Educazione

Tutele per la disabilità, la guida pratica per genitori e pediatri

Quasi trecento pagine per esplorare gli strumenti che tutelano le persone con disabilità. Coinvolti nella stesura anche avvocati, insegnanti, commercialisti. "Essere informati aiuta moltissimo"


Una mappa per orientarsi tra gli strumenti e le tutele dedicati al mondo della disabilità: la prima Guida “Includendo 360” della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps) ha l’obiettivo di essere un utile supporto per genitori e pediatri vicini a bambini con disabilità.

“Essere informati non solleva i genitori dalla propria responsabilità o dal proprio dolore, ma aiuta moltissimo” ha detto Marina Aimati, dottoressa di Medicina Generale, alla presentazione del documento durante il XXXIII congresso Sipps, a Caserta.

“In Italia abbiamo tante leggi che tutelano la disabilità, ma il problema è conoscerle e saperle mettere in atto”. Per questo, i lavori per la stesura della Guida hanno coinvolto avvocati, commercialisti, esperti di patronato, esperti di assicurazioni, insegnanti, medici e ovviamente genitori. La volontà è anche creare un linguaggio comune per tutti coloro che sono vicini ad una persona con disabilità e provare a colmare un vuoto informativo. “Io stessa - pur essendo un medico - quando si è trattato di mio figlio, che è un ragazzo con una disabilità cerebrale, mi sono dovuta formare perché ero totalmente impreparata sull'argomento” ha raccontato Aimati, che è anche presidente della associazione “Il senso della vita Onlus”.

La Guida vuole essere anche uno strumento per affrontare passaggi che sono particolarmente impegnativi: “Molte famiglie depongono le armi quando i ragazzi crescono ed escono dalla scuola, c’è un vero e proprio vuoto sociale, si rimane soli” spiega la dottoressa, “in molti casi uno dei due genitori deve lasciare il lavoro per seguire il proprio figlio”. Per molti è anche difficile accedere a quelle informazioni che possono portare ad aiuti molto concreti: “Alcune famiglie scoprono che al proprio figlio spetta un'invalidità civile o di accompagnamento magari dopo 3, 4 o 5 anni dalla diagnosi. Sono cose che non devono accadere" conclude Aimati.

La guida si può scaricare qui.

 

 


tratto da Avvenire.it

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