La carta vincente fu di scommettere sugli adolescenti e preadolescenti, proponendo loro di mettersi a servizio dei più piccoli. Ma quella dell'adolescenza è una fascia d'età di per sé poco disponibile a un impegno in prima persona ancorché a tempo; e tanto meno nella pastorale parrocchiale...
del 25 settembre 2007
L'idea venne al card. Biffi, che qualche anno dopo il suo insediamento a Bologna (1984) cercò di ovviare alla mancanza in diocesi (a eccezione delle realtà salesiane o delle parrocchie affidate a religiosi) della consolidata e a lui consueta presenza - nel territorio ambrosiano - degli oratori parrocchiali. Nominò quindi incaricato per la pastorale giovanile un salesiano, che studiò assieme a un gruppo di collaboratori alcune possibilità.1
 
Il punto da cui partire fu la domanda delle famiglie di avere attività disponibili e qualificate per i propri figli durante il periodo di chiusura delle scuole.
 
La carta vincente fu di scommettere sugli adolescenti e preadolescenti, proponendo loro di mettersi a servizio dei più piccoli. Ma quella dell'adolescenza è una fascia d'età di per sé poco disponibile a un impegno in prima persona ancorché a tempo; e tanto meno nella pastorale parrocchiale. La scommessa fu vinta e le risposte dei ragazzi furono sorprendentemente numerose. Nacque così nel 1988 la formula di «Estate ragazzi», una sorta di oratorio estivo lungo le due-tre settimane che seguono la chiusura delle scuole, proposto come iniziativa gestibile da ogni parrocchia della diocesi di Bologna.
 
L'idea non era nuova, ma riprendeva aggiornandola la formula di una parrocchia che non chiude per ferie - come avviene negli oratori -, e la tradizione dei «Gruppi estivi» (GrEst, acronimo ancor oggi utilizzato; cf. www.grest.it) dell'Azione cattolica preconciliare, che coinvolgevano i ragazzi (allora non le ragazze) in giornate le cui attività venivano raccolte entro un contenitore tematico di tipo storico-religioso, spesso oggetto di drammatizzazioni teatrali: molto frequentati a quell'epoca i temi medievali, che oggi vengono ripresi (come la ricerca del sacro Graal, il tema del sussidio per le attività del 2007, pubblicato dalle Edizioni dehoniane Bologna) e integrati anche con storie bibliche (i viaggi di san Paolo o san Francesco) o storie allegoriche in chiave edificante (Pinocchio). Ma vanno ricordate anche esperienze storiche, come quelle di Gioventù studentesca e dello scautismo.
 
Dagli anni novanta a oggi, Estate ragazzi a Bologna è cresciuto esponenzialmente: nel 2007 sono 80 le parrocchie che aderiscono (alcune hanno dato vita a forme «federative», una sorta di apripista alla cosiddetta «pastorale integrata», in altri ambiti di così difficile realizzazione) per un totale di 200 dagli inizi a oggi; 8.000 i bambini coinvolti, 1.800 gli animatori, seguiti da un nutrito gruppo di educatori adulti: cifre sottostimate, poiché tante parrocchie seguono l'iniziativa senza necessariamente darne conto «al centro». Estate ragazzi è stata poi fatta propria dalla Conferenza episcopale regionale, con numerose parrocchie che seguono il percorso tematico proposto da Bologna, fino ad arrivare a parrocchie di altre diocesi (Torino, Taranto, Prato).
 
Infine, nel 2001 è nato il Forum oratori italiani (FOI; www.oratori.org), una sorta di coordinamento nazionale voluto dalla Conferenza episcopale italiana (CEI) e da mons. Sigalini in particolare (sono membri di diritto mons. C. Mazza, direttore dell'Ufficio nazionale CEI per la pastorale del tempo libero, del turismo e dello sport, e mons. P. Giulietti, direttore del Servizio nazionale per la pastorale giovanile della CEI), che ha messo in rete non solo chi segue l'Estate ragazzi, ma soprattutto quelle realtà che da più tempo praticavano iniziative analoghe pur senza usare la medesima «dicitura»: gli oratori salesiani, quelli milanesi, i gruppi del Triveneto, gli oratori romani, l'ANSPI, ma anche l'Azione cattolica, il Centro sportivo italiano ecc. Inoltre, la nascita del forum fu favorita anche dalla contemporanea discussione in Parlamento di quella che sarebbe diventata nel 2003 la legge sugli oratori: il FOI divenne anche una sorta di portavoce ufficiale - per le audizioni in Parlamento - del variegato e frammentato mondo degli oratori italiani.2
 
