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Capitolo 24

Invito al teatro - D. Bosco visita il Collegio di Lanzo - Lettera di D. Apollonio: sua dimora nell'Oratorio per la traduzione in varii dialetti della Bolla Ineffabilis - Difficile spaccio di biglietti della Lotteria in varie provincie - Tristi pronostici per l'anno incominciato - È proposta la nuova legge per la confisca di tutti i beni ecclesiastici: gran funerale in Corte - Preghiere straordinarie nell'Oratorio - Fioretti per la novena di S. Francesco di Sales e della Purificazione di Maria SS. - Due Letture Cattoliche - I tre martiri torinesi: per la cappella di questi nella chiesa di Maria Ausiliatrice il Can. Gastaldi promette un quadro - Il Vescovo di Novara raccomanda in una lettera pastorale le Letture Cattoliche.


Capitolo 24

da Memorie Biografiche

del 06 dicembre 2006

 I gravi pensieri che D. Bosco sapeva istillare in modo meraviglioso nell'anima dei giovanetti, erano sempre alternati con ricreazioni, musiche, ed onesti trattenimenti. Narrato il sogno, abbiamo subito un suo invito ai principali benefattori dell'Oratorio e anche ad altri signori dei quali importava molto al Servo di Dio guadagnarsi la benevolenza.

 

Benemerito Signore.

 

Domenica sera (7) alle ore 6 ½ i giovani di questa casa dànno un piccolo trattenimento teatrale.

Sarebbe loro ed a me di sommo gradimento se V. S. B. colle persone che giudicasse aver seco ci onorasse di sua presenza.

Nel fare questo rispettoso invito, le auguro ogni bene dal cielo e mi professo con gratitudine,

Di V. S. B.

                                                         Torino, 5 gennaio 1866.

                                                    Obbl.mo Servitore

 

Sac. Bosco Gio.

 

Terminate così le feste natalizie, D. Bosco si recò a far visita al Collegio di Lanzo, ov'erano entrati molti giovani nuovi che non erano ancora da lui conosciuti. Disceso il Servo di Dio in refettorio, a metà della cena si fece serio e voltosi al Direttore gli disse sottovoce:

- In questo momento, vicino alla pompa, all'entrata del secondo cortile, vi sono due giovanetti che bisogna sorvegliare. Manda subito qualcuno il quale li riconduca in ricreazione cogli altri compagni!

Il Direttore die’ quell'incarico a un assistente, che ritornò dicendogli: -Al pozzo non vi era alcuno, ma ne vidi due, e li nominò, che in quell'istante si allontanavano. Li interrogai donde venissero e mi risposero: - Dalla pompa.

Dopo le orazioni il Direttore chiamò a se i due giovani:

- Che discorsi avete fatto stassera fra voi due?

- Nessun discorso - risposero tremando.

- Ebbene, venite con me; D. Bosco vi aspetta; ha qualche cosa da dirvi. - E glieli presentava.

D. Bosco li fissò un istante, poi disse loro una parola nell'orecchio, che li fece arrossire. Erano alunni novelli venuti da poco tempo dalle loro case, i quali, riconoscendosi colpevoli, gli promettevano di farsi migliori. Il domani a sera, dopo aver confessato quasi tutto il giorno, raccontava il sogno della zattera galleggiante.

Intanto da coloro che si prestavano a distribuire i biglietti di lotteria, giungevano notizie ed inviti che domandavano il suo consiglio e la sua presenza.

Da Venezia gli scriveva D. Giuseppe Apollonio:

 

 

Viva Ges√π Bambino!

Venezia, lì 2 gennaio 1866.

