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“Abbiamo avuto educazione sessuale”

Il giornalista Luc Tesson immagina il piccolo Nicolas che racconta l'“ora di educazione sessuale”, dopo l'approvazione delle legge Taubira, fatta dalla sua maestra.


“Abbiamo avuto educazione sessuale”

da Quaderni Cannibali

 

Bouillon= Il sorvegliante

 

 

Mémé= Diminutivo di nonna in francese

 

 

PMA= Procreazione Medicalmente Assistita

 

 

GPA= Gestazione Per Altri (utero in affitto)

 

 

 

 

 

A scuola, oggi, la maestra era tutta strana. Ci aspettava in classe facendo dei grandi sospiri, mentre, di solito, è sempre sorridente e fa dei grandi sospiri solo quando interroga Clotaire e Clotaire diventa tutto rosso.

 

 

Ha detto: “Bene!” Dato che M. Peillon , il ministro incaricato della nostra educazione, aveva deciso di puntare sulla gioventù per fare evolvere le mentalità, avremmo fatto un corso di educazione sessuale e che il primo che sghignazza andrà da Bouillon . Noi non avevamo per niente voglia di sghignazzare, perché Bouillon non è uno spiritoso.

 

 

La maestra ci ha guardato e ci ha detto che l’importante, nella vita, è di essere tolleranti. Noi siamo tolleranti un sacco, allora abbiamo fatto tutti sì e Agnan, che è il cocco della maestra e che si mette sempre davanti, ha detto che lui era il più tollerante di tutti visto che ad ogni modo è il primo della classe in tutte le materie tranne che in ginnastica. Eudes gli ha detto: “Fai poco il furbo, mio piccolo compagno, altrimenti vedrai come sono tollerante!”. E lì, credo che la maestra ha capito che non sarebbe stato facile, oggi.

 

 

È andata alla lavagna, ha aspettato che facessimo silenzio, e ha chiesto con un’espressione molto seria: “Bene … Allora … Se siete una femmina alzate la mano!” Tutte le femmine hanno alzato la mano, e anche Clotaire, che aveva l’aria annoiata. Ma la maestra ha detto così: “Molto bene Clotaire, è la tua scelta: se vuoi essere una femmina, sta a te deciderlo”. A quel punto, Clotaire, è diventato tutto rosso e ha detto: “No, Signora, è perché voglio andare a fare la pipì”. “Non andare dalle femmine!” ha detto Eudes ridendo. Ma la maestra ha sbattuto la mano sulla cattedra e ha detto che se Clotaire voleva andare nelle toilettes delle femmine, era una sua scelta, e che non c’era niente da ridere per questo. E che era la teoria di genere, e che bisognava che ognuno scegliesse, e ci ha fatto scrivere sui nostri quaderni: “Ciascuno è libero di scegliere il suo genere”.

 

 

“Però”, ha detto Rufus, “io ho un pisellino, e non deciderò che sono una femmina”. La maestra ha risposto che era dell’eterosessismo, e che bisognava farla finita con l’eterocrazia, e che se continuavamo così finiremo in galera, dato che siamo tutti omofobi. Ho guardato Agnan, e ho visto che anche lui non aveva capito niente.

 

 

Tutto diventava veramente complicato e avrei quasi preferito fare dell’aritmetica.

 

 

La maestra si è accorta che eravamo un po’ persi, allora ha provato a spiegare in maniera diversa: “Voi avete un corpo… sta a voi decidere di…” “Io ho una merenda, ma non ho un corpo!” ha detto Alceste. “Il mio corpo sono io!” Bisogna che vi dica che Alceste è un mio compagno, gli piace mangiare, mastica lentamente quasi tutto il giorno e ciò gli dona, sicuramente, il tempo di riflettere sulla vita. Spesso, quando fa a botte, sono io che gli tengo i suoi croissants e dopo me ne dà sempre un pezzo.

 

 

Un piccolo cerchio bianco sulla lavagna nera

 

 

“Bene”, ha detto la maestra, “continuo”. Noi abbiamo trovato strana la cosa, ma non abbiamo detto niente, perché delle volte è come se la maestra stia per piangere e noi non vogliamo darle dispiacere. Si è messa a fare un piccolo cerchio bianco sulla lavagna tutta nera, dicendo: “Questo è uno spermatozoo”. Mi ha chiesto di spiegare che cos’era. Mi è andata bene perché papà mi aveva spiegato la settimana scorsa la storia dei piccoli semi che il papà dona alla mamma… e questo dopo fa un bambino nella pancia della mamma e paf!, esce il bebè. Gli si fanno tante coccole e si chiama Mémé per avvisarla che è di nuovo nonna.

