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Capitolo 28

Deficienza di mezzi per l'erezione della chiesa - Circolare del Vescovo di Biella - Generose sovvenzioni del Re - La prima grande lotteria.


Capitolo 28

da Memorie Biografiche

del 27 novembre 2006

Ne' mesi trascorsi di quest'anno D. Bosco non aveva cessato un istante nel darsi attorno per l'erezione della sua chiesa . In agosto, già il sacro edifizio sporgeva alcuni metri da terra, quando egli si accorse che erano pressochè esauste le sue finanze. Coll'aiuto di alcune benemerite persone egli aveva raccolto 35 mila lire; ma queste erano scomparse come ghiaccio al sole. Fu d'uopo allora di ricorrere alla beneficenza pubblica. Il Vescovo di Biella, Mons. Pietro Losanna, riflettendo che il novello edifizio e l'istituzione degli Oratorii tornava a particolare vantaggio dei garzoni muratori di sua Diocesi, per la maggior parte dell'anno residenti in Torino, invitò i suoi Parroci a concorrervi col loro obolo. A questo fine egli diramò la circolare seguente:

 

Rev. Signore,

 

L'egregio e pio Sacerdote D. Bosco, animato da una veramente evangelica carità, prese a raccogliere nei dì festivi in Torino quanti giovani incontrava, abbandonati e dispersi per le piazze e per le contrade nel lungo e popoloso tratto tra Borgo Dora e il Martinetto, e a ricoverarli in un sito appropriato, sia per un onesto loro trattenimento, che per la loro istruzione ed educazione cristiana. Tale fu la di lui santa industria, che la Cappella locale divenne si ristretta all'uopo, che attualmente non sarebbe sufficiente a contenere più di un terzo fra li seicento e più che già vi accorrono. Spinto dall'amor di tanto bene, si accinse all'ardua opera di costrurre una Chiesa corrispondente ai bisogni del pietoso suo disegno, e si rivolse perciò alla carità dei Cattolici fedeli, onde poter sopperire alle troppo gravi spese, che vi vogliono per compirla. Con particolare fiducia poi egli ricorre a questa Provincia e Diocesi per mio mezzo, in quanto che di seicento e più che già si riuniscono a lui d'intorno, e frequentano il suo Oratorio, più di un terzo (oltre a 200) sono giovani Biellesi, di cui anche parecchi vengono da lui ricoverati in casa sua, e gratuitamente provveduti di quanto loro occorre pel vitto e pel vestito, onde possano apprendere una professione. Oltre al titolo quindi di carità, tal soccorso lo reclama da noi anche il titolo di giustizia, per cui io prego la S. V. Rev. di voler prevenire li buoni suoi Parrocchiani su di sì interessante oggetto, di ricorrere, ai più facoltosi, e destinare un dì festivo per una elemosina da farsi in Chiesa a tal fine, la quale verrà tosto trasmessa alla Curia in modo sicuro, e colla sovrascritta etichetta sì della somma entro-chiusa, che del luogo di sua provenienza.

Mentre li figli delle tenebre tentano di aprir un tempio per insegnarvi l'errore a perdizione dei loro fratelli, verrano eglino meno li fortunati figli della luce per aprire una Chiesa, onde insegnarvi la verità a salvamento loro, e dei loro fratelli, e massime compatriotti?

Nella viva speranza pertanto di poter quanto prima colle offerte, che ci perverranno, porgere un confortevole aiuto all'impresa dell'encomiato uomo di Dio, ed insieme un pubblico attestato della pietà illuminata e riconoscente dei miei Diocesani verso un'opera sì santa, sì utile, anzi sì necessaria ai tempi che corrono, colgo questa opportunità per ripetermi colla maggiore stima ed affetto

Della S. V. M. Rev.

Biella, li 13 settembre 1851.

Dev. Obbl. Servo

GIO. PIETRO Vescovo.

 

Questo appello fruttò la somma di mille franchi. Non era gran cosa, ma il Sovrano compieva la promessa del 5 luglio.

 

Economato Generale Regio Apostolico.