 

Molto Rev. Don Giovanni

          

 Accompagnate al nome SS. di Gesù, colla cui festa la Chiesa incomincia il nuovo anno, le mando le mie felicitazioni, i miei augurii. Oh il Signore la benedica, D. Bosco, ed accetti i frutti delle sue apostoliche fatiche in riparazione dei tanti e tanti mali che si commettono in questa nostra povera Italia! Desidero che il Signore le conceda tutte quelle grazie che gli domando per me stesso, desidero che la faccia santo, come si degnò per suo mezzo di far santi que' cari giovanetti di cui si è compiaciuta Vostra Reverenza di mandarmi la biografia. Al qual proposito io la ringrazio con vivo sentimento di gratitudine anche a nome di Mons. Giorda dei carissimi libri che ci fece tenere per mezzo del Console Pontificio Battaggia. Scusi se non le ho scritto prima, ma avendo inteso tempo fa dalla Principessa Elena Vidoni, o da sua figlia, che V. Reverenza era aspettata a Cremona dalle Maddalene, voleva fare un viaggio e due servigi mandandole il danaro de' biglietti ed insieme i nostri ringraziamenti.

 

Sono dolentissimo di non aver potuto smaltire un maggior numero di que' listini. Io credo che ci siano poche città come questa, in cui i buoni siano battuti da tante parti per elemosine. Quindi tanto più facilmente si rifiutano, quando si tratta di opere di beneficenza fuori di Stato. Lei avrà già ricevuto tutto dalla famiglia Vidoni.

Ho ricevuto una carissima lettera delle Maddalene, a cui ho risposto sottoponendo ai loro occhi alcune delle moltissime osservazioni che sono necessarie a farsi riguardo a quell'argomento. La cosa è nelle mani di Gesù, il quale come ha saputo in un anno beneficare l'opera con 39 mila lire austriache, così può appianare tutte le moltissime altre difficoltà che si attraversano all'attuazione di quel progetto......

Io indegnissimamente prego sempre, sempre, sempre e nella Santa Messa e fuori per V. Reverenza e per le sante opere da Lei dirette; domando un ricambio, cioè che si ricordi di dire qualche volta per me a Gesù, che voglio assolutamente essere tutto suo; che mi dia la grazia di amarlo assai, assai. Se ho questo, non m'importa del resto: - ho tutto!

Colla massima riverenza e stima mi riprotesto

Di V. S. M. Rev.

  Dev.mo e Oss.mo Servo

GIUSEPPE APOLLONIO.

 

La prego di partecipare le mie felicitazioni ed i miei rispettosi ossequi a cotesta sua santa famiglia.

 

 

Quest'ultimo periodo ci dice come Don Apollonio conoscesse i Salesiani e i giovani dell'Oratorio. Infatti nell'anno precedente egli era stato qualche mese in mezzo a loro, ospitato cordialmente da D. Bosco, il quale, benchè indirettamente, avealo aiutato in un'opera che doveva riuscire a gloria di Maria SS.

L'Abate Domenico Sire, membro della Compagnia di S. Sulpizio, professore e direttore del Seminario di Parigi, aveva ideata la traduzione in tutte le lingue e in tutti dialetti parlati dai cattolici dell'universo, della Bolla Ineffabilis, colla quale Pio IX aveva proclamato dogma di fede l'Immacolata Concezione di Maria SS. La traduzione doveva esser fatta dai fedeli medesimi, che parlavano la favella nella quale doveasi tradurre la Bolla, eseguita dai migliori letterati capaci di volgarizzarla dal latino con fedeltà ed eleganza, copiata a mano da più periti calligrafi in 10.000 e più fogli finissimi di carta o pergamena tutti della medesima misura di 28 centimetri nell'altezza per 22 di larghezza, fregiati dai più valenti miniatori. All'invito dell'Abate Sire tutto il mondo cattolico applaudì e l'opera fu incominciata. Dopo sette anni se non era al tutto finita, era però stata condotta a tal termine da poter essere offerta in omaggio al Papa per l'anniversario secolare del martirio dei santi apostoli Pietro e Paolo, rilegata in trenta volumi, gioielli d'arte anche per la legatura. Aiutavano lo zelante e indefesso Sulpiziano, a superare le immense difficoltà che presentava l'impresa, moltissimi personaggi di ogni condizione, e fra questi anche D. Apollonio per qualche dialetto dell'alta Italia, a cui anche D. Bosco rese più facile il compito, sia cooperando a quel lavoro, sia mettendolo in relazione coi più distinti letterati del Piemonte.

