Fra le pratiche più originali attuate nella prassi educativa di Valdocco, e conservate nella successiva tradizione salesiana, sono da mettere in risalto le “Buone notti”: brevi “parlate” o “discorsetti” tenuti dopo le preghiere della sera. Don Bosco si rivolge agli alunni in presenza dei loro educatori (superiori della casa, maestri, assistenti), familiarmente, con linguaggio semplice e attraente. Non sono stati rintracciate finora trascrizioni autografe di questo tipo di interventi. Si custodiscono, tuttavia, nell’Archivio Salesiano Centrale di Roma, testi in numero non irrilevante, che ne raccolgono i contenuti integrali o il “sunto” dei medesimi. Costituiscono interessanti testimonianze, tramandate dai più attenti ascoltatori; in particolare, dai membri di una specie di “società” o “commissione” di giovani collaboratori che, fin dal corso 1860-1861, si propongono di “impedire che nulla di quel che s’appartiene a don Bosco cada in obbligo”, facendo tutto il possibile “per conservarne memoria”. A tale scopo rispondono precisamen- te le cronachette e i diari compilati da alcuni dei componenti della commissione accennata sopra. Tra i più noti: Giulio Barberis, Domenico Ruffino. Michele Rua, Giovanni B. Francesia.
Il “sunto” di sette “buone notti”, date agli studenti di Valdocco nei mesi di novembre e dicembre del 1864, offrono orientamenti pratici, con lo scopo di aiutare gli ascoltatori a “fare profitto nello studio”. Discorrendo su questo argomento, don Bosco mette un forte accento sulla buona condotta morale e religiosa dello studente, come condizione previa indispensabile.
Si trascrivono qui inoltre due “buone notti” del 1877 – più complete e probabilmente più vicine all’intervento originale –, nelle quali è trattato ancora il tema dello studio e delle letture, ma anche altri argomenti caratteristici della proposta educativa donboschiana: le vacanze, la fuga dall’ozio, le ricreazioni e il gioco.
24 novembre
1° Mezzo – per ben studiare è il timore di Dio: Initium sapientiae timor Domini. Volete venir dotti e far gran profitto nelle scuole? Temete il Signore. Guardatevi bene dal peccare, perché: sapientia non habitabit in corpore subdito peccatis; la sapienza degli uomini deriva da quella di Dio. E poi che piacere volete che abbia degli studi chi ha il cuore agitato dalle passioni? Come volete che superi le difficoltà, che si incontrano, senza l’aiuto di Dio? Uomini veramente dotti non furono mai coloro che offendevano il Signore. Guardate san Francesco di Sales, san Tommaso. L’esperienza insegna continuamente che 355 Domenico Ruffino (1840-1865), sac. salesiano, direttore spirituale generale (1863); direttore del collegio di Lanzo (1864); compilatore di alcune Cronache dell’Oratorio di S. Francesco di Sales. coloro i quali approfittano nello studio sono quelli che stanno lontani dal peccato. Vi sono è vero certi malvagi i quali splendono ora per ingegno e sapere. Ma forse in altri tempi si meritarono dal Signore colla buona condotta e con opere buone questo gran dono del quale poi abusarono. Del resto massima parte da costoro non hanno vera sapienza: hanno la mente piena di errori che insegnano agli altri. Che se a qualcheduno poi dei cattivi il Signore ha permesso profitto nella scienza benché sia suo nemico, ciò tornerà a maggior castigo e maggior maledizione avendone abusato.
25 novembre
2° Mezzo – Non perdere mai briciole di tempo. Il tempo miei cari è prezioso. Fili conserva tempus. Il tempo che si deve dare allo studio, daglielo tutto, non cercare mai pretesti per sfuggire la scuola. È doloroso veder giovani, che cercano pretesti per non adempiere questo loro dovere. Non leggere [in] tempo di studio od altri libri che non hanno a far nulla colla materia scolastica. Frenare la fantasia. Vedete quel giovane, che è così attento sui libri? Credete che studi? Oibò! Ha la mente distante le mille miglia. Vedete, sorride, gli sembra ancora di essere in ricreazione a giuocare alla trottola, e pensa alla vittoria che ha conseguita sul compagno. Quell’altro pensa alle castagne ed al salame che ha nel cassone. L’altro a quel progetto, a quella scampagnata, a quello scherzo. Non parlo di quei giovani che pensano ad offendere Dio, perché spero, che qui nell’Oratorio, non ve ne siano. Studiamo adunque e non perdiamo tempo.
