del 23 giugno 2008
Mio caro Malacoda, forse non hai ben capito quale sia il tuo compito. Tu non devi confermare gli estremisti nelle loro fissazioni, devi convincere i dubbiosi e rendere incerti i convinti. Devi insinuare dubbi, non dispensare certezze di segno contrario a quelle cristiane. Se devi presentare un campione di laicismo e di ateismo, se vuoi essere efficace, devi sceglierlo tra coloro che professano grande considerazione per la religione e la fede, che dimostrano di conoscerla, o almeno vantano di averne studiato i testi (che l’abbiano fatto o li abbiano capiti è altra, secondaria, questione) e forti di tale scrupolo la demoliscano attaccandone le ragioni. Devo ammettere a tua discolpa che di persone così non è facile trovarne, perché forse aveva ragione Tertulliano quando diceva che il cristianesimo chiede solo una cosa, di non essere rifiutato senza essere conosciuto. E a conoscerlo a fondo si rischia di condividerlo. Concessati questa attenuante, però, uno come il matematico Piergiorgio Odifreddi che dice «Quando ho letto la Bibbia mi sono sbellicato dal ridere. Non riuscivo a credere che una religione si potesse reggere su cose del genere… A volte sembra di leggere Mein Kampf» lo devi lasciare perdere. Va bene che la Stampa di Torino gli ha dedicato ben due pagine, ma nuoce alla causa. E poi, scusa, tutta quella fatica per convincere Hitler a mettere per iscritto il suo pensiero e poi a tradurlo in pratica e a questo gli viene da ridere? Va bene che pensa che in occasione della Fiera del Libro di Torino «hanno fatto bene a boicottare Israele. Perché Israele è come il Sud Africa di una volta, c’è l’apartheid. È uno Stato fascista, imperialista», ma ridurre il nazismo (e quello che ne è conseguito per gli ebrei) a una barzelletta, paragonandolo al «tifo di Dio per un unico popolo», potrà anche essere giusto per noi, ma sicuramente non è conveniente. Certo smentirà di averlo detto, ma la gente sa leggere tra le righe di un testo, e lui è pur sempre un matematico e dovrebbe sapere qualcosa del ragionamento induttivo. E poi, scusa, ma regola principale di un ateo che si voglia tale e che non intenda scadere nell’idolatria, è l’attenzione al linguaggio. Fai attenzione: «Cossiga è un tipo strano… è massone…». «Lui nega di essere massone». «Gli iscritti alle logge segrete negano di essere massoni. Credimi, Cossiga è massone». Credimi? E chi sei perché il tuo intervistatore debba “credere” in te? Chi è lo dice poco dopo: «Tu sei comunista?». «Credo di esserlo. Mi piace un sistema statalista, governato dal centro». Credo? Mi piace? Ma senti questa: «Ci sono anche scienziati credenti…». «Ma scienziati che non accettino il darwinismo non ce ne sono. O meglio, ce n’è uno, Zichichi, che non è il massimo. Il fatto che lui non creda al darwinismo è un ottimo motivo per crederci». Crederci? Un’altra volta? Appurato che la scienza per Odifreddi è questione di fede, veniamo alle conoscenze certe, quelle storico-politiche. Che farebbe il nostro se fosse eletto premier, dopo aver lodevolmente tolto i finanziamenti alla Chiesa? «Ricomincerei dalla breccia di Porta Pia. Rimanderei il Papa a Gerusalemme». A Gerusalemme? Deve averla letta nel Mein Kampf, tra una risata e l’altra. Caro nipote, riprenditi.
 
Tuo affezionatissimo zio  Berlicche
Clive Staples Lewis
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