"La squisita bontà di quegli eccellenti salesiani mi commuoveva, le loro cure, le loro attenzioni, le loro gentilezze, le loro parole generate dalla Fede e dalla Carità mi attraevano"
“Allevato in una famiglia, dove, anche per le più elementari pratiche religiose si nutriva, se non una vera e propria ostilità, almeno una fredda indifferenza, io crescevo quasi nella ignoranza dei sublimi precetti del Vangelo di Cristo. […] Concepiva la religione come una somma di pratiche fastidiose e seccanti, e le temevo come […] gli studenti ginnasiali temono le lezioni di latino e di greco […]
Un giorno – non ricordo come – qualche amico mi condusse in un Oratorio salesiano. Mi dissero che ci si divertiva molto, che regalavano dolci, che c’erano bensì da sopportare le funzioni religiose, ma poi c’era lo spettacolo teatrale che era sempre molto bello. Io allettato dalla visione di questa piccola terra promessa vi corsi con grande giubilo e con grande aspettazione.
E tutte le domeniche io ero là, nell’Oratorio, dalla mattina alla sera. Mi trastullavo coi piccoli amici, giocavamo ad ogni sorta di giochi, fra cui erano però preferite le esercitazioni ginnastiche, nelle quali ci erano compagni gentili ed affettuosi i buoni chierici, che compromettevano per qualche momento l’austerità della loro nera veste per unirsi a noi nel far girare le giostre, o nel giocare a barra rotta. E naturalmente, assistevo anche, forse con poca compunzione o con pochissimo raccoglimento alle funzioni religiose. Dopo la Messa c’era la predica fatto con savi criteri di semplicità, e questa riusciva ad interessarmi un poco. Nel pomeriggio poi aveva luogo l’insegnamento della dottrina cristiana. […]
Poco per volta avanzai di classe in classe, finchè giunsi alla prima, e poi a quella cosiddetta degli adulti. Intanto veniva insensibilmente formandosi in me la coscienza religiosa. Continuavo a divertirmi, ma cominciavo a pensare, cominciavo a ragionare sugli insegnamenti che ricevevo alla scuola di catechismo; le funzioni religiose non mi tediavano più, anzi le desideravo ed attendevo con impazienza. Io nascevo alla vita dello spirito.
L’ambiente mi prendeva, mi assorbiva, mi conquistava. La squisita bontà di quegli eccellenti salesiani mi commuoveva, le loro cure, le loro attenzioni, le loro gentilezze, le loro parole generate dalla Fede e dalla Carità mi attraevano […]. Quand’ero con loro mi pareva di respirare un’aria più pura, mi pareva di sentirmi meglio, mi sentivo felice in mezzo a loro, come in una grande famiglia dalla quale mi venisse consiglio, affetto, protezione.
[…] Parecchi anni frequentai quell’Oratorio: credo cinque o sei. Poi la vita mi afferrò e mi strappo alle mie consuetudini domenicali. Ma non dimenticai. E più che nella mente è nel cuore che mi rimane il ricordo di quei bei giorni della mia giovinezza in cui, con mirabile semplicità, e con formidabile efficacia dell’esempio, mi fu insegnato ad essere buono ed onesto, ad amare Iddio e il mio prossimo”.
La testimonianza è firmata D. B. ed è pubblicata in: Lemoyne G. B., Memorie Biografiche del venerabile don Giovanni Bosco, IX, pag 936-938.
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