 
Scommettere sull'impegno
 
Da subito ci si rese conto che Estate ragazzi aveva bisogno di almeno tre pilastri: formare gli animatori più giovani; trovare dei coordinatori per l'elaborazione dei temi da proporre e per guidare l'attività complessiva; mediare con le istituzioni, avendo Estate ragazzi acquisito cittadinanza al pari delle altre iniziative che vengono proposte sul territorio ai più giovani durante l'estate. Nacque così l'Associazione giovani per l'oratorio (AGio; www.agio.it) nel 2001. Espressione da un lato della pastorale giovanile di Bologna, dall'altro, avendo sviluppato un apparato organizzativo proprio, essa si pone anche come interlocutore autonomo, in grado di «professionalizzare» la proposta educativa e allargarla ad altri interlocutori e iniziative.3 Durante l'anno vengono organizzati incontri formativi per gli animatori (cioè i ragazzi tra i 14 e i 18 anni che nell'estate successiva saranno di riferimento per i bambini che partecipano a Estate ragazzi), ai quali viene insegnato un metodo, indicati dei criteri educativi e affidato il sussidio che fa da sfondo e da accompagnamento alle giornate che trascorreranno nelle parrocchie con giochi di squadra, «inno» dell'anno, cappellini e magliette che fanno tanto «gruppo».4
 
Per i costi contenuti, la disponibilità di posti e la qualità del servizio, Estate ragazzi è diventato per le famiglie un concorrente reale dei centri estivi proposti dal Comune: punto di forza e insieme di debolezza su cui torneremo più oltre. Sul versante istituzionale, invece, vi è stato un riconoscimento formale anche se non sono mancati momenti di frizione con esponenti politici delle diverse amministrazioni per l'esplicita matrice «religiosa» dell'iniziativa. Tuttavia il credito acquisito sul campo è tale che ormai si comincia a contare un 2-3% di bambini di religione islamica che vi partecipa senza alcuna riserva, o per lo meno, con molte meno riserve rispetto, solo per fare un esempio, all'ora di religione nella scuola.
 
La scommessa più promettente, comunque, non è tanto sul versante del servizio offerto, quanto sulla tenuta anche nel tempo ordinario della parrocchia, di quella sorprendente disponibilità di «forza lavoro» volontaria e adolescente che Estate ragazzi ha saputo valorizzare. Giovani - da poche unità fino a 40-50 per ciascuna parrocchia - che appena finita la scuola passano tre settimane di lavoro continuativo a servizio dei più piccoli: una meta quasi impossibile da raggiungere per una qualsiasi iniziativa parrocchiale. E questi sono ragazzi che per lo più si avvicinano al servizio «pastorale» per la prima volta, ma che nel clima festoso di giornate passate insieme nel gioco e nella competizione, nel teatro e nel bricolage, riescono a mantenere un impegno, avendo anche come riscontro immediato il legame che si crea tra loro e i più piccoli. Ma si riuscirà a trasformare questa risorsa disponibile «a progetto» in un bene a «tempo indeterminato»?
 
Risorse, reti e progetti
 
Il valore aggiunto che Estate ragazzi ha innescato necessita quindi di essere messo a frutto anche nelle altre stagioni della vita pastorale, non tanto allungando il tempo dell'iniziativa, quanto trovando uno spazio stabile per questa potenzialità anche durante l'anno.
 
Una prima pista è data dai cosiddetti «bisogni del territorio», come il disagio sociale e scolastico, o l'esigenza di luoghi specifici per il tempo libero giovanile: attraverso la forma della convenzione con le istituzioni territoriali, che alcune parrocchie sono riuscite ad attivare, si può dare una base più stabile a quel mix di volontariato e vita di gruppo che l'esperienza estiva ha valorizzato, sapendo prevenire quelle forme di disagio (mondo delle droghe) che non sono poi così distanti dalle mura parrocchiali. Un progetto che è fattibile solamente se la parrocchia sa valorizzare le competenze (laicali) presenti al suo interno e se sa coinvolgere le associazioni del terzo settore, che in questo campo si sono - forse troppo (cf. Regno-att. 12,2007,384) - specializzate e che rischiano di non avere contatti significativi con questi mondi e viceversa. La riflessione in tal senso è ancora aperta.
 
