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I workshop: uno per uno!

Vediamo da vicino i workshop 2009... 8 diverse specialità da vivere e gustare!


I workshop: uno per uno!

da Feste dei Giovani

del 15 gennaio 2009 1. Enzo Gagliardi - SCENOGRAFIA [12 posti] Costruire ed inventare! Realizzare con materiali più disparati le strutture e gli oggetti che accompagneranno il Grande Spettacolo della Mattinata della Festa.Imparare l’arte della composizione dei materiali, dei colori e un sacco di idee geniali anche per la semplice realizzazione di scenografie da usare in Oratorio, per Feste e Spettacoli Teatrali, direttamente da chi ha fatto di questo un modo per esprimere il proprio talento artistico.Una storia per essere raccontata deve essere ambientata. Allo stesso modo uno spettacolo, sarà decisamente migliore se condito di una scenografia che caratterizzi l’ambiente in cui si svolge il racconto…. Impariamo a farlo con arte!   2. Matteo Balbo – STAGE IN ACTION [30 posti]    La forza del gruppo moltiplica l'energia di ognuno attraverso movimenti, richiami, giochi e sorprese. STAGE IN ACTION è un workshop dove l’energia del singolo è amplificata dalla potenza del gruppo..In macchina, verso il mare, fine novembre. mi colpisce un grande stormo di uccelli che sta compiendo evoluzioni incredibili, formando disegni liquidi ed ipnotici. Saranno un migliaio, eppure lo stormo vibra di un respiro comune, scartando, avvolgendosi, cambiando bruscamente direzione, senza esitazioni, come fosse la cosa più naturale del mondo. Mi accorgo in ritardo che questa danza affascinante ha una sua necessità, lo stormo sta fuggendo un rapace, e sa che l'unico modo per salvarsi è quello di diventare 'uno solo'. Ed il rapace, frastornato, si perde ed abbandona la caccia. Quella leggerezza e quella efficacia sono il modello di un palco che diventa azione di gruppo, in cui la forza del gruppo moltiplica l'energia di ognuno attraverso movimenti, richiami, giochi e sorprese. STAGE IN ACTION è fatto di ingredienti semplici, tra cui:- cortei: lo spazio scenico è la strada, chi lo attraversa mette in scena per simboli il viaggiare. Dalla parata del circo alla processione sacra, dal matrimonio al funerale;- monumenti: con l'uso dei soli corpi costruire delle forme rappresentative. A differenza del marmo o del bronzo i 'monumenti' teatrali possono muoversi;- inseguimenti: lo spreco di energia della corsa racconta molte cose: dalla violenza alla gioia, dal gioco alla tenerezza. Chi scappa e chi insegue, chi prende e chi sfugge;- sospensioni: quando tutto un gruppo in movimento si blocca mentre una sola persona compie un piccolo gesto, come su utilizzassimo un potente zoom portandola in primo piano;- tappeti sonori: come parlare tutti contemporaneamente lasciando affiorare un percorso di parole chiave. Un metodo corale che va oltre l'unisono;Questi sono alcuni tra gli ingredienti di una pratica del teatro antica e sempre attuale, che si colloca tra il gioco, la festa ed il rito.Il coro più forte è quello composto tutto di solisti. 

  

3. Giorgio Zanier – DRUM LINE WORKSHOP

 

  'Se avessimo fatto tutte le cose di cui siamo capaci, ci saremmo sorpresi di noi stessi.' (Thomas Edison ) La conoscenza della teoria musicale, delle suddivisioni ritmiche di base, unite all’uso della voce ci permetterà di creare delle cadenze ritmiche. Iniziando dalla lettura, attraverso lo studio della tecnica dei rudimenti, andremo ad eseguire i ritmi di base della batteria, applicati ad una marcia con le cadenze tipiche delle drumline americane.   

