Non ti caccerò fuori

Il Vangelo commentato dai giovani e dai salesiani. Prenditi un tempo di meditazione sulla Parola di Dio.

Rapha Wilde Rapha Wilde

Commemorazione defunti

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 6, 37-40

In quel tempo, Gesù disse alla folla:
«Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.
E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell'ultimo giorno.
Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno».

Commento

C’è una frase in questo Vangelo che colpisce come un abbraccio improvviso: “Colui che viene a me, io non lo caccerò fuori”. È potente. È la dichiarazione d’amore di Gesù per ognuno di noi, anche quando ci sentiamo indegni, in ritardo, sporchi, lontani. Gesù non fa selezione all'ingresso, non chiude la porta a chi arriva tardi, non chiede crediti accumulati né performance spirituali perfette.

Questo brano del Vangelo di Giovanni ci mette davanti a un Gesù che non è venuto per realizzare il proprio progetto, ma per compiere un disegno d’amore più grande: quello del Padre, che vuole la salvezza di tutti. Gesù si presenta come il custode fedele delle nostre vite: ciò che il Padre gli affida – e cioè noi – lui lo custodisce, lo protegge, lo risolleva. Non vuole perderci, vuole salvarci. E ci promette una vita che va oltre questa vita.

Spesso nel mondo in cui viviamo, ci si sente esclusi: a scuola, nel gruppo, sui social, perfino in famiglia o in parrocchia. Si ha paura di non essere “abbastanza”, di non meritare l’amicizia, l’amore, il rispetto. Ma qui Gesù ci dice che da Lui nessuno verrà cacciato. È come se dicesse: “Se vieni, io ti accolgo. Punto”. La fede, allora, è prima di tutto fidarsi di questo sguardo di amore che non giudica ma risolleva.

Allora: da cosa ci sentiamo esclusi oggi? E se invece di restare fuori, ci provassimo a entrare? A fare un passo verso Gesù, anche piccolo, anche timido? Lui ci promette che ci accoglierà. E questa promessa non è poesia: è vita eterna.

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