27 novembre
3° Mezzo – Mangiar a tempo debito. Più ne uccide la gola che la 356 Il brano da: “Guardate san Francesco di Sales” a: “abusato” è tratto da MB VII, 817. Il “sunto” riporta soltanto: “San Francesco di Sales. S. Tommaso etc.” spada. Volete istruirvi? Non vivete per mangiare, mangiate per vivere. Al mattino ed a merenda mantenetevi leggieri e non mangiate a crepa pancia. Se avete qualche buon boccone messo in serbo nel vostro baule, non lasciatevi tirar dalla gola a mangiarlo tutto in una volta, conservatene anche per i giorni seguenti e così non vi farà male. Non crediate già che io ve lo dica per mio interesse: no davvero, perché l’esperienza dice che se mangiate una pagnotta di meno a colazione ne mangerete 3 di più a pranzo. Chi ha lo stomaco troppo pieno, va alla scuola od in studio colla testa piena, lo stomaco indisposto molte volte combatte inutilmente col sonno, e se resta svegliato fa nulla. Oppure se si vuol applicare, peggio che peggio, il mal di capo lo sopraggiunge e fa più nulla per qualche giorno ed alle volte guadagna delle indigestioni.
28 novembre
4° Mezzo – La compagnia di giovani studiosi è il mezzo più adatto per far profitto nello studio. Quando siete in ricreazione avvicinatevi ai compagni, o ai chierici istruiti. Domandate loro qualche cosa di geografia, di latino, di storia, parlandone tra voi e quanto profitto farete! A passeggio eziandio tenete questi discorsi e lasciate la compagnia di certi fannulloni e contafrottole, che addirittura farebbero perdere non che acquistare la scienza. I discorsi inutili non servono a nulla e non servono che a dissipare la mente, od a raffreddare i cuori. Se vuoi divenire sapiente, pratica i sapienti.
1 dicembre
5° Mezzo – La ricreazione fatela intiera, perché ricreandovi prenderete nuove forze per studiar meglio, quando verrà l’ora di scuola. Non cambiate l’ora di ricreazione in ora di studio, perché poi quando dovrete studiare avrete la mente stanca e farete poco profitto. Guardatevi poi dalle ricreazioni smodate ed eccessive. Nell’ora di ricreazione vi sono alcuni che corrono su e giù con tale furia, che non fan già ricreazione, ma si direbbe piuttosto che si ammazzano. Urta- no e cacciano a terra i compagni, si rompono il naso, si pestan le membra, e poi quando è finita tutti sudati e trafelati vanno a studio, ma sì, la testa è ancora in rivoluzione ed han bisogno di riposo. Non parlo di quelli che urlano in modo da farsi male il capo tutto il giorno; di coloro che in ricreazione tengono discorsi cattivi; di quelli altri che si prendono a pugni così per divertimento: dirò solo che dove manca il timor di Dio è impensabile far veramente profitto. Dunque anche in ricreazione siate regolati; non vi dico già che non giuochiate alla trottola, bara rotta etc. Saltate pure, divertitevi, ma guardatevi dagli eccessi. Ancor io, quando non ho a trattenermi con persone, che mi vengono a cercare, faccio ricreazione, mi sollazzo con voi altri, facezio, rido, ma non mi rompo mica il collo per ricrearmi. Dunque quinto mezzo per far profitto nello studio, fa d’uopo d’una ricreazione ben ordinata, come si richiede da studenti ben regolati. Noto anche di quei giovani, che parlano di passeggiate e di merende con tanto entusiasmo, che poi in iscuola non hanno altro per la testa. Come vedete del profitto da costoro se ne può aspettare poco. 4 dicembre 6° Mezzo – Per studiare con profitto e di vincere le difficoltà che si trovano nello studio degli autori: quando incontrate difficoltà non dovete avvilirvi. Che siete venuti a fare qui nell’Oratorio? Per studiare: quindi è naturale che bisogna che impariate quello che non sapete. Quindi, coraggio, non bisogna lasciar l’opera a metà. Non fan bene coloro che incontrando una difficoltà la saltano dicendo: questo non lo capisco, e vanno ad altro; no, non bisogna andare ad altro finché la difficoltà non sia vinta e superata. E per ottenere questo, primieramente ricorrete a Gesù e Maria con qualche pia giaculatoria e vedrete che le difficoltà spariranno. Non dimenticate mai, miei cari figliuoli, questo mezzo per vincere le difficoltà, perché Dio solo è Padre della scienza e la dà a chi vuole e come vuole; e Maria voi lo dite ogni giorno nelle litanie Sedes sapientiae, essa è la sede della sa- pienza. Oltre a questo volgetevi anche ai maestri, agli assistenti: essi si faranno premura di aiutarvi; né solo sforzatevi a vincerle [le difficoltà], ma godete quando ne incontrate, perché queste sono quelle che accrescono l’ingegno. Che vanto si è di imparare ciò che facilmente si capisce?
