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ORATORIO MON AMOUR

Resiste, nonostante sia circondato dalla desolazione dei cementifici urbani. Luogo di aggregazione, d'incontro e di crescita. L'Oratorio rimane uno spazio in cui è più facile incontrare la propria umanità per svilupparla. Le formule alternative sono state tante, ma nessuna ha superato la limatura del tempo. Cosa può spingere dei ragazzi a frequentare un oratorio, oggi, nel 2005?


ORATORIO MON AMOUR

da Quaderni Cannibali

del 12 dicembre 2005

Milano. Un quartiere benestante. Alcuni giovani trai 18 e i 25 anni s’incontrano, si salutano e insieme varcano la soglia del loro luogo di ritrovo. Non un luogo qualsiasi: un Oratorio.

Cosa può spingere dei ragazzi a frequentare un Oratorio, oggi, nel 2005?

Loro sono appoggiati al muretto del cortile. Mi avvicino e mi presento: «Ciao ragazzi, sono una giornalista. Sto cercando dei giovani che mi parlino dell’oratorio…».

Vengo interrotta bruscamente e mi ritrovo sommersa da mille domande. Dico subito che DN non è una rivista gossip e che non si cerca la notizia bomba, ma solo capire perché oggi c’è ancora chi crede nell’Oratorio. Senza accorgercene iniziamo a chiacchierare. Tra un’opinione, una battuta, una valutazione, osservo questo gruppo di giovani vestiti alla moda, con i capelli ingellati e i pantaloni a vita bassissima e rimango stupita dalle loro risposte più che motivate, dalla loro voglia di trasmettere e di essere ascoltati.

L’incontro diventa così un gioco. Da parte mia desidero scoprire cosa pensano e da parte loro emerge la curiosità nei confronti dei loro coetanei. Così, con il loro l’aiuto abbiamo esteso l’intervista anche a chi non vive l’Oratorio e a chi, dopo la Cresima, ha detto addio al campanile. Ne è venuta fuori una piccola inchiesta da cui risulta che l’oratorio, inteso come struttura che accoglie non è passato di moda.

Solo un dieci per cento ammette di non averne mai sentito parlare. Ma è considerando ogni singola intervista che si scopre come ogni persona abbia una propria storia che influenza il suo modo di pensare e di vivere. È in queste storie che si nasconde il motivo per cui si sono avvicinati o allontanati dall’Oratorio. Sarebbe interessante mettere in luce questi aspetti particolarissimi, ma risulterebbe un lavoro troppo complesso. Vediamo, invece, alcune costanti che emergono e che non negano la singolarità di ogni esperienza.

 

 

ORATORIO GRAN GALÀ

Il primo punto riguarda l’Oratorio inteso come struttura. Silvia, 24 anni, animatrice, sottolinea che: «Non sono esclusivamente le persone a dare un senso di accoglienza, ma anche l’ambiente ha questo straordinario potere».

Più di un giovane, soprattutto ragazze, rimarca l’importanza di aule colorate specialmente quelle in cui si svolge il catechismo. Per colorate si intende adibite a festa: dalle pareti allegramente dipinte ai cartelloni coinvolgenti.

Un giovane sottolinea addirittura la presenza di nastri colorati disposti in tutto il cortile per rendere piacevole l’entrata in oratorio. Una specie di gran pavese!

Emerge anche l’esigenza di ambienti che siano il punto di riferimento per incontrarsi e che a seconda dell’età siano luoghi di ritrovo per evitare la dispersione in cortile. Desiderio di riservatezza per sentirsi gruppo, almeno per svolgere le proprie attività e poter discutere liberamente dei propri problemi.

 

 

VENGANO, SIGNORI VENGANO

Non è facile sintetizzare le proposte che ogni singolo ragazzo/a ha elencato al fine di coinvolgere più giovani possibile. Proviamo ad individuarle.

La stragrande maggioranza sottolinea come le attività sportive (partite di calcio, basket e pallavolo) o giochi di gruppo possano essere un buon metodo di aggregazione.

Diana, 23enne partecipa solo alla Messa domenicale e sottolinea l’esigenza di conoscere persone:  «Grazie ad una semplice partita a pallavolo, si può far amicizia con giovani attivi in Oratorio ed essere trascinati a partecipare ad altre iniziative. Penso sia importante anche per superare quell’imbarazzo di chi è nuovo in un ambiente!».

Andrea, 19 anni animatore, lancia una proposta: «Si potrebbero organizzare tornei sportivi tra gli oratori della zona per conoscere più gente possibile e per creare un buon rapporto tra le varie parrocchie».

Lo sport risulta essere un mezzo efficace anche per avvicinare quei giovani meno motivati religiosamente. Infatti, sarebbe un’occasione, proprio insegnando un corretto atteggiamento sportivo, educare successivamente ad altri comportamenti, alla base di un discorso religioso.

Per cercare di coinvolgere i giovani del proprio quartiere, la metà degli intervistati suggerisce incontri su temi di attualità, cineforum con commento a seguito o spettacoli teatrali.

Attraverso queste iniziative i ragazzi potrebbero facilmente socializzare tra di loro e allo stesso tempo ampliare le loro conoscenze, sviluppando una capacità critica di riflessione.

Sono pochi però coloro che pensano di aggregare direttamente mediante incontri di tipo esclusivamente religioso.

