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Aggiornamenti da Goma

La situazione sembra installarsi in una falsa tranquillità. La realtà è che stiamo pagando anni di malgoverno. Abbiamo la sensazione netta di essere abbandonati dal governo: chi ha delle armi - e ce ne sono molte in una regione in guerra da una ventina di anni - può fare ciò che vuole, con un'impunità quasi totale.


Aggiornamenti da Goma

 

La situazione a Goma, 2 dicembre 2012

          Da una settimana non mando comunicati. La situazione sembra installarsi in una falsa tranquillità. L’M23 ha promesso di ritirarsi da Goma. Infatti, si vedono camion carichi di militari partire verso il nord. Ma allo stesso tempo ogni giorno, ogni notte ci sono saccheggi, talvolta ci sono persone uccise, come se i miliziani dell’M23 volessero ritornare a casa con un bottino di guerra, fatto di denaro, di apparecchi elettronici, di abiti, di sedie… La Monusco è sempre qui, dichiara di nuovo la sua costosa neutralità.  Le notizie che vengono dell'interno del paese non sono rassicuranti. Stamattina, un ragazzo che vive a Ngangi da alcuni mesi come aspirante alla vita salesiana, ha saputo che a Rutshuru, mercoledì scorso, uomini armati non identificati hanno assassinato un fratello maggiore, uno zio, una zia e quattro vicini. Perché? Lunedì scorso, tre uomini armati sono entrati nella casa di un'animatrice dell’oratorio di Ngangi, hanno detto a sua madre che erano stati pagati per ucciderla, hanno tirato, ma la mamma ha potuto scappare. Ieri, uno studente in medicina che dà una mano al dispensario di Ngangi, mi diceva che una sua sorella di 11 anni è stata sequestrata da uomini armati vicino ad Uvira mentre andava ai campi con una zia. L'hanno ritrovata dopo tre o quattro giorni. E’ stataviolentata, è ancora sotto shock, non parla, dovrà essere operata per cercare di riparare gli organi intimi che sono stati forzati. Sono tre episodi che ci toccano a causa delle persone che conosciamo, ma quanti altri uomini, donne e bambini stanno subendo la stessa passione. Perché?

          Stiamo pagando anni di malgoverno. Il Consiglio dell'Apostolato dei Laici Cattolici del Congo (CALCC), in una dichiarazione del 22 novembre scorso, scrive: "Il Consiglio dell'apostolato coglie questa occasione per ricordare agli attori e responsabili delle decisioni politiche che ciò che capita oggi alla Nazione è il frutto della loro irresponsabilità. Il nostro paese è malato per il fatto che quelli che hanno la responsabilità ed il potere di badare al buon funzionamento delle Istituzioni e dunque alla protezione della Nazione, impediscono loro stessi l'esecuzione delle leggi e norme per soddisfare la loro sete di denaro e di piacere. Una nazione di cui i dirigenti corrono dietro al denaro è consegnata all'ebbrezza della seduzione di Mammona. È ufficialmente corrotta e non ha avvenire".  Il documento è anche più esplicito quando afferma: "Tutti gli analisti seri pensano che la macchina del comando militare e politico del paese è bloccata volontariamente al vertice stesso dello stato. Insomma, la Nazione congolese dubita della lealtà del Presidente della Repubblica accusato di voler far diversione".

          Nel Nord Kivu, abbiamo la sensazione netta di essere abbandonati dal governo: chi ha delle armi - e ce ne sono molte in una regione in guerra da una ventina di anni - può fare ciò che vuole, con un'impunità quasi totale.

          Che cosa fare? Siamo tentati da sentimenti di impotenza, di stanchezza, di rabbia anche, di compassione… Ma malgrado tutto, siamo abitati dalla volontà di fare qualcosa perché la vita possa aprirsi una strada attraverso il male e la cattiveria degli uomini.

          A Ngangi, gli sfollati sono ancora molto numerosi: secondo l'ultimo censimento, ci sono 2180 “famiglie”; come capo famiglia ci sono 798 uomini e 1382 donne. I bambini sono 6016 di cui 2216 frequentavano la scuola elementare, 342 la scuola secondaria; ci sono 49 PVV (malati di AIDS) e 148 bambini non accompagnati.

