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Omelia della Festa de Ragazzi

Gesù fa come questa candela: ve la consegno; è un nuovo indizio per la vostra caccia al ladro. Come disse don Rinaldi, la candela punta in alto, scalda all'intorno, ha il coraggio di andare in profondità. La candela è preziosa perché fa luce solo se si consuma! Fa luce donando tutto ciò che ha! Come il chicco di frumento, così la candela...


Omelia della Festa de Ragazzi

da Festa dei Ragazzi

del 01 aprile 2009

Carissimi,

la pagina del Vangelo che abbiamo appena ascoltato, parla proprio di noi. Ragazze e ragazzi, giovani, sacerdoti e genitori, siamo tutti qui per lo stesso motivo. Anche noi ci siamo riuniti perché vogliamo vedere Gesù. Allora è opportuno farsi qualche domanda: ma chi siamo venuti ad incontrare? che tipo è Gesù? E poi, quale strada percorrere per incontrarlo?

Innanzi tutto i Vangeli ci rassicurano: il Signore Gesù conosce bene quello c’è nel cuore di ogni uomo che incontra; siamo noi spesso quelli che si fermano alle apparenze, Lui guarda il cuore. E infatti chi si avvicina a Gesù sono soprattutto i “cercatori della felicità, quella d.o.c.”. Alcuni lo cercano per presentare il loro dolore: come Marta, che piangendo gli disse “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!”; o come  uno dei due malfattori appesi alla croce vicino a Lui: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Altri vanno da Gesù per porre delle domande: come il giovane ricco che gli disse gettandosi ai suoi piedi “Maestro buono, che cosa devo fare per essere felice in eterno”? I suoi stessi apostoli gli ponevano domande  a bruciapelo come queste: “Chi è dunque il più grande nel regno dei cieli?”. “Signore, se mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli?”

E fra questi “cercatori infaticabili” ci siamo anche noi, tutti, proprio tutti, con i nostri sogni e i nostri desideri di felicità; con le nostre storie, fatte di tentativi ben riusciti e di qualche sconfitta. Il Vangelo di oggi ci invita a riassumere tutte le domande che abbiamo nel cuore con le parole pronunciate dal gruppo di Greci saliti a Gerusalemme per la festa: Vogliamo vedere Gesù!

Sì, perché incontrare Gesù significa mettere ordine nel nostro cuore. Ho saputo che sta mattina avete incontrato quattro star allo Star Light Palace … come si chiamano … dunque …

 

Uno di loro era molto attaccato ai soldi   …   Adelmo Restucci

Poi c’era il Dj   …     Dj Flash

Se non sbaglio c’era anche una ragazza    …  Tifany Delight … la ballerina

Ne manca uno …   Fumè

 

É vero che hanno perso la sfida con voi? Ho raccolto qualche informazione: hanno perso perché erano troppo preoccupati di salvare le apparenze, di difendere la loro immagine; sotto sotto hanno costruito la loro casa sulla sabbia dell’orgoglio.

Invece noi dobbiamo essere di quelli che non si stancano di ripetere: “Vogliamo vedere Gesù! Questa è la nostra richiesta, schietta e coraggiosa, perché ci permette di scoprire che nessuno è proprietario della gioia vera. A coloro che lo cercano Gesù risponde: “Venite e vedrete”, “Seguitemi”, cioè provate a fidarvi di me, non ve ne pentirete.

Il segreto della felicità non ha prezzo, non può essere venduto a nessuno. Lo scopre solo chi lo riceve in dono, e lo riceve in dono solo chi ha il coraggio di chiederlo!

Incontrare Gesù è avere il coraggio di rimanere alla sua presenza. Chi ha il coraggio di farlo si accorge che dalla memoria emergono i ricordi e nasce la  gratitudine per quanto abbiamo ricevuto dalla vita; nel cuore i desideri si purificano, non abbiamo più bisogno di elemosinare facili successi, il futuro non ci spaventa più.

Don Bosco sapeva riassumere tutto questo in una formula semplice: la santità consiste nello stare molto allegri. Certo, si può stare ben allegri, perché Gesù ci toglie dal cuore la preoccupazione di essere noi i costruttori solitari della nostra santità. Santi, sì, con le nostre mani, ma con la Tua forza, Signore!

 

Resta da capire quale sia la strada migliore per incontrare Ges√π. Raccogliamo 3 indizi dalla pagina del Vangelo.

Primo: è necessaria una compagnia di amici; il Signore Gesù non lo trova chi lo cerca da solo.

«Durante la festa c’erano anche alcuni Greci. Questi si avvicinarono a Filippo, e gli domandarono: «Signore, vogliamo vedere Gesù». Filippo andò a dirlo ad Andrea, e poi Andrea e Filippo andarono a dirlo a Gesù».

E’ chiaro:  per mettersi alla ricerca di Gesù bisogna partire in compagnia; ci vuole la Chiesa, cioè la grande famiglia degli amici di Dio». Essere santi significa, vivere nella vicinanza con Dio, vivere nella sua famiglia. E questa è la vocazione di noi tutti.

 

Secondo: la preghiera personale. Una volta che abbiamo incontrato Gesù nella Chiesa, siamo invitati a curare la nostra amicizia con lui. Nella preghiera abbiamo la possibilità di dare del Tu al Signore. Gesù stesso non si è vergognato di pregare in pubblico: «Adesso l’anima mia è turbata; Padre, glorifica il tuo nome», cioè insegnami a fare la Tua volontà, come in cielo così in terra, anche nelle occasioni difficili.

Terzo: è necessario imitare il chicco di grano: «se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto». Cadere in terra e morire: significa facilità a chinarsi per servire; significa grande agilità, vivacità spirituale, prontezza nel compiere il bene. Non soltanto essere diligenti nell'osservare tutti i Comandamenti di Dio; essere amici di Gesù ci spinge a fare con prontezza e affetto tutte le buone opere che lo Spirito ci suggerisce lungo la giornata. Fate attenzione però: si può imparare il segreto del chicco di grano solo facendo frequentemente la Comunione e consegnando con costanza a Gesù Misericordioso i nostri peccati nella Confessione. Perché Gesù non è una star che ama essere servita, ma è venuto per servire e dare la vita per noi.

 

Gesù fa come questa candela: ve la consegno; è un nuovo indizio per la vostra caccia al ladro. Come disse don Rinaldi, la candela punta in alto, scalda all’intorno, ha il coraggio di andare in profondità.

La candela è preziosa perché fa luce solo se si consuma! Fa luce donando tutto ciò che ha! Come il chicco di frumento, così la candela perde qualcosa di sé per essere un dono agli altri.

 

Signore, davanti a me c'è una candela.

Essa brucia inquieta, a tratti con una piccola fiamma,

altre volte con una fiamma pi√π grande.

Signore, anch'io sono a volte inquieto:

lascia che io trovi in Te la calma interiore.

Essa mi offre luce e calore.

Signore, lasciami diventare una luce per il mondo.

La candela si smorza,

si consuma nel suo proprio compito.

Lascia che anch’io diventi un servitore.

Con questa candela si possono accendere altre candele.

Signore, lasciami diventare un esempio per gli altri

così che anch’essi risplendano

e rechino luce al prossimo.

 

Amen

don Michele Canella

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