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L'originalità personale nel cristianesimo

I nostri veri “io” sono tutti in attesa di noi in Lui. Non giova cercare di “essere me stesso” senza di Lui. Più io Gli resisto e cerco di vivere per conto mio, più divento succube della mia eredità, educazione, ambiente, desideri naturali.


L’originalità personale nel cristianesimo

da L'autore

del 02 luglio 2009

Diventare uomini nuovi significa perdere ciò che noi ora chiamiamo il “nostro io”. Dobbiamo uscire dal nostro io, entrare in Cristo; la Sua volontà deve diventare la nostra, e noi dobbiamo pensare i Suoi pensieri, “avere lo spirito di Cristo”, come dice la Bibbia . E se Cristo è uno, ed è in noi tutti, non saremo tutti perfettamente identici? Si direbbe, certamente, che la prospettiva sia questa: ma non è vero. E’ difficile qui trovare un buon esempio: perché è ovvio che non esistono due cose che abbiano tra loro un rapporto uguale a quello del Creatore con una delle Sue creature. Ma tenterò, ricorrendo a due esempi molto inadeguati, che forse possono dare tuttavia un barlume della verità. Immaginate una folla di gente che abbia sempre vissuto al buio. Voi andate da loro e cercate di descrivere come è fatta la luce. Potreste dire che se escono alla luce, la luce ricadrà su tutti loro, e tutti, riflettendola, diventeranno visibili. Quella gente non penserebbe, probabilmente, che se tutti ricevono la stessa luce, e tutti vi reagiscono nello stesso modo (cioè riflettendola), sembreranno tutti uguali? Mentre voi e io sappiamo che la luce, al contrario, rivelerà e metterà in risalto quanto essi sono diversi l’uno dall’altro.

 

I nostri veri “io” sono tutti in attesa di noi in Lui. Non giova cercare di “essere me stesso” senza di Lui. Più io Gli resisto e cerco di vivere per conto mio, più divento succube della mia eredità, educazione, ambiente, desideri naturali. Ciò che io chiamo orgogliosamente “me stesso” diventa in effetti solo il punto d’incontro di sequele di eventi a cui io non ho dato origine e che non posso fermare. Quelli che chiamo “miei desideri” diventano soltanto i desideri suscitati dal mio organismo fisico o inculcati in me da pensieri altrui, o magari suggeritimi da esseri diabolici. Uova, alcool e una buona notte di sonno saranno la vera origine della decisione (che io mi lusingo di credere personalissima e ponderata) di amoreggiare con la ragazza seduta di fronte a me in uno scompartimento ferroviario. La propaganda sarà la vera origine di quelle che io considero mie personali idee politiche. Nel mio stato naturale, io sono una persona molto meno di quanto amo credere: gran parte di ciò che chiamo “me stesso” può essere spiegata molto facilmente. E’ quando mi volgo a Cristo, quando mi abbandono alla Sua Personalità, che comincio ad avere una vera personalità mia... Ho detto che in Dio ci sono delle Personalità. Ora andrò oltre: non ci sono vere personalità altrove. Finché non Gli avrai dato tutto te stesso non sarai veramente te stesso. L’uniformità si trova soprattutto tra gli uomini più “naturali”, non tra quelli che si arrendono a Cristo. Come sono monotonamente simili tutti i grandi tiranni e conquistatori, come sono gloriosamente differenti i santi!

Ma ci deve essere una reale rinuncia al proprio io. Devi gettarlo via, per così dire, “alla cieca”. Cristo ci darà una vera personalità: ma non dobbiamo andare a Lui con questo fine. Finché ciò che ci preme è la nostra personalità, non andiamo affatto a Lui. Il primo passo è tentare di dimenticare completamente noi stessi. Il nostro io nuovo e vero (che è di Cristo e anche nostro, e nostro perché Suo) non verrà fin tanto che lo cerchiamo. Verrà quando cerchiamo Lui. Sembra una stranezza? Lo stesso principio, sapete, vale per cose più banali. Anche nella vita sociale, non faremo mai una buona impressione agli altri finché continuiamo a preoccuparci dell’impressione che facciamo. Anche nella letteratura e nell’arte, chi si preoccupa dell’originalità non sarà mai originale, mentre se uno cerca semplicemente di dire la verità (senza curarsi né punto né poco di quante volte sia già stata detta) diventerà, in nove casi su dieci, originale, senza nemmeno accorgersene. Questo principio pervade tutta la vita, da cima a fondo. Rinuncia a te stesso, e troverai il tuo vero io. Perdi la tua vita e la salverai. Sottomettiti alla morte – alla morte, ogni giorno, delle tue ambizioni e dei tuoi desideri prediletti e alla morte di tutto il tuo corpo alla fine; sottomettiti con ogni fibra del tuo essere, e troverai la vita eterna. Non trattenere nulla. Soltanto ciò che avrai donato sarà realmente tuo. Soltanto ciò che in te è morto risorgerà dai morti. Cerca te stesso, e al lungo andare troverai solo odio, solitudine, disperazione, rabbia, rovina, disfacimento. Ma cerca Cristo e Lo troverai, e con Lui tutto il resto per soprappiù.

 

Tratto da: Il cristianesimo così com’è

 

 

Clive Staples Lewis

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