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Amicizia & Gratuità da Giovani per i Giovani

'Passai la notte disteso sull'erba e la mattina ero madido di rugiada. Io sono a disposizione... Chi mi vuole? Il sole scintillava già sulla sabbia, quando scorsi un fanciullo che, seduto sulla spiaggia, giocava con tre conchiglie. Al vedermi alzò la testa e sorrise, come se mi riconoscesse. Ti prendo io, disse, e in cambio non ti darò niente.Accettai il contratto e cominciai a giocare con lui. E da quel giorno mi sentii un uomo libero”.


Amicizia & Gratuità da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 01 gennaio 2002

 AMICIZIA & GRATUITÀ

Estate… tempo di incontri, di divertimento, di servizio,

di riposo, di… amicizia.

Ma le tue amicizie sono interessate o sono libere?

Io sono a disposizione... Chi mi vuole?

Il poeta indiano Tagore offre questo racconto:

“Ero giovane, e mi sentivo felice. Quella mattina di primavera uscii di casa e gridai: Io sono a disposizione di chi mi vuole. Chi mi prende?

Mi lanciai sulla strada selciata. Ritto sul suo occhio, con la spada in mano e seguito da mille guerrieri, passava il re.

Ti prendo io al mio servizio! disse fermando il corteo. E, in compenso ti metterò a parte della mia potenza.

Ma io, della potenza, non sapevo che farmene. E lo lasciai andare.

Io sono a disposizione di tutti. Chi mi vuole?

Nel pomeriggio, assolato, un vecchio pensieroso mi fermò e disse: Ti assumo io, per i miei affari. E ti compenserò a suon di rupie. E cominciò a snocciolare le sue monete d’oro.

Ma io dei suoi quattrini non sapevo che farmene. E mi voltai dall’altra parte.

La sera arrivai nei pressi di un casolare. Si affacciò una graziosa fanciulla e mi disse: Ti prendo io. E ti compenserò con il mio sorriso. Io rimasi perplesso. Quanto dura un sorriso?

Frattanto quello si spense, e la fanciulla si dileguò nell’ombra. Passai la notte disteso sull’erba e la mattina ero madido di rugiada. Io sono a disposizione... Chi mi vuole? Il sole scintillava già sulla sabbia, quando scorsi un fanciullo che, seduto sulla spiaggia, giocava con tre conchiglie. Al vedermi alzò la testa e sorrise, come se mi riconoscesse. Ti prendo io, disse, e in cambio non ti darò niente.

Accettai il contratto e cominciai a giocare con lui. E da quel giorno mi sentii un uomo libero”.

Per vivere l’amicizia occorre una certa gratuità

Quale è la morale della favola?

Finché i rapporti tra persone si basano sul dare e sul ricevere (Io ti do questo e tu mi dai quest’altro) non c’è vera libertà; e perciò non ci può essere relazione di amicizia e di amore. Sarà solo un rapporto tra mercanti, dove vince il più furbo e dove l’altro è perdente, umiliato e sfruttato.

Per vivere l’amicizia occorre una certa gratuità. Non per quello che io ti do o per quello che tu mi dai... ma perché tu sei tu! E questo solo basta, perché nell’incontrare un tu libero e in libertà c’è gioia. Non c’è gioia nell’essere schiavi di qualcuno e nemmeno padroni di qualcuno (anche il padrone è schiavo del possesso e povero di amore!

Se vai con quell’amico solo perché ne ricavi qualcosa o se ti vendi ad un amico solo perché puoi dare qualcosa, quella è schiavitù dell’uno sull’altro o anche è reciproca schiavitù; manca la libertà, manca la gioia di essere autenticamente se stessi di fronte ad un altro autenticamente se stesso. Perché, quando il rapporto è mercantile io e l’altro diventiamo come della merce, ci trasformiamo in cose disponibili alla compra-vendita, al baratto, al ricatto.

Le tue amicizie sono interessate o sono libere?

Quanta gente è infelice proprio perché non conosce la gratuità e si lascia consumare oppure consuma; infelice perché quei rapporti non appagano, ed allora si va affannosamente alla ricerca di altre persone; ma lo si fa con la stessa logica; e si ripete la delusione, e si riaccende il bisogno... É una spirale senza fine, è come la dipendenza da una droga; prima o poi distrugge.

Il che non significa che tra due persone che si incontrano con gratuità (senza pretendere nulla l’una dall’altra) non ci possa essere scambio di aiuto, di servizi, anche di cose. Ma il tutto avverrà secondo una logica che è diversa da quella del pretendere.

Le tue amicizie sono interessate o sono libere?

Verifica: ti rendono più libero? E fanno più libero anche l’altro? Stanno in piedi, queste tue amicizie, anche quando l’altro non ti dà quello che, istintivamente, ti aspetteresti? Oppure la delusione mette subito in crisi la tua amicizia?

Soffrire di gelosia

Un altro segnale: soffrire di gelosia: l’altro come roba mia, solo mia... guai a chi la tocca... deve stare solo con me, pensare a me, preoccuparsi di me, riferirsi a me; con esclusione di tutti gli altri. Ecco, hai fatto dell’altro uno schiavo; e tu sei diventato schiavo di quell’altro. La libertà è negata, il rapporto non è più tra persone ma tra cose. La gioia non può esistere, ma solo l’ansietà, l’angoscia, la paura. In una parola: al posto della gioia, la tristezza. Che non è certo esperienza da augurare!

…una ‘certa’ gratuità

Ho parlato di una ‘certa’ gratuità; perché la gratuità assoluta è impossibile: solo Dio è gratuità assoluta e libertà assoluta. Per questo la libertà nei rapporti è oggetto di disciplina.

La libertà è un dovere prima che un diritto” diceva Oriana Fallaci. E Gandhi: “La forma più alta di libertà comporta il più alto grado di disciplina e di umiltà”. Non basta la umiltà; occorre anche la disciplina: sull’istinto di possesso, di dominio, di esclusività; disciplina sui propri stati d’animo; disciplina sulle parole e sui gesti. Una disciplina che è la salvaguardia della libertà e dunque la condizione per autentiche amicizie.

don Giannantonio Bonato

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