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«Non c'è amante che non ami per sempre» (Euripide) da Giovani per i Giovani

È possibile instaurare relazioni, rapporti, amicizie... che durino tutta la vita? Parecchi si danno a una girandola di amori e amici nella convinzione di fruire di tutto il bello che c'è in una relazione e di lasciare da parte i dolori che una storia ‚Äòseria' o un'amicizia profonda comportano.


«Non c’è amante che non ami per sempre» (Euripide) da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 04 gennaio 2006

1- Padroni del tempo?

 

Molti risponderebbero di no, che non è possibile costruire un rapporto che duri tutta la vita e, se a volte capita, è un caso. Si prova e poi si guarda come è andata a finire: la gente si sposa, anche se non è sicura di amare lei/lui per tutta la vita… Sui banchi di scuola, i sabati sera, ad allenamento si diventa “amici” di tanta gente: una frequentazione che talvolta speriamo continui, ma che spesso vediamo “morire” quando cambiamo compagnia o ambiente.

Parecchi si danno a una girandola di amori e amici nella convinzione di fruire di tutto il bello che c’è in una relazione e di lasciare da parte i dolori che una storia ‘seria’ o un’amicizia profonda comportano.

Qualche giorno fa anche una felice mamma con 3 figli mi ha detto: “Non si è mai sicuri che il legame duri tutta la vita… E parlando di queste cose, ognuno dice la sua influenzato dall’esperienza personale”. Insomma, sarebbe un caso se un matrimonio dura quello che deve durare, cioè un’intera vita.

Dicono anche che non puoi promettere la tua amicizia o il tuo amore per tutta la vita: come fai a essere sicuro che un giorno la/lo amerai ancora? Nessuno prevede il futuro e l’uomo non è padrone del tempo…

 

 

2 – Il “per sempre” è solo un logorante e inutile proposito dell’uomo?

 

In effetti si può obiettare poco a queste frasi. Però che l’uomo aspiri ad alcuni rapporti per sempre non è assurdo, ma assolutamente naturale. Nessuno si sognerebbe di affermare che se il rapporto figlio/genitori dura nel tempo è un caso: il bimbo nasce e neppure sceglie di essere legato a mamma e papà (diciamo che è una condizione dell’esistenza) e tuttavia rimane figlio anche quando va via di casa, nonché persino dopo la morte dei due: le persone (fisicamente) non ci sono, ma la relazione non cessa di esistere.

A nessuno (in genere) salta in mente di dire: “Non sono più tuo figlio”! Ma con l’amicizia e l’amore le cose come stanno?

Si può essere amici di una persona, ma le cose possono cambiare e l’amicizia a un certo punto finisce. Non parliamo delle storie d’amore: in molti casi (anche di matrimoni) l’unica cosa che dura inalterata nel tempo sembra essere la vera dei due, di metallo prezioso e incorruttibile (questa la simbologia), a differenza del loro amore che si scoglie. Eppure la nascita di un bimbo, per esempio, è una scommessa di eternità nel rapporto di coppia, un pegno vivente di una promessa che non si spegne… L’amore dei due amanti genera il figlio e implicitamente si impegna a mantenere vivo il proprio legame per “alimentare d’amore” tutta la vita del pargoletto.

Chi rinuncia a rapporti prolungati nel tempo, lo fa solitamente per evitare le brutture della noia e gustare solo la fresca bellezza dei primi tempi di una relazione o per immaturità nel vivere qualcosa di troppo “grande” e sconvolgente o per sofferenze provate in relazioni precedenti il cui influsso negativo sembra incancellabile.

Così alcuni prendono l’innamoramento, quel sentire in modo nuovo e bellissimo la vita, e rifiutano i lunghi periodi che ne seguono, ricchi soltanto - dicono - di banale quotidianità ed esigenti di un impegno verso l’altro attimo per attimo. Sono loro i furbi e noi gli scemi?

