"Pregate non per me ma per la gente di Rumbek che soffre più di me"; le prime parole del giovane vescovo originario del Veneto, dopo l'attacco subito domenica notte. Il Papa prega per lui
"Pregate non per me ma per la gente di Rumbek che soffre più di me"; le prime parole del giovane vescovo originario del Veneto, dopo l'attacco subito domenica notte. Il Papa prega per lui
Nella notte tra domenica e lunedì due persone armate, ancora sconosciute, hanno fatto irruzione nella casa di monsignor Christian Carlassare, missionario comboniano e nuovo vescovo di Rumbek in Sud Sudan, e gli hanno sparato alle gambe.
A dare la notizia è stato il sito online della rivista mensile Nigrizia, legata ai Missionari Comboniani in Italia, istituto religioso del quale fa parte anche il vescovo eletto Carlassare.
A quasi due mesi dalla sua nomina a vescovo di Rumbek, monsignor Christian Carlassare,
missionario comboniano, è stato colpito nella notte
da colpi di arma da fuoco da ignoti.
La sua ordinazione a vescovo è prevista per il prossimo 23 maggio
Padre Christian è fuori pericolo e i medici del Cuamm si sono presi cura di lui nell’ospedale di Rumbek ma il vescovo ha perso molto sangue ed è stato presto trasferito a Nairobi, in Kenya, dove sarà sottoposto a una trasfusione, con una tappa intermedia nella capitale del Sud Sudan, Juba.
"Il compound del Cuamm è vicino all'abitazione di padre Christian Carlassare: i nostri volontari hanno sentito gli spari e sono subito accorsi, trovandolo ferito alle gambe da alcuni colpi di arma da fuoco, lo hanno subito soccorso e portato all'ospedale della cittadina del Sud Sudan: aveva perso molto sangue, ma è fuori pericolo". Elisa Bissacco di Medici con l'Africa Cuamm ha aggiunto alcuni dettagli riguardo al ferimento del giovane vescovo vicentino questa notte nella sua abitazione: "Le ferite non hanno provocato fratture, ma il problema è che padre Christian ha un gruppo sanguigno molto raro, per fortuna uno dei nostri volontari aveva lo stesso gruppo sanguigno e così è stata possibile la trasfusione, quindi è stato stabilizzato".
Cosciente e sofferente padre Christian ha telefonato direttamente alla famiglia per informarla e ha detto al responsabile dei Missionari Comboniani in Italia: “Pregate non tanto per me ma per la gente di Rumbek che soffre più di me”. Parole di un vero pastore che dà la vita per le sue pecore. Nella sua prima intervista, rilasciata questa mattina alla radio sudanese Eye Radio, padre Christian ha ripetuto le parole di perdono: "Perdono chi mi ha sparato dal profondo del cuore", ha detto. La mamma Marcellina ha detto a Nigrizia che il figlio era sereno, "per quanto si può dopo un agguato del genere". La donna si è chiesta però "da dove vengono le armi che hanno sparato a mio figlio? Non certo dal Sud Sudan, vengono dal nostro mondo occidentale. Perché non trasformiamo queste fabbriche di armi per costruire la pace nel mondo".
I fedeli di Rumbek, diocesi a maggioranza dinka, una delle etnie più numerose nel paese, avevano accolto nella gioia padre Christian con un rito di benvenuto lo scorso 16 aprile.
Il Papa "è informato dell'attentato in Sud Sudan contro padre Christian Carlassare e prega per lui"; lo riferisce all'Ansa il direttore della sala stampa vaticana Matteo Bruni. Era stato papa Francesco a nominarlo vescovo l’8 marzo e la sua consacrazione è prevista per il prossimo 23 maggio: padre Christian è diventato, a 43 anni, il vescovo italiano più giovane, e per giunta della giovanissima diocesi di Rumbek, nata solo nel 1975 e guidata, prima di lui, anche dal “padre del popolo” Cesare Mazzolari, missionario comboniano morto nel luglio del 2011, una settimana dopo la dichiarazione dell’indipendenza del Sud Sudan.
Al momento non sono chiare le ragioni dell'agguato al vescovo italiano ma padre Ivardi Ganapini, direttore della rivista dei comboniani Nigrizia, ha avanzato l'ipotesi che a qualcuno non sia piaciuto il fatto che il missionario, prima di essere nominato vescovo della diocesi di Rumbek a maggioranza dinka, avesse lavorato per quasi 20 anni con l'altra grande comunità del Paese, i nuer.
