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Capitolo 11

Gravissima infermità di Cagliero Giovanni - Visione profetica - Convalescenza, ricaduta, guarigione - Cagliero veste l'abito chiericale - Conseguenze e prove della profezia.


Capitolo 11

da Memorie Biografiche

del 28 novembre 2006

Altra prova dava Maria SS. di sua protezione e di suo gradimento per quello che operavasi dai figli dell'Oratorio, colla guarigione del giovane Cagliero Giovanni. “ Mentre nessuna speranza avevasi sui mezzi umani, scrisse D. Rua, D. Bosco raccomandò all'infermo di ricorrere alla Madonna, annunziandogli che sarebbe guarito; ed io rimasi meravigliato nel veder compiuta quella profezia ”. Esponiamo il fatto colle sue particolarità.

  Un giorno, in sul finire del mese di agosto, Cagliero Giovanni, stanco per il lavoro dell'assistenza agli ammalati, ritornato a casa dal lazzaretto, sentissi male e dovette coricarsi. D. Bosco, che lo amava qual padre, gli fece prodigare tutte le cure possibili per salvarlo dalle terribili febbri gastriche tifoidée che lo afflissero per quasi due mesi; ma inutilmente. Attesa la gravità del male, pochi giorni dopo che erasi messo a letto, Cagliero si confessava e riceveva la SS. Comunione. Ma le febbri progredirono tanto, che nel termine di un mese lo ridussero agli estremi. D. Bosco aveva annunziato in pubblico che nessuno dei suoi giovani sarebbe morto di coléra, purchè si mantenessero in grazia di Dio. Cagliero, che allora contava 16 anni, fidavasi pienamente nelle parole di D. Bosco; ma il guaio si era che in quel suo caso non trattavasi di morbo asiatico. Nell'Oratorio tutti presagivano che da un giorno all'altro passasse all'eternità; egli tuttavia era tranquillo. Intanto i due celebri medici di Torino, Galvagno e Bellingeri, dopo un consulto, dichiararono esser quello un caso disperato e dissero a D. Bosco che amministrasse pure all'infermo gli ultimi sacramenti, perchè non avrebbe potuto durarla fino al demani. Il Ch. Buzzetti allora avvertì Cagliero del pericolo nel quale si trovava e gli annunziò che D. Bosco sarebbe venuto per confessarlo, viaticarlo e amministrargli l'Estrema unzione.

  D. Bosco non tardò ad entrare nella stanza di Cagliero coll'intento di prepararlo al gran passo; quando, fermatosi sulla soglia, a' suoi occhi apparve un meraviglioso spettacolo. Vide comparire una bellissima colomba, la quale, come un punto luminoso, mandava attorno a sè sprazzi di luce vivissima, sicchè tutta la camera n'era abbagliata. Portava nel becco un ramo d'olivo e svolazzava girando più e più volte all'intorno. Quindi raccolse il volo sul letto del giovanetto infermo, e toccò le sue labbra col ramoscello d'olivo, che lasciò poi cadere sopra il suo capo. Mandando quindi una luce ancor più viva scomparve. L'intuizione di D. Bosco allora fu che Cagliero non sarebbe morto, ma che molte e molte cose gli restavano ancor da fare per la gloria di Dio; che la pace, simboleggiata dal ramoscello d'olivo, sarebbe stata annunziata dalla sua parola; che lo splendore della colomba denotava la pienezza della grazia dello Spirito Santo che lo avrebbe rivestito. Da quel momento D. Bosco ebbe un'idea confusa ma ferma, e gli durò costante e continua, che il giovane Cagliero sarebbe stato Vescovo. - E senz'altro tenne per già avverato quel pronostico, quando per la prima volta Cagliero partì per l'America.

  Alla prima infatti era successa una seconda visione. D. Bosco inoltratosi a metà della camera, sparvero come per incanto le pareti, e intorno al letto vide una moltitudine di strane figure di selvaggi, che fissavano lo sguardo nel volto dell'infermo e trepidanti sembravano domandargli soccorso. Due uomini, che si distinguevano sopra tutti gli altri, uno di aspetto orrido e nerastro, l'altro color di rame d'alta statura e portamento guerriero, misto a una cert'aria di bontà, stavano curvi sopra il piccolo moribondo. D. Bosco più tardi veniva a conoscere essere quelle le fisonomie dei selvaggi della Patagonia e della Terra del fuoco.