 

Al R. Sac. Giovanni Bosco,

 

Con dispaccio della Regia Segreteria di Stato per gli Affari Ecclesiastici di grazia e di giustizia del 30 ora scorso settembre si notificò all'Azienda Generale dell'Economato R. Apostolico essersi S. M. degnata d'accordare a V. S. M. R. la somma di lire 10.000 sovra di questa cassa da pagarsele a rate, cioè lire 3000 fin d'ora e la rimanente somma negli anni successivi e a quelle epoche in cui questa cassa si troverà in grado di fare fronte ai relativi pagamenti, da erogarsi questo sussidio particolarmente nell'edificazione di una Chiesa per lo stabilimento filantropico da Lei istituito perla povera gioventù artistica nella regione Valdocco, come altresì nelle ricorrenti spese per l'educazione religiosa di quei giovani; non che per il mantenimento degli individui che trovandosi più abbandonati, è caso di colà ricoverare.

Ne do avviso a V. S. affinchè si presenti personalmente, ovvero incarichi qualche conosciuta persona, che munirà del di Lei bianco segno debitamente legalizzato, per esigere l'ammontare del relativo Mandato.

Torino, il 2 ottobre 185,1.

L'Economo Generale Regio Apostolico

Ab. MORENO.

 

Un'altra opportunissima sovvenzione concedeva Vittorio Emanuele a D. Bosco pochi giorni dopo.

 

Sovraintendenza generale della lista civile.

 

Torino, il 10 ottobre 1851.

 

Al Sig. Teologo Bosco,

 

Pregiomi partecipare alla S. V. Ill.ma essersi S. M. degnata in udienza delli 5 corrente prendere in considerazione le circostanze accennatemi nella pregiatissima di Lei lettera e che io ebbi l'onore di sottometterle, accordando per l'erezione di una Chiesa annessa a cotesto stabilimento un sussidio di lire 1000.

Mi reco a premura di rendere avvisata la S. V. Ill.ma di questo nuovo tratto di Sovrana Munificenza ad opportuno di Lei governo, onde Le piaccia di farmi conoscere l'epoca in cui Ella desidera sia fatto il relativo pagamento, e pregandola a volermi indicare la persona in capo della quale a tempo debito potrà essere spedito l'occorrente mandato, ho il pregio di raffermarmi con ben distinta considerazione

Di V. S. Ill.ma

Devot.mo Obb.mo Servitore

S. M. PAMPARA.

 

Ma D. Bosco, mentre ringraziava il Re delle sue offerte, cercava di risparmiare quanto più poteva le spese, e dovendo ancor pagare al Municipio i diritti stabiliti per la spedizione del permesso di fabbricare, con lettera del 22 ottobre chiedeva di esserne dispensato. Il Sindaco così rispondevagli

 

Torino, addì 23 ottobre 1851.

 

Non potendo nelle massime assentate acconsentire il condono dei diritti stabiliti per la spedizione del permesso, che la S. V. M. Illustre e M. R. avrebbe dovuto ritirare prima di far intraprendere la costruzione della Chiesa, che ne era l'oggetto, ho provveduto per la gratuita spedizione, facendone integrare la cassa con fondi destinati alla beneficenza, avuto riguardo alla pia destinazione cui è rivolto quel provvedimento.

Compiegole quindi la stessa carta di permesso, che debbe rimanere presso chi sovrintende alla costruzione, onde evitarsi la contravvenzione che potrebbe essere accertata ove non fosse tale documento esibito alla richiesta degli agenti comunali a ciò autorizzati.

E colla speranza che le religiose di Lei sollecitudini possano trovare sollecito compimento mi pregio di raffermare con riverentissima e pari considerazione...

Il Sindaco G. BELLONE.

 

 

Ma il danaro non era mai bastante, quantunque con atto del 20 novembre 1851 rogato Turvano vendesse a Giovanni Emanuel ettari 0,01,99 del terreno proveniente dal Seminario per lire 1573. Tutte queste somme non furono tuttavia che poche gocce d'acqua sopra un terreno arsiccio. Onde fu mestieri ricorrere ad altro mezzo. Fu allora che Don Bosco mise mano alla sua prima ideata grande lotteria di oggetti, ossia di piccoli e numerosi doni che si riprometteva dalla generosità dei Cattolici. L'attuazione di questo disegno era oltremodo faticosa, ma egli indirettamente aveane già preparata la riuscita.

