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Tracce di Vangelo: nel volto dei malati

E poi c'è la testimonianza di quei tanti ragazzi che raccontano di preferire Lourdes a una vacanza. O di quei volontari che sono al loro 40° pellegrinaggio. Più di tutto bastano i loro visi a capire come l'incontro con la sofferenza altrui abbia cambiato radicalmente la loro vita.


Tracce di Vangelo: nel volto dei malati

da Teologo Borèl

del 13 ottobre 2007

Fanny ha 63 anni, viene da Roma, ed è accompagnata da un 'barelliere' su una sedia a rotelle perché non può camminare. Eppure non è venuta a Lourdes per chiedere una guarigione. È venuta ai piedi della Grotta per accompagnare sua cugina, malata terminale, e 'chiedere per lei il coraggio di accogliere ed amare la propria vita anche in quella condizione estrema'. Alessia ha 19 anni, viene a Lourdes da quando ne aveva 15 come volontaria. Dice che per lei 'ormai l'anno inizia da qui' e 'che non potrà mai ringraziare i malati per tutto quello che le hanno dato'.

 

Due volti di quella folla che, qualche giorno fa, ha popolato la città mariana per eccellenza, in occasione del Pellegrinaggio nazionale Unitalsi. Folla di malati che portano sul volto un sorriso. Folla di uomini che nel servizio ai più deboli hanno trovato il senso della propria vita. 14mila venuti quest'anno da tutta Italia, sui classici 'treni bianchi', oppure in aereo.

 

A chi ritiene oggi che la sofferenza sia senza valore, se non addirittura un peso finanziario, o una di diminuzione della dignità umana, questa folla è una risposta. Aprendo il pellegrinaggio il presidente della Cei, mons. Angelo Bagnasco ha invitato a guardarla. Lui stesso si è detto colpito da quei volti 'che con il loro sguardo di serenità, e il loro sorriso spesso faticoso, ma puntuale ed autentico ci testimoniano il valore della vita sempre e comunque'. Per quanto diverse possano essere le condizioni personali con cui ognuno si reca a Lourdes, nessuno può tornare da questo luogo senza essere provocato dal volto dei malati. Questi volti, osserva mons. Bagnasco, 'sono un'invocazione perché la vita umana, anche in condizioni di limite, non venga abbandonata, ma accompagnata con gesti concreti'.

 

'Se resta il mistero della sofferenza sappiamo però – spiega Antonio Diella, presidente dell'Unitalsi - che nell'esperienza di chi crede non c'è un solo istante nella vita di chi soffre che vada sprecato. Perché Dio ha scelto che il Suo figlio sperimentasse la sofferenza con la Croce. E quindi la sofferenza, essendo una condizione dell'umanità, non la distrugge: al contrario l'umanità è vera anche quando soffre'. Questo è stato anche il filo conduttore del tema del Pellegrinaggio nazionale dell'Unitalsi: 'Lasciatevi guardare, parlare, amare. Volgeranno lo sguardo a Colui che hanno trafitto'.

 

E poi c'è la testimonianza di quei tanti ragazzi che raccontano di preferire Lourdes a una vacanza. O di quei volontari che sono al loro 40° pellegrinaggio. Più di tutto bastano i loro visi a capire come l'incontro con la sofferenza altrui abbia cambiato radicalmente la loro vita. Li guardi e leggi nei loro occhi la gioia di donarsi. Capisci che questo è il vero miracolo di Lourdes.

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