     Le due visioni durarono brevi momenti, e il giovanetto infermo e gli astanti di nulla si accorsero.

     D. Bosco, colla sua solita calma e col suo dolce sorriso, lento lento si avvicinò al letto, e Cagliero gli domandava: - È  forse questa la mia ultima confessione?

     - Perchè mi fai questa domanda? gli, rispose D. Bosco.

    - Perchè desidero sapere se debbo morire.

     D. Bosco si raccolse alquanto in sè e poi gli disse: Giovanni, dimmi un po': ti piace più andare in paradiso adesso, o ami meglio guarire ed aspettare ancora?

     - O mio caro D. Bosco, rispose Cagliero, io scelgo ciò che è meglio per me.

     - Per te sarebbe certamente meglio che te ne andassi in, paradiso ora, attesa la tua giovine età. Ma non è ancora tempo: il Signore non vuole che tu muoia adesso. Vi sono ancora molte cose da fare: guarirai, e, secondo è stato sempre il tuo desiderio, vestirai l'abito da chierico... diventerai sacerdote... e poi... e poi - qui D. Bosco s'interruppe, stette alquanto pensoso - e poi col tuo breviario sotto il braccio ne avrai da fare dei giri... e il breviario hai da farlo portare a tanti altri... eh! ne hai ancora da fare delle cose prima di morire!... e andrai lontano, lontano. - E tacque senza dirgli ove sarebbe andato.

     - Quando è così, esclamò Cagliero, non occorre che mi prepari a ricevere i sacramenti. Io mi sento tranquillo di coscienza. Aspetterò a confessarmi quando sia alzato da letto e quando eziandio tutti i miei compagni andranno ai sacramenti.

     - E sia; gli rispose D. Bosco, puoi aspettare per quando sarai alzato. - E non le confessò, nè più si parlò di sacramenti in articolo di morte.

   Da quel punto Cagliero non si diede più pensiero di nulla e, non ostante la gravità della malattia, teneva per fermo la sua guarigione essere certissima. E invero non tardò a migliorare e ad entrare in convalescenza. Ma quando sembrava rimosso ogni pericolo, avendogli i parenti nel mese di settembre mandato dell'uva, egli ne mangiò con avidità, come cibo che riputava innocuo; e ricadde e si trovò di bel nuovo agli estremi.

   Si dovette avvertire la madre sua che ritornasse a visitarlo, avvisandola della piega mortale che aveva ripresa la malattia del figlio; ed essa affrettossi a giungere da Castelnuovo. Appena entrata in quella stanza e vide il figlio in quello stato, esclamò volgendosi alle persone che l'assistevano: - Il mio Giovanni è bell'andato! A quel che vedo, tutto è finito. - Ma Giovanni, dimostrando la sua allegrezza per l'arrivo della madre, senz'altro incominciò a dirle che pensasse a comprargli la sottana da chierico, con tutti gli altri accessorii, perchè doveva fare la vestizione clericale. La buona madre credette che il figlio vaneggiasse e disse infatti a D. Bosco che allora allora era sopraggiunto: - Oh D. Bosco, è proprio vero che il mio ragazzo va male! Egli vaneggia e mi parla di vestire l'abito da prete e mi dice che gli prepari tutto l'occorrente.

   E D. Bosco: - Ah no, mia buona Teresa, il vostro figlio non vaneggia mica: egli dice benissimo; preparategli pure tutto il necessario per vestirlo da chierico: egli ha da fare ancora molte cose e non ha voglia di morire.

   Cagliero che ascoltava tutto: - Ebbene, madre mia, le disse; avete capito? Voi mi farete la veste da chierico e D. Bosco me la metterà.

     - Sì, sì, esclamava la madre piangendo: povero figlio! Una Veste te la metteranno, ma Dio non voglia che sia diversa da quella che desideri.

   D. Bosco cercò di tranquillarla, assicurandola che, avrebbe veduto il figlio chierico; ma la buona madre andava borbottando: -Ti metteranno indosso una veste qualunque, quando ti porranno nella cassa.