D. Bosco era instancabile nel chiedere soccorsi alle autorità governative, umile nei modi, ma colla franchezza di chi lavorava efficacemente pel pubblico bene. Quindi batteva a tutte le porte, entrava in ogni ufficio, si presentava ad ogni ministero, ricorreva alla Provincia ed al Comune, si rivolgeva ai membri della famiglia reale. Ogni ramo dell'Amministrazione dello Stato aveva ricevute le molteplici sue petizioni. Spesse volte ne scriveva fino a dieci per settimana, ed in generale veniva esaudito. Molte largizioni erano per un mandato di sole lire 10, 15, 20 e con questi presentavasi alle tesorerie per riscuotere, ed era sempre accolto con ogni urbanità.

Per ottenere però il suo intento doveva sobbarcarsi a non pochi lavori, e umiliazioni e noie. Ci volevano conoscenze, amicizie, persone che lo raccomandassero, quindi visite e lettere continuamente. Tutte le volte che si cambiava un ministro, un sindaco, un prefetto, un capo ufficio, doveva trovar modo di avvicinarlo per renderselo favorevole. E quindi mettere in moto conoscenti, protettori, e sempre lettere e sempre visite. Non gli importava tanto che grande o piccolo fosse il sussidio ricevuto, quanto che il sussidio dato equivalesse ad una approvazione dell'autorità per l'opera sua. Prevedeva il caso di ostilità, e voleva poter rispondere: - Siete voi che mi avete finora aiutato, e non dovete distruggere ciò che un giorno stimavate secondo le leggi e degno della vostra protezione.

Infatti egli riusciva nel suo intento, e ne fu una prova la lotteria.

Egli incominciò a far ricerca di quei benemeriti che volessero coadiuvarlo in questa impresa di carità. Quarantasei di condizione diversa, artigiani, signori e sacerdoti, tra i quali primo il Teol. Cav. Anglesio, Direttore della Piccola Casa della Divina Provvidenza, accettarono di essere Promotori; ottantasei signore della borghesia e del patriziato, e fra queste non ultima la Marchesa Maria Fassati, nata De-Maistre, dama di S. M. la Regina Maria Adelaide, accondiscesero con piacere ad essere promotrici. Nello stesso tempo D. Bosco formava e stabiliva la Commissione che doveva presiedere. Membri di questa furono:

 

Arnaud di S. Salvatore conte Cesare.

Baricco T. Pietro, vice sind., segretario.

Bellingeri Avv. Gaetano.

Blanchier Cav. Federico, ingegnere.

Bocca Federico, impresario.

Borel T. Giovanni, rettore dei Rifugio.

Bosco D. Giovanni, direttore dell'Oratorio.

Bossi Amedeo, negoziante.

Cappello cav. Gabriele, detto Moncalvo, consigliere comunale.

Cotta cav. Giuseppe, senatore del Regno, consigliere comunale, tesoriere.

Cottin Giacinto, intend., cons. com.

D'Agliano di Caravonica Cav. Lorenzo.

Duprè  Cav. Giuseppe, cons. com.

Gagliardi Giuseppe, chincagliere.

Murialdo T. Roberto, capp. di corte.

Ortalda T. Gius., Can., direttore della pia opera della Prop. della Fede.

Ritner Vittorio, orefice estimatore.

Rocca Avv. Luigi, cons. com.

Ropolo Pietro, fabbr. serr., cons. com.

Scanagatti Michele.

 

Esaurite tutte le pratiche necessarie per questa organizzazione, presentava memoriali per ottenere l'approvazione governativa.

Torino, dicembre 1851.

 

Ill.mo sig. Intendente,

 

I sottoscritti desiderosi di procurare una lunga durata all'Oratorio di S. Francesco di Sales, di cui è cenno nella circolare annessa alla presente, scorgendo divenire ogni giorno più angusto il locale, che era stato destinato a uso di cappella, pel numero sempre crescente dei giovani che vi convengono per compiere i doveri religiosi nei dì festivi e per ricevere una buona educazione intellettuale e morale, divisarono di innalzare una chiesa più decorosa e più ampia. Messisi coraggiosamente all'opera per mezzo di private oblazioni poterono recarla fino al compimento del tetto. Ma richiedendo ancora le opere da farsi una ragguardevole somma e non volendo lasciare incompiuta l'impresa, vennero in pensiero di fare un appello alla pubblica beneficenza, onde raccogliere dalle persone caritatevoli il numero di oggetti, che si potrà maggiore, per farne quindi una pubblica lotteria.

