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La sacralità della vita non è un principio ideologico

Il presidente della Fondazione Italiana per la ricerca sulla Sla: lasciarsi morire è sinonimo di paura...


La sacralità della vita non è un principio ideologico

 

Umberto Veronesi cita il teologo Hans Kung per spiegare la sua concezione di "sacralità della vita".

 

«Per Küng - evidenzia l'oncologo a La Stampa-Tuttolibri (28 marzo) -, l'esistenza umana va vissuta in base al principio della responsabilità della vita: Dio ci dona la vita, e con questo atto ci dà l'incarico di esserne responsabili, dunque di disporne liberamente».

 

Questo principio, prosegue Veronesi, «va contro il concetto di sacralità della vita, che decreta invece che la vita è dono e proprietà di Dio, che imperscrutabilmente ne dispone…Per Küng, se l'uomo è responsabile della sua vita, lo è anche della fine, perché vita e morte sono inscindibilmente parte dello stesso ciclo». Dunque si può anche «morire felici».

 

Eppure c'è chi ha una concezione della "sacralità della vita" ben distante da Kung e Veronesi. C'è chi come il medico e assessore alle attività produttive, ricerca e innovazione della Regione Lombardia, Mario Melazzini è affetto da una gravissima malattia come la Sla, Sclerosi Laterale Amiotrofica, eppure ha stretto un vero e proprio "patto con la vita" che lo allontana enormemente dalle tesi dell'oncologo.

 

UN DONO LAICO

 

Sacralità della vita, per Melazzini, che è anche il Presidente di AriSla (Fondazione italiana di ricerca sulla Sla), «vuol dire riconoscere il valore sacro della vita umana, come bene indisponibile, e il fatto che la sua tutela deve iniziare dal momento del concepimento alla sua fine naturale, anche con la malattia. La vita è un dono e questo è un principio universale, non ideologico ma laico».

 

Anche le condizioni di malattia o di grave disabilità, spiega ad Aleteia, «devono essere lette come facente parte del percorso naturale della vita. Certo non sono né desiderabili, né augurabili, ma fanno parte del nostro vivere quotidiano e come tale possono rappresentare un’opportunità per cambiare lo sguardo sulla vita stessa, valorizzando quanto sia più importante l’essere del fare».

 

ESPRESSIONE DI PAURA

 

L'assessore della Regione Lombardia senza giri di parole dice di rispettare, ma non condividere «assolutamente» il pensiero di Veronesi: «lo dico da uomo, medico e malato».

 

«Nella nostra società, e l’ho potuto constatare in questi anni, parlare di malattie, di sofferenza, di dolore crea angoscia, paradossalmente come se tutto ciò potesse solo appartenere all’altro, e contemporaneamente porta a dei pensieri rinunciatari, ritenendoli non coniugabili con una vita degna di essere vissuta. Io penso a volte che il lasciarsi morire è un’espressione di paura, che può essere anche letta come un’espressione di richiesta di aiuto».

 

FIDUCIA NEL DOMANI

 

La malattia, quindi, «può essere sì inguaribile, che non è sinonimo di incurabile, ed è possibile guardare al domani con speranza definita come quel sentimento confortante che proviamo quando vediamo con l’occhio della mente quel percorso che ci può condurre ad una condizione migliore».

 

CONVIVERE CON LA MALATTIA

 

Oggi, evidenzia Melazzini, «ho la consapevolezza della mia malattia, anche se quando mi è stata diagnosticata la SLA, per paura e la non conoscenza, l’approccio iniziale è stato di totale rinuncia. Il percorso che mi ha portato alla consapevolezza ma soprattutto all’accettazione del mio limite mi ha portato a concentrarmi non su ciò che non avrei più potuto fare, ma su ciò che avrei ancora potuto fare prima di tutto per me stesso, ma soprattutto per la mia famiglia, per gli altri. Ognuno di noi, anche con la malattia, può vivere un percorso quotidiano sì faticoso, difficile ma con uno sguardo rivolto al fatto che la vita è bella e qualsiasi vita è degna di essere vissuta».

 

LA DIGNITA' DELLA VITA

 

Basta al pensiero «di rapportare la dignità della vita alla qualità della vita, misurata unicamente con indicatori utilitaristici, secondo il benessere fisico ed economico. La dignità della vita, di ogni vita è un carattere ontologico. Questa è la realtà e anche la malattia può rappresentare un valore aggiunto, che ti premette di affrontare la quotidianità con serenità e felicità».

 

 

Gelsomino Del Guercio

http://www.aleteia.org

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