5 dicembre
7° Mezzo – Si è di occuparsi di cose riguardanti il vostro studio. Bisogna che ci fissiamo in mente, che gli studi estranei alla nostra scuola devono essere messi da parte. Vi son dei giovani, che leggono molto, ma cose tanto leggere, che senza avvedersene non fan altro che imbrogliare la loro mente. Molti sono che leggono poeti, racconti, cose buone, ma lasciano da parte il loro dovere. Quando avete fatto il vostro dovere, vi resta ancora qualche ora di tempo? Ebbene, ripassate le già fatte spiegazioni, ritornate in certe regole di grammatica che vi sono già sfuggite e non perdete il tempo a leggere la vita di Gianduja o quella di Bertoldo e di Cacasenno.
Venerdì 31 agosto 1877
Ho una bella novella a darvi. Lunedì cominciano le vacanze. Vi piace questa notizia? Vedo che ad alcuni piace. Ed io son contento che le facciate le vacanze. Però vi posso dire che molti han chiamato di farle qui. Io son contento anche di questi, ma voglio che lo facciano volentieri. Vi sarà anche per loro tempo di ricreazione, di passeggio in abbondanza, ma faranno le vacanze più ritirati, ed esposti a minori pericoli. L’unica cosa che io raccomando sia agli uni come agli altri, si è la fuga dall’ozio. So che ad alcuni non sembrerà tanto bella cosa l’andare in vacanza per lavorare. Eppure il termine vacanze non vuol dire riposarsi, come alcuno crede, ma applicarsi, attendere. Così vacare studio, attendere allo studio, vacare agriculturae, applicarsi all’agricoltura.
Ma io voglio che ci intendiamo nei termini. Fuggire l’ozio vuol dire non starsi inoperoso: non vuol già dire lavorare continuamente in lavori manuali. Quantunque questo non sia per niente biasimevole, anzi ve lo raccomando. E mi ricordo che quando io andava in vacanza, prendeva del cuoio, ne faceva delle scarpe e poi le regalava. Prendeva della stoffa, della tela, ne tagliava un paio di pantaloni o di mutande e poi le cuciva e ne faceva quel che voleva. Oppure mi applicava intorno al legno e ne formava sedie, banche. E a casa mia, ancora adesso vi son delle tavole che ho fatto io. Tante volte io andava a tagliar l’erba nel prato, a rivolgere il fieno con Virgilio in mano od altro libro.
Non voglio già proporvi queste cose ad esempio; ma è solamente per farvi vedere in quanti modi si può occupare il tempo delle vacanze. Vi raccomando dunque che andando a casa, chi avesse delle vigne, mangi l’uva più matura; se vi si trovassero delle pesche, dei fichi, delle pere o dei pomi mangiate anche le più mature.
Vi raccomando che vi divertiate molto: giuocate pure alle boccie, alla palla, al pallone. E poi ciascuno in famiglia avrà dei divertimenti speciali: si giuochi pure alle carte, alla dama, agli scacchi, ecc. Fate belle passeggiate, io ve lo raccomando molto. E poi ciascuno avrà ancora molto tempo a leggere, a studiare per terminare qualche trattato che non si sia capito bene.