No, in fondo l’esigenza profonda di entrambe le posizioni è la stessa: vivere un presente ricco di significato. Chi opta per il per sempre vuole che la fresca bellezza di un innamoramento duri in ogni attimo per sempre, che diventi quotidiana ovvero presente all’uomo tutti i giorni della sua vita.

Forse una volta c’era chi si sposava perché si doveva, quasi che unirsi a una donna fosse qualcosa di negativo che offrisse una minima parte di piacere e una predominante da sopportare. Non è vero che chi oggi si sposa o sceglie un’amicizia forever rinuncia a tanti momenti di bellezza: invece di aspettarli, ne va in cerca, li crea!

 

 

3 – Parole e parole

 

Etty Hillesum, una giovane ebrea il cui diario è oggi molto apprezzato, parlava dell’inginocchiarsi come del più intimo dei gesti che ho per un uomo, un gesto carico di un significato terribilmente intenso; passarono anni prima che lei si sentisse abbastanza consapevole di questo valore da inginocchiarsi durante la preghiera.

Riporto questa testimonianza per sottolineare che rendersi conto del valore dei gesti - e delle parole - non è scontato, ma richiede un certo cammino per chi vuole vivere in modo “sincero” così che le sue frasi e i suoi atteggiamenti rispecchino perfettamente quella che è la sua realtà interiore (emotiva, intellettiva, spirituale).

Senza soffermarci sul caso di chi sceglie di evitare questa corrispondenza gestuale, che possiamo accostare ad un aspetto della purezza nelle relazioni (di qualsiasi genere, comprese le conoscenze più superficiali e persino i rapporti con sconosciuti), facciamo attenzione alle volte in cui, pur cercando di essere sinceri, abbiamo falsato – più o meno consapevolmente – il valore delle parole. Già, perché le parole hanno di per sé un loro significato, al di là di quello che io, magari sbagliando, attribuisco loro.

Indipendentemente da chi la pronuncia (l’amante, l’amico, il figlio, il genitore, il nonno…), la frase Ti amo rimanda a un fattore temporale, a una relazione costante nel tempo.

La prova? In positivo è troppo complicato e ambiguo trovarne una, ma in negativo è individuabile con grandissima facilità. Pensiamo non a uno che si fa cento ragazze e dice a tutte Ti amo, mollandole poi senza batter ciglio – è chiaro che ha parlato falsamente -, ma a una relazione tra ragazzo e ragazza che potremmo definire ‘una bella storia’: stanno insieme magari anni, progettano trepidamente di andare a vivere nella stessa casa durante l’università, si sentono pienamente felici con l’altro… Poi succede un qualcosa (spesso un’amicizia profonda convertibile in innamoramento) che spinge i due (o uno solo di loro) a ri-leggere il sentimento e la realtà vissuta. Cambia tutto, la storia si sfascia, a tal punto che, se qualcuno domanda qualcosa sul loro ex, rispondono: “È acqua passata”. Un’espressione, questa, che smentisce nel modo più chiaro la dichiarazione d’amore che si sono fatti (qualche volta, spesso, o spessissimo) perché Ti amo è espressione sintetica di: “Per te ci sarò sempre, ti vorrò bene sempre, indipendentemente da tutto”. Prima si esterna l’impegno a ‘esser-ci’ per l’amata (vedi sotto), poi si parla di lei come di qualcosa che è passato senza lasciare traccia. Per l’amicizia, molto seccamente conclude San Girolamo: Chi smette di essere amico, non lo è mai stato sul serio.

In amore di solito si esagera con le manifestazioni verbali di affetto; in amicizia tutto il contrario: tendenzialmente c’è una ritrosia ad esprimere l’importanza che l’altra persona ha assunto nella nostra vita (soprattutto tra maschi): si condividono tante esperienze, idee e gli stessi sentimenti verso terze persone (non avete mai parlato a un’amica di come va con il vostro ragazzo?), si chiedono consigli su tutto, ma poche volte (per non dire mai) diciamo all’amico (intendo quello degno del nome che porta): “Ti voglio bene. Per te ci sarò sempre, ti vorrò bene sempre, indipendentemente da tutto” (in sostanza, la stessa espressione vista pocanzi). Al massimo in alcune occasioni si giunge a dire: “Pensa: ci conosciamo da otto anni! Quante ne abbiamo combinate insieme”.

