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Ogni insegnante deve educare alla speranza

Nell'impegno educativo vissuto con piena dedizione l'adulto educatore è chiamato a dare il meglio di sé e a offrirlo alle nuove generazioni, affinché si aprano alla verità, alla bontà e alla bellezza. "L'educazione è cosa del cuore", diceva don Bosco. Questa è la prima missione di ogni educatore e insieme la migliore ricompensa di ogni sua fatica.


Ogni insegnante deve educare alla speranza

da Quaderni Cannibali

del 02 febbraio 2009

Carissime educatrici, Carissimi educatori!

 

Esattamente un anno fa il Santo Padre Benedetto XVI ha indirizzato una Lettera alla diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell'educazione. In quell'occasione il Papa ha descritto lucidamente l'attuale 'emergenza educativa' e ha rivolto un chiaro appello a tutti gli uomini di buona volontà: 'C'è bisogno dunque del contributo di ognuno (...) perché la società, a cominciare da questa nostra città di Roma, diventi un ambiente più favorevole all'educazione'. Mi sembra opportuno riprendere l'autorevole invito del nostro vescovo e fare tesoro delle sue parole. La consapevolezza che un'efficace azione educativa può realizzarsi solo in modo collegiale, è ormai pacificamente acquisita. Solo lavorando insieme, 'in rete', come oggi si dice, cioè in comunione, possiamo trasmettere alle nuove generazioni la sapienza necessaria per affrontare responsabilmente e con passione la vita.

 

Mi rivolgo, perciò, a tutti gli educatori scolastici: dirigenti, personale docente e non docente. A tutti e a ciascuno di voi vorrei dire di non dimenticare mai che educare è soprattutto un impegno d'amore e, come ogni vero impegno, costa. 'Ogni vero educatore - ci ha ricordato il Papa - sa che per educare deve dare qualcosa di se stesso'. Nell'impegno educativo vissuto con piena dedizione l'adulto educatore è chiamato a dare il meglio di sé e a offrirlo alle nuove generazioni, affinché si aprano alla verità, alla bontà e alla bellezza. 'L'educazione è cosa del cuore', diceva don Bosco. Questa è la prima missione di ogni educatore e insieme la migliore ricompensa di ogni sua fatica.

 

So bene che vi spendete nel mondo della scuola con straordinaria dedizione e competenza, sostenuti dalla convinzione profonda e vissuta di essere tutti accomunati almeno da due valori: il rispetto per la persona umana e la fiducia nel futuro. Sì, perché senza l'intima convinzione che ogni singolo essere umano è in se stesso un valore inestimabile, in quanto persona, e che è possibile sperare in un futuro migliore, cercando di costruirlo, nessuno investirebbe la propria vita nell'impegno educativo. Non ignoro neppure le problematiche complesse che siete chiamati ad affrontare quotidianamente, riguardanti sia il mondo affascinante e delicato dei ragazzi e dei giovani che quelle legate all'organizzazione scolastica, che vi colloca in un contesto di vita personale e professionale impegnativo, stimolante, ma anche oneroso. A tutti voi va la mia stima e la mia ammirazione.

 

Cari amici, mi permetto di suggerirvi di essere perseveranti, nonostante tutto, sostenuti dalla rettitudine della vostra coscienza personale che vi chiede di vivere appieno la responsabilità educativa, puntando in alto e allargando gli orizzonti.

 

Quest'altissima missione, però - ben lo sapete - non può fare a meno della collaborazione delle famiglie: mentre non possiamo dimenticare che i primi educatori sono e saranno sempre i genitori, adoperatevi costantemente al dialogo con le mamme e i papà dei vostri alunni. Se, in qualche modo, i bambini e i ragazzi che la scuola vi affida vi appartengono, è compito di un educatore lavorare in sinergia con le famiglie, collaborando con esse in un progetto educativo integrale, nel rispetto della libertà e degli orientamenti dei genitori.

 

Agli educatori cristiani, di qualunque disciplina e per qualunque fascia d'età, come pastore, aggiungo una esortazione: siate testimoni. Alla base della vostra testimonianza vi sia una solida professionalità, responsabilmente esercitata e costantemente aggiornata. La rettitudine morale non si sostituisce alle competenze professionali, ma le promuove e le coltiva.

 

E, insieme, curate di essere testimoni della verità e dell'amore di Dio. I bambini, gli adolescenti e i giovani cercano ardentemente figure di riferimento credibili: educatori solidi, affidabili e capaci di offrire al momento opportuno sia una parola di affettuosa vicinanza che un ammonimento, percepiti entrambi come gesti di amore. È ancora la citata Lettera del Papa a ricordarcelo: 'L'autorevolezza (...) si acquista soprattutto con la coerenza della propria vita e con il coinvolgimento personale, espressione dell'amore vero. L'educatore è quindi un testimone della verità e del bene'. Voi lo sapete, i vostri alunni vi osservano con attenzione, vi scrutano e si confrontano con voi come modelli da seguire o - al contrario - come figure da non imitare. Perciò, carissimi educatori cristiani, attingete assiduamente dalla Parola di Dio e dalla grazia dei sacramenti la forza per una testimonianza luminosa e sincera, che vi permetta di contribuire efficacemente al comune sforzo educativo.