In obbedienza della legge 24 febbraio 1820, modificata dalle regie patenti 10 gennaio 1833 e dalle istruzioni pubblicate dalla Azienda Generale delle R. Finanze in data del 24 agosto 1834, ricorrono i sottoscritti alla S. V. Ill.ma invocando la di Lei approvazione alla progettata lotteria.

Con tal fine hanno l'onore di rassegnarle, a tenore delle citate istruzioni, un progetto di Circolare in cui viene brevemente tracciata la storia e lo scopo del Pio Istituto ed è indicato il mezzo a cui intendono appigliarsi per la raccolta dei doni: ci uniscono pure il piano della lotteria.

Ogni vantaggio, che si potrà trarre dalla lotteria divisata, sarà consecrato all'ultimazione della nuova cappella; i fondi poi che verranno riscossi, resteranno presso il Senatore Cotta, sottoscritto pure alla presente, il quale compierà le funzioni di tesoriere.

Pronti a dare ogni maggior spiegazione in proposito, i sottoscritti dichiarano di riferirsi per ogni cosa al disposto delle precitate Istruzioni dell'Azienda delle Finanze.

Persuasi che la S. V. vorrà concedere la implorata approvazione pel bene di un'opera quanto modesta, altrettanto vantaggiosa alla povera gioventù popolana, Le anticipiamo i più vivi ringraziamenti.

Seguono le firme.

 

Il piano presentato per la lotteria era il seguente

 

1. Sarà ricevuto con riconoscenza qualunque oggetto d'arte, d'industria, cioè lavori di ricamo e di maglia, quadri, libri, drappi, tele e simili.

2. Nell'atto di consegna dell'oggetto verrà rilasciata una carta di ricevuta, ove sarà descritta la qualità del dono ed il nome del donatore, a meno che questi ami conservare l'anonimo.

3. I biglietti della lotteria saranno emessi in numero e, proporzionato al valore degli oggetti, e nei limiti segnati dalla legge, cioè col benefizio del quarto.

4. I biglietti saranno spiccati da un foglio a madre, e saranno muniti della firma di due membri della Commissione. Il loro valore è di centesimi 50.

5. Si farà pubblica esposizione di tutti gli oggetti nel prossimo mese di marzo, e durerà per lo spazio di un mese almeno. Sarà dato avviso nella Gazzetta Officiale del Regno del tempo e del luogo in cui si farà questa esposizione. Verrà pure indicato il giorno, che sarà fissato per la pubblica estrazione dei numeri vincenti.

6. I numeri saranno estratti uno per volta. Occorrendo che per isbaglio se ne estraessero due, non si leggeranno, ma saranno rimessi nell'urna.

7. Si estrarranno tanti numeri quanti sono i premi da vincersi. Il primo numero estratto vincerà l'oggetto corrispondente segnato col numero 1; così il secondo, e successivamente finchè siansi estratti tanti numeri quanti sono i premi.

8. Nel Giornale Officiale del Regno saranno pubblicati i numeri vincitori, e tre giorni dopo si comincerà la distribuzione de' premi.

9. I premi non ritirati dopo tre mesi si terranno per ceduti a benefizio dell'Oratorio.

 

Il Sig. Intendente Generale di Torino con suo decreto del 9 dicembre 1851 concedeva la desiderata licenza, e dal Municipio era trasmessa a D. Bosco.

 

Al signor D. Bosco, Direttore dell'Oratorio festivo di San Francesco di Sales, fuori di Porta Susa, Regione Valdocco.

 

CITTA' DI TORINO.

Torino, addì 17 dicembre 1851.

 

Trasmetto copia alla S. V. M. Reverenda del Decreto Intendenziale col quale si autorizza la lotteria di oggetti da Lei implorata a vantaggio dell'Oratorio festivo di S. Francesco di Sales.

