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Il desiderio della relazione

La reciprocità del maschile e del femminile ha reso evidente che la persona esiste ed ha significato in quanto "essere di relazione": la sessualità conduce l'uomo alla donna e viceversa, perché la persona non può "bastare" a se stessa.


Il desiderio della relazione

da Teologo Borèl

del 11 settembre 2009

La reciprocità del maschile e del femminile ha reso evidente che la persona esiste ed ha significato in quanto 'essere di relazione': la sessualità conduce l'uomo alla donna e viceversa, perché la persona non può 'bastare' a se stessa.

La sessualità umana, attraverso la bellezza e l'originalità del fenomeno della differenza dei sessi, il cui significato non si esaurisce nell'assicurare la riproduzione della specie, permette alla persona di ricercare la presenza di un 'altro' con cui trovarsi in relazione.

Ed è proprio questo desiderio di relazione che nell'uomo non può essere ridotto a modalità istintive, prestabilite e programmate che sono invece un carattere tipico della specie animale, a distinguere l'essere umano.

L'uomo, infatti, è l'essere vivente che può dire di sé: 'IO' in quanto è libero di scegliere il modo più adeguato per realizzare quanto desidera.

L'essere umano non solo vede, sente, prova sensazioni e stati d'animo, ma è anche consapevole di vivere tutto ciò ed è in grado , se lo vuole, di scoprire in ogni esperienza i desideri e le motivazioni che lo inducono all'azione.

L'uomo quindi, a differenza degli animali, agisce e/o reagisce molto pi√π in base a dei significati, dei desideri magari inconsci, piuttosto che in base all'istinto.

Talvolta, però, l'uomo vive i propri desideri come fossero istinti: in modo meccanico, rigido, senza creatività e pazienza.

Avviene allora il deterioramento del desiderio in 'bisogno', che l'uomo permette come per assicurarsi il 'diritto' ad una risposta e ad una soddisfazione in tempi brevi e secondo modalità e significati prestabiliti che si vogliono mantenere immutabili.

Chiamare 'istinto' il desiderio così vissuto, è come dargli una giustificazione ultima, accontentarsi di vivere una indiscutibile pretesa urgente.

Ma se l'uomo vive così il suo desiderio, perde la sua libertà e si riduce ad essere un po' meno uomo.

Si potrebbe allora affermare che la sessualità permette all'uomo di ' trovare ' se stesso attraverso un corpo che ha in sé inscritto il significato della relazione con l'altro.

Ma l'adolescente, che sta iniziando ad esprimersi anche attraverso la sua corporeità, proprio perché ha paura di non riuscire a realizzare le sue aspirazioni e i suoi desideri - soprattutto il desiderio di essere riconosciuto importante ed ' amabile'- da una parte si attende molto dalla relazione con i genitori, con gli amici, con il ragazzo o la ragazza; dall'altra ha timore di questa relazione in quanto in essa teme di scoprire il proprio limite o addirittura di sperimentare il fallimento.

Inoltre il figlio che alla nascita e nei primi anni sembrava avere più un 'bisogno' dell'altro - i genitori, coloro che lo accudiscono, ecc- , con il diventare grande deve scoprire il desiderio nel suo vero significato: speranza di 'incontro', ricerca di colui o di colei che permetterà la realizzazione della propria umanità.

Ma quale differenza tra bisogno e desiderio?

L'esperienza di un vuoto o di una mancanza e l'insoddisfazione che ne consegue determinano nella persona la ricerca di ' colmare' il prima possibile ciò che a volte, con grande confusione, viene definito bisogno o desiderio.

Nel linguaggio comune l'usare questi due termini come fossero sinonimi in un certo senso è spiegabile: nel bambino, fino ai nove mesi circa, la dimensione biofisiologica (il bisogno del cibo, del sonno, ecc) e la dimensione psicologico- relazionale non sono differenziate.

Il neonato umano infatti per poter vivere ha bisogno di un adulto che, con cura ed amore, sia disponibile ad appagare le sue richieste.

L'esperienza di soddisfacimento che ne consegue, oltre a stabilire il ripristino di un equilibrio fisiologico, e quindi di un benessere fisico, permette al bambino di fare l'esperienza di una relazione 'buona' per lui.

Il bisogno può essere placato solo da un oggetto specifico di cui appropriarsi per potersi pienamente soddisfare; esso è connesso ad un 'disequilibrio ' biologico e deve avere quindi una risposta quasi immediata, o comunque entro certi tempi relativamente stretti, perché la 'mancanza' colmata genera piacere.

Il desiderio non può mai esaurirsi con un'azione specifica, in quanto esso va sempre oltre il bisogno biologico ed ha carattere di indefinito ed infinito perché non potrà mai essere totalmente appagato e realizzato dall'uomo; se così accadesse si sarebbe perfetti, cosa realisticamente impossibile.

Nella ricerca dell'incontro e della relazione a cui l'essere umano tende costantemente, il desiderio va anche inteso come aspirazione al bene, al vero, a ciò che realizza pienamente la persona.

