“Tu vedi più lontano di me” è il motto di questo anno pastorale, che ci invita a sognare con don Bosco. In questo mese salesiano vogliamo scoprire un po’ più a fondo la figura di don Bosco, di come lui, per Grazia di Dio, fosse capace di vedere oltre, di vedere più lontano.
Oggi vogliamo vedere come don Bosco avesse pre-visto tutta la sua opera, ascoltando quello che altri, vicino a lui, hanno avuto modo di confermare.
D. Bosio, nativo di Castagnole, parroco di Levone Canavese, fu compagno di D. Bosco nel seminario di Chieri. La prima volta che andò in Oratorio nel 1890, arrivato in mezzo al cortile e girando lo sguardo attorno ed osservando i molteplici edifici, esclamò: “Di tutto ciò che ora vedo qui, nulla mi riesce nuovo. D. Bosco in seminario mi aveva già descritto tutto, come se avesse veduto coi propri occhi ciò che narrava e come io vedo adesso con mirabile esattezza esistere”.
Anche il teologo Cinzano confermava a D. Gioachino Berto e ad altri che don Bosco, quando era ancora chierico, aveva detto che in tempo futuro avrebbe avuto dei preti, dei chierici, dei giovani studenti, dei giovani operai ed una bella musica.
A questo punto non possiamo far a meno di fissare lo sguardo sul progressivo e razionale succedersi dei vari sorprendenti sogni. A 9 anni Giovanni Bosco viene a conoscere la grandiosa missione, che a lui sarà affidata; a 16 avverte la promessa dei mezzi materiali, indispensabili per ospitare e nutrire innumerevoli giovani; a 19 un imperioso comando gli fa intendere non esser libero di rifiutare la missione affidatagli; a 21 gli viene mostrata la classe dei giovani, della quale dovrà specialmente curare il bene spirituale; a 22, gli è additata una grande città, Torino, nella quale dovrà dar principio alle sue apostoliche fatiche e alle sue fondazioni. E qui, come vedremo, non si arresteranno queste misteriose indicazioni, ma continueranno ad intervalli fino che sia compiuta l'opera di Dio.
(MB vol.1)
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