Siccome poi stabilisce il decreto che la Direzione di questa lotteria debba sempre andare d'accordo col signor Sindaco di Torino, il quale è incaricato di sorvegliare l'adempimento delle relative disposizioni, io prego la S. V. a compiacersi di spedire a questo Municipio copia di tutte le carte da Lei presentate all'Intendenza Generale, e d'ogni altro documento relativo alla pratica, affinchè possa aver luogo la imposta sorveglianza, e tutto proceda colla dovuta regolarità.

Colgo l'occasione per raffermarmi con dovuta stima

 

Il vice-sindaco

BARICCO.

 

D. Bosco affrettossi a pubblicare colla data del 20 dicembre 1851 l'appello della Commissione alla pietà dei concittadini, approvato dall'Intendenza Generale.

 

Illustrissimo Signore,

 

Una modesta opera di beneficenza fu intrapresa, or fa dieci anni, nel distretto di questa città sotto il titolo di Oratorio di S. Francesco di Sales, diretta unicamente al bene intellettuale e morale di quella parte di gioventù che per incuria de' genitori, per consuetudine di amici perversi, o per mancanza di mezzi di fortuna trovasi esposta a continuo pericolo di corruzione. Alcune persone, amanti della buona educazione del popolo, videro con dolore farsi ogni giorno maggiore il numero dei giovani oziosi e malconsigliati che, vivendo di accatto o di frode sul trivio e sulla piazza, sono di peso alla società e spesso strumento d'ogni misfare. Videro pure con sentimento di profonda tristezza molti di coloro che si sono dedicati per tempo all'esercizio, delle arti e delle industrie cittadine, andar nei giorni festivi consumando nel giuoco e nelle intemperanze la sottile mercede guadagnata nel corso della settimana, e desiose di portare rimedio ad un male da cui sono a temersi funestissime conseguenze, divisarono di aprire una casa di domenicale adunanza, in cui potessero gli uni e gli altri aver tutto l'agio, di soddisfare a' religiosi doveri, e ricevere ad un tempo una istruzione, un indirizzo, un consiglio per governare cristianamente e onestamente la vita. Fu perciò instituito un Oratorio dedicato a San Francesco di Sales coi mezzi che somministrò la carità di quei generosi, che sogliono largheggiare in tutto ciò che al pubblico bene riguarda; si apprestò quant'era d'uopo per celebrare le funzioni religiose, e per dare ai giovani una educazione morale e civile; varii giocherelli atti a sviluppare le forze fisiche e a ricreare onestamente lo spirito furono pure adottati, e così si studiò di rendere utile ed insieme gradita la loro dimora in quel luogo.

E’ difficile a dire con quale favore sia stato accolto l'invito che si fece a' giovanetti senza veruna pubblicità, e in quella guisa soltanto che si vuole tra i famigliari, di convenire ogni dì festivo nell'Oratorio; il che diè  animo ad ingrandire il recinto e ad introdurvi in progresso di tempo quei miglioramenti, che una carità ingegnosa e prudente potè  suggerire; quindi si incominciò ad insegnare prima nelle domeniche, e poi ogni sera nell'invernale stagione la lettura, la scrittura, gli elementi dell'aritmetica e della lingua italiana, ed uno studio particolare si pose per rendere a quei giovanetti volonterosi famigliare l'uso delle misure legali, di cui, essendo la più parte addetti a' mestieri, sentivano il maggior bisogno.

Instillare nei loro cuori l'affetto ai parenti, la fraterna benevolenza, il rispetto alle autorità, la riconoscenza ai benefattori, l'amor della fatica, e più di ogni altra cosa istruire le loro menti nelle dottrine cattoliche e morali, ritrarli dalla mala via, loro infondere il santo timor di Dio, e avvezzarli per tempo all'osservanza dei religiosi precetti, sono queste le cose a cui per due lustri da zelanti sacerdoti e laici si dà opera assidua e si consacrano le cure maggiori. Così, mentre vi ha chi lodevolmente si adopera per diffondere gli scientifici lumi, per far progredire le arti, per prosperare le industrie e per educare i giovani agiati nei collegi e ne' licei, nel modesto Oratorio di San Francesco di Sales si compartisce largamente l'istruzione religiosa e civile a coloro, che, quantunque siano stati meno favoriti dalla fortuna, hanno pure la forza ed il desiderio di essere utili a se medesimi, alle loro famiglie ed al paese.