Un seconda pista si rivolge al mondo dell'associazionismo cattolico classico, oggi in affanno proprio sulla disponibilità dei giovani ad assumere incarichi stabili al proprio interno: come mai giovani scout o di Azione cattolica faticano ad accettare un impegno continuativo nell'associazione eppure non perdono un appuntamento di Estate ragazzi? In questo caso una riflessione compiuta all'interno dei Forum per gli oratori italiani potrebbe essere uno strumento utile, essendo un luogo dove «si è superato il timore, avvertito in fase di progettazione, d'inglobare [al proprio interno] le diverse realtà che ne fanno parte», come ebbe a dire il suo presidente, don Massimiliano Sabbadini, arrivato al Forum dalla realtà oratoriale milanese,5 in una relazione di bilancio delle attività dell'organismo nel 2002. Un luogo di messa in rete di esperienze e conoscenze può dare spunti nuovi alle realtà che vi partecipano.
 
Inoltre - è la terza pista - la spinta che le parrocchie (e gli organismi che le coordinano) percepiscono a diventare interlocutore delle istituzioni pubbliche (quartieri, circoscrizioni, comuni) a motivo del servizio offerto deve da un lato portarle ad attingere a competenze e alla grammatica necessarie per saper dialogare con le istituzioni mantenendo la distinzione dei ruoli. Ma dall'altro deve anche tenere desta la riflessione al proprio interno sui possibili rischi di una tecnicizzazione del servizio: valga come esempio - emblematico e un po' paradossale - quello del genitore che chiede sconti per ogni singolo pasto non consumato (come si farebbe per la refezione scolastica), secondo una meticolosa contabilità, o che, appena il figlio si sgorbia un ginocchio - anche se i ragazzi sono assicurati -, fa telefonare dall'avvocato. Tuttavia lo spirito di servizio a cui Estate ragazzi si rifà e che vuole trasmettere ai più giovani è nella maggioranza dei casi ben compreso, tanto è vero che sono moltissimi i genitori e i volontari che continuano a prendere ferie per pelare patate e friggere crescentine nelle cucine della sagrestia.
 
 
 
 
1 Il salesiano don Franco Fontana (1988-1997), cui venne affiancato don Giancarlo Manara, che ricoprì poi il medesimo incarico dal 1997 al 2006; a partire dal 2006, l'incaricato per la pastorale giovanile è don Massimo d'Abrosca.
 
2 Secondo l'art. 1 della legge 203/2003, «lo stato riconosce e incentiva la funzione educativa e sociale svolta nella comunità locale, mediante le attività di oratorio o attività similari, dalle parrocchie e dagli enti ecclesiastici della Chiesa cattolica, nonché dagli enti delle altre confessioni religiose con le quali lo stato ha stipulato un'intesa». L'incentivo si concretizza nell'esenzione dalla tassa ICI, nella cessione in comodato gratuito d'immobili e in altre forme di collaborazione previste da eventuali leggi regionali ad hoc. Attualmente hanno una legge sugli oratori le regioni: Abruzzo, Calabria, Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Puglia, Umbria, Valle d'Aosta e Veneto
 
3 AGio ha 15 dipendenti a tempo indeterminato e una serie di collaboratori che gravitano attorno a un parco che le amministrazioni locali (prima la giunta di centrodestra e poi quella di centrosinistra) le hanno dato in concessione per attività che si svolgono lungo tutto l'anno. Da qualche tempo gestisce anche un centro che sperimenta la compresenza tra bambini e anziani, denominato «Zero100».
 
4 A partire dal 2006, AGio ha dato vita all'Accademia dei ricreatori, struttura formativa a servizio di parrocchie e oratori che durante l'anno organizza corsi formativi su comunicazione, teatro, animazione e sport. Con un finanziamento della regione Emilia-Romagna e del Fondo sociale europeo, AGio collabora poi con l'Associazione emiliano-romagnola Centri Autonomi (AECA) e 15 centri associati (salesiani, orionini ecc.) per corsi di formazione sul disagio sociale e la dispersione scolastica.
 
5 È direttore della Fondazione diocesana per gli oratori milanesi (FOM).
Maria Elisabetta Gandolfi
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