 4. Roberto Bassetti - MUSICAZIONE [12 posti] Vi siete mai chiesti come nasce una colonna sonora o quali siano i metodi seguiti dai compositori per dare voce alla scena di un film? Quale rapporto c’è tra l’emozione e il suono che la esprime?Come fa un jingle pubblicitario a descrivere con semplici melodie il sapore di un biscotto o a dare il senso della velocità di un’automobile? Il laboratorio ti insegnerà a scattare la foto di un’azione con una macchina fotografica speciale: il suono, poiché se un obiettivo importante della musica è esprimere uno stato d’animo, altrettanto necessaria è l’azione di comunicare a chi ci ascolta questo piccolo e magico momento.Per il workshop è richiesta una competenza di base del proprio strumento ovvero una conoscenza degli accordi maggiori e minori nonché dei ritmi di uso comune e tanta voglia di usare il proprio strumento in modo alternativo rispetto ai cliché convenzionali della musica “commerciale”.     5. Cristiana Berlincioni - DANZA JAZZ [26 posti]      La danza è un’arte che, in quanto tale, deve essere ricerca del bello. Quindi, l’artista, sia che ne abbia coscienza o no, è colui che si avvicina di più al Santo perché riesce a trasfondere nella sua opera quel qualcosa di divino e di immortale che non morirà.Prendiamo in considerazione Eugene Luis Facciuto, il pioniere, l’innovatore della danza Jazz, lo scultore del corpo umano:Le basi della sua filosofia sulla danza scaturirono tra la fine degli anni ‘40 e l’inizio degli anni ‘50, da quella tragica situazione di solitudine e immobilità causata dal grave incidente automobilistico, in seguito al quale rimase paralizzato per alcuni mesi e perse l’uso della parte destra del corpo. Capì che il desiderio di guarire, la determinazione e la forza, dovevano scaturire da dentro sé stesso.Appena uscì dall’ospedale egli tornò alla scuola di danza e si impose di rimanere in piedi senza supporto per rinsaldare quell’insicuro senso di equilibrio. Si concentrò per controllare l’intero corpo utilizzando ogni muscolo e imparando dove ognuno di essi iniziava e finiva. Non voleva che la gente guardasse il suo brutto volto ma desiderava che guardassero il suo corpo; così lavorò per farlo sembrare più bello.Subito si trovò due ballerini accanto che lo seguirono, poco dopo erano dieci che imitavano i suoi movimenti. Furono gli stessi ballerini a chiedergli di cominciare ad insegnare.Lui non ha mai usato la sbarra di supporti meccanici per far lavorare i muscoli: insegnava a trovare il proprio equilibrio ed appoggio usando lo spazio che ci circonda ed immaginando di avere davanti a sé una sbarra sulla quale appoggiarsi. Insegnava a trovare in se stessi il supporto e a credere nel proprio istinto.Il suo stile ha influenzato molti tra i maggiori coreografi, maestri e ballerini. Lui ha creato un linguaggio universale che rappresenta per molti la base su cui creare.Questo “Maestro” diventava bellissimo danzando e riusciva, con le sue parole e l’insegnamento, a convincere chiunque di poter danzare e sentirsi “bello”, padrone del proprio corpo e nella possibilità di esprimere con la danza sensazioni interiori, trasferire ad altri le proprie emozioni, sentirsi sicuro di superare ogni male fisico.Le idee e i concetti che circondano il suo stile e la sua tecnica non sono né intellettuali, né accademici. Egli non inventò qualcosa di nuovo, ma semplicemente modellò e dette una forma a qualcosa che già esisteva, non imponeva agli studenti ciò che dovevano fare ma li aiutava ad “accordare” il proprio corpo come uno strumento in funzione dell’anima e riusciva ad inserire e ad accendere la “potenza” che risiedeva in ciascuno di loro.Una importante associazione da fare è che la danza non è isolata dalla vita ma è una rifinitura e una cristallizzazione della stessa.Luigi non si muoveva con la musica ma si faceva muovere dalla musica, si arrendeva ad una forza e un potere interiore.L'artista, sia che ne abbia coscienza o no, è colui che si avvicina di più al Santo perché riesce a trasfondere nella sua opera quel qualcosa di divino e di immortale che non morirà. «Ho dovuto imparare ad amare prima di poter danzare…».   6. Alberto Ferrari – FEBBRE DA PALCO Animare un pubblico non significa necessariamente esibirsi, ma dare 'anima' a chi sta condividendo con noi(animatori) un momento magico di forte aggregazione.In un mondo che cerca di esibire sempre e mai aggregare, ecco un piccolo percorso su come si può dare vita ad una festa guidando ' passivamente' (all'apparenza) il gruppo;

 Hai mai pensato che potresti essere un bravo animatore?... Proviamo a scoprirlo insieme passando attraverso tutte le discipline artistiche; proveremo a catalizzare l'energia di tutti, ritornando anche un po’ bambini, per trasformare la festa in una azione collettiva, in cui tutti potranno portare il proprio contributo.

 

   7. Andrea Carretti – PRESENTATORI 

L'arte di gestire il susseguirsi degli eventi sul palco, avere sempre la battuta pronta e la parola giusta, la presenza scenica e la credibilità del proprio essere con il microfono in mano.

Dietro ad un buon presentatore c'è una formazione molto intensa, fatta di un mix magico di teatro, dizione e professionalità. Dallo studio dei testi all'equilibrio scenico, la gestione e conduzione di un evento è un'impresa alla quale non si può arrivare impreparati… anche ciò che è improvvisato ha sempre una base di preparazione nella quale poi ci può giostrare artisticamente e dinamicamente.

 

 

 8. Alberto Morini – CANTO MODERNO [35 posti]      La voce umana è al tempo stesso il più facile e il più difficile degli strumenti: facile perché ognuno ha una sua voce, un suo timbro vocale e in qualche modo lo usa già; difficile perché essendo ognuno di noi strumento e strumentista fusi insieme, non si può visualizzare il processo fisico vocale. Questo workshop affronta la vocalità d’insieme applicata alla conoscenza della propria voce, attraverso esercizi mirati a migliorare la respirazione costo-diaframmatica prima e l’emissione vocale dopo, ovvero la tecnica vocale. Lo scopo del workshop di canto moderno è quello di imparare ad attivare e controllare tutti gli elementi “visibili” che contribuiscono a creare l’evento “magico” dell’emissione vocale, consentendo di modulare e plasmare con soddisfazione la propria voce, senza essere costretti a gridare o a “tubare”. la festa dei giovani è un incontro interattivo con tutte le altre discipline e quindi “canto moderno” lavorerà in stretto contatto con i workshop tenuti dagli altri artisti. Non solo “tecnica vocale” dunque, ma anche concetti di fondamentale importanza artistico/teorica che è importante conoscere. Non mancheranno approfondimenti sul mondo della musica e concetti più globali di “tenuta del palcoscenico” con l’aiuto degli artisti presenti ai vari workshop. Sappiamo tutti quanto sia importante la musica, espressa in tutte le sue forme: essa rappresenta il mezzo per sfogarsi, per rilassarsi e soprattutto per i giovani, una ragione di conforto ed un modo per sentirsi uniti, indipendentemente dal paese di appartenenza. Questa arte dunque, rientra in tutti i campi della nostra vita e costituisce una componente di grandissima importanza nella religione (basta ricordare che chi canta prega due volte). Il risultato finale dovrà essere quello di trasmettere la musica come fosse un linguaggio universale che dia nuovi impulsi all’integrazione culturale, ma si lavora veramente bene solo se lo si fa tutti assieme, uniti nello spirito, come un’unica voce. 

 

 

 

Staff FdG 2009

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