Intervista a José Antonio Ullate, autore di un libro sull'opera di Dan Brown. Dietro “Il Codice da Vinci”, il bestseller di Dan Brown, non vi sono solo errori storici colossali. Il suo potere di seduzione risiede soprattutto nell'ideologia, che lo stesso autore definisce “il culto alla dea”. José Antonio Ullate, giornalista, ex redattore capo di “Alfa y Omega” ed ex coordinatore del settimanale “Fe y Raz√≥n”, ha di recente terminato di scrivere il libro “La verdad sobre ‚ÄòEl C√≥digo da Vinci'” (Ed. Libros Libres), in cui approfondisce il pensiero di Brown, definito come “spiritualità da bar” di carattere gnostico. In questa intervista, rilasciata all'agenzia ZENIT, l'autore descrive il contenuto del suo libro.
del 01 gennaio 2002
 
 
È stato da poco pubblicato “La verdad sobre ‘El Código da Vinci’”, che particolarità ha questo libro, che lo differenzia dalle altre critiche al famoso bestseller di Dan Brown?
 
José Antonio Ullate: Una molto importante. Mentre gli altri libri, che sono stati pubblicati come “obiezioni” a “Il Codice da Vinci”, consistono principalmente in un elenco di confutazioni concrete agli innumerevoli errori di ogni tipo contenuti nel romanzo di Dan Brown, io ho voluto andare più in là. Con questo libro, non solo tento di chiarire gli equivoci provocati da “Il Codice”, ma tento di entrare in dialogo con i lettori del romanzo per approfondire le cause della seduzione che “Il Codice” ha esercitato su di loro e le intenzioni che sottendono il romanzo. Parlando in termini classici, ho tentato un esercizio di apologetica.
In altre parole, in termini di efficacia, mi sembra discutibile elaborare enciclopedie “anti-Codice”, nelle quale il lettore possa trovare una per una le falsità che Brown ha disseminato nell’opera, senza offrire una panoramica che permetta al lettore di dotarsi degli strumenti critici per la lettura.
 
Qual è il principale pericolo nascosto nella lettura de “Il Codice da Vinci”?
 
José Antonio Ullate: Per quanto paradossale possa sembrare, il lettore odierno è molto meno critico rispetto a quello delle precedenti generazioni. Questo si manifesta in una temeraria ingenuità al momento della scelta dei libri da leggere.
Si pensa che un romanzo sia solo un intrattenimento senza ulteriori conseguenze e d’altra parte si disconoscono i meccanismi naturali attraverso i quali si forma l’opinione personale, basati fondamentalmente sull’emulazione. È proprio questa ingenuità di milioni di lettori - che ignorano la portata della nostra recettività rispetto a ciò che vediamo, sentiamo o leggiamo -, che rende un romanzo come “Il Codice” così pericoloso.
 
Può farci qualche esempio concreto?
 
José Antonio Ullate: Ne potrei fare molti, ma ve n’è uno che richiama immediatamente l’attenzione. Milioni di lettori che si considerano cristiani hanno letto e persino raccomandato “Il Codice da Vinci”. “È solo un romanzo”, dicono. Ma si dà il caso che nelle pagine di questo romanzo si insiste continuamente sull’idea, tra le tante contrarie alla fede cristiana, che Gesù Cristo e Maria Maddalena erano uniti sentimentalmente.
Questa idea è una sorta di “emendamento soppressivo” della fede e della vita di qualunque cristiano. Non voglio dire che non meriti di essere confutata con dati, cosa che faccio nel mio libro. Ciò che mi richiama l’attenzione è che i lettori più o meno cristiani, lascino scorrere le pagine, nelle quali si succedono insulti alla fede, come se non li toccassero affatto: “tanto è solo un romanzo”.
Questo ragionamento è mostruoso. Se nella nostra vita quotidiana, qualcuno insinuasse, in tono scherzoso, che la nostra madre è una svampita, nessuno sano di mente continuerebbe ad ascoltare, pensando che “tanto era uno scherzo”. Ci indigneremmo e chiederemmo spiegazioni immediatamente.
 
Crede che Dan Brown ha avuto un’intenzionalità ideologica nello scrivere il romanzo?
 
José Antonio Ullate: Non sono io a crederlo - cosa che risulta comunque evidente leggendo attentamente il libro -, ma è lo stesso autore a dichiararlo apertamente. Questo è un alto aspetto particolare de “La verità su ‘Il Codice da Vinci’”: spiegare quale sia lo sfondo ideologico e persino religioso del romanzo di Dan Brown e come ciò si inserisca in una strategia diretta a diffondere un modo di pensare contrario alla fede cattolica.
 
Che tipo di pensiero sta dietro “Il Codice da Vinci”?
 
José Antonio Ullate: Per usare lo stesso linguaggio di Dan Brown, sarebbe “il culto alla dea”. In parole più comprensibili, si tratta di una dottrina femminista radicale, che nega l’esistenza di un Dio trascendente e della stessa legge naturale. È una forma di panteismo gnostico, accompagnato da un’etica libertina, da un’esaltazione della sessualità strumentale secondo cui ciascuno sarebbe libero di fare ciò che vuole con il proprio corpo, senza altro scopo se non quello del conseguimento del massimo grado di piacere.
Una tale dottrina ha fondamenta filosofiche: la negazione di un mondo intelligibile. Ovvero, la ragione non serve come guida per capire la realtà, né per dirci come comportarci. L’unico criterio di questa impostazione è il sentimento, il piacere fisico. Le conseguenze personali e sociali di un tale modo di pensare sono terribili, e per questo è necessario non solo rigettare le falsità concrete de “Il Codice”, ma occorre andare oltre per scoprire le intenzioni dell’autore, oltre ad aiutare i lettori a scegliere letture intelligenti e formative. Non bisogna essere ingenui, perché a volte l’ingenuità può essere fatale.
 
 
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