Ripigliando il racconto, noteremo che, oltre D. Apollonio, la signora Amalia Fulcini Giacobazzi, il 13 gennaio 1866 da Venezia, Canal S. Gregorio N. 234, faceva sapere a D. Bosco come non avessero i biglietti di Lotteria quello spaccio che si desiderava:

“ Son proprio desolata di sentire dalle lettere che mi arrivano dalle persone alle quali ho affidata la cura di distribuire i biglietti della Lotteria a Parma, Piacenza, Modena e Bologna che non riescono ad esitarne che pochissimi, anzi l'agente di mio padre a Parma ha già riunito tutto il denaro raccolto dalle diverse parti e i biglietti avanzati. Prima di prendere la dispiacente deliberazione di rimandarle i biglietti avanzati, vorrei sentire, M. R. Don Bosco, s'ella ne ha già spediti molti a Vienna, perchè nel caso che non ne avesse inviati in quella città, oppure che pochi, e se il tempo non è troppo ristretto, io potrei cercare di mandarne ad alcune mie conoscenze, per vedere se potessi essere più fortunata che in quelle città dove sperava poter fare un po' meglio. Approfitto di quest'incontro per augurarle, rev. D. Bosco, un buon anno con mille benedizioni celesti …”.

Da Cremona poi, anche per altri motivi, gli scriveva la Principessa Elena De Soresina Vidoni, il 25 gennaio 1866. Dopo avergli raccomandato una propria figlia la contessa Carolina Mocenigo, inferma, gli faceva sapere: “ Le buone monache Sacramentine di Monza la supplicano di andar da loro a benedire la loro cara madre Superiora, la madre Serafina. Non può credere quanto la desiderano... E anche noi teniamo la promessa di una sua visita a Cremona, ed il carnevale è già inoltrato. Quando è che possiamo sperarla? Intanto ci mandi la sua benedizione e faccia la carità di pregare per noi tutti. ”

Non parlava de' biglietti a Lei raccomandati. Lo spaccio di questi finora poco fortunato era da attribuirsi alle condizioni sfavorevoli dei tempi.

L'anno 1866 era incominciato con tristi pronostici. I dissidii tra l'Austria e la Prussia, dai quali D. Bosco nel febbraio del 1862 temeva il trionfo della rivoluzione con danno di Roma papale, avevano ormai reso inevitabile il conflitto, al quale dovea prendere parte anche l'Italia. Nel dicembre del 1863 egli aveva annunziata la guerra, la fame e la peste e quest'ultima abbiamo visto come incominciasse a far strage in Italia nel 1865; ed ora la guerra era alle porte.

Ma un'altra sventura stava per sopraggiungere. Il 13 febbraio 1865 il Servo di Dio aveva predetto che la legge della soppressione generale dei conventi non sarebbe passata alle Camere, purchè si pregasse molto. E così, come abbiamo accennato, avvenne, avendola il Ministro ritirata per certe modificazioni volute dai deputati. Ma pur troppo forse le preghiere non erano state sufficienti o fervorose; e fors'anche la giustizia di Dio aveva i suoi fini nel permettere quella soppressione.

Il 22 gennaio, alla riapertura del Parlamento, il Ministero per bocca del Re, nel discorso della Corona, ripresentava il progetto di legge, ritirato il 28 aprile 1865. Qualcuno doveva ricordare come in simile circostanza nel 1855 si era udito ripetere: Grandi funerali in Corte, ed ora nella notte del 21 al 22 gennaio cessava di vivere in Genova, amatissimo dai cittadini, nell'età di venti anni S. A. R. il Principe Oddone, Duca di Monferrato, terzogenito fra i figli maschi di Vittorio Emanuele II. Era soprannominato la gemma di Casa Savoia! In vero, quanto a pietà e carità cristiana, si era vista in lui rivivere la madre, la Regina Maria Adelaide di santa memoria. Solennissimi funerali ebbero luogo a Genova, a Torino, a Soperga, ove fu sepolto il giovane Principe, accompagnato dal pianto dei poveri da lui sempre generosamente beneficati.