Mentre il bisogno appartiene alla sfera biologica dell'uomo in quanto gli permette la sopravvivenza e la conservazione della specie, il desiderio rende l'uomo soggetto creativo, capace di comunicazione, unico ed originale, perché inedita è la modalità di relazione di ogni persona.

Il desiderio quindi va ben oltre la mancanza di qualche cosa; diventa possibilità per l'uomo di ampliare le proprie capacità conoscitive ed espressive, si qualifica come l'affermazione e la valorizzazione di tutte le sue potenzialità.

 

Piacere e desiderio

 

In questa ricerca di pienezza e di felicità, il piacere appare all'uomo come la completezza del desiderio, perché sembra che nel momento del soddisfacimento si realizzi tutta la grande aspettativa implicata nel desiderio stesso.

Il piacere inteso come espressione del desiderio di relazione non può mai essere appagato nella sua totalità, ma assume un valore assoluto, che di fatto non ha, sia perché si esaurisce in breve, sia perché è limitato ad un determinato oggetto che da solo ed unico procura quel particolare piacere.

L'ambiguità del piacere risiede nella forma concreta che esso conferisce al desiderio, che è indefinito, limitandolo ad un particolare - l'attività sensibile - e si riveste di una dimensione di valore di cui esso in realtà non è però portatore.

Il piacere tende ad essere quindi identificato con la felicità e ricercato come valore: ma esso, inteso solo come pienezza sensibile, si rivela come una parte dell'uomo, non l'assoluto dell'uomo.

Il piacere, se perseguito come un fine a cui subordinare tutto, finisce con il rendere parziale il desiderio, limitandolo; il piacere diventa allora bisogno ma non espressione completa ed esauriente dell'incontro. Per esempio: nella relazione sessuale l'erotismo - termine con cui si definisce il piacere sessuale- se da una persona viene considerato l'unico motivo e obiettivo del rapporto con l'altro, deve essere ricercato sempre e subito

In questo modo il partner viene valutato come l'oggetto specifico del soddisfacimento, utile per la sua funzione, ma non in quanto persona con una sua individualità ed alterità.

La funzione ludica della sessualità, quando è confusa con il desiderio di cui è solo un'espressione, diventa allora luogo e segno di 'onnipotenza' e di rivendicazione.

Così l'erotismo viene ad essere sia per l'uomo che per la donna il mezzo per poter dimostrare di essersi realizzati, di essere felici, capaci di determinare la propria vita.

Inoltre, mentre il desiderio è la condizione perché ci sia comunicazione nella relazione, il piacere ha la caratteristica di non essere condivisibile.

Nessuno infatti può mai avere l'esatta percezione del piacere che l'altro vive, se non a partire da ciò che prova soggettivamente.

Questo fa percepire ad ogni persona una profonda solitudine che sembra attenuata solo dal continuo perseguimento del piacere stesso.

La delusione e la conseguente depressione generate da questo bisogno mai appagato spesso fanno scegliere la strada della fuga nel sogno, negli stupefacenti nell'alcool o in una insaziabile ricerca di seduzione (dal latino condurre a sé) per ovviare al vuoto di cui si ha sempre più coscienza.

Ogni pulsione, ogni desiderio, vissuto in modo parziale, è minaccia all' umanità di ogni persona, all'essere uomini e donne responsabili e coscienti di tutto ciò che li costituisce.

Invece accettare che la sessualità sia segno dell'incompiutezza dell'uomo, ricerca dell'altro ' reciproco' grazie alla sua diversità, permette di vivere il piacere come espressione della relazione, dell' incontro.

L'uomo e la donna infatti non esistono vicendevolmente come oggetto di appagamento della pulsione sessuale, in cui ciascuno cerca di soddisfare il proprio bisogno; tale riduzione oltre a negare il valore della reciprocità del maschile e del femminile esaurirebbe il significato della relazione amorosa nella ricerca del piacere.

 

Adolescente per imparare ad amare

 

L'adolescenza è il momento in cui il giovane adulto, lasciando il proprio narcisismo e l'infantile onnipotenza, impara ad amare veramente se è stato educato a rispettare in sé e negli altri il 'vero desiderio' che nella sua possibile realizzazione è la speranza di ogni uomo e non una falsa illusione.

Sostenere nel giovane il desiderio è compito degli adulti.

Aiutare il ragazzo a scoprire e a ritrovare il desiderio che molte volte dagli adolescenti è trasformato, tradotto in bisogno perché vissuto come assoluto, urgente, implacabile, vuol dire avere con loro ' un rapporto di amministrazione fiduciaria della speranza' (Tischner, Etica della solidarietà).

Vuol dire capire che i 'bisogni emergenti' sono espressione della domanda di significato di cui gli adulti sono amministratori quando educano l'adolescente a salvaguardare il desiderio - non diverso nel contenuto dalla loro stessa speranza - da ogni parzialità, da ogni possibile illusione.

 

Anna Maria Brambilla

http://http://culturacattolica.it

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