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Quaresima. Energie nuove

La Quaresima è il tempo nel quale affrettiamo la nostra preparazione in vista della iniziazione cristiana. Spesso questo coincide con la preparazione dei battesimi pasquali e dell'ultima parte della preparazione per la messa di prima eucaristia.


Quaresima. Energie nuove

da Teologo Borèl

del 23 marzo 2009

1. A che mi serve la Quaresima?

 

Se ci poniamo dalla parte delle persone concrete  la prima domanda che dobbiamo avere il coraggio di farci è 'a cosa mi serve la Quaresima?'. Sia il mercoledì delle ceneri come la prima domenica vengono in parte dedicate a rispondere, più o meno coscientemente, a questo interrogativo. Come se gli operatori pastorali percepissero che il valore intrinseco di questo tempo della liturgia cristiana soffre di una progressiva incomprensione. Mentre la liturgia ci invita a declinare le grandi vie per percorrere il cammino Quaresimale (preghiera, digiuno ed elemosina) percepiamo che le orecchie dell'ascoltatore hanno bisogno di essere nuovamente orientate e motivate.

 

Se è vero che sono ancora troppi i responsabili della pastorale che preferiscono non rispondere a questo interrogativo, un certo numero di essi in questi anni passati hanno provato con coraggio ad affrontare questa questione. Una prima risposta  viene affidata alla categoria 'preparazione'. Come nel tempo primaverile le donne di casa mettono in ordine il guardaroba e preparano le pulizie tradizionalmente definite pasquali, così il credente è invitato a prepararsi per accogliere i doni pasquali. Con il rischio di lasciare intendere che il frutto dei doni pasquali è legato unicamente alla ascesi umana.

 

In un tempo più recente la parola chiave per suscitare interesse nei confronti del cammino Quaresimale è stata presa in prestito dal mondo della ecologia e del fitness. Come dopo il periodo natalizio e le feste di fine anno prolungate inevitabilmente con il carnevale abbiamo bisogno di un riadeguamento della linea del corpo così anche il tempo Quaresimale è definito nei termini di un tempo di essenzialità dei consumi dopo le incoerenze alimentari dell'inverno. La Quaresima quindi è utile all'ecosistema della persona. Operatori pastorali più coraggiosi si affidano alla categoria liturgica catecumenale. La Quaresima è il tempo nel quale affrettiamo la nostra preparazione in vista della iniziazione cristiana. Spesso questo coincide con la preparazione dei battesimi pasquali e dell'ultima parte della preparazione per la messa di prima eucaristia. La Quaresima sarebbe quindi il tempo di una maggiore partecipazione alle attività parrocchiali in vista di celebrazioni di sacramenti ritenuti ancora personalmente e socialmente determinanti.

 

In tempi ancora più recenti qualcuno soffre la tentazione di utilizzare la Quaresima come collante sociale e rafforzamento della religione contro la religione e cultura islamica. Anche i cattolici dovrebbero sentire l’obbligo morale di manifestare pubblicamente la loro appartenenza in difesa della propria cultura occidentale. Questa indicazione è molto grave!

 

Comunque si vogliano valutare questi o altri tentativi rimane vera l'impressione che il punto centrale all'inizio di un nuovo periodo Quaresimale non è solo il recupero di significati teologico pastorali propri del tempo liturgico e giustamente riproposti dalla liturgia rinnovata del Vaticano II, quanto il problema di una formulazione linguistica che renda significative l’insieme delle celebrazioni e delle attività formative che la comunità cristiana mette in campo. Il consiglio pastorale, per tempo convocato per la programmazione Quaresimale, dovrebbe partire proprio da questa considerazione.

 

 

2. Il linguaggio chiave della pastorale

 

La presentazione del cammino Quaresimale da parte degli operatori pastorali e la comprensione che ne possono avere i 'destinatari' è inevitabilmente legata alle comprensioni ed interpretazioni che si hanno del mistero pasquale che si sta per celebrare. Questa  sottolineatura può sembrare strana o superflua. Si potrebbe immediatamente rispondere che i significati teologici, liturgici e pastorali che sono racchiusi nelle celebrazioni del triduo santo hanno un significato unico ed evidente,  per cui l'unico problema potrebbe essere quello di una migliore spiegazione degli stessi. Invece una più attenta frequentazione dei testi conciliari, della riflessione teologica di questi ultimi cento anni e anche della predicazione recente dei Papi metterebbe in luce la realtà di un progressivo spostamento degli accenti all'interno della spiritualità e della presentazione catechistica del grande mistero della fede. Soprattutto che i due tempi liturgici non si vivono e non si comprendono separatamente.