Nonostante questo lutto, il 31 gennaio la Camera dichiarava urgentissimo il disegno di legge presentato dal Re, e lo commetteva subito alla disanima degli Uffizi. Lo schema disteso in 105 articoli riduceva le diocesi di tutta l'Italia a sole 69: confiscava a servizio dello Stato tutti i beni ecclesiastici, tollerando uno scarsissimo clero e come salariato dal Governo; ed aboliva tutti, senza alcuna eccezione, gli Ordini Religiosi.

Per questo motivo D. Bosco aveva raccomandato ai giovani straordinarie preghiere; aveva fatto recitare sotto i portici il rosario, come si è detto nel capo precedente, ed ora proponeva ad essi i seguenti fioretti per la novena di San Francesco di Sales e della Purificazione di Maria SS.

 

NOVENA DI S. FRANCESCO DI SALES

E DELLA PURIFICAZIONE DI MARIA SS.

 

1° Dio nostro padrone. - Non il demonio, non gli uomini, non noi stessi.

2° Anima sola. - Se si perde, tutto è perduto.

3° Perduto per sempre! - Dove andrebbe chi morisse in questa notte?

4° Che si è fatto per l'anima? Che si vuoi fare? - Esame sul passato.

5°Gravezza del peccato mortale. - Perchè ci fa nemici di Dio, ci priva del Paradiso, ci condanna all'inferno.

6° Id. - Ci espone a molti mali anche temporali. Ex. gr. Cacciata di Adamo e di Eva; Lucifero; il diluvio, ecc.

7° Peccato di scandalo. - Esempio del Salvatore.

8° Morte certa ed incerta,.

9° Rimorsi in punto di morte del peccatore.

10° Pace in punto di morte di chi ben vive. - Savio, Magone, Besucco.

11° Buona confessione con fermo proponimento.

12° Buona Comunione con promessa di frequentarla.

Et haec sunt observanda.

 

Oltre a ciò, quasi per eccitare la fiducia nell'aiuto dei santi nei giorni tristi che si andavano apparecchiando per la Chiesa, per le popolazioni del Piemonte specialmente, usciva il fascicolo delle Letture Cattoliche del mese di gennaio, scritto dal Can. Lorenzo Gastaldi, e intitolato: Memorie storiche del martirio e del culto dei SS. Martiri Solutore, Avventore ed Ottavio, Protettori della città di Torino, raccolte da un sacerdote torinese. Narrava le grazie singolari che i Torinesi avevano ricevute da questi santi martiri, sia per difesa della loro fede, sia per miracolose vittorie ottenute sopra formidabili eserciti nemici; e dimostrava il bisogno di pregare quei santi Patroni nei

tempi presenti. Il dotto scrittore confutava eziandio l'errore dei protestanti riguardo il culto dei Santi. La festa principale di questi tre martiri della Legione Tebea si celebra il 20 gennaio.

Col suo libro il Canonico veniva anche a dimostrare sopra qual sacro suolo si andava edificando la chiesa di Maria Ausiliatrice, cioè sopra le stesse zolle bagnate dal sangue di questi tre martiri sulle rive della Dora. Al capo XVI scriveva: - “ Sarebbe a desiderarsi che nella nuova chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice e che si sta innalzando in Torino nella regione Valdocco, una delle cappelle laterali fosse dedicata a questi tre martiri, in memoria del martirio che essi soffrirono in questi dintorni “; e per questa cappella si offriva egli stesso a far dipingere il quadro.

 

 

Viva Ges√π!

Via Giulio - Torino, 22 Febbraio 1866.

 

M. R. Sig. mio carissimo,

 

L'altro dì V. S. mi invitava coi suoi soliti modi santamente seducenti a concorrere per l'erezione d'uno degli altari laterali della sua nuova basilica. A tale invito rispondo, che io farò preparare a mie spese il dipinto a olio della grandezza che sarà giudicata necessaria per uno di tali altari, a patto che sia dedicato ai Santi Martiri Solutore, Avventore ed Ottavio, i quali in queste vicinanze versarono il sangue.