   Il figlio però sempre ilare parlava con tutti coloro che andavano a visitarlo della veste clericale che presto avrebbe indossato, Infatti, come Dio volle, ripigliate alquanto le forze, la madre lo condusse al paese. Era immagrito così che sembrava uno scheletro; debolissimo di forze, non poteva reggersi in piedi se non camminando appoggiato ad un bastoncello; faceva compassione vederlo. Intanto insisteva sempre presso la madre che gli preparasse il corredo da chierico, e la buona madre decise di contentarlo. La gente che vedevala darsi attorno a questi lavori la interrogava: - Che cosa fate, Teresa?

     - Preparo la veste da chierico per mio figlio.

     - Ma se è mezzo morto che non può star diritto.

     - È  mio figlio che vuole così.

   Una risposta di D. Bosco da Torino ad una sua lettera, scritta il 7 ottobre gli aveva detto: “ Carissimo Cagliero. Ho piacere che tu vada migliorando nella tua sanità; noi ti attendiamo qui quando che sia, purchè guarito, bravo, allegro secondo il solito. Va bene che ti prepari per la veste... Saluta i tuoi parenti, pregate tutti per me, e il Signore vi benedica e vi prosperi. Credimi tuo aff.mo D. Bosco ”.

   Già avvicinavasi il giorno di andare a Torino per la vestizione. Gli amici ed i parenti di Cagliero cercavano sconsigliarlo a motivo del suo stato infermiccio, dicendogli di rimettere ad altro tempo la sua vestizione. Ma egli rispondeva: - Niente affatto. La veste debbo prenderla adesso, perchè me lo ha detto D. Bosco.

   Altri trovavano che era troppo giovane, avendo ancor da fare l'ultimo anno di ginnasio; ma egli rispondeva: - Non importa: D. Bosco me lo ha detto.

   Per una coincidenza il giorno nel quale doveva partire per l'Oratorio era stato destinato per le nozze di suo fratello, il quale perciò stava attorno a Giovanni pregandolo a volersi fermare per assistere a quella festa. Giovanni rispose: - Tu prendi quella che vuoi ed io prendo quella che voglio: - cioè la veste da chierico.

   I parenti volevano ritenerlo, dicendo che se partiva, dava segno di non gradire la presenza di quella persona che il fratello aveva scelta per isposa. - Mio fratello faccia quel che vuole; vi dico che son contento, contentissimo della scelta che ha fatta. Non vi basta? Ve l'ho da lasciar scritto con atto notarile che son contento?

   Il 21 novembre Cagliero, perfettamente risanato, ritornava all'Oratorio, e il giorno 22, festa di S. Cecilia, Don Bosco benediceva la veste clericale e ne vestiva il suo diletto figliuolo. Il Rettore del Seminario Metropolitano, Can. A. Vogliotti, il 5 novembre 1855 concedeva al chierico Cagliero di abitare presso D. Bosco, frequentando le scuole del Seminario e riportandone le opportune fedi da presentarsi nella Curia Arcivescovile, prima di prendere l'ultimo esame dell'anno scolastico. Ciò era a tenore delle disposizioni emanate da S. E. Rev.ma Mons. Arcivescovo nella sua circolare in data del i settembre 1834. Simile licenza era pur stata data agli altri chierici che abitavano nell'Oratorio.

   D. Bosco intanto, avendo sempre innanzi alla mente la visione della colomba e dei selvaggi, pare ne avesse confidato il segreto al Prefetto D.. Alasonatti. Questi, incontrato un giorno Cagliero, gli disse: - Tu devi farti molto buono, perchè D. Bosco mi disse cose troppo particolari a tuo riguardo.

  Nel 1855 circa, parecchi chierici e giovani erano attorno a D. Bosco, seduto ancora a tavola, e scherzando discorrevano della loro futura condizione. D. Bosco, rimasto infine alquanto silenzioso, presa un'aria grave e pensierosa, come talora soleva, e guardando a ciascuno de' suoi alunni, disse; - Uno di voi sarà fatto Vescovo!. -L'annunzio riempiè tutti di meraviglia; e poi ridendo soggiunse. D. Bosco però sarà sempre solo D. Bosco.

