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Avvento & Arte - Seconda Settimana

La canzone racconta di un piccolo bambino “tamburino” che si reca da Gesù bambino assieme a tanti altri. Tutti offrono bei doni al piccolo Re, ma lui è povero e non ha nulla.



Arte & Avvento - Seconda Settimana

di don Silvio Zanchetta

 

Le origini 


The Little Drummer Boy (Il piccolo tamburino) è una celebre canzone natalizia statunitense scritta nel 1941 dalla compositrice Katherine Kennicott con il titolo: “The Carol of the Drum”. Nel 1959 un discografico ne cambiò il titolo in “The Little Drummer Boy”.
Nella canzone il ricorrente “rum pum pum pum” simula il suono di un tamburo e ritma il canto.

 

Il testo


Vieni mi dissero, pa rum pum pum pum
a vedere il nuovo re appena nato, pa rum pum pum pum
gli portiamo i nostri doni più belli, pa rum pum pum pum
da porre davanti al re, pa rum pum pum pum
rum pum pum pum, rum pum pum pum

 

per onorarlo, pa rum pum pum pum
quando arriviamo.
piccolo bambino, pa rum pum pum pum
sono anche io un ragazzo povero, pa rum pum pum pum
non ho doni da portare, pa rum pum pum pum
che siano degni di un re, pa rum pum pum pum
rum pum pum pum, rum pum pum pum
potrei suonare per te, pa rum pum pum pum
la mia batteria?

 

Maria annuì, pa rum pum pum pum
il bue e l'agnello tenevano il tempo, pa rum pum pum pum
suonai la mia batteria per lui, pa rum pum pum pum
suonai meglio che potevo per lui, pa rum pum pum pum
rum pum pum pum, rum pum pum pum
poi lui mi sorrise, pa rum pum pum pum
a me e alla mia batteria.

 

Un commento azzardato


La canzone racconta di un piccolo bambino “tamburino” che si reca da Gesù bambino assieme a tanti altri. Tutti offrono bei doni al piccolo Re, ma lui è povero e non ha nulla. Con il permesso di Maria offre una suonata di tamburo, la migliore che poteva.
Come non pensare a don Bosco e Bartolomeo Garelli? Don Bosco incontra questo ragazzo nel giorno dell’Immacolata – così lui ci racconta – poco prima di celebrare la messa e lo salva dalle ire del sacrestano. Al termine della funzione interroga il piccolo amico, scoprendo che non sa fare tante cose. Per salvare la situazione gli chiede “Sai fischiare?” e il ragazzetto, sorridendo, risponde di si.
Don Bosco fa di quella banale capacità – fischiare – una strada di salvezza per quel giovane. Ecco cosa fa don Bosco per noi! Ci incoraggia a donare a Dio ciò che sappiamo fare, per quanto esso sia piccolo e banale; a non trattenere nulla per noi. Ci dice: sai fischiare, fischia per Dio e per i fratelli, sia questo il tuo modo die esser dono. Sai Ballare? sai scrivere? sai cucinare? sai giocare? sai pregare? sai soffrire? sai pazientare? Qualsiasi cosa tu sappia fare, per quanto ti possa sembrare banale, fanne un dono per Dio e quindi per i fratelli, un dono per i fratelli e quindi per Dio.
Don Bosco lo sa e nessuno come lui lo sa che in ogni cuore di bimbo c’è il desiderio di far sorridere Dio, di essere degno della sua Benedizione. Don Bosco lo sa e lo ripete ancora oggi che quando noi, soprattutto se adulti, svestiamo gli abiti dell’orgoglio ci mettiamo a disposizione di Dio e della comunità le nostre piccole o grandi doti, Lui sorride e ci Benedice proprio come narra la canzone: “Dopo mi ha sorriso, a me e al mio tamburo”.

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