Da due settimane, il Centro Don Bosco mette a loro disposizione i servizi essenziali:

          - Le donne ed i bambini sono accolti nella grande sala e in due grandi tende allestite da Mercycorps all'entrata del Centro; gli uomini adulti si accampano sul campo di calcio, dove ci sono già le latrine (costruite da Oxfam) e dove si dovrebbero costruire dei capannoni. Abbiamo fatto questa separazione per servire meglio le categorie più deboli e per poter gestire una folla molto numerosa. Le aule scolastiche sono state liberate, nella speranza di una ripresa dei corsi.

          - Il dispensario del Centro funziona a tempo pieno, con l'appoggio di 5 infermieri che l'ONG COOPI ha messo a nostra disposizione: ci sono in media 150 consultazioni al giorno. Abbiamo avuto una decina di parti: in tre casi si è dovuto trasportare la mamma alla maternità più vicina. Il servizio di igiene e di risanamento ha evitato la propagazione di malattie.

          - Il CICR (Comitato Internazionale della Croce Rossa) e Mercycorps ci forniscono parecchie autobotti di acqua al giorno, senza contare quella che il Buon Dio ci manda del cielo: l'acqua piovana, molto abbondante in certi momenti, è raccolta da un sistema di grondaie e tubazioni che alimentano una grande cisterna semi-interrata, da dove l'acqua è purificata e distribuita in tutto il Centro. Abbiamo una consumazione quotidiana di circa 120.000 litri.

          - Da tre giorni la SNEL (l’Enel locale) ha ripreso la distribuzione di elettricità, con ancora molte interruzioni, ma riusciamo almeno a ricaricare i telefoni ed i frigo.

          - Il cibo degli sfollati è preso in carico dal PAM (Programma Alimentare Mondiale) che sta distribuendo una razione secca per dieci giorni. Abbiamo preparato un elenco degli sfollati del Centro, ma la lentezza della distribuzione e la mobilità delle persone fanno che si presentano ogni giorno figure nuove che chiedono di essere iscritte tra gli sfollati: è difficile sapere chi è un vero sfollato e chi bara per avere un po’ di cibo. Tutti gli abitanti di Goma hanno fame.

          - Save the Children prende in carico i casi di malnutrizione severa, e ci fornisce medicinali (come pure altre ONG, tra cui Medici senza frontiere).

          - Il ritorno degli sfollati nei loro villaggi di origine non è più così sicuro come qualche giorno fa. La maggior parte delle persone ospitate al Centro dovrebbero ritornare verso il nord (Kibumba, Rugari Rutshuru…). Ma è proprio verso il nord che l’M23 si sta ritirando e riprendendo posizione : visto il comportamento delle milizie in città, la gente non si sente in sicurezza e preferisce aspettare che la situazione si stabilizzi. Ciò può chiedere tempo: il Centro il Don Bosco che non è un campo di sfollati, ma una scuola, non ha le risorse umane e finanziarie per gestire a lungo 10.000 persone. Se la scuola deve ricominciare, come ce lo chiedono, i nostri 3600 alunni non possono vivere nella promiscuità con gli spostati. Stiamo interrogando le organizzazioni internazionali (HCR, Unicef, Ocha…) perché assumano le loro responsabilità.

          Riceviamo parecchi messaggi di sostegno da parte di amici di un po' dovunque. Alcuni ci chiedono se devono mandarci cibo, o medicinali, o vestiti… Rispondo negativamente: ciò di cui abbiamo bisogno, possiamo trovarlo qui. È meglio mandarci del denaro per un aiuto di emergenza ai più vulnerabili. Le banche di Goma sono ancora chiuse: per i soccorsi di emergenza è meglio versare il denaro sul conto aperto in Italia dal VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo). Il sito del VIS pubblica notizie e informazioni sulle iniziative prese in favore del Centro Don Bosco.

          Ieri abbiamo celebrato in Congo la festa della Beata Suor Anuarite, una giovane religiosa uccisa ad Isiro nel 1964, all'epoca della ribellione dei Simba, perché rifiutava di diventare la moglie di un capo ribelle. Abbiamo chiesto la sua intercessione perché il suo sacrificio - come quello di 5 o 6 milioni di persone morte a causa delle guerre di questi ultimi 20 anni – faccia nascere un avvenire di pace per la nostra regione.

Goma, 2 dicembre 2012

 

 

Piero Gavioli

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