Riconoscendo però in brev'ora angusto, pel numero sempre crescente dei giovani, il locale che era stato destinato ad uso di cappella, e non volendo lasciare a mezzo un'impresa così bene avviata, i Promotori, pieni di confidenza nella generosità dei loro concittadini, deliberarono dimettere mano ad un edifizio più ampio e meglio acconcio all'uopo, e di assicurare in tal guisa la durata di un così utile istituto educativo. Fu troncato ogni ritardo, si superarono le incertezze, e con coraggio si gettarono le fondamenta del nuovo Oratorio.

Le oblazioni, i regali, gl'incoraggiamenti d'ogni fatta non vennero meno sinora, e tanto si progredì nel lavoro, che nel volgere di pochi mesi si potè  giugnere alla formazione del tetto.

Ma per condurre a compimento l'edifizio i mezzi ordinarii più non bastano, ed è necessario che l'inesausta carità del pubblico venga in soccorso della privata beneficenza. Egli è a tal fine che i sottoscritti Promotori della pia opera si rivolgono alla S. V. Ill.ma invocando il di Lei concorso, e proponendole un mezzo che, essendo già stato adoperato con buon successo in altre benemerite istituzioni, non fallirà certamente all'Oratorio di S. Francesco di Sales. Consiste questo mezzo in una lotteria d'oggetti, che i sottoscritti vennero in pensiero d'intraprendere per sopperire alle spese di ultimazione della nuova cappella, ed a cui la S. V. vorrà, non vi ha dubbio, prestare il suo concorso, riflettendo all'eccellenza dell'opera cui è diretta.

Qualunque oggetto piaccia alla S. V. offerire, o di seta, o di lana, o di metallo, o di legno, ossia lavoro di riputato artista, o di modesto operaio, o di laborioso artigiano, o di caritatevole gentildonna, tutto sarà accettato con gratitudine, perchè in fatto di beneficenza ogni piccolo aiuto è gran cosa, e perchè le offerte anche tenui di molti insieme riunite possono bastare a compir l'opera desiderata.

I sottoscritti confidano nella bontà della S. V., sicuri che il pensiero di concorrere alla buona educazione della gioventù abbandonata non potrà a meno di non piegare il di Lei animo ad una qualche sovvenzione. Valga del resto a raccomandare presso di Lei il pio istituto, la singolare benevolenza con cui persone d'ogni ordine e d'ogni grado ne hanno promosso lo stabilimento e favorita la estensione. Valga soprattutto il voto emesso dal primo Corpo legislativo dello Stato, che, dopo averlo preso in benigna considerazione, nominava una Commissione apposita per averne precisi ragguagli, e conosciutane l'utilità, raccomandavalo caldamente al Governo del Re. Valga eziandio il generoso sussidio decretatogli per due anni continui con voto unanime del Municipio torinese; la singolare larghezza con cui S. M. il Re e S. M. la Regina si degnarono di venirgli in aiuto, e la speciale benignità con cui venerandi Prelati e distintissimi personaggi si compiacquero di raccomandarlo alla pubblica carità.

I sottoscritti rendono alla S. V. Ill.ma anticipati ringraziamenti per la cortese cooperazione, che vorrà prestare pel buon esito della progettata lotteria, e Le pregano dal Cielo ogni benedizione.

Di V. S. Ill.ma

Obbl. Servitori

I PROMOTORI E LE PROMOTRICI.

 

In calce a questo appello erano stampati i nomi dei Signori Promotori e delle Signore Promotrici, col poscritto: “Gli oggetti saranno ricevuti dai Signori Promotori e dalle Signore Promotrici e per maggior comodità potranno depositarsi presso ai Signori:

Gagliardi Giuseppe, chincagliere, avanti la Chiesa della Basilica - Chioitti Carlo, negoz. in maiolica e porcellana in Dora Grossa avanti la Chiesa dei SS. Martiri - Pianca e Serra, negoz. contrada della Madonna degli Angeli casa Pomba n. 6. Giacinto Marietti, tip. libraio sotto i portici dell'Università”.

Così D. Bosco colla spedizione in ogni parte di alcune migliaia dei suddetti inviti alla carità, santificava anche le Feste Natalizie.

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