 

Quaresima e mistero pasquale sono semanticamente collegati. Se è vero che possiamo attribuire alla Quaresima tutto il vocabolario della preparazione è tuttavia inevitabile riflettere che “prepararsi” chiede di specificare “a cosa”. Definire la Quaresima come “cammino” non può limitarsi solo alla declinazione del camminare stesso. A  piedi, in macchina, col treno, da solo, in gruppo, di giorno, di notte, con la mappa, con una guida... Ma verso dove?

 

Possiamo camminare 40 giorni e 40 notti per superare le acque del diluvio, oppure per guadagnare la nostra terra promessa, oppure per capire il senso della volontà di Dio nella storia come Elia profeta, oppure per superare la tentazione di essere al servizio più di noi stessi che del regno di Dio, come capitò a Gesù stesso con la “tentazione”  all'inizio del suo compito messianico, oppure per prendere coscienza che Gesù ha concluso il suo cammino e che spetta a noi ora, dopo la sua ascensione, per mezzo dello Spirito, riprendere le strade del mondo...

 

Possiamo quindi indicare alle nostre comunità che la mèta è una generica presentazione del mistero della redenzione di Cristo definito una volta per sempre, attualizzato nella domenica cristiana e nella celebrazione dei sacramenti. Ma sarà inevitabile che la pastorale insisterà solo sulle qualità soggettive per 'meritare' la grazia e prepararsi al precetto pasquale. Oppure possiamo indicare alle nostre comunità il continuo bisogno di essere immersi (battezzati) nello Spirito del Cristo risorto perché ogni energia dell'individuo e della comunità sia indirizzata alla divinizzazione e santificazione della vita. Possiamo anche sottolineare, inoltre, la signoria e la regalità che il Padre ha donato al crocifisso, il rifiutato, attraverso la risurrezione segno di esaltazione della prassi messianica che ha segnato la missione di Gesù fino alla croce. La sua Quaresima, sotto l'azione dello Spirito ricevuto nel battesimo, si manifesta nelle parole e nei segni della sua azione missionaria che progressivamente si apre alla donazione finale.

 

La pastorale post-tridentina aveva semplificato presentando solo la dimensione redentiva. Per di più vissuta solo nella dinamica sacramentale. Questa si è progressivamente svuotata di significato. La teologia e la spiritualità stanno mettendo in atto notevoli sforzi per recuperare i significati biblici e patristici del mistero della salvezza. In questo modo ascoltando profondamente le correnti culturali del nostro tempo  è possibile un saggio processo di  inculturazione della ricchezza principale dell'esperienza cristiana: noi siamo trasformati e diveniamo nuove creature nell'incontro personale con Cristo. Tali sforzi sono inevitabilmente ancora incompleti è parziali. Nella pratica pastorale, inoltre, essi soffrono della tentazione continua di selezionare o l'uno o l’altro con il rischio di perdere la globalità che i linguaggi della scrittura e della tradizione ci hanno trasmessi. Tale incertezza, inoltre, sta producendo in troppi operatori pastorali il rifiuto di incamminarsi in questo difficile sentiero con la conseguente scelta di un ritorno a linguaggi formalmente esatti ma pastoralmente sempre più lontani dalla percezione della gente e, a ben vedere, degli stessi operatori pastorali. È una tentazione che si deve evitare.

 

 

3. Tempo per risvegliare energie

 

La riflessione missionaria ci ricorda che la comunicazione della fede si deve innestare nei processi culturali del tempo (RM 37). È per noi un imperativo superare quella frattura tra fede e cultura definita “dramma del nostro tempo” (della chiesa: cf. EN 20). Per far questo è necessario individuare un tema generatore capace di evocare già a livello simbolico l’unità tra fede e vita. Questo avviene nel rispetto del criterio fondamentale della inculturazione del messaggio cristiano: non rendere vana la croce di Cristo (1Cor. 1,17). (Ma abbiamo visto quanto sia densa di significati questa espressione!).