Avrei due giovani da mettere in casa di Lei, uno fabbro-ferraio e l'altro falegname; ma questo ultimo così inclinato alle cose di chiesa che ben potrebbe riuscire un ecclesiastico.

Preghi per me e credami sempre

Suo aff.mo nel Signore

Can. LORENZO GASTALDI.

 

 

L'accennato fascicolo veniva annunziato dall'Unità Cattolica il 1° febbraio:

 

Vediamo con piacere che queste Letture continuano a prosperare e a diffondersi fra di noi. Esse contano già 14 anni di vita sempre mai vegeta e rigogliosa. E non è molto che abbiamo letto una pastorale di Mons. Gentile, Vescovo di Novara, indirizzata ad animare e il Clero ed il popolo, a lui affidati, a leggere e a far leggere questi cari librettini; ed in vista del vero bene che essi fanno fra il popolo a cui sono destinati noi vorremmo vederli sempre più moltiplicati fra di noi. Il primo fascicolo dell'anno corrente tratta dei santi Martiri Torinesi Solutore, Avventore ed Ottavio, scritto da non meno pia che dotta mano .....

Intanto la tipografia dell'Oratorio aveva stampato pel mese di febbraio: La perla nascosta di S. E. il Cardinale Wiseman, Arcivescovo di Westminster. - È una magnifica azione drammatica che descrive il ritorno in famiglia e la morte di S. Alessio. - Dal piano di associazione alle Letture Cattoliche, riprodotto in questo fascicolo, si vede come vi erano associati anche in Francia, in Svizzera, in Austria, in Germania.

Nelle ultime pagine di questo fascicolo D. Bosco faceva stampare l'accennata lettera pastorale di Mons. Jacopo Filippo de' Marchesi Gentile, Vescovo di Novara, in data del 15 di novembre 1865, nella quale il Prelato esponeva ai suoi diocesani il dolore del Santo Padre per l'imperversare continuo della stampa eretica ed immorale, li esortava ad impedirne la diffusione e sopratutto a non lasciarla penetrare nelle loro case e accennava loro come i buoni libri fossero invece sorgente di benedizione e dolce eredità per le famiglie che li accolgono; e soggiungeva:

Molti buoni libri e buoni periodici sono a voi noti, che secondo il vostro zelo potete diffondere nel modo e in quei luoghi dove maggiore ne scorgerete il bisogno. Qui noi ci limitiamo a dirvi una parola in favore dei libretti che si stampano in Torino, sotto il titolo di Letture Cattoliche.

Questa benemerita pubblicazione si sostiene da tredici anni con grande soddisfazione di tutti i buoni. Sono libri di piccola mole che in forma di dialoghi, racconti, novelle o di altri curiosi ed ameni episodii possono interessare ogni genere di persone, ma specialmente la gioventù che ai nostri tempi si mostra tanto avida di lettura. Lo stile, la dicitura,  la scelta degli argomenti popolari li portano all'intelligenza di tutti.

Sono totalmente estranei alla politica, quindi possono essere ammessi in ogni famiglia.

Il prezzo poi è tanto tenue che ci sembra renderli di facile acquisto a chiunque li desideri. L'associazione importa quindici centesimi mensili.

Il Sommo Pontefice ha già più volte mandato la sua benedizione ai collaboratori di queste pubblicazioni e ne raccomandò la diffusione come cosa delle più utili e delle più eccellenti. Molti Vescovi le hanno già eziandio promosse nelle rispettive diocesi, e noi giudichiamo di compiere un nostro dovere col raccomandarvi altra volta che facciate quanto potete, perchè si sostengano e si conservino dove già esistono, e siano diffuse in quei luoghi dove non fossero ancora conosciute.

A maggiormente diffondere la buona stampa ogni fascicolo portava annunzi bibliografici di altri buoni libri, vendibili presso la tipografia dell'Oratorio di S. Francesco di Sales.

 

 

 

 

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