Patrizia, 19enne attiva in oratorio, si lamenta di non avere occasioni di preghiera: «Frequento l’Oratorio da quando sono nata. Sono un’animatrice e mi piace esserlo, ma a volte avrei bisogno di qualche momento forte o semplicemente di affrontare argomenti che riguardino la mia esperienza di fede».

Luca, 20 anni non frequenta più l’Oratorio da quando ha fatto la Cresima e alla domanda: «Se tu fossi un direttore d’oratorio, quali iniziative avvieresti per coinvolgere i più lontani?». Risponde: «Mi inventerei qualcosa di accattivante, tipo un concerto o inviterei personaggi dello spettacolo, cantanti, attori famosi e insieme a loro discuterei di argomenti attuali… il tutto naturalmente gratis!».

L’elemento vincente, che emerge, sembra essere dato non tanto dal contenuto dell’iniziativa, bensì dal carattere gratuito di queste proposte che renderebbe ancora più coinvolgente l’attività oratoriale. Molti, soprattutto ragazzi, a sostegno di questa tesi hanno rivendicato il messaggio evangelico: gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

 

 

DALLA PORTA AL PORTALE

In quasi tutti, ricorre l’idea di promuovere l’Oratorio, pubblicizzandone le iniziative. Però, non è facile dire cosa si intenda con “pubblicizzare”.

Secondo Paola, 18 anni catechista, la colpa è dei mezzi troppo antiquati adottati dalle Parrocchie: «Bisognerebbe adeguare gli Oratori con mezzi d’avanguardia e organizzare dei corsi di computer per i direttori d’oratorio! Devono stare al passo coi tempi!». La multimedialità fa ormai parte del vivere quotidiano, e anche l’Oratorio deve adattarsi. Si richiede, dunque, l’uso degli strumenti che permettano all’Oratorio di comunicare e rispondere alle esigenze di chi vive in un modo tecnologicamente avanzato.

Inoltre, affiora l’esigenza di condividere, attraverso momenti di socializzazione e attività formative, il proprio vissuto esperienziale. Questo si può fare a patto che gli adulti impegnati in Oratorio, gli educatori, i sacerdoti e i catechisti manifestino sempre comportamenti maturi, appropriati linguaggi e coerenza di vita.

Purtroppo, sono numerosi giovani hanno abbandonato proprio per il difficile rapporto avuto con il direttore dell’Oratorio piuttosto che con la catechista. Max ha 20 anni e non mette più piede in Oratorio dopo una discussione con un animatore. «La sgarberia e la superiorità che ha mostrato nei miei confronti mi ha dato particolarmente fastidio […] poi si è scoperto che non era stata colpa mia e non è stato in grado di chiedermi scusa: e vuole animare all’Oratorio? Che comportamento educativo è?».

Gli fa eco Stefania, 19enne animatrice : «Il nostro Don non è portato a stare con i giovani; Non ci sa fare! Si rende antipatico con le sue battute fuori luogo e rende davvero faticoso collaborare con lui!».

 

LA VOCE DELLA GIOIA

Al di là di qualche scoraggiamento locale, vi è ancora un elemento che interessa chi è impegnato all’oratorio. L’incontro fra la richiesta di aiuto da parte dei più giovani e la felice disponibilità che si trova con molti responsabili d’Oratorio è la ragione che sostiene tanti animatori, non solo a frequentare ma, soprattutto, ad impegnarsi nell’Oratorio.

Nonostante la fatica nel dedicare gratuitamente il proprio tempo molti di loro sono soddisfatti per quello che fanno e avvertono una responsabilità e una gioia che non trovano altrove. Così, Laura sottolinea la sua voglia di stare con i più piccoli: «Mi piace molto stare con loro e dedicare il mio tempo, perché poi mi cercano e mi fanno sentire importante: hanno bisogno di me, come io di loro!».

Francesco, 25 anni, ci racconta che per lui essere impegnato in Oratorio è molto costruttivo: «… perché aiutare gli altri o semplicemente organizzare una festa, un incontro, mi riempie di serenità, nonostante semmai la poca voglia iniziale! Vedere di aver fatto qualcosa di utile per gli altri ti fa capire quanto siano fondamentali le relazioni sociali… diventa un dare e avere simultaneo».

La voglia di impegnarsi e il desiderio di fare della propria vita qualcosa di grande, rendendosi utili agli altri, non è ancora spenta.

 

PISTE NELLA GIUNGLA

L’Oratorio non è passato di moda. Non è un prodotto d’altri tempi quando gli Italiani andavano in Lambretta. Deve affrontare sfide nuove in città che lentamente si disumanizzano e dove si perde il senso dei rapporti umani. Ogni anno, da metà giungo, fino al cuore dell’estate, gli Oratori sono la valvola di sfogo per centinaia di ragazzi che hanno terminato la scuola. L’esperienza di Estate ragazzi ormai è entrata nei bilanci delle famiglie e delle amministrazioni comunali. Ma se quella rimane un’esperienza eccezionale, permangono i problemi di come raccogliere il frutto di tante fatiche e di tanta passione. A ottobre, si riaprono nuove piste nella giungla della città, e i ragazzi raccolti con tanto entusiasmo a giugno, si disperdono.

Inoltre, sono ormai in molti ad esserne coscienti, l’Oratorio non può essere solo la supplenza della famiglie o il luogo in cui si organizza il tempo libero dei ragazzi. L’Oratorio è una proposta educativa dove l’aria che si respira sa di famiglia, di fiducia, di felicità.

Barbara Marchica

http://www.dimensioni.org

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