Il profeta Isaia nel suo libro ha un’immagine che mi ha sempre commosso, è quella dove si dice che: “Il lupo dimorerà insieme con l'agnello; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un piccolo fanciullo li guiderà. La mucca e l'orsa pascoleranno insieme; i loro piccoli si sdraieranno insieme”. È il desiderio del Padre che vorrebbe che i suoi figli potessero vivere in armonia, in pace, al di là di qualsiasi differenza.
Di questi tempi, ma da sempre, è facile considerare Isaia un ingenuo e il desiderio del Padre poco aderente al cuore dell’uomo. Ma resta vero che il cuore delle persone non desidera sempre essere in conflitto o odiare qualcuno per la perdita di un affetto importante. Il cuore dell’uomo resta diviso, resta un mistero. Per questo trovare un accordo, cessare le ostilità è sempre complicato, lungo, faticoso. È un’esperienza alla portata di tutti: distruggere è facile, costruire (o ricostruire) è più oneroso.
Il mio esame di Storia moderna verteva, per il corso monografico, sulla Guerra dei Trent’anni. Stupiva che i negoziati per arrivare ad un accordo di pace siano durati per tutto il tempo, variando in base ai risultati dei campi di battaglia. Poi, come sempre, la pace che è arrivata; non una pace “giusta”, ma una pace “possibile”: qualcuno aveva vinto, altri perso. Ma per chi sa guardare, il più delle volte il vincitore, anche lui, paga un prezzo esorbitante. Resta poi, per tutti e di fronte alle macerie, il tempo della ricostruzione: delle case e dei rapporti… cosa complicatissima quando si ha a che fare con il risentimento, con l’odio.
Mi sembra che di fronte alla tentazione della retorica, sia necessario educarci ed educare al fatto che la giustizia passa per il “possibile”, cioè a quel cammino dove la visione di Isaia resta come orizzonte, come punto di arrivo, non come punto di partenza, il quale ha che fare con il cuore dell’uomo, tentato di bramosia e di orgoglio, ma sensibile alla conversione.
So long!
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