 

 

“Grazie Nicolas”, ha detto la maestra, “ricomincio la lezione. Sicuramente voi tutti pensate che una famiglia è un papà, una mamma e dei bambini. Ebbene, vi sono altri modelli e sarebbe molto retrogrado non accettarlo. E se due signori si amano, o due signore, non si vede cosa impedirebbe loro di sposarsi e di fare o adottare dei bebè.”

 

 

“Che fortuna!” ha detto Rufus. “Io voglio bene a Léanne et Chloé, allora mi sposerò con tutte e due nello stesso tempo, dato che ci amiamo”. Léanne ha detto che non era d’accordo per niente e Chloé ha detto che comunque lei sposerà il suo papà e, dato che due signori che si amano si possono sposare, potrebbe sicuramente sposarsi con il suo papà, perché ama tantissimo il suo papà. “Sì, ha detto Rufus, ma è già sposato con la tua mamma!”

 

 

La maestra ha detto che non era questo l’argomento e si è rimessa a sbattere la mano sulla cattedra, proprio quando cominciavano a divertirci tantissimo! Ha continuato a spiegare che con la tecnica si può fare tutto ciò che si vuole e tutto ciò che potremo fare lo faremo. Possiamo fare delle PMA o delle GPA e comunque affittare la pancia o affittare le braccia alla fabbrica è lo stesso.

 

 

Ha spiegato che un signore può dare un piccolo seme a due signore, che con un dottore sapranno bene arrangiarsi per fare un bambino, oppure che due signori possono mescolare i loro piccoli semi e trovare una signora che dà il suo piccolo seme, poi si dà tutto questo ad un’altra signora che farà il bebè nella sua pancia e lo rivenderà ai due signori.

 

 

Siccome mi amo, ho diritto al mio clone!

 

 

“Io”, ha detto Rufus, “ho visto un documentario alla televisione e si potranno presto fare dei cloni! Dato che mi amo, ho diritto al mio clone!” Ma Agnan ha detto che sarebbe meglio clonare lui, perché è il primo della classe e M. Peillon preferirebbe sicuramente che si cloni lui, e non Rufus.

 

 

Stavano per fare a botte quando Geoffroy ha messo a posto le sue cose e ha preso il suo zaino. “Dove vai?”, ha chiesto la maestra “Me ne vado”, ha detto Geoffroy. “Dato che si può scegliere il proprio genere, beh io scelgo anche la mia specie. Io sono un pinguino. E siccome i pinguini non vanno a scuola, io torno a casa mia”. Ho guardato Geoffroy e mi sono detto che era vero: aveva un po’ la faccia da pinguino e, dopo tutto, era la sua scelta. Ma Geoffroy ha guardato la maestra e ha capito che, pinguino o no, era meglio tornare al suo posto.

 

 

Stavamo per fare confusione, ma ci siamo fermati perché in fondo alla classe Juliette piangeva. Juliette non la si sente mai, non dice mai niente… E Juliette ha detto che se le cose stanno così, lei sarebbe andata a buttarsi giù da un ponte… Perché già non è facile crescere, soprattutto quando si hanno dei genitori separati; se, in più, si facessero dei bambini senza papà o senza mamma, allora non è giusto, è semplicemente brutto, e che se tutti hanno il diritto di amarsi non bisognerebbe neppure dimenticare che un bambino ha bisogno di un papà e di una mamma e che è forse prima questa l’uguaglianza dei diritti e che si potrà dare tanti papà quanti si vuole ad un bambino, ma tutti questi papà non faranno mai, per lui, una mamma.

 

 

Ha detto tutto questo in un botto e la maestra è rimasta a lungo con la bocca aperta e ho visto bene che aveva molta voglia di piangere. Ma non ha pianto. Ha preso Juliette fra le braccia, le ha fatto le coccole come mamma fa con me, dicendole cose dolci all’orecchio. Dopo, ci ha guardato. E poi, di botto, così, ha cancellato la lavagna dicendo che, uffa, erano tutte sciocchezze, e che non ci lasceremo prendere in giro e che se M. Peillon voleva fare il corso al suo posto che provasse un po’, ma nel frattempo avremmo fatto della grammatica. Ma che scherziamo!

 

 

Luc Tesson

http://www.culturacattolica.it

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