Altro esempio: chi mai festeggia gli anniversari dell’amicizia? In amore, invece, hanno un valore importantissimo - dai primi mesi dei fidanzati ai lunghi anni di matrimonio di una coppia - in quanto scandiscono il tempo della relazione: non servono a tenere il conto di quanti anni si è riusciti a stare legati, come si contano i palleggi fatti per vedere chi ha realizzato il record nel ‘resistere’ di più, ma a farci notare che, nonostante gli anni passino e, compresi in essi, un numero imprecisabile di esperienze, stati d’animo e altre persone, il nostro amato c’è ancora per noi e noi per lui, e gli anni sono stati (a ben vedere) un piacere, come i baci che non bastano mai.

 

 

4 – ‘Classici’ della vita: siamo come lastre fotografiche

 

I rapporti forever sono in fondo una naturale caratteristica della vita umana. Ma perché scegliere amicizie e amori per sempre? In fondo si può fare a meno e forse si guadagna…

Facciamo un piccolo confronto con i libri o con le canzoni: ciascuno ha dei libri preferiti, che ha letto e riletto, perché li sente parte di sé o delle canzoni che ascolta e riascolta perché fanno vibrare in lui alcuni sentimenti o trasmettono idee che condivide e sente sue. Come nella letteratura, i “classici” che ognuno ha sono quelli che hanno detto di più alla propria vita e che più degli sono diventati ‘familiari’. Nulla impedisce di avere dei “classici” e di leggere una marea di altri libri: la preferenza non è esclusiva, ma anzi permette un giudizio degli altri libri e canzoni sulla base di quelli che conosciamo meglio…

Idem (più o meno) con le persone: sei sposato? Beh, nulla ti impedisce di conoscere un sacco di altre persone, di avere tanti amici; anzi sei invitato a non fermarti unicamente alla tua dolce metà. Se hai un’amicizia particolarmente intensa, non è il caso di sacrificare gli altri rapporti; saranno legami umani diversi, ma uno ti aiuterà a capire meglio gli altri. È riconoscere che alcune persone entrano in maniera privilegiata a far parte di me, divengono costitutive di quello che sono, altre meno… Già, perché siamo per natura come lastre fotografiche che si lasciano “impressionare” dagli altri. Proprio il contrario dell’acqua che passa via di cui parlavamo sopra.

Il fatto che tu sia figlio, fratello, amico, fidanzato, padre, nonno… di qualcun altro segna il tuo essere e lo segna per tutta la vita. L’io ha bisogno di un tu per definirsi e scoprirsi (Martin Buber): non avvertiamo questo quando inizia, ad esempio, una storia d’amore? O quando vogliamo a tutti i costi l’amicizia di una persona? E due vecchi sposi si rendono ben conto che la propria vita si è definita appunto attraverso la vita dell’altro… In poche parole, vale l’uguaglianza: “Ti amo. Per te ci sarò sempre, indipendentemente da tutto ovvero Per me ci sei sempre, sei parte della mia vita”. Questo rende forse ragione in modo più chiaro della sofferenza che si prova quando una relazione importante viene bruscamente interrotta: non è solo la separazione di una persona che ci è stata affianco per molto tempo (psicologicamente e/o fisicamente), ma anche una separazione nel nostro io, perché il tu è diventato parte dell’io e ora purtroppo deve andarsene. Separarmi dal “mio” tu significa staccare la spina dal mio io, da me stesso.