 

Nel nostro emisfero nord la Quaresima è collegata con i ritmi naturali dell’equinozio di primavera, tempo  nel quale viene celebrata la Pasqua fin dai tempi dell'esodo. È il tempo del superamento dell'inverno, del buio, del freddo, ed è il tempo del risveglio della natura dopo la semina autunnale e, paradossalmente, l’apparente sterile riposo dell'inverno. Nella organizzazione della società e della famiglia è il periodo conclusivo della stagione dei grandi impegni. La ripresa autunnale della scuola e del lavoro, la produzione nei diversi settori dell'esistenza, il superamento del disagio collegato alle avversità atmosferiche, trovano nell'inizio della primavera una insospettata nuova energia che apre al desiderio di nuovi impegni e di nuovi frutti. Nella realtà personale e nel gioco delle generazioni è il tempo del “nuovo” amore (a volte purtroppo interpretato come solo nuovo interesse erotico) che apre al desiderio del rinnovamento della vita e che predispone alla scelta matrimoniale.

 

Queste caratteristiche antropologiche della primavera saranno anche quest'anno i 'sacramenti naturali' attraverso cui la nostra gente potrà sperare il superamento della stagione economica e sociale che stiamo vivendo segnata dalla fine di un'epoca e dalla incertezza su chi prenderà il potere reale dopo il tempo dell'egemonia della finanza. È questo il sistema 'della creazione' attraverso il quale la gente troverà l'energia per continuare i propri impegni e non cadere nella cultura del nichilismo e del rifiuto della solidarietà. Questo vale anche per le personali situazioni di disagio e di morte in cui episodicamente ciascuno di noi vive.

 

È all'interno di questa cultura che già esiste dentro la creazione che potrà-dovrà essere collocato il nostro invito ad accogliere l'oggi della salvezza e il tempo della speranza a cui la liturgia Quaresimale ci invita (mercoledì delle ceneri, II lettura). La Quaresima cristiana vuole dare un contributo al superamento della crisi sociale e personale in cui viviamo. La pastorale e la predicazione non rivendicano uno spazio isolato, religioso, da difendere e da 'obbligare' a partecipare per una astratta verità. Anche se desideriamo veder aumentare le presenze nel triduo pasquale l'interesse degli operatori pastorali dovrà essere non tanto il recupero culturale dei simboli religiosi in quanto tale. Piuttosto siamo chiamati a realizzare nuovi innesti in modo tale che la tradizione bimillenaria della chiesa, unendoli con la linfa della cultura di oggi, si esprima con nuovi frutti. La strategia complessiva della pastorale in questo tempo non dovrà quindi essere quella di cercare nuovi consensi su un prodotto ormai fuori commercio, quanto quella di aprirsi all’oggi per presentare il valore perenne del mistero pasquale sottolineandone le potenzialità che meglio rispondono al bisogno culturale (cioè di direzione e di scelta) del nostro tempo.

 

Il mistero pasquale è simbolo della concentrazione e quindi della esplosione di tutte le energie positive che guidano gli individui nella storia. Queste energie si sono concentrate nella esperienza di fede di Gesù Cristo crocifisso ma risuscitato per volere del Padre. Sono donate all'umanità come azione dello Spirito che, già presente nella creazione e nella storia, ora viene nuovamente compreso come energia vitale del Cristo risorto. Il mistero pasquale, nella sua doppia dimensione di esaltazione del crocifisso e invio dello Spirito, è fondamento e autenticazione di ogni direzione umana e di ogni energia. La Quaresima è cristiana quando rinnova le azioni delle comunità, le energie psichiche e culturali presenti al suo interno e nella società, riorientando tutto il desiderio di vita degli individui e delle comunità alla costruzione dei segni del regno descritti e iniziati dalla prassi messianica di Cristo.

 

© Meddi L., Quaresima. Energie nuove, in Settimana, 2009

 

Luciano Meddi

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