A diverse ore dalla notizia ancora Nigrizia prova a ragionare sulla dinamica dell’agguato a padre Carlassare. Raggiunta al telefono dalla rivista dei comboniani, Rebecca Tosi, volontaria del Cuamm – addetta al rifornimento dell’ospedale di Rumbek e originaria di Verona – che dormiva nel compound a pochi metri alla stanza del vescovo, racconta: «Questa notte, trenta minuti dopo mezzanotte, abbiamo sentito degli spari, siamo volati giù dal letto e abbiamo capito che erano indirizzati a padre Christian».
Nel frattempo, mentre la autorità locali tacciono, è appena uscita una nota della Conferenza episcopale dei vescovi del Sud Sudan che racconta nei dettagli l’accaduto e invita la popolazione a pregare per la rapida guarigione del nuovo vescovo. Tra le righe, emerge un particolare: “Un sacerdote che ha la stanza accanto a monsignor Christian è uscito e ha chiesto agli uomini armati cosa volessero, ma ha ricevuto colpi di avvertimento per farsi da parte. I due hanno chiesto a padre Christian di uscire e, di fronte al suo rifiuto, gli hanno sparato a entrambe le gambe e sono fuggiti”.
Quel sacerdote è padre Andrea Osman, della diocesi di Rumbek che racconta alla radio cattolica Network Morning News Service: «Ho sentito il vescovo gridare e, sentendo gli spari, ho provato a bussare alla mia porta dall’interno, in modo da spaventare le due persone armate, ma non sembravano per nulla intimoriti. Anzi, hanno preso di mira la stanza del vescovo, hanno bussato alla sua porta e hanno iniziato a sparare finché non l’hanno sfondata. Così gli hanno sparato alle gambe e sono fuggiti. Penso che gli abbiano sparato tre proiettili, due su una gamba e uno sull’altra. Quando mi hanno visto, mi hanno detto di andarmene. Uno di loro mi ha sparato due proiettili che sono finiti nella sedia dietro me».
Sarebbero 24 le persone arrestate in Sud Sudan in relazione all'agguato; lo ha reso noto una fonte della chiesa locale al Juba Echo a condizione di anonimato. "La polizia e altre forze della sicurezza hanno arrestato diverse persone all'interno del compound e verranno condotti altri arresti perché abbiamo bisogno di sapere esattamente cosa è successo nella Chiesa cattolica della diocesi di Rumbek", ha confermato a Juba Echo, il ministro dell'Informazione dello Stato dei Laghi William Kocji Kerjok.
GRANDE DOLORE PER L'ATTENTATO ESPRESSO DALLA CONGREGAZIONE PER L'EVANGELIZZAZIONE DEI POPOLI
"Con grande dolore questo Dicastero missionario ha appreso dell'attentato al nuovo vescovo eletto di Rumbek per mano di due persone armate. Voglio assicurare a monsignor Christian Carlassare, la mia vicinanza in questo momento di prova e il continuo sostegno nella preghiera per una pronta guarigione": così monsignor Protase Rugambwa, Segretario della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, si rivolge in un messaggio al vescovo eletto, ferito alle gambe e attualmente trasportato in un ospedale di Nairobi (Kenya) per cure mediche appropriate, esprimendo la vicinanza e la solidarietà della Santa Sede.
LA VICINANZA DEL VESCOVO DI PADOVA DOPO L'AGGUATO A MONSIGNOR CARLASSARE
Da Padova arriva la vicinanza e la preghiera del vescovo monsignor Claudio Cipolla. "profondamente scosso dalla notizia dell'aggressione a colpi d'arma da fuoco, avvenuta nella notte all'interno della Curia di Rumbek in Sud Sudan al neoeletto vescovo". "La notizia mi ha raggiunto stamane - dichiara Cipolla - sono profondamente scosso e colpito da questo grave atto nei confronti di mons. Carlassare. Esprimo a nome mio personale e di tutta la Chiesa padovana vicinanza a padre Christian, ai suoi genitori Marcellina e Pierantonio con cui ho parlato non appena appresa la notizia, ma anche alla comunità di Piovene Rocchette dove padre Christian è molto amato e conosciuto. Un pensiero particolare e intenso va ai comboniani, impegnati in queste terre e in altre situazioni difficili nel mondo e al popolo sud sudanese colpito da una gravissima crisi umanitaria e martoriato da continue violenze e aggressioni Mi ha molto colpito la mamma di padre Christian, il cui pensiero è rivolto al figlio e altrettanto a questo popolo".
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