasciando in tutti la più soave speranza di sua eterna salute.

D. Bosco era ritornato all'Oratorio col suo carico di libri proibiti che gettava subito alle fiamme, dicendo a' suoi giovani: - Ringraziamo di tutto il Signore.

Eziandio ad altri che sarebbero morti nell'impenitenza finale D. Bosco aperse le porte del cielo come ragionevolmente dobbiamo sperare. Bisio Giovanni, che dal 1864 fino al 1871, per ragione di servizio stava nella sua anticamera, ci affermò: - Io posso dire che molte volte D. Bosco era chiamato in città a confessare peccatori infermi ed ostinati, e interrogandolo quando ritornava nell'Oratorio, avevo per risposta:

 - Quel tale si è confessato.

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