 

Una speciale missione, in questo ambito, spetta agli educatori che operano nelle scuole cattoliche. Per il fatto stesso di essere insegnanti in una istituzione che si propone di promuovere una cultura la cui concezione dell'uomo è ancorata ai valori del Vangelo, vi incoraggio a mostrare con l'esempio della vita quotidiana e con l'attività professionale, come singoli insegnanti e come comunità educante e solidale, che è possibile superare la frammentazione dei saperi e formulare una visione unitaria e coerente del mondo, capace di coniugare serenamente i valori e le verità della fede con la cultura del nostro tempo. Giovanni Paolo II, nell'enciclica Fides et ratio, al riguardo, tratteggiò efficacemente l'immagine delle due 'ali verso il Vero', che sono la Fede e la ragione. La proposta del messaggio cristiano, pur restando soggetta alla critica dell'età dei vostri alunni, ai loro stili di vita e ai loro molteplici interessi, ha in sé un valore oggettivo che la vostra creatività di docenti non mancherà di far apprezzare.

 

Infine, un pensiero speciale intendo indirizzare agli insegnanti di religione cattolica. Conosco bene i problemi connessi specificamente alla vostra attività di docenti. Se l'inserimento in ruolo ha dato stabilità a tanti di voi, restano aperti altri aspetti, quali la considerazione di una certa precarietà della vostra disciplina, sempre dipendente dagli alti e bassi delle motivazioni giovanili, la ricerca continua dei punti di interesse della materia, che esigerebbe un tempo maggiore di un'ora settimanale per essere approfondita e il diverso trattamento tra i diritti e i doveri a essa collegato nella struttura della docenza. Nondimeno, oltre alla testimonianza della fede, come tutti i docenti cattolici, qualunque disciplina insegnino, a voi spetta il compito di presentare articolatamente il messaggio cristiano e la sua credibilità. È la scuola, anche quella laica, a chiedere il vostro contributo, ben sapendo che un'educazione muta dinanzi alla dimensione religiosa sarebbe incompleta. Non accontentatevi, pertanto, di presentare i semplici fatti religiosi del cristianesimo: parlate anche di Colui da cui la storia e la cultura cristiana prendono il nome e l'origine. Ogni presentazione del cristianesimo che non mettesse al centro la persona di Gesù di Nazaret, il Signore della storia risorto e vivo, sarebbe parziale o addirittura fuorviante. Certamente l'insegnamento scolastico della religione non è e non deve essere una forma velata di catechesi; ma una presentazione onesta e obiettiva della religione cattolica esige di affrontare anche la questione della verità. Il Vangelo chiede di essere riconosciuto non solo come buono o bello, ma anche come vero. Non sottraetevi, dunque, al compito di presentare tutta la verità del Vangelo (cfr. Atti degli apostoli 20, 27). Una proposta in questi termini richiede interiorità, tempo, affidamento: alimentate nella preghiera la vostra vita spirituale e la vostra dedizione professionale, perché possiate adempiere con forza e mitezza la missione che vi è affidata: 'Sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi (...) con dolcezza e rispetto' (Prima Lettera di Pietro 3, 15). Apritevi al dialogo con tutti, abbracciate senza riserve la 'fatica della carità' (Prima Lettera ai Tessalonicesi 1, 3) nella scuola e fuori dalla scuola, 'splendete come astri nel mondo, tenendo alta la parola di vita' (Lettera ai Filippesi 2, 15-16).

 

Sappiate attivare collaborazioni con le comunità cristiane del territorio e con le parrocchie, che contribuiranno ad arricchire in modo rilevante il cammino formativo offerto agli allievi dalla scuola, sia dal punto di vista culturale che umano. Nutro la fiducia che cooperando insieme, con un supplemento d'anima, per un rinnovato impegno educativo, potremo far fronte alle sfide del presente e consegnare alle nuove generazioni la saggezza necessaria per affrontare l'affascinante viaggio della vita. Vi sono davvero grato, perché so quanto bene già fate, e immagino quanto ancora potrete farne.

 

Carissimi, vorrei concludere questa mia lettera con un invito. Di fronte alle sfide che anche la scuola ci chiama ad affrontare nel portare avanti il compito meraviglioso dell'educazione, non scoraggiatevi mai: educate con speranza ed entusiasmo. Il buon seme a suo tempo darà frutto.

 

Con questi sentimenti di gioiosa fiducia, vi assicuro la mia costante preghiera e su tutti voi invoco la benedizione di Dio.

 

 

 

Agostino Vallini è Cardinale vicario per la diocesi di Roma.

 

card. Agostino Vallini

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