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Pagelle d'autunno. «Cambiare scuola? Non è un dramma».

Superiori, primo consuntivo per gli studenti. Gli insegnanti: correggere le scelte sbagliate si può, le famiglie non sono sole.


Pagelle d’autunno. «Cambiare scuola? Non è un dramma».

da Attualità

del 28 novembre 2005

Metà del primo quadrimestre: è arrivato il pagellino. E adesso? Chi, tra i ragazzi delle prime superiori, non ha avuto voti sufficienti deve scegliere: rimboccarsi le maniche - il «darci dentro» tanto caro ai professori - e migliorare i propri voti, o cambiare indirizzo. Momento cruciale, ma gli studenti non sono soli: nella scuola di oggi ci sono psicologi di classe, insegnanti addetti al «riorientamento», docenti che incontrano i genitori per capire le attitudini del ragazzo, sportelli di aiuto. Al classico Berchet, dove il pagellino è stato appena consegnato, un insegnante si sta occupando di indicare ai ginnasiali altre scuole, mentre un neuropsichiatra organizza colloqui di sostegno per le famiglie. Compito non facile: servono delicatezza e sensibilità per dire a madri e padri che la scuola scelta dal figlio è quella sbagliata.

«Finalmente - precisa la psicologa Silvia Vegetti Finzi - si parla di riorientamento. Tante volte si sceglie un istituto solo perché lì studia il leader del gruppo o ci sono gli amici. Dopo due mesi, invece, bisogna riflettere e prendersi qualche responsabilità».

Mai colpevolizzare i giovani o gli adulti, spiegano gli esperti. «I genitori - continua la professoressa Vegetti Finzi - devono capire che non si devono sentire accusati se il figlio va male a scuola perché non ci sono colpevoli. E non stiano sempre sulla difensiva: tutti vogliono il bene del ragazzo. Cambiare scuola non è una punizione, ma un mettere meglio a fuoco le vocazioni dell’adolescente. È un’occasione di crescita».

Più dialogo e meno contrapposizione. Facile a dirsi, difficile a farsi. Lo racconta Maria Grazia Meneghetti, preside del liceo classico Beccaria: «I genitori, quando vengono a colloquio da noi, individuano il problema, ma difficilmente cambiano scuola al figlio». E per evitare brutte sorprese, il Beccaria ha sostituito il pagellino con il libretto: un testo in cui sono indicati tutti i voti dello studente controfirmati dalla famiglia. Come al turistico Gentileschi.

Libretto o pagellino, dicembre resta il mese cruciale: o si cambia strada o ci si impegna di più. Altrimenti si rischia la bocciatura. «L’anno scorso - continua Innocente Pessina, a capo del Berchet - diversi ragazzi hanno cambiato scuola. Ma le passerelle (il percorso guidato verso un altro istituto) non hanno funzionato. Un esempio: avevamo fatto un accordo con l’artistico Caravaggio. Lo studente ha frequentato per un po’, ma poi ha lasciato anche quel liceo».

Non tutti, però, decidono di dedicarsi a un altro tipo di studi: c’è anche chi decide di impegnarsi. Milena Ancora, insegnante dello scientifico Vittorini, dice: «Da noi sono un discreto numero, oltre la metà. Il pagellino è un campanello d’allarme che funziona».

Annachiara Sacchi

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