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Una bussola all'università da Giovani per i Giovani

La fede e lo studio, essere studente ed essere cristiano: alcune proposte della pastorale universitaria. Approdare all'università è una tappa che segna una stagione della vita, spesso si cambia città, si entra in un mondo diverso per relazioni, impostazione di pensiero e richiesta di studio ed energie.


Una bussola all’università da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 03 novembre 2008

Le esigenze

Il mondo dell’università può essere vissuto in tanti modi. Ci sono gli studenti “fai da te” che mettono piede in facoltà solo per gli esami, tanti forse anche perché lavorano; ci sono gli studenti “mordi e fuggi” che seguono le lezioni indispensabili; ci sono gli studenti dal tempo libero, che sfruttano ogni occasione di party per incontrare “l’alta società studentesca” e non conoscono orari; ci sono gli studenti… che vivono in profondità il tempo dello studio.

Dal Forum degli studenti cattolici, in una lettera aperta ai docenti, si denuncia il rischio di una frammentazione culturale, la fatica di superare l’isolamento e la solitudine che non agevolano la crescita umana e spirituale. Si chiede ai docenti di “essere maestri”, si percepisce il desiderio di vivere all’università un’esperienza di laboratorio culturale di ricerca, di passione per la verità, di uno spazio in cui condividere con una comunità relazioni e scambi capaci di formare mente, cuore e futuro.

Anche molti docenti universitari cattolici si stanno ripetendo l’urgenza che l’università ritorni ad essere una “comunità educativa”.

 

Pastorale universitaria

Tutte le diocesi, in modo diverso e con iniziative specifiche, cercano di ascoltare e accompagnare il cammino degli universitari.

La pastorale universitaria offre l’opportunità dei collegi, in cui si cerca, a partire dal bisogno concreto di un alloggio, di contribuire alla crescita delle persone. Vengono incoraggiate piccole comunità che condividono l’esperienza, la fatica della fede, la preghiera, la quotidianità nelle sue dimensioni più spicciole.

Ci si prende cura del dialogo tra ragione e fede, ricordando che se la dimensione razionale cresce con gli studi, anche le domande della fede devono trovare risposte profonde, spessore culturale: se l’approfondimento si è fermato al tempo del catechismo di quando si era bambini, non solo non si avranno gli strumenti per “dare ragione della speranza” agli altri ma nemmeno a sé stessi, perdendo per negligenza un tesoro prezioso. Vengono organizzate, perciò, numerose iniziative di carattere culturale, artistico, di approfondimento e ricerca: dal dibattito alle visite guidate, tutto si colloca in questa prospettiva.

Non mancano le proposte di servizio, per far crescere e maturare tutta l’umanità di una persona. Ed educarsi alla gratuità, al diventare dono, appartiene al desiderio di non voler rimanere impigliati in un vortice di efficientismo e chiusura nel piccolo mondo che ci si costruisce intorno. Intelligenza è aprire menti e occhi sulla realtà anche nei suoi lati faticosi e carichi si sofferenza.

La pastorale universitaria offre spesso cappellanie, a volte anche all’interno della stessa università. È poter offrire una comunità cristiana con cui condividere il proprio cammino in un tempo in cui si è lontani dalla propria città, dalla propria comunità di origine, dai legami che hanno segnato anche la fede.

 

Un’esperienza

Marco Zane, 22 anni, cerca di vivere cristianamente la sua identità di studente di Giurisprudenza a Treviso e ha incontrato il gruppo dei giovani della cappella universitaria. In questa realtà ha conosciuto la FUCI.

 

·  Marco, spiegaci cos’è la FUCI?

·  La FUCI è la Federazione Universitaria Cattolica Italiana, è nata nel 1896 a Fiesole con l’intenzione di riunire gli studenti universitari cattolici in una realtà associativa capace di coniugare con la fede l’impegno accademico e scientifico. È composta da un insieme di gruppi tra loro autonomi e organizzati da una Presidenza Nazionale. Ogni anno questa Presidenza organizza tre appuntamenti formativi: la Scuola di Formazione, che quest’anno si svolgerà a Milano dal 30 ottobre al 2 novembre, un Convegno e due settimane di approfondimento teologico durante l’estate all’Eremo di Camaldoli. La FUCI partecipa inoltre a numerose iniziative relative al mondo dell’università.

 

·  Qual è ora il tuo incarico?

·  Attualmente sono il Condirettore della rivista bimestrale “Ricerca”, che è organo della Federazione. Pur continuando a dare gli esami di Giurisprudenza a Treviso, andrò a vivere a Roma dato che questa mansione comporta che io sia membro della Presidenza Nazionale. Devo perciò lasciare il gruppo di Treviso del quale sono stato Presidente per un anno.

 

·  Cosa significa per te essere uno studente cristiano?

·  Non esiste un codice dello studente cristiano modello, un’immagine da santino, anzi direi che non esistono studenti cristiani: esiste Il Cristiano. Ovvero una persona che ha fatto del suo incontro con Gesù Cristo il modo attraverso il quale vivere aperto a 360° dinanzi alla realtà.

 

·  Quale legame c’è per te tra lo studio e la vita?

·  Lo studio è il lavoro dello studente. Un essere umano, per vivere bene, deve saper lavorare e deve conoscere l’amore. Chi non sa lavorare bene – il che non implica non far fatica, bensì la capacità di crescere col proprio lavoro – e non ha conosciuto l’amore non è un essere umano compiuto. Lo studio in quanto lavoro è parte delle dimensioni costitutive della persona.

 

·  E tra lo studio e la fede?

·  La logica dell’Incarnazione implica che così come Dio si è incarnato in Maria per assumere la nostra natura, così il cristiano deve scendere in profondità nelle cose che compongono la sua vita quotidiana, dimostrando che chi ama Dio ha trovato la sorgente della vita. Lo studente fa questo nell’impegno universitario: si tratta di vivere con gusto ogni esperienza della nostra giornata, perché la realtà che viviamo ci è data, ci è donata da Lui.

 

·  Quale consiglio daresti a un ragazzo che entra all’università?

·  Consiglio a una matricola di vivere gli anni dell’università non come una parentesi prima del lavoro, ma come un lavoro, un’esperienza formativa grazie alla quale tendere ad una pienezza di umanità. Io personalmente ho vissuto delle parentesi di rilassamento nello studio, cosa che può accadere a molti, perché non vedevo sempre il nesso tra quello che facevo e la mia vita. Molte cose mi sembravano astratte. Ma la costanza nell’impegno ci porta a crescere dopo ogni sacrificio: così ogni giorno ci sentiamo sempre più stabili e realizzati.

 

 

CONTATTI

Venezia: www.santrovaso.venezia.it

Padova: www.cappellasanmassimo.org

Verona: www.cpunivr.it

Trento: www.arcidiocesi.trento.it/iniziative_pastorali/pastorale_universitaria

Bolzano: www.ecclesiabz.com

Treviso:  www.diocesitv.it/cappellauniversitaria

Trieste: www.units.it/~pastuniv    

Udine: fuci@katamail.com

 

sr Francesca Venturelli

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