   A queste parole tutti si misero a ridere, perchè erano semplici chierici, e non avrebbero saputo indicare sopra di chi potesse avverarsi tale predizione. Nessuno di essi apparteneva ad una classe elevata nella società, ma sibbene erano di condizione molto dimessa, per non dir povera, e alla dignità Vescovile solevansi, principalmente in quei tempi, innalzare persone di nobile casato, o per lo meno di raro ingegno e scienza. D'altra parte la posizione di Don Bosco e del suo Istituto era allora così modesta, che umanamente parlando sembrava impossibile che un suo allievo potesse essere prescelto per un Vescovato. Tanto più che allora nemmanco si aveva l'idea di Missioni estere. Ma la stessa improbabilità di tale avvenimento tenne viva la memoria della predizione, nonchè l'amor proprio di qualcheduno che per lungo tempo si lusingò di essere il designato.

   Erano presenti e udirono le parole di D. Bosco i chierici Turchi, Reviglio, Cagliero, Francesia, Anfossi e Rua. E questi stessi udirono D. Bosco ripetere: - Chi mai direbbe che uno di voi debba essere promosso Vescovo?

   Disse ancora non poche volte: - Oh! stiamo un po' a osservare se D. Bosco sbaglia. Vedo in mezzo a voi una mitra e non sarà la sola. Ma qui già ve n'è una.

   E i chierici allora tentavano, scherzando con D. Bosco, d'indovinare, chi, allora semplice chierico, sarebbe a suo tempo Vescovo. D. Bosco però sorrideva e taceva. Talora sembrò che lasciasse trapelare alcun che del suo segreto.

   Narra Mons. Cagliero: - Nei primi anni dei mio sacerdozio incontrai D. Bosco ai piedi della scala e alquanto stanco. Con amore figliale ed in tono di - scherzo: - Don Bosco, mi dia la mano, gli dissi; vedrà che son capace ad aiutarla a salire le scale. - Ed egli paternamente mi diede la sua mano; ma giunto all'ultimo piano mi avvedo che egli tenta di baciare la mia destra. Subito la ritirai, ma non feci a tempo. Allora gli dissi: - Con ciò ha inteso di umiliarsi, o di umiliarmi?

     - Nè l'una, nè l'altra cosa, mi rispose ed il motivo lo saprai a suo tempo.

   Nel 1883 porgeva a D. Cagliero un indizio più chiaro; perchè nell'atto di partire per la Francia, fatto il suo testamento e dati i ricordi a ciascuno dei membri del Capitolo Superiore, a lui consegnava una scatoletta sigillata, dicendogli: - Questo è per te! - E se ne partì. Alcun tempo dopo D. Cagliero fu preso dalla curiosità di esaminare il contenuto di quella scatoletta, ed ecco che vide un prezioso anello.

   Finalmente nell'ottobre del 1884, avvenuta l'elezione del Cagliero a Vescovo titolare di Magido, questi domandò a D. Bosco che volesse svelare il segreto di trent'anni addietro, quando dicevagli che uno de' suoi chierici sarebbe stato Vescovo. - Sì, gli rispose; te lo dirò alla vigilia della tua consacrazione. - E fu la sera di quel giorno che D. Bosco, passeggiando solo con Mons. Cagliero nella sua stanza, gli disse: - Ti ricordi della grave malattia che hai fatto, quando eri giovane e sul principio de' tuoi studii?

     - Sissignore, mi ricordo, rispose Cagliero, e mi rammento che lei era venuto per amministrarmi gli ultimi sacramenti, e che non me li amministrò, e mi disse che sarei guarito e che col mio breviario sarei andato lontano lontano a lavorare nel sacro ministero di sacerdote... e... ma non mi disse altro.

     - Ebbene ascolta, soggiunse D. Bosco; e gli raccontò per filo e per segno le due visioni. Mons. Cagliero dopo aver tutto ascoltato, pregò D. Bosco che volesse di quella sera stessa durante la cena narrare ai confratelli del Capitolo Superiore quelle visioni. E siccome D. Bosco non sapeva rifiutarsi, specialmente quando ne risultava la maggior gloria di Dio ed il maggior bene delle anime, accondiscese e raccontò, presente il Capitolo, le stesse cose che abbiamo sopra esposte. Noi queste pagine le abbiamo scritte quella sera stessa e sotto il dettato di Monsignor Cagliero.

 

 

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