Donboscoland

Troppo scomodo sollevare questioni del genere...

I milioni di diseredati che affollano le sponde dell'Oceano Indiano rimpiazzeranno velocemente quelli inghiottiti dalle acque. Raccolti i corpi, consumato il dolore tutto riprenderà il corso immutabile e nulla sembrerà cambiato, alle Maldive ed in Myanmar resteranno dittature ignorate dai turisti, i piccoli orfani troveranno presto amorevoli turisti del sesso che si occuperanno di loro, i tour operator riprenderanno a spargere carità ai gentili popoli rivieraschi... Meno di un mese fa l'Onu ci ha detto che sono morti almeno 5 milioni di umani per fame, sfamabili solo volendo. Non ci ha fatto caso nessuno, non si è commosso nessuno; anche qui è in causa la grettezza dei paesi donatori. Mentre il mondo trepida per l'onda, lo stesso numero di esseri umani è morto quest'anno nel solo Darfur, e ora l'Onu dice che non potrà consegnare gli aiuti alimentari per 260.000 rifugiati...


Troppo scomodo sollevare questioni del genere...

da Quaderni Cannibali

del 01 gennaio 2005

 

 

 Nei momenti difficili si testano i limiti, degli esseri umani come dei sistemi complessi. In pochi giorni un evento geologicamente banale ci svela più di mille inchieste e convegni. I limiti delle organizzazioni statuali ed internazionali sono apparsi vistosi, a partire dall'allarme non dato fino alla gestione dei soccorsi. L'esperienza aiuterà, e magari la prossima volta basterà un banale sms che inviti a correre lontano dalle spiagge per salvare moltissime vite. Quello che sicuramente non muterà è l'atteggiamento dei paesi sviluppati, già stigmatizzato dalla stessa Onu; e riassumibile in una sola parola: avaro.

 

Dati incontestabili, certi governi danno meno di quello che promettono, ed in ogni caso cifre insignificanti, il nostro per primo. Pare una polemica a margine, ma su questo si gioca la sopravvivenza di milioni di persone. Molto pi√π generosi i loro cittadini privatamente.

 

Gli Usa che in prima battuta avevano ignorato l'evento stanziando una cifra simbolica, hanno raddoppiato l'offerta e messo a disposizione una portaerei. Qualcuno ha promesso miliardi di dollari, ma è stato presto richiamato alla ragione; Bush allora ha colto l'idea di Clinton e ha varato una ennesima 'Coalizione dei buoni' a sollievo dei devastati. Testati anche i limiti dell'autorappresentazione dell'americano medio, scoperto a credere, per mezzo di un sondaggio, che gli Usa generosamente trasformino ogni anno il 25% del loro bilancio in aiuti ai diseredati: dato che invece è un eloquente 0.25%. L'americano medio non ha idea di cosa succeda nel mondo.

 

Il governo italiano e la Commissione Europea donano generosamente, ma insieme non raggiungono la cifra risparmiata dal presidente del consiglio con i condoni. L'Italia darà comunque molto meno di quanto si fosse impegnata a dare nelle sedi internazionali. Dovevamo ridurci le tasse e abbiamo tolto il pane di bocca agli affamati.

 

Le reazioni degli individui sono state le pi√π varie, localmente l'enorme devastazione viene accolta con maggiore filosofia, in India non sentono il bisogno di aiuto, il gigante asiatico soccorre Sri Lanka e Maldive, le migliaia di morti per il miliardo di indiani sono una grandezza relativa.

 

I milioni di diseredati che affollano le sponde dell'Oceano Indiano rimpiazzeranno velocemente nelle loro funzioni quelli inghiottiti dalle acque. Raccolti i corpi, consumato il dolore tutto riprenderà il corso immutabile e nulla sembrerà cambiato, alle Maldive ed in Myanmar resteranno dittature ignorate dai turisti, i piccoli orfani troveranno presto amorevoli turisti del sesso che si occuperanno di loro, i tour operator riprenderanno a spargere carità ai gentili popoli rivieraschi; in Aceh l'Indonesia ha risolto con il separatismo, cancellato insieme a tutta la provincia; nelle isole Andamane si sono salvati solo gli aborigeni nascosti sulle montagne, non i militari indiani e nemmeno ventimila dei residenti.

 

L'inefficienza di quei governi in queste zone non è inattesa; paradossale che anch'essi dedichino più attenzione alle vittime del primo mondo che ai propri compatrioti, che neppure vengono identificati.

 

In occidente le conseguenze si sono mosse secondo schemi ancor più prevedibili. La disponibilità di immagini, il numero di occidentali coinvolti, qualche migliaio equamente diviso tra i paesi più benestanti, hanno servito sulle tavole natalizie l'evento del secolo. Tutti mobilitati, tranne quelli che vanno lasciati lavorare nel fare la Finanziaria, i media che rovistano nelle storie e nei racconti degli scampati alla grande onda, storie e storie che si intrecciano, decine di storie di volontari e di donazioni, animazioni 3D della grande onda.