Dunque, sempre lavorare e divertirci? No, al tempo di pranzo mangiate, al tempo di colazione fatela pure, così pure cena; servite a tavola, sparecchiate, servite del pane anche, purché non stiate in ozio. Riposatevi pure anche alla sera, ed al mattino un poco di più; ma guardatevi bene da un genere di riposo che si chiama demonium meridianum. E per questo s’intende il riposo che si fa dopo pranzo: questo è tempo del demonio. Se vi lasciate prendere, il demonio può cantar vittoria. Vi fate un giro attorno e vi fischia negli orecchi. Oh, che cattivi discorsi mi tornano alla memoria! Poi vi sbircia in un occhio. Oh, che brutta immagine mi si presenta alla memoria! E queste tentazioni si fermano lì, e l’altro non se ne può disbrigare e cadrà nelle mani del diavolo. Guardiamoci adunque dal metterci a letto dopo pranzo. Se ve ne fosse bisogno, mettetevi su d’una sedia e lì sonnecchiate un po’.
Oh che chiacchierata. Riduciamolo a poche parole: fate belle vacanze, ma non state mai inoperosi; se non lavorate voi, lavora il demonio. Di giorno lavorate, divertitevi, conversate; di notte dormite. Avrei ancora altre cose a dirvi, ma spero di dirvele domenica prima che partiate. Domani poi e dopo domani, che sono gli ultimi giorni che vi fermate con noi, io desidero che veniate tutti da me ed io avrei qualche cosa a dirvi a tutti.
Vorrei ancora che vi notaste quello che don Bosco vi suggerisce per passare allegramente le vacanze. Si è perché passiate le vacanze allegramente che vi do questi avvertimenti, e se li eseguirete, lo esperimenterete e passerete felici vacanze – e buona notte.
7 ottobre 1877
Io vi saluto tutti e tanto più di buon cuore, in quanto che è la prima volta che vi vedo dopo le vacanze. È vero che non sono ancora arrivati tutti, ma vedo che siamo già in buon numero, e se stesse apparecchiata una tavola, ci sentiremo da noi soli di farci onore.
La maggior parte di voi si trova qui per prepararsi ad entrar nel ginnasio o per passare in altra classe superiore, o per rimarginare qualche ferita riportata all’esame finale, e tutti questi hanno da studiare. Vi son poi altri che al principiar dell’anno devono ripetere l’esame di quei trattati che in quest’anno scorso hanno studiato: e questi pure hanno da studiare per compiere e ripetere i loro trattati. In questo numero sono compresi indistintamente tutti i chierici.
E gli altri che non avessero occupazione fissa devono sempre far vacanza? Quando non vi fossero più libri da leggere, né in libreria né in biblioteca, e che li avessero già letti tutti, allora io direi loro: riposatevi pure. Ma fintantoché vi son libri da leggere vi dirò sempre: leggete. Fra questi sono quelli che vennero per passare in filosofia, ed a questi consiglierei di leggere il trattato che avran da studiare quest’anno; e poi possono leggere o studiare un libro di Virgilio, di Orazio, di Ovidio, o un canto di Dante, e ripetere quelli che hanno studiato nel corso di latinità. Un libro poi che consiglierei a tutti di leggere è la Storia d’Italia, e se uno l’avesse letta cinque volte, direi ancora leggila. Perché in questi tempi tutte le storie sono falsate: i nemici della Chiesa prendono occasione dalla storia per poterla infamare e discreditare, narrando fatti esagerati o del tutto finti. In questa storia, invece, sono esposti i fatti nella loro integrità storica, in breve, sì, ma che dà la chiave per poter studiare la Storia d’Italia più particolareggiata e la Storia ecclesiastica che le è così congiunta d’affinità.
Non voglio ora far mie lodi, dicendo i pregi della mia storia, ma è solo perché ne vedo la grande utilità.
Ricevo adesso la notizia della morte del padre di don Cerruti. Domani noi pregheremo per l’anima sua. E non è questa l’unica notizia di morte che riceva in questi giorni. Seppi non è guari che morì improvvisamente sul palco un celebre attore, ed un altro che recitava con lui, vedendolo cadere, morì anch’egli sull’istante. E gli spettatori che assistevano ad una commedia partirono colpiti da sì truce tragedia. E questo non è il solo caso, altri ne avrei ancora. Noi, intendo, teniamoci preparati, che quando verrà la morte possiamo rispondere come Abramo quando il Signore lo chiamò: Abraham, Abraham! Ecce, Domine, adsum.
E intanto, buona notte.
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