 

 

5 – Se ‘amico’ è un nome di Dio, il mio nome è ‘amato per sempre’ (Ermes Ronchi)

 

Non c’è dubbio che tutte le persone incontrate in una vita contribuiscano a formarci, magari anche senza che ce ne accorgiamo; i tu che risultano in questo determinanti sono in fondo quelli con cui abbiamo un rapporto che dura nel tempo. Per Martin Buber il tu per eccellenza è Dio. Sarebbe ambizioso farlo capire a chi crede che Dio non ha nulla a che fare con noi… I cristiani hanno la convinzione che il Signore sia accanto a loro in ogni momento, eppure chi ha sempre sentito Dio vicino? Ci sono per tutti momenti di “assenza”. Però…

®              Abbiamo una potente cartina tornasole: quando ritroviamo Dio dopo un periodo stentato, ci accorgiamo che non esiste più distanza, che le cose stanno proprio come se fossimo stati sempre con lui, perché appunto lui è stato sempre con noi. Se ‘amico’ è un nome di Dio, il mio nome è ‘amato per sempre’ (Ermes Ronchi). Gesù stesso ha fatto promesse che solo la potenza divina poteva avanzare: Io sono con voi tutti i giorni sino alla fine del mondo (Mt 28,20): certo! Perché lui è esattamente l’emmanu-El  (con noi-Dio), il Signore che vuole stare con l’uomo. Così il Ti amo raggiunge una magica potenza di espressione perché le parole vengono finalmente a significare esattamente quello che esprimono; quanti Ti amo detti da noi si avvicinano a questa ‘magia’?

®              Per chi crede, riconoscersi “io che hanno bisogno di un tu” significa pure accettarsi quali figli di Dio: se Dio è intima natura di relazione (figlio, padre, amore tra i due) e ha creato l’uomo con questo stampo, non è uno sforzo assurdo da parte nostra il volere un rapporto per sempre con qualcuno (anche di umano), ma un tentativo di realizzare quella analogia con il divino insita in noi. Scrive l’autore sacro: E Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza” (Gn 1,26), dove il noi “non è maiestatico, ma presenta la deliberazione divina come una consultazione di Dio con sé stesso?” (Pietro Vanetti), in ogni caso una realtà di relazione  che il creatore imprime anche nella creatura (così la raffigura anche Michelangelo nella creazione di Adamo).

®              Come in una storia d’amore il rapporto che instauri con la tua ragazza non esclude relazioni con altri tu, così essere legati a Dio non impedisce altri vincoli, anzi è uno stimolo a donare tutto di te, a viverli pienamente. Non solo Gesù dice ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Mt 25,40), ma anche chi prega sperimenta di persona che le sue relazioni si ritrovano inserite profondamente nella relazione con il Tu divino. C’è sempre un segreto divino tra gli amici (Pavel Florenskij).

®              È in Dio che l’Io realizza la sua vita, la amplia nell’eterno… Si scopre così un altro significato del per sempre, un valore che è davvero eterno perché affidato al cuore stesso di Dio: qualcuno dice che lì va a finire tutto il bene dato o ricevuto. Ma noi quanto pensiamo al paradiso a proposito delle nostre amicizie? (Ci potremmo anche chiedere se c’è qualcuno che lo fa…). Chi ama dice: Tu non morirai (Gabriel Marcel), continuerai a vivere nel mio amore e nell’amore del Signore. Del resto, anche un filosofo “laico” come Martin Heidegger si esprime in termini che non possono essere fraintesi circa i ‘pro-getti’ umani: vive in modo autentico chi impegna la propria esistenza in qualcosa che non si ferma con la morte, comprese le relazioni per sempre. Chi decide di “volare basso” con qualcosa che arriva (al massimo) fino alla morte, tradisce il ‘pro-getto’ con cui è stato ‘gettato’ all’esistenza.

 

 

La vertigine non è paura di cadere, ma voglia di volare:

mi fido di te… Io mi fido di te...

Cosa sei disposto a perdere? (Jovanotti )

Marco Bianchi

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