 

La commozione dilaga, le voci più assurde, come le proposte più stupide, si diffondono. I media in generale ci fanno una pessima figura, l'approssimazione regna sovrana, la Rai arranca e lamenta di non potersi lanciare sui luoghi della sciagura; solo il fundraising galoppa. Le Misericordie ed i volontari rombano sulle piste, pronti a partire. Accanto a loro turisti che arrivano a prendere il sole a pochi metri dall'ecatombe, e che magari protesteranno con l'agenzia perché i cadaveri nella laguna proprio fanno schifo; eppure li avevano rassicurati sulla 'cornice da sogno'.

 

Turisti che hanno proseguito la vacanza perché non travolti, turisti che ancora si aggirano ignari; turisti infine gabbati da operatori con pochi scrupoli. Centocinquantamila morti attorno, pare.

 

La catastrofe non ha colpito le borse, che non hanno minimamente accusato il colpo; nei paesi colpiti nessuno si assicura, e nessuno costruisce stabilimenti industriali dove arrivano i maremoti. Si attende un moderato rialzo dovuto all'iniezione dei soldi raccolti dai donatori, inevitabilmente spesi sul mercato. Il mondo del business non chiede aiuti ai governi. Internet tiene le fila e raffronta dati spesso incomparabili, trasmette, vaglia ed organizza il flusso delle informazioni, ricostruisce i percorsi e cerca i dispersi, gli individui fanno da soli e meglio.

 

Statisticamente l'attenzione concentrata dei media non dovrebbe superare il mese, anche se è prevedibile una lunga teoria di storie individuali, capace di riempire diverse centinaia di ore di programmazione non esattamente giornalistica.

 

I media italiani non hanno potuto evitare di mostrare il loro peggio, numerosi titoli e servizi hanno mostrato un provincialismo al limite del razzismo, un italocentrismo irritante quanto fuori luogo. Qualcuno, commosso, ha persino proposto che in nome di tutte le vittime si rinunci alla pagana caciara di fine anno, in segno di rispetto per tanti morti. Tutto estremamente prevedibile; non per questo tutto condivisibile o comprensibile.

 

Meno di un mese fa, come ogni anno. un rapporto Onu ci ha detto , che sono morti almeno 5 milioni di umani per fame, sfamabili solo volendo. Non ci ha fatto caso nessuno, non si è commosso nessuno; anche qui è in causa la grettezza dei paesi donatori. Mentre il mondo trepida per l'onda, lo stesso numero di esseri umani è morto quest'anno nel solo Darfur, e ora l'Onu dice che non potrà consegnare gli aiuti alimentari per 260.000 (duecentosessantamila) rifugiati; alcuni operatori umanitari sono stati uccisi, in Darfur non c'è sicurezza.

 

La notizia è uscita nello stesso momento scelto dalla grande onda. Questi moriranno semplicemente di fame, perché vivono in Sudan, e i loro 'campi' sono tende piantate su spianate desertiche, sono 'solo' 1.500.000 (unmilionecinquecentomila) rifugiati in balia di qualche migliaio di indipendentisti armati da qualche occidentale e del governo sudanese; tanto simpatico ora che pompa petrolio come non mai, non riescono a mantenere il cessate-il-fuoco.

 

Nello stesso momento si riaccende il conflitto dei Grandi Laghi, facendo temere una coda della Prima Guerra Mondiale Africana; una guerra di massacri inenarrabili per le ricchezze del Congo che è costata almeno 5.000.000 (cinquemilioni) di morti, dei quali quelli tra Hutu e Tutsi non sono che una frazione. Già decine di migliaia gli sfollati ogni settimana si sussurra di molti morti, l'Onu al solito presenta la bandiera e poco più; i paesi che contano vengono dati per dispersi, mentre addestrano militari e vendono armi.

 

Di questa guerra non ha saputo nulla nessuno, nessun media ha mai fatto campagna se non in occasione del picco di violenza durante il massacro tra Hutu e Tutsi. Che ne rappresenta comunque solo una minima parte. Questi morti non ce li farà vedere nessuno, nessuno intervisterà la madre di quattro esangui corpicini neri, né alcuno si sognerà mai di turbare le vostre serate, o le prime pagine con queste invendibili storie di negri.

 

Troppo scomodo sollevare questioni del genere, troppo scomodo e poco interessante per i consumatori dei media, poco inclini ad identificarsi e ad appassionarsi a storie tanto noiose come le agonie per fame. Poco redditizio mandare qualcuno nelle foreste congolesi a cercare i rifugiati, o a fare reportage nelle miniere, veri gironi infernali, poco salubre fare nomi e cognomi di chi ci guadagna.

 

L'onda ci ha ricordato la nostra provvisorietà sul pianeta, il seguito ci ha confermato il livello pessimo espresso dalle collettività e dalle loro classi dirigenti, e di come la creazione del senso sia affidata a meccanismi che tradiscono completamente il loro scopo, falsando grandemente la percezione del mondo da parte degli individui.

 

Riappropriarsi della realtà è un utile esercizio, ogni tanto fa bene rendersi conto che l'umanità è ancora impegnata nella lotta primordiale tra l'avido egoismo e la solidarietà pubblica.

Mazzetta

http://www.reporterassociati.org

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