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Per una scuola con il vaccino della fraternità

La scuola è luogo di incontro e di scontro, di pace e di conflitto, di amici e di nemici! Parole grosse, è vero, ma rendono l’idea di ciò che un piccolo grande mondo nel bene o nel male vive tutti i giorni.


Per una scuola con il vaccino della fraternità

 

di Marco Pappalardo

 

La scuola è luogo di incontro e di scontro, di pace e di conflitto, di amici e di nemici! Parole grosse, è vero, ma rendono l’idea di ciò che un piccolo grande mondo nel bene o nel male vive tutti i giorni.  In aula ci viene insegnata la convivenza civile fin da piccoli, che è provata con il fuoco delle relazioni giornaliere per anni e anni, fino ad entrare nella maggiore età. Non nascondiamo, però, la fatica nell’impararla quando i compagni sono poco accoglienti, se c’è un bullo in giro, se resta legata solo a qualche lezione teorica, se i prof. non la traducono in vita vissuta. Non serve il buonismo, ci vogliono gesti concreti, scelte educative chiare, lavorare sulle relazioni significative, dare un senso a ciò che si studia, offrire opportunità di operare il bene, proporre idee ed interventi dalla misura alta. Ogni gruppo-classe può essere o diventare un laboratorio di fraternità, ma occorre cambiare – per esempio - il modo di progettare dei consigli di classe. La burocrazia e i tempi stretti ci portano spesso a gestire dei punti obbligatori all’ordine del giorno, affrontarli, superarli e verbalizzarli; gli scrutini non di rado sono solamente un elenco di numeri, di medie, di fasce di livello. A parte la condotta/comportamento (forse da quest’anno l’Educazione Civica se non la si renderà sterile per via del voto in pagella!) difficilmente c’è l’occasione di fermarsi sulla persona, riflettendo su un progetto personale e d’insieme, tranne che non accada qualcosa di grave, cioè quando può essere già tardi. Il problema di fondo resta la distanza tra le varie linee guida e il fatto educativo che ogni ciclo e grado non dovrebbe trascurare; lo stesso termine “educazione” spesso è assente tra migliaia di parole oppure appena accennato. E lo studio? E le materie? Sono il collante dell’istituzione, sono nobili fini, tuttavia del tutto “inutili” senza la serenità ed un clima favorevole per dedicarvisi ed apprendere. Non diamo la colpa a nessuno, però prendiamoci almeno la responsabilità, ognuno secondo il proprio ruolo, non delegando ad altri la costruzione di un ambiente formativo e fraterno. Tocca alle famiglie favorire l’amicizia tra i piccoli, evitando di alzare muri, di mettere da parte qualcuno, di discriminare esplicitamente; tocca ai docenti dare testimonianza di unità tra loro e creare situazione educative cooperative, sostenendo i più deboli; tocca agli studenti, a seconda dell’età e della consapevolezza, rispondere positivamente agli stimoli positivi che giungono da casa e dalla scuola oppure ad inventarsi qualcosa di buono quando gli adulti non ci arriviamo. Ogni classe è una porzione di società nel presente e, allo stesso tempo, una proiezione di ciò che da grandi saranno quegli studenti; che conoscano al meglio le discipline e abbiano gli strumenti per accedere all’università e/o al mondo del lavoro è fondamentale, ma ancor di più che crescano come donne e uomini capaci di relazionarsi, di abbattere i pregiudizi, di onorare la cultura con la vita, di migliorare la società, di difendere la dignità di ogni persona, di lottare contro le ingiustizie, di dire “no” alla violenza verbale e fisica, di prendersi cura del creato. In un periodo così difficile a causa della pandemia e del conseguente distanziamento, alla luce dell’esempio dei mesi scorsi avuto da tutto il personale sanitario e non solo, è possibile cambiare rotta, tuttavia non per tornare indietro a come eravamo prima: chissà di non poter edificare a partire dalle potenzialità della scuola qualcosa di nuovo, che ai banchi divenuti isole dia il senso di un arcipelago, che riduca il metro buccale con la capacità di avere uno sguardo nuovo, che più che le mascherine ci si sappia contenere nel linguaggio violento e volgare, che alla sanificazione delle mani faccia conseguire la sanificazione del cuore per ricucire i legami